La sentenza del TAR ridicolizza la Sovrintendenza e il Servizio Tutela del Paesaggio della Regione. I cittadini si chiedono "ma da chi siamo amministrati?"
Man mano che passa il tempo, la vicenda del Viadotto che la Regione Sardegna vuole realizzare a Poggio dei Pini assume sfumature sempre più grottesche. Si allunga la serie degli errori e delle brutte figure messe a segno dagli uffici regionali.
I residenti, con sempre maggior convinzione, si chiedono se debbano temere la natura con le sue improvvise catastrofi, come quella del 22 ottobre del 2008, oppure i danni provocati dalle persone che dovrebbero lavorare per rendere il territorio più sicuro, senza però rovinarlo.
Per questioni tempo eviterò di ricordare in dettaglio tutti gli errori del passato, a partire dal famoso "studio Hydrodata" eccessivamente improntato sull'idraulica trascurando il paesaggio, l'avere considerato solo la parte inferiore del bacino del Rio S. Gerolamo, l'avere sottovalutato l'impatto dei rilevati dei ponti a monte del lago, senza i quali non avremmo avuto la medesima onda di piena e cosi' via. Facciamo anche finta di non esserci stupiti nel vedere che una gara internazionale a cui possono partecipare progettisti di Chicago, Londra, Sidney, Parigi, viene vinta da uno studio dello stesso paese di 15 mila abitanti in cui è nato e cresciuto l'assessore regionale. Nulla di illecito ovviamente, una semplice casualità.
Mi vorrei invece concentrare solo su quanto emerge dalla sentenza n. 802/2017 del TAR sul ricorso presentato dalla Cooperativa Poggio dei Pini (con l'appoggio del Comune di Capoterra e del Comitato NoViadotto) per l'annullamento del bando di gara dell'Ass.to LL.PP. Regione Sardegna per l'affidamento del progetto definitivo dell'ormai tristemente famoso "Viadotto di rara Bruttezza".
Da semplice cittadino mi leggo la sentenza da cui emergono elementi che ritengo veramente incredibili. ma anche tristi e comici allo stesso tempo. Dovrebbero farci riflettere sul misero livello delle nostre istituzioni e dei loro rappresentanti .
Iniziamo subito con il "Servizio tutela del paesaggio” della Regione Sardegna che giustifica il proprio parele favorevole al progetto scrivendo che "il fiume sarà piu' largo e quindi anche piu sicuro, gli interventi sono improntati alle buone pratiche della ingegneria naturalistica in armonia con il quadro paesaggistico di riferimento». Ma come? Tutto qui?
Il TAR, nella sentenza ridicolizza il Servizio regionale affermando: "la mancanza di una adeguata motivazione delle ragioni che consentirebbero di derogare al vincolo paesaggistico operante sull’area, emerge in maniera del tutto evidente dall’esame del parere dell’ufficio regionale per il paesaggio, atteso che si fa genericamente riferimento all’intervento proposto, senza tenere nel dovuto conto le dimensioni delle opere da realizzare (essendo palesemente insufficiente affermare che «gli interventi sono improntati alle buone pratiche della ingegneria naturalistica»), né viene in alcun modo affrontata ed esaminata la fondamentale questione di come inserire l’intervento nel contesto paesaggistico di riferimento. Alla luce del preminente valore costituzionale della tutela del paesaggio (art. 9 della Costituzione), ribadito costantemente dalla copiosa giurisprudenza della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato, il dovere di motivazione dell’autorizzazione paesaggistica deve necessariamente articolarsi secondo «un modello che contempli, in modo dettagliato, la descrizione:
- dell’edificio mediante indicazione delle dimensioni, delle forme, dei colori e dei materiali impiegati;
- del contesto paesaggistico in cui esso si colloca, anche mediante indicazione di eventuali altri immobili esistenti, della loro posizione e dimensioni;
- del rapporto tra edificio e contesto, anche mediante l’indicazione dell’impatto visivo al fine di stabilire se esso si inserisca in maniera armonica nel paesaggio.
La motivazione, in particolare quando sono in gioco fondamentali valori costituzionali, deve dare
conto in modo circostanziato sia delle premesse in fatto, sia del percorso logico e valutativo che l’amministrazione ha seguito per giungere alla decisione. Nel parere favorevole reso dall’ufficio regionale so no sostanzialmente omessi tutti i passaggi sopra descritti.
Insomma, in parole povere, una FIGURACCIA COLOSSALE. Di fronte a 4 righe che potrebbero provenire dal tema di uno studente delle scuole medie (inferiori), i giudici amministrativi "spiegano" ai nostri dirigenti regionali come avrebbero dovuto lavorare.
Alcune domande sorgono spontanee: ma se questo parere non era motivato cosa significa, che è stato dato a priori? e perche?
Chi sono questi "esperti" che tutelano il nostro paesaggio? Ecco la pagina del sito della Regione.
Dalla sentenza del TAR non ne esce bene nemmeno la Soprintendenza, il cui parere (ovviamente positivo) "si caratterizza non solo per la insufficiente valutazione dei profili di compatibilità tra il progetto presentato e i valori paesaggistici implicati, ma anche per la intima contraddittorietà tra le
considerazioni svolte in premessa, nelle quali sono comprese incisive richieste di modifica del progetto, e la conclusione formulata dal Soprintendente nel senso di non ravvisare «elementi ostativi alla realizzazione dell’opera». Affermazione, quest’ultima, in patente contrasto anche con la premessa generale relativa all'inserimento paesaggistico delle opere, ritenuto non soddisfacente. Il che avrebbe dovuto indurre la Soprintendenza a esprimere parere contrario."
In questo caso, ci sembra di ravvisare un comportamento schizofrenico. Prima la Sovrintendenza dice che il progetto "non appare soddisfacente in relazione all'inserimento paesaggistico delle opere"
poi' lo approva. Inoltre, pur avendo anche in questo caso accuratamente evitato di fornire una motivata argomentazione sui temi che dovrebbero essere di competenza di questo ente, la Sovrintenza si lancia ina una valutazione che non le compete affatto dicendo che "la soluzione proposta non sembra avere alternative".
In mezzo a questo festival dell'incompetenza, la vera nota positiva l'hanno offerta i capoterresi e i poggini dimostrando una unità che è difficile riscontrare nella storia del nostro territorio. Speriamo che la Regione faccia marcia indietro e si indirizzi verso altre soluzioni piu' utili, economiche e rispettose della bellezza del paesaggio. C'è molto da fare.
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