Questo Blog è stato creato per scambiare informazioni, idee, proposte e materiali tra residenti del comune di Capoterra. Si invitano i lettori a firmare i propri commenti o articoli con nome e cognome. Potete inviare i vostri articoli al seguente indirizzo: giorgio.plazzotta@gmail.com

venerdì 29 febbraio 2008

Rete sentieristica di Poggio dei Pini


Propongo la discussione e l'azione sul seguente progetto.

Obiettivi:


  1. creazione di percorsi numerati utilizzando i tracciati già esistenti;

  2. catalogazione dei percorsi;

  3. sistemazione dei tracciati dove necessario;

  4. produzione di libricino dei sentieri, poster, mappe;

  5. segnaletica;

  6. sito Internet

Attività:



  1. eventuali finanziamenti;

  2. autorizzazioni;

  3. identificazione percorsi;

  4. specifiche di catalogazione;

  5. organizzazione gruppo di lavoro;

  6. caratteristiche segnaletica;

  7. informazioni storico-ambientali;

  8. caratteristiche materiale cartaceo;

  9. caratteristiche sito web

Salviamo il lago piccolo

di Franco Magi

Prendendo spunto dalla relazione di Rita Lai, ritengo opportuno affrontare una problematica che va affrontata rapidamente e senza superficialità, riguardante l’invaso posto a sbarramento del Rio San Gerolamo (da noi tutti comunemente chiamato lago piccolo).
Premetto che in questo caso a preoccuparmi non sono i lavori di bonifica dalla pericolosa Salvinia Molesta, ma l’evoluzione sempre più rigida delle normative in materia.
Infatti, non essendo tale bacino compreso nel rinnovo della concessione di derivazione del 2003, ed avendo la legge regionale n°12 del 31 ottobre 2007 stabilito nuove “Norme in materia di progettazione, costruzione, esercizio e vigilanza degli sbarramenti di ritenuta e dei relativi bacini di accumulo di competenza della Regione Sardegna”, corriamo il rischio reale ed immediato di vedere addirittura demolita la diga in cemento, e con essa di non vedere mai più il secondo laghetto del Poggio, che da sempre è il biglietto da visita della nostra lottizzazione ed all’interno del quale si è formato un meraviglioso ecosistema.
In questo caso dobbiamo darci da fare per salvare il laghetto, e proprio perché non sarà cosa facile bisognerà impegnarsi tutti: l’unico modo per evitare la demolizione è che la Cooperativa si prenda in carico tale opera, impegnandosi a garantirne la messa in sicurezza.
La legge prevede che il gestore (eventualmente la Cooperativa) è “tenuto a presentare alla struttura regionale competente la domanda finalizzata ad ottenere l’autorizzazione alla prosecuzione dell’esercizio, corredata da una perizia tecnica, secondo le modalità prescritte dall’Allegato A”.
L’inosservanza di tali disposizioni comporterebbe, come già detto, la sicura demolizione dello sbarramento.
La stessa legge prevede infatti che “Ai proprietari o ai gestori degli sbarramenti esistenti che, decorsi tre mesi dalla scadenza del termine di cui sopra, omettano di presentare la domanda di autorizzazione alla prosecuzione della gestione si applicano congiuntamente: a) la sanzione di 5.000 euro; b) la sanzione della demolizione, a proprie spese e con le dovute cautele, dello sbarramento entro il termine fissato dall’autorità regionale competente; decorso inutilmente tale termine, la medesima autorità regionale ne dispone l’esecuzione d’ufficio con spese a carico dei responsabili o l’acquisizione al patrimonio regionale e purtroppo, non avendo la Regione le risorse per garantire l’acquisizione al patrimonio regionale e la relativa messa in sicurezza del bacino, residua soltanto la prima ipotesi.
Spero di stimolare il dibattito tra i fruitori del blog, e mi auguro che tale esigenza di salvare il piccolo lago sia condivisa da tutti.

Franco Magi

giovedì 28 febbraio 2008

Grusap: Pulizia delle Pinete

GRU.S.A.P.

SABATO 15 MARZO
PULIZIA DELLE PINETE

APPUNTAMENTO ORE 15.00 PRESSO LA SEDE DEL GRU.S.A.P. (ACCANTO ALLA VECCHIA CHIESA) PER RIPULIRE DALL’IMMONDEZZA LE NOSTRE PINETE

PORTATE GUANTI, SACCHETTI PER IL SECCO, RASTRELLI E QUANTO PENSATE POSSA ESSERE UTILE!

