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giovedì 25 febbraio 2010

Scartoffie

Fine Febbraio 2010, facciamo il punto. Il 22 ottobre scorso abbiamo celebrato l'anniversario dell'alluvione. In quel periodo la grande novità era rappresentata dal recente stanziamento dei famosi 35 MLN di euro (lordi) per la messa in sicurezza del territorio. Fondi insufficienti per fare tutto, ma comunque soldi benedetti.
Un'altra buona notizia di quel periodo fu la proroga dello stato di emergenza per un altro anno. Insomma ci sono i soldi e ci sono anche gli strumenti per operare velocemente. Commissario per l'emergenza, il Presidente della nostra Regione. Quindi tutto perfetto, popolazioni in vibrante attesa dei lavori, soldi in cassa. Sembrerebbe non ci fossero ostacoli per passare, finalmente, dalle parole ai fatti.
Novembre, dicembre, gennaio e febbraio se ne sono andati. Che cosa è stato fatto?

Facciamo un elenco:
1. Fase preliminare del Piano Hydrodata
2. Fase preliminare della progettazione del Ponte di Pauliara
3. Piccoli interventi di risagomatura dell'alveo presso alcuni ponti
4. Demolizione ex ponte per Pauliara
5. Lettera alla Cooperativa con ingiunzione per la messa a norma, pena l'abbattimento etc.

E i grandi lavori sull'alveo, e i ponti, e la zona sportiva di Poggio dei Pini? e la messa in sicurezza di Rio S. Girolamo e Frutti d'Oro 2? e il rimboschimento, le briglie nel canaloni? NIENTE

Insomma ci vuole poco a capire che si sta perdendo tempo prezioso.
Ma andiamo un più a fondo.
Il Piano Hydrodata sarebbe quel famoso "Studio Idrogeologico" di cui si parla sin dal primo giorno del post alluvione. Si è sempre detto che per la realizzazione di tutte le opere di messa in sicurezza del bacino idrografico si sarebbe dovuto attendere questo benedetto studio. Un vero caposaldo. Non a caso, una delle primissime attività finanziate nell'immediato post-alluvione, con ben 500 mila euro, è stata proprio "lo studio".
Non si capisce come mai la Regione sarda, invece di partire a spron battuto e utilizzare la somma stanziata, abbia affidato "lo Studio" a una società spendendo una cifra che si aggirerebbe intorno ai 70 mila euro.
Immagino che anche per gli studi idrogeologici valga la legge del commercio secondo cui il valore del bene è commisurato al suo costo. Se questo studio è così importante, perchè spendere solo 70 mila quando erano stati stanziati già 500 mila? E' prevedibile che questo risparmio si trasformi in una riduzione della qualità e in un ritardo nei tempi di realizzazione dello stesso? Direi che è altamente probabile.
Da quello che ho potuto capire la società Hydrodata dispone di grande competenza in questo settore, ma restano perplessità sull'impostazione di questo studio.
Non sorprende, con tali premesse, che il risultato della prima fase dello studio sia stato a dir poco deludente (il realtà venne definito "un incubo"). Tra poco verrà presentata la seconda versione del Piano e tutti si attendono profonde modifiche. Dobbiamo insomma sperare che il dottore non faccia al malato più danni di quanti ne abbia già causato la malattia.


Del Ponte di Pauliara adesso sappiamo almeno come sarà fatto. Una simulazione tridimensionale dell'opera è stata fatta circolare di recente, ma nemmeno una pietra è stata ancora posata. Anche il Ponte, così come lo studio, era stato finanziato immediatamente. Siamo ancora alla fase di progettazione e nel frattempo i residenti continuano a transitare sul guado. A pochi metri di distanza è stato definitivamente rimosso il manufatto in cemento del vecchio ponte. Non era crollato, come talvolta si è scritto erroneamente, ma ormai costituiva solo un triste monumento al disastro. La nuova strada con il nuovo ponte saranno costruiti qualche centinaia di metri più a valle. Abbastanza curioso il fatto che qualche residente pretendesse che la nuova strada venisse ricostruita in quel punto a ridosso di una diga e alla fine di un canale scolmatore, dove purtroppo sono morte due persone.


C'è anche poco da dire su quei piccoli lavori di risagomatura dell'alveo effettuati in alcuni punti. Sono stati eseguiti da Comune e si tratta evidentemente di interventi che ben poco incidono sulla tanto attesa "messa in sicurezza" del Rio S. Girolamo. Don't shoot the Piano Player. Non è dal Comune o addirittura dalla Cooperativa che dobbiamo pretendere la ricostruzione e la messa in sicurezza. L'alluvione di Capoterra è una calamità Nazionale e sono quindi gli enti statali e regionali quelli che devono risolvere questa situazione.

In questo contesto si inserisce la lettera inviata dall'Ass.to LL.PP. della Regione alla Cooperativa Poggio dei Pini. Di questa comunicazione, che ha procurato non poche preoccupazioni tra tutti i capoterresi, si è parlato nella stampa locale. Sinteticamente la Regione dice alla Cooperativa: "sei sempre tu il concessionario della diga. La diga non è a norma, se non la metti a norma ti obblighiamo a demolirla a tue spese e ti facciamo anche 5 mila euro di multa."

Questa comunicazione ha rappresentato un succoso boccone per quei giornalisti che sono sempre in attesa di qualche evento disastroso e, se non c'è, lo ingigantiscono un tanto per rendere la notizia "più interessante". Era già successo più volte e spesso c'era passata proprio la diga. Hanno scritto e detto di tutto: crollata, marmellata, pronta a crollare dopo 20 minuti, diga assassina e cosi via. Fui io a parlare per primo della "sindrome del Vajont". Ma perche? Intanto lo scenario di una diga che crolla colpisce l'immaginario collettivo più di una fogna che sparge liquami o dell'aria irrespirabile di una grande città. Eppure sappiamo che di questi eventi sono proprio gli ultimi due ad essere più probabili e dannosi. Il giornalista è li che attende gli tsunami, i terremoti, i crolli delle dighe per lanciare notizie succose. Ma non basta, il lago è un capro espiatorio ideale per chi ha urbanizzato questo territorio in modo incosciente e poi, un pizzico di invidia tutta sarda per quel piccolo angolo di paradiso. Fortunatamente molti capoterresi hanno avocato a se la tutela su questo lago, comprendendo che la sua fine sarebbe una grave perdita per tutti.

Lo scenario disastroso evocato dall'articolo del giornale mi ha fatto venire alla mente un passo della Bibbia che mi ha sempre colpito, sin da quando ero bambino.

Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: 'Abramo!'. Rispose: 'Eccomi!'. Riprese: 'Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò'” (Gen 22, 1-2).

Come al vecchio Abramo tanti secoli fa, oggi alla Cooperativa viene chiesto non solo di rinunciare a un elemento naturale che rappresenta, per la comunità capoterrese, un bene identitario paragonabile a un figlio, ma addiruttura viene chiesto di ucciderlo con le proprie mani. Ovviamente una cosa del genere non accadrà, ma qualcuno ha voluto lo stesso giocare il ruolo dell'Onnipotente.

Stiamo parlando di due epoche distanti millenni e le motivazioni del verso biblico sono ben spiegate dagli studiosi delle sacre scritture. Vola molto più basso il redattore di questa moderna missiva, limitandosi ad applicare più o meno alla lettera il regolamento. Mentre si lavora a fatica per ripristinare il territorio, si devono anche espletare gli atti buricratici, emettendo scartoffie. La burocrazia non considera minimamente la recente calamità naturale, la presenza di studi e di interventi che modificheranno profondamente il bacino del S. Girolamo e quindi, evidentemente, anche la diga; non considera che quel manufatto idraulico, per quanto sinora gestito da un soggetto privato, rappresenta, de facto, un elemento di pubblico interesse ed utilizzo da molti decenni.
Insomma quella che tutti abbiamo letto è un foglio di carta che denota la mancanza di una visione globale del problema odierno del Rio S. Girolamo e si dedica semplicemente all'applicazione di una normativa. Ma allora chi ha una visione complessiva del problema, chi sta mandando avanti quel complesso processo di ricostruzione, composto da decine di pedine che si muovono. Dovrebbe essere il Commissario delegato per l'emergenza Ugo Cappellacci, oppure qualcuno da lui incaricato.

L'impressione è che non ci sia alcuna regia e che le cose vadano avanti alla rinfusa. Alla Regione manca il numero 10, ogni giocatore ogni tanto tocca la palla, si formano mischie, si sprecano energie. Peccato che non sia un gioco e che a ogni acquazzone la gente tremi ricordando quei tragici momenti del 22 ottobre 2008.