Poggio dei Pini è su Wikipedia

Cari amici, qualche settimana fa, tra un click e l'altro, ho pensato bene di inserire Poggio dei Pini all'interno della più grande enciclopedia che sia mai stata creata: WIKIPEDIA.

Stiamo parlando di uno dei 10 siti più visitati al mondo con circa 50 milioni di visite al giorno.

Il link della pagina è il seguente

Come forse sapete Wikipedia è un'enciclopedia libera che viene creata e aggiornata direttamente dai lettori. Se foste interessati ad ampliare questa pagina potete contattarmi oppure operare direttamente su Wikipedia.

mercoledì 27 febbraio 2008

Vieni c'è una strada nel bosco ...

E' stata pubblicata dall'Unione Sarda e da altre fonti di informazione online la notizia dell'ingiunzione emessa dal Comune di Capoterra, ufficio urbanistica, relativa alla eliminazione del tratto di strada di circa 100 m. che conduce all'abitazione del presidente della Cooperativa Giovanni Calvisi.
L'intervento di bitumazione è stato considerato incoerente con il vincolo paesaggistico che grava sulla zona ed è stato richiesto il ripristino dei luoghi con la messa a dimora di piante entro tre mesi.
Desidero riportare questa notizia evitando qualsiasi strumentalizzazione. Leggere questo genere di notizie che riguardano la nostra Cooperativa non fa piacere a nessuno.
Ho più volte espresso la mia opinione su questa ed altre questioni simili, che sono emerse nel corso del 2007. Se è vero che le opere devono essere fatte rispettando le leggi non sono gli interventi minimi quelli che mi stanno più a cuore, soprattutto quando si stanno per attuare azioni impattanti come quelle previsti nella variante.
In alcuni casi (vedi la piattaforma di un pozzo citata da Pasquale Cabizza), mi sembra che si tratti veramente di eccessi di pignoleria. I temi che ritengo prioritari sono quelli legati allo sviluppo urbanistico di Poggio dei Pini e alla mancanza di trasparenza che tanto danno ha portato alla nostra comunità.
La questione della "strada del Presidente" è stata ampiamente commentata, seppur non in questo Blog, e ricordo che i circa 500 presenti all'assemblea del 1 dicembre, nonostante fosse dedicata alla variante, dovettero ascoltare una lunghissima relazione del collegio sindacale dedicata a questa questione della strada. Spiace constatare che anche le valutazioni, tanto articolate, dei nostri sindaci siano state smentite da questa ingiunzione.
Personalmente ho due dubbi che qualche lettore potrebbe aiutarmi a dipanare.
  • l'ingiunzione di ripristino è stata rivolta alla Cooperativa o a Calvisi?
  • si è sempre affermato che quel tratto di strada fosse presente nel Piano di Lottizzazione originario e che, per qualche ignoto motivo, non fosse stato bitumato nel 1992. Qualcuno ritiene che invece quel tratto di strada non fosse presente come tale ma che ci fosse un "baffo" forse relativo alla scarpata. Non ho mai analizzato quel piccolo dettaglio della mappa del 1970, che peraltro è di scarsa qualità e molte volte eliografata.

lunedì 25 febbraio 2008

Regolamento del BLOG

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domenica 24 febbraio 2008

Risorse naturali e loro uso sostenibile

Ho ricevuto da Maria Rita Lai una relazione dedicata ai temi indicati nel titolo. Mi rendo conto che questo documento è piuttosto lungo, ma è colmo di riferimenti tecnici e di dati, oltre che di spunti di riflessione, percui è impossibile sintetizzarlo senza banalizzarne il contenuto.
Vi invito a leggerlo con attenzione, magari un pò alla volta, e a inserire commenti o fare domande.