Torniamo alla diga. Perche questa diga ha un concessionario privato? Tutti sappiamo che Poggio dei Pini è una specie di comune-ombra. Oggi è facile per tutti trovare inopportuna una gestione privata di infrastrutture che, nell'immaginario collettivo, vengono solitamente gestite dagli enti pubblici: strade, fogne, illuminazione, acquedotto, ma anche il verde e addirittura un lago con tanto di diga. Se tornassimo indietro nel tempo, ci sarebbe invece più facile capire. Quel lago esiste dagli anni 50, prima quindi della edificazione di Poggio dei Pini e di tutte le lottizzazioni costiere. Era un bacino ad uso agricolo. In quei territorio esisteva infatti la grande azienda agricola Saggiante. Negli anni 60 la Cooperativa ha insediato all'interno del Comune di Capoterra il suo progetto urbanistico che, non sono io a dirlo, costituiva un esempio di cooperativa e di villaggio avveniristico per quei tempi . Anche oggi mi sembra che si tratti comunque di una esperienza unica e di grande livello. Possiamo facilmente immaginare che in quegli anni il Comune di Capoterra non disponesse di grandi risorse. Il dopoguerra, con i suoi stenti, era appena dietro le spalle e i benefici del boom economico, in un'area rurale ad economia principalmente agricola, erano li da venire. In questo contesto appare chiaro che la Cooperativa, insediandosi in quel territorio, avrebbe dovuto provvedere a se stessa per tutte le necessità.
Sono passati 50 anni. Inutile che sottolinei quanto e come il mondo sia cambiato e come sia diversa la Capoterra di oggi rispetto a quella degli anni 60. Non voglio neanche provare a calcolare quanti soldi sono finiti nelle casse comunali dall'istituzione dell'ISI, poi diventata ICI dal 1991 ad oggi.
Con il passare del tempo anche il lago ha visto modificare il suo utilizzo. E' diventato l'emblema paesaggistico dell'intero comune, facendo bella mostra di se nelle cartoline e nel sito web comunale. Gli sposi si recavano sulle sue sponde per le foto di rito, le famiglie vi facevano le passeggiate e i bambini si divertivano con le anatre. Non certo solo i residenti di Poggio dei Pini. L'intero comprensorio montuoso capoterrese, assalito dagli incendi, ha mantenuto un valore paesaggistico elevato anche grazie alla presenza di questo prezioso punto di approvvigionamento idrico. Venendo poi ai temi dell'idrogeologia, non oso pensare a quanto fango sarebbe piombato a valle il 22 ottobre 2008 se il territorio montano non avesse avuto una copertura vegetale apprezzabile, anche grazie a quel lago.
Da quando questo invaso è gestito dalla Cooperativa il suo utilizzo non è mai stato "privato". L'accesso alle sue sponde non è mai stato riservato. Le sue acque non sono state utilizzate a fini privati. Il lago era di tutti, anche perchè le acque appartengono al demanio, però la diga era in carico alla Cooperativa che continuava, senza averne alcun beneficio, a gestire un bene di interesse pubblico. Con il passare dei decenni questa situazione diventava sempre più insostenibile e anche ingiustificata. Da alcuni anni i soci della Cooperativa, gravati come cittadini italiani da imposte varie tra cui una esosissima ICI, chiedevano alle amministrazioni della cooperativa di cedere strade, fogne etc. alla gestione pubblica. Non si è mai capito perchè le amministrazioni poggine abbiano ostacolato questo processo che oggi pare a tutti inevitabile. Sta di fatto che l'alluvione del 22 ottobre 2008 ha messo la parola fine anche a un certo modo di vedere Poggio dei Pini come uno stato autonomo, giochetto che è costato moltissimo ai soci della Cooperativa. Le loro risorse (lotti e quote sociali) sono state utilizzate per manutenzioni ad impianti fognari, strade, illuminazione invece che per realizzare nuovi servizi che migliorassero la qualità della vita.
Nel frattempo vengono emanate nuove normative che si applicano soprattutto alle dighe di nuova concezione. Ci sono decine di invasi, costruiti nei decenni precedenti, che sono tutti fuori norma. Allo stesso modo chissà quanti altri piccoli bacini idrografici come quello del Rio S. Girolamo sono inidonei a sopportare un evento meteorologico simile a quello del 22 ottobre 2008. Se fossi in loro, invece di perdere tempo con le scartoffie, farei effettuare una simulazione su tutti gli altri bacini idrografici sardi per vedere se esistono gravi emergenze che potrebbero impattare su centri abitati. D'altronde le esperienze passate dovrebbero servire a qualcosa no?
Allora torniamo alla nostra scartoffia inviata dalla Regione alla Cooperativa che sembrerebbe dire (ma in realtà non dice) : buttate giu la diga.
La diga non rispetta tutte le norme di sicurezza. In particolare il canale scolmatore, sebbene allargato, non potrebbe contenere i 400 mc/s del 22 ottobre. Giusto.. ma. Ma nessuna diga di quel tipo rispetta quei parametri anche perchè, non dimentichiamolo, l'evento meteo del 22 ottobre 2008 rappresenta il record regionale mai registrato per l'intensità di precipitazione. Questo non vuol dire che non possa ricapitare e che tutte le infrastrutture lungo il S. Girolamo non debbano essere adeguate a quei valori. Al contrario. Il Ponte sulla SS 195 è idoneo? il Ponte di S. Girolamo? L'alveo alla foce li regge 1000 mc/sec? La realtà è che tutti ponti sul S. Girolamo al massino potrebbero reggere portate di 100 mc/sec, con una piena superiore diventerebbero pericolose dighe. L'alveo del S. Girolamo, in qualunque punto lo si voglia analizzare, è una piatta distesa di pietrame, pronta ad esondare in caso di una nuova piena superiore ai 100 cm/sec. Se oggi ci fosse una piena come quella del 22 ottobre cosa pensate che accadrebbe? Assisteremmo a una nuova esondazione che interesserebbe le aree già esondate nel 2008 e forse gli effetti sarebbero ancora peggiori. Lungo l'alveo adesso ci sono molti più detriti. L'invaso di Poggio è stato ribassato e non potrà più svolgere alcuna azione di freno. E la diga "fuori norma"? Ha resistito all'alluvione del 2008, oggi la sua sezione è stata irrobustita, il canale è stato raddoppiato. Sembra facile prevedere che resisterebbe ancora. Allora queste lettere di demolizione forse dovrebbero essere mandate all'ANAS affinchè venga demolito il ponte sulla SS 195. Oppure dovrebbero essere mandate al Comune di Capoterra per quei ridicoli ponti da 80 mc/sec sotto i quali non passerebbe nemmeno un decimo della piena del 22 ottobre. Invece no. Mandiamo la lettera alla Cooperativa Poggio dei Pini.
La risposta, invece, deve essere un altra. Nelle altre regioni (es. Sicilia) si fanno in quattro e ottengono milioni di euro. La Regione Sardegna, dovremmo fare harakiri autodemolendo le poche risorse idriche che abbiamo.
Muoviamoci a mettere in sicurezza il territorio, utilizziamo i fondi già stanziati e chiediamone altri. Allarghiamo l'alveo, mettiamo in sicurezza le case e le zone urbanizzate, rifacciamo i ponti e, perchè no? mettiamo in sicurezza anche lago e diga che di tutte queste instrastrutture sono quelle che meglio hanno resistito alla piena.

mercoledì 17 febbraio 2010

La targhetta della discordia

DICHIARAZIONE D’APERTURA DEL 15/02/2010

Carissimi Colleghi...non vi vorrei tediare con tante vuote parole senza farvi arrivare il messaggio che in questo consiglio oggi io voglio inviarvi...
Molte volte utilizziamo parole, frasi che possono in qualche modo danneggiare l'immagine che una persona si è costruita in tanti anni di rinunce, fatiche, lacrime e sudore, senza aiuti esterni alcuni, senza dover scendere a vili e meschini compromessi... ma cercando di perseguire ideali che nella politica di questo paese raramente si vedono praticare...
Mi riferisco alle accuse infondate che un "collega" consigliere Signor Francesco Magi mi ha fatto.
Mi ha "consigliato" di stare attenta al fatto che abbia fatto applicare una targhetta nell'Ufficio del ViceSindaco, Assessore tra l'altro espresso dal mio gruppo, che è quello della Rosa nel Pugno allora, che ora è Partito Socialista.
La targhetta ha come dicitura: "Presidente delle Pari Opportunità riceve ogni mercoledì dalle 17.00 alle 19.00".
1) Non ho preso nulla a nessuno, quel ufficio già apparteneva al mio gruppo, ufficio del quale avevo la chiave dal primo giorno in cui sono stata eletta direttamente dai Capoterresi, dopo che il Sindaco Marongiu ha vinto
legittimamente il ballottaggio.
2) Non percepisco nessun onorario per aver scelto di ricevere donne in difficoltà che magari solo per paura o per poca fiducia nelle Istituzioni, non si avvicinano.
Io offro solo il mio tempo, gratuitamente per dare, solo, INFORMAZIONI SUI DIRITTI E DOVERI DELLE LEGGI SULLA PARITA', non ho né disponibilità né opportunità di poter dare dei contributi sia essi economici né tanto meno psicologici... pur avendone la titolarità, visto che nei Servizi Sociali sono già presenti in questa Istituzione che rappresentiamo o che dovremo magari sforzarci di rappresentare pur essendo all'opposizione, magari offro
un servizio di sportello informa-donna che non esiste né in questo Comune né tanto meno in altri Enti più grandi e prestigiosi.
Le donne non si avvicinano, anche solo per informazioni, molte volte, proprio per colpa di chi persegue, quando è eletto dal popolo battaglie meramente personali e private, cercando il proprio rendiconto ad ogni costo anche infangando la reputazione di persone che hanno sempre e solo fatto del bene per sé stessi e per altri.
Certo non posso dire lo stesso del collega in questione, visto che come Don Chisciotte insegue mulini a vento che nella realtà non esistono o che sviano da ciò che è reale a discapito di ciò che non lo è, cercando mostri che vivono in quella smania persecutoria che lo contraddistingue di colpire chicchessia a prescindere, nutrendo in modo meramente egoistico una personalità narcisistica di tipo ossessivo-compulsivo.