Di Maria Rita Lai
Ho meditato a lungo se intervenire o meno su questo blog, ma dopo aver letto l’intervento di Pasquale Cabizza e la proposta di Roberto Trudu sulla creazione di un’“Associazione per lo Sviluppo Sostenibile di Poggio dei Pini” (che nel seguito chiamerò per brevità ASSPP) mi sono decisa a dire la mia sull’argomento e su altri argomenti trattati in questi mesi. Fin’ora non ero intervenuta perché non mi piacevano affatto i termini in cui si stava svolgendo la discussione, con continue accuse e invettive tra i difensori del CdA ed il Comitato: la sensazione era che spesso fossero solo delle sterili e inutili discussioni. Io vorrei che finalmente si iniziasse a parlare di fatti concreti e di proposte concrete e non di pura filosofia o di accuse e denunce tra le due fazioni, basate su articoli del codice civile o sulle leggi della privacy.
Inoltre sulla base di esperienze sui blog e su questi luoghi virtuali di discussione, ho la sensazione che spesso non servano affatto a chiarire le idee o ad avere notizie più precise e dettagliate perché ognuno tenta di tirare l’acqua al suo mulino dicendo 1/10 delle cose che sa. Questo Blog era partito con la pubblicazione delle cartografie di dettaglio dei precedenti progetti ma ovviamente tutto ciò doveva essere necessariamente implementato con i documenti, le relazioni, le convenzioni e i vari carteggi tra Comune e Coop. che purtroppo non si avevano a disposizione. Così l’informazione purtroppo non era completa e la discussione si è diretta in una altro senso, come ho detto sopra.
Vorrei quindi affrontare alcune questioni che coinvolgono sia le scelte future della vita della cooperativa, sia alcuni problemi di tipo essenzialmente “tecnico” che però sono strettamente legati fra loro. Vorrei fare capire che gestire la Cooperativa non è solo un problema di bilancio (entrate-uscite) da far quadrare a fine anno per i prossimi quaranta anni, ma anche di iniziare a vedere un po’ più avanti nel tempo e di capire a quali conseguenze possano condurre le scelte del CdA (sia quello attuale che i futuri).
I fatti concreti sono quelli che illustrerò nel seguito, scusandomi in anticipo se sarò un po’ prolissa, spero che chi ne avrà voglia riesca d arrivare alla fine e capisca il succo del discorso.

1 - Risorse naturali e del loro uso sostenibile: Non ho studiato leggi e normative societarie di vario tipo, né conosco così bene il Codice Civile come qualcuno che scrive in questo blog, ma sono un tecnico ed in relazione agli studi effettuati (scienze geologiche) e alle esperienze che ho potuto fare in 22 anni di lavoro in vari campi (dalla geologia ambientale, alla geopedologia, alla geotecnica, alla geologia applicata alle opere pubbliche), mi è capitato molto spesso (anche attualmente) di occuparmi di risorse naturali e del loro uso sostenibile, termine che è attualmente molto in voga, non solo tra gli ambientalisti e gli esperti della materia, ma anche tra i profani che spesso lo usano senza sapere cosa ci sia dietro questa terminologia. Personalmente ho iniziato ad appassionarmi a questi temi dopo aver letto, nel 1978, il famoso saggio “I limiti dello sviluppo” , voluto da alcuni scienziati riuniti nel Club di Roma e realizzato con il contributo del M.I.T. (Massachusset Institut of Technology), nel quale gli autori (veri precursori della materia) mettevano in guardia sulle conseguenze dell’utilizzo delle risorse naturali (suolo, acqua, petrolio, ecc.) e del loro uso e consumo sconsiderato, privo di qualsiasi pianificazione a lungo termine, e iniziavano a delineare e preannunciare anche i problemi di tipo climatico a cui l’intero pianeta sarebbe andato incontro di lì a poco, a causa dell’inquinamento e dell’effetto serra.
Successivamente ho continuato ad occuparmi di questi argomenti, soprattutto tramite la pedologia e la geologia ambientale, affrontando il problema delle scelte sostenibili. Inizialmente con la tesi di laurea riguardante il consumo dei suoli ed il degrado del territorio di Quartu S.Elena a causa dello sviluppo urbanistico irrazionale e dell’abusivismo edilizio lungo la costa, da Margine Rosso fino a Capitana. Per chi non lo sapesse il comune di Capoterra ha moltissime analogie con quello di Quartu S.Elena e negli anni ’80 lo sviluppo di Quartu e la sua espansione “a macchia di leopardo”, ha avuto un trend molto simile a quello che Capoterra vive da una decina d’anni a questa parte. Quella esperienza proseguì con la collaborazione, negli anni ’90, col gruppo di lavoro formato da ingegneri, storici, archeologici, geologi e pedologi, chiamati a predisporre il PUC di Quartu S.Elena, attualmente in vigore, che in quel periodo fu uno dei pochi comuni della Sardegna a riuscire ad approvare un PUC in sostituzione del vecchio piano di fabbricabilità degli anni ‘70.
Successivamente, ormai da più di dieci anni, mi occupo di progettazione di condotte idriche all’interno del Servizio Progetti dell’ENAS (ex Ente Autonomo del Flumendosa): ritengo di dover fare questa precisazione in relazione ad alcune cose che scriverò oltre.