La Consigliera PS alias Presidente Cpo del Comune di Capoterra
Roberta Marcis

lunedì 8 febbraio 2010

La fazione

Anche se tutti concordiamo sul valore dell'unità, le fazioni hanno segnato la storia dell'umanità. Ancora oggi citiamo spesso i Guelfi e i Ghibellini e, comunque, la storia è costellata di divisioni e di lotte tra fazioni, talvolta create da contrasti familiari, etnici, politici o sportivi. Evidentemente l'eventualità di assistere a questo genere di diatribe dobbiamo considerarla, purtroppo, come facente parte della natura umana.

Talvolta però si rischia di perdere il senso dell'equilibrio e della ragionevolezza, ed è in queste occasioni che di solito la gente di tutte le epoche e nazioni si getta la zappa sui piedi, creando momenti di distruzione. Nel piccolo mondo di Poggio dei Pini fortunatamente le guerre si combattono a parole, quasi mai scritte, più spesso sussurrate. I danni e i rischi sono comunque elevati.

Nell'ultimo periodo avevamo registrato tensioni alimentate da varie dicerie, più o meno calunniose. Gli ultimi due articoli del blog cercavano di fotografare proprio questa situazione. Era poi circolata una lettera firmata da un gruppo di soci. Sabato 6 febbraio si è tenuto un incontro informativo dei residenti con il Consiglio di amministrazione e alcune cose, prima fumose, sono subito apparse chiare. Quelle voci, come da me ampiamente anticipato, non rappresentavano esigenze e sentimenti reali e spontanei, ma facevano parte di una strategia di attacco politico avente come obiettivo il nuovo consiglio di amministrazione. La situazione è apparsa chiara sin dal momento in cui la sala si è riempita. Un gruppo di persone ha occupato una parte della sala e, da quel momento, ha espresso assenso o dissenso all'unisono. Non c'è assolutamente nulla di male ne di proibito, ma è il classico esempio di fazione. Anche allo stadio funziona così.

Osservando questi miei concittadini ho constatato che nessuno di loro ha mai partecipato alle nuove iniziative di questo autunno, come ad e esempio il mercatino o il ripristino della pista ciclabile distrutta dall'alluvione. Ovviamente nessuno, per quanto munitissimo di computer e internet, è iscritto al Portale della Cooperativa. Evidentemente l'attività di diffusione porta a porta di lettere contenenti informazioni fasulle occupa molte energie.

Il resto della sala era occupato dai soci che in ordine sparso e disordinato, si sono presentati all'incontro organizzato dagli amministratori per informarsi e capire, soprattutto le motivazioni di questo aumento delle quote. Un'altra cosa è apparsa evidente: a Poggio non esistono due fazioni. Ne esiste una sola.

Non mi dilungherò su tutti gli argomenti discussi in quell'incontro, sono stati trattati ampiamente negli articoli precedenti e trovano forse il loro spazio ideale nel forum del Portale della Cooperativa. Pensate che si parla ancora della strada 7, con tutti i problemi che ci sono a Poggio!
Mi interessa di più l'aspetto sociale, cercare di capire le dinamiche del comportamento umano. Capire dove stiamo andando.

Non vorrei essere frainteso. Riunirsi in "fazione" non è un qualcosa di negativo in se è per se. A volte ci si raggruppa per raggiungere obiettivi molto positivi, quando non addirittura eroici. Che dire delle brigate partigiane o dei rivoluzionari francesi che presero la Bastiglia dando vita alla Rivoluzione francese.
Senza allontanarci molto nel tempo e nel luogo, due anni fa a Poggio sorse un movimento spontaneo che si oppose duramente alla costruzione di case nelle pinete e al mancato coinvolgimento dei residenti in una iniziativa urbanistica che avrebbe dovuto mutare profondamente l'assetto di questo territorio. Anche quel movimento era stato definito "fazione" e, in qualche modo, considerato l'atteggiamento di chiusura al dialogo della controparte, la sua azione dovette essere per forza non priva di una qualche asprezza. Quel movimento portò centinaia di persone alle assemblee e riuscì ad esprimere, in una votazione dalla affluenza mai registrata, una maggioranza altissima delle preferenze per una delle due liste di candidati.
Da quel momento il "movimento" di opposizione cessò di essere tale e divenne "governo". Gli obiettivi cambiarono istantaneamente. Il cambiamento, prima richiesto, adesso deve essere realizzato. Considerata la situazione del Poggio qualcuno ha chiamato questo progetto "rinascita di Poggio dei Pini".
Questa rinascita potrà avvenire difficilmente in una comunità rissosa e divisa, senza la partecipazione di molti. Non so quanto questo sia utile a chi si oppone per ragioni personali. Di certo ostacolare questo processo è un danno per tutti gli altri.

Gli appelli all'unità sono stati molteplici. Non pochi soci si aspettavano che questi nuovi amministratori si mettessero a scavare nelle gestioni amministrative del passato alla ricerca di eventuali "cadaveri nell'armadio", collegati a certi sprechi ed errori che indubbiamente si sono verificati. Ciò non è avvenuto. Il desiderio di operarsi per rinsaldare le fratture esistenti nella società poggina e i gravi problemi del presente hanno suggerito di evitare di soffiare sul fuoco di storie tanto poco chiare quanto foriere di polemiche a conflitti. Evidentemente non è servito perchè dall'altra parte l'ascia di guerra non è mai stata sotterrata; anzi, la sconfitta elettorale ha probabilmente alimentato in qualcuno sentimenti di vendetta ben poco cristiani.
Dovremmo quindi chiederci, quali sono gli obiettivi e le finalità di questa fazione? Questo Consiglio di Amministrazione che è in sella da luglio sta commettendo gravi errori o, ancora peggio, qualcosa di poco corretto?
L'opposizione è sacrosanta, il controllo sull'operato di chi amministra idem, ma anche l'opposizione deve rendere conto agli altri residenti per far capire a tutti gli interessati (i soci e i residenti) se si tratti di un sano tentativo di correggere ciò che non va oppure se invece sia una mera azione di ostacolo e ostruzionismo, ben lontana dall'interesse collettivo. Non è una questione di poco conto, perchè chi vive qui è bene che comprenda ciò che accade nella sua comunità.
Quali sono le richieste o le critiche che vengono mosse al CdA?
Incominciamo dalle incoerenze. Come di fa a chiedere con enfasi "cediamo le opere di urbanizzazione al Comune"? La cessione di strade & C. è stato uno dei cavalli di battaglia dei nuovi amministratori. Con che faccia tosta, adesso, chi ha evitato di raggiungere questo obiettivo quando era il momento di farlo, mette a recriminare adesso? Certo, è vero che questa spesa che da molti anni pesa inutilmente sui soci della Cooperativa rende la gestione della stessa molto difficile, perche non si possono avere le spese di un comune senza averne le risorse economiche.

Qualcuno si è lamentato del fatto che l'incontro del 5 gennaio sia stato organizzato con scarso preavviso e scarsa comunicazione. E' vero, qualcosa è andato storto nell'organizzazione di quell'incontro anche perchè si era in perdiodo festivo. Diciamo però anche che molti soci, non aderendo all'invio degli avvisi via email, non aiutano di certo la Cooperativa e diciamo anche che il CdA ha istituito questi incontri con cadenza bimestrale mentre in precedenza gli incontri erano limitati a ben poche assemblee, talvolta una volta all'anno.

Ci sono poi quelli che qualcun ha correttamente definito i "lamenti greci". I residenti di Pauliara vengono dipinti come un popolo di dannati che si appresta quotidianamente ad attraversare l'Acheronte e perdipiù questa questione viene posta con toni da "j'accuse" come se l'alluvione e la costruzione del ponte possano in qualche modo dipendere dala Cooperativa.

L'aumento della quota sociale è certamente sensibile, ed è vero che esistono alcune persone che lo sentiranno particolarmente. Non è però un dramma per nessuno e rappresenta comunque un aumento sopportabile, considerato quello che è successo e la mancanza di risorse provenienti dai beni patrrimoniali del passato. E parso chiaro a tutti che il disappunto sia stato strumentalizzato è amplificato ad arte. Questo atteggiamento è stato smascherato da qualcuno che è intervenuto parlando espressamente di "pretesti".

Se proprio vogliamo parlare di soldi, vi ricordate la famosa "consulenza legale" che di cui si tentava impedire la conoscenza ai soci due anni fa? Beh, l'aumento delle quote sociali per 900 soci è ampiamente inferiore a quello che sarebbe stato speso per un solo consulente.

E' stato poi nuovamente sollevata la questione, ampiamente dibattuta, della strada 7. Di fronte a contestazioni, ricorsi bocciati dal TAR e a una ordinanza comunale di demolizione, qualcuno proponeva nuove azioni legali aventi una possibilità di successo assai scarsa, ma costi certamente consistenti. Peraltro in una situazione in cui la Cooperativa aveva già abbondantemente difeso i pur sacrosanti diritti di un socio e in presenza di nuovi progetti che, nell'arco di un tempo ragionevole, avrebbero ripristinato l'asfalto, con regolare autorizzazione stavolta.
Insomma da un lato si piange miseria per i 12 euro mensili e dall'altra si sollecitano costose e complicate azioni legali. Che senso ha?

Si è poi cercato di creare confusione nell'analisi della situazione finanziaria. Mentre il relatore cercava di utilizzare termini comprensibili a tutti, gli esperti (veri) storcevano il naso e gli esperti (falsi) confondevano ancora di più la comprensione dei non addetti ai lavori. I tecnici, si sa, a volte non sono facilmente comprensibili nemmeno quando si sforzano di esserlo. Io, che tecnico dei bilanci non sono, non riuscivo a capire dove si volesse parare parlando di gestione patrimoniale, ordinaria e straordinaria. Fortunatamente è intervenuto qualcuno che, con poche parole, ha spiegato che prima si vendevano due lotti ogni anno per "coprire" le maggiori spese di gestione. Adesso che i lotti non ci sono e che forse non è sarebbe nemmeno giusto utilizzare in questo modo, bisogna trovare altre risorse, soprattutto risparmi e aumenti delle entrate, cioè quote. Detto così è più semplice.

Le illazioni contenute in una lettera si sono rivelate del tutto false e alcuni dei firmatari, comprendendo di essere stati male informati, hanno ritirato la loro adesione. Considerata la pochezza delle accuse e la palese organizzazione da "cricchetta dei delusi in cerca di vendetta" si sono rivelate, a mio avviso, un boomerang. Molti presenti, qualora non l'avessero chiaro dall'inizio, hanno capito quale maldestro tentativo si stesse realizzando e chi ne fosse l'autore.

Non so, ma spero, che abbiano anche capito quali sono i rischi che può causare questo modo di agire. Avevo al mio fianco in sala uno dei giovani del Grusap, con cui ogni tanto parlavo dei nuovi progetti dell'associazione. Abbiamo convenuto che il veleno non favorisce la vita sociale e la voglia di incontrarsi e di operare insieme. Non è un gioco di simpatie e antipatie. Chi semina veleno e falsità causa un danno che incide sui tanti aspetti della vita comunitaria, non solo sulle tasche. Il mio invito, a chi è rimasto coinvolto inconsapevolmente in questa spirale di conflittualità, è di dissociarsi da quei pochi elementi che evidentemente trainano la carretta del veleno. A tutti gli altri invece chiedo di fare attenzione e contribuire (a volte basta poco) a far prevalere l'armonia e la ragione. Ne va del bene di tutti.

giovedì 4 febbraio 2010

Muoia Sansone con tutti i Filistei

Riprendo il discorso dell'ultimo articolo. Qualcuno mi ha chiesto: "si, ma quali sono le voci o le falsità che circolano?". In realtà volevo evitare di amplificare le dicerie pubblicandole nel blog e, in generale, volevo volare un pò più in alto, lanciando un monito ai miei compaesani che suona più o meno così:

"diffidate dalle voci che vengono fatte circolare, perchè potrebbero basarsi su informazioni completamente false o distorte messe in giro da chi ha interesse a sollevare polveroni, fomentare dissidi, alimentare il malcontento per meri interessi personali. Evitate di essere strumentalizzati e coinvolti in azioni che hanno obiettivi politici a cui siete estrenei e che scoprireste solo quando sarà troppo tardi. Informatevi direttamente e controllate ciò che vi viene detto. Oggi è più facile. Dato che siete lettori di questo blog potete anche rivolgervi direttamente agli amministratori per email, utilizzare il Forum e il Portale della Cooperativa oppure recarvi presso gli uffici e chiedere di consultare verbali o documenti.".

Tacere, però, non aiuta a capire come stanno le cose. Penso quindi che alla fine sia sempre meglio rispondere con l'informazione alla disinformazione. Oppure, se volete, ascoltate anche questa modesta campana che, perlomeno, è scritta nero su bianco. Per i documenti basta andare in Cooperativa.

Ma perchè a Poggio si continua con questo clima di veleno? Personalmente posso testimoniare che i nuovi amministratori, con le tante cose che ci sono da fare, non hanno avviato particolari azioni di rivalsa nei confronti di situazioni poco chiare che emergerebbero dal passato gestionale della Cooperativa. Eppure non pochi soci avevano sollecitato ad agire in tal senso. In realtà non mi sembra utile riesumare storie sepolte, avviare cause lunghe e dispendiose che portano a pochi risultati concreti e inveleniscono il clima. Questo atteggiamento, seppur sofferto per chi, come me, da un grande valore al senso di giustizia, mi sembrava un modo saggio di avviare un processo di ricostruzione delle fratture createsi negli ultimi anni.

Sembra che non sia servito.
Indubbiamente, ma nessuno si sarebbe aspettato il contrario, c'è qualcuno che vorrebbe, dal primo giorno, la testa dei nuovi amministratori. I motivi sono diversi, ne abbiamo già parlato, ma giova ricordarli. La nuova variante al piano di lottizzazione porterà soldi e appalti. Inutile aggiungere altro, ci siamo capiti. A questo aggiungiamo il fastidio di chi si è visto soffiare la poltroncina o, se vogliamo, il giocattolo preferito e forse considera il sano e naturale avvicendamento alla gestione di una cooperativa come un affronto personale. Dietro questo gioco però ci sono gli interessi di duemila persone che, tra inefficienze e sprechi vari, hanno vissuto sulla propria pelle un periodo di decadenza del nostro territorio e dei servizi che esso offre. Qualcuno ha addirittura capito che negli ultimi decenni si sono perse opportunità di sviluppo che oggi ci consentirebbero di avere risorse da investire e non deficit da risanare. Certo che c'è da essere nervosi e anche un po' alterati quando si assiste all'aumento degli oneri sociali. Ma bisognerebbe prendersela con le cicale che hanno a lungo cantato e che oggi, con una faccia tosta veramente da guinness, si ergono a paladini di quei pensionati che avrebbero avuto bisogno, in questo difficile momento, di quelle risorse volatilizzate con i tanti lotti venduti.

Insomma non nascondiamoci dietro a un dito: è lotta per il potere. Poco importa se il veleno ci danneggia tutti: muoia Sansone con tutti i Filistei!

Qualcuno potrebbe dire: "ma anche due anni fa era lo stesso". C'erano azioni di forte critica nei confronti del Consiglio di Amministrazione. Adesso tocca ai nuovi arrivati essere sugli scudi.
Ci sono, però, molte differenze. Innanzitutto due anni fa l'azione di contrasto era sempre basata su documenti, scritti nero su bianco nelle lettere firmate da centinaia di soci, oppure su questo blog, apprezzato da molti, odiato da pochi. La risposta degli amministratori di allora in molti casi (ricordo una richiesta firmata da 120 soci) era stato il diniego di accedere agli atti.
Oggi la situazione è ben diversa. Vengono fatte circolare illazioni e gli amministratori rispondono: "venite a vedere le carte".
E dopo il sermone, veniamo ai fatti. Ho cercato di raccogliere un po' di queste voci che circolano e le relative informazioni, tutte verificabili.

Un componente del consiglio di amministrazione viene accusato di essere debitore nei confronti della Cooperativa di somme variabili, a seconda della "voce", dai 25 mila ai 45 mila euro, relativamente all'attività di gestione delle Piscine investite da un incendio (proveniente dall'esterno) nell'estate del 2007. Da quel giorno sono passati 2 anni e mezzo prima che, molto curiosamente, questa storia venisse riesumata. La realtà è contenuta in un lungo fascicolo che può essere consultato in Cooperativa e dal quale risulta che il bilancio economico di conclusione del rapporto tra i due soggetti si aggirava intorno ai 600 euro e che, per evitare una causa che avrebbe visto probabilmente soccombere la coop (molte strutture non erano a norma) si era già a suo tempo deciso di chiudere la partita alla pari.
Inutile sottolineare che questa storia, che era stata ignorata sia dal precedente CdA che dal precedente Collegio Sindacale, è ritornata alla luce adesso nel tentativo di mettere in difficoltà un consigliere di aministrazione.

Altro giro, altra corsa. Si dice che un socio sia debitore nei confronti della Cooperativa per ben 15 mila euro per la acquisizione di 183 mq di terreno in seguito a un errore nella perimetrazione del lotto (ma il nostro Ufficio Tecnico non controllava?). Anche in questo caso, storia vecchia. La realtà è che esiste da tempo un contenzioso legale tra il socio e la Coop per una cifra di poco superiore ai 6 mila euro.
In occasione della recente ordinanza comunale che intima alla Cooperativa la rimozione dell'asfalto nella strada 7, si dice che il socio che risiede alla fine di quella strada non sia stato avvisato e che la sua vettura avrebbe rischiato di essere "sequestrata" all'interno del lotto. In realtà il socio era stato avvisato e, in ogni caso la rimozione dell'asfalto non avrebbe reso la strada impercorribile, anzi sono stati noleggiate attrezzature idonee a rimuovere lo strato di bitume nel modo più indolore possibile. Qualcuno dice poi che la rimozione dell'asfalto richiederebbe una licenza edilizia. E' esattamente il contrario: l'autorizzazione serviva PRIMA di posare l'asfalto, invece la rimozione segue una ordinanza comunale che, ovviamente, non necessita di autorizzazione che suonerebbe più o meno come "scusi, potrebbe autorizzarmi a fare quello che lei mi ha appena ordinato?".

Queste sono le palesi falsità che ho sentito. Ma ci sono anche le distorsioni. Ne parleremo la prossima volta. Ah dimenticavo ... ricevo sempre più insistenti e non amichevoli inviti a lasciar perdere con il Blog. Voi cosa mi suggerite?

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