2 – Gestione economica della Cooperativa: non sono esperta in gestione aziendale come l’Ing. Cabizza, perciò non sono in grado di valutare se 15 dipendenti sono troppi o pochi, credo però che, come fa qualsiasi azienda seria, questo problema potrebbe essere risolto molto facilmente attraverso un esame dei carichi di lavoro e delle attività svolte da ciascun dipendente e della sua produttività (contabilità industriale), per capire dove si sta spendendo troppo e come fare a ridurre le spese eccessive (se lo fossero). Non so se la Cooperativa abbia mai pensato di fare un’indagine del genere, ma sicuramente dovrà essere uno dei punti fondamentali che il prossimo CdA dovrà affrontare. A giudicare però dalla grande quantità (come riferisce qualcuno su questo blog – ma vorrei sapere quanti sono realmente) di contenziosi tra Coop. e soci, in merito a presunti abusi commessi all’interno dei lotti, sia in fase costruttiva che successivamente alla edificazione, verrebbe da chiedersi come sia possibile che, pur avendo un consistente numero di dipendenti che periodicamente e quotidianamente transitano sul territorio (geometri, guardie giurate, operai), la Coop. non riesca a tenere sotto controllo le presunte “attività illecite” dei soci, considerato che qualsiasi progetto passa al vaglio prima dell’Ufficio Tecnico e poi del Comitato tecnico (nel quale sono presenti altri geometri ed ingegneri).

3 - Nuova lottizzazione, beni identitari e uso sostenibile: il Comitato ha puntato tutta la sua azione sul problema della tutela dei valori identitari, della difesa del patrimonio boschivo e naturale di Poggio dei Pini, ora anche la costituenda ASSPP vuole continuare su questa linea. Concordo pienamente sul fatto che tali beni debbano essere tutelati, ma credo che ormai il discorso dovrebbe spostarsi su argomenti ben più importanti e “di ben altro peso”, l’uso sostenibile infatti non può riferirsi solo ed esclusivamente alla tutela e salvaguardia delle aree verdi e delle pinete ma, e soprattutto, dovranno essere affrontati altri temi che influenzeranno le scelte ed in particolare la definizione del carico massimo insediabile in termini di abitanti, in funzione della effettiva sostenibilità ambientale.
Voglio subito dire che la mossa della cooperativa di “ritirare” immediatamente dal piano di lottizzazione i lotti dentro le pinete, probabilmente oltre che essere dettata, come qualcuno ha insinuato in questi mesi, da questioni di opportunismo (per tappare la bocca agli oppositori e stravolgere il referendum), secondo me deriva dal fatto che inizialmente non avevano considerato bene le implicazioni di tipo normativo-vincolistico derivanti dalle recenti norme sul paesaggio. Non mi è chiaro come mai questo aspetto sia sfuggito ai progettisti. Infatti è noto che i boschi ricadono nell’elenco dei beni tutelati e sottoposti a precise norme nazionali e regionali (Codice Urbani e P.P.R.) e difficilmente possono essere variate le destinazioni d’uso, ancora di più se si tratta di rimboschimenti in aree con problemi di tipo idrogeologico come la nostra zona. L’atteggiamento del Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale in merito è ben noto a chi opera nel campo delle opere pubbliche, infatti anche soltanto per poter eseguire delle indagini geognostiche in una zona boscata, in cui deve essere progettata un’opera, sono necessarie preventive comunicazioni al C.F.VV.AA. che dopo appositi sopralluoghi deve rilasciare apposita autorizzazione; inoltre se ci si trova all’interno di un bene paesaggistico particolare – quali i parchi – l’Ufficio Tutela del paesaggio richiede anche la Relazione Paesaggistica perfino per l’esecuzione di stradelli finalizzati all’esecuzione di indagini geotecniche mediante sondaggi in situ. Figuriamoci se poi per realizzare l’opera dovesse essere necessario abbattere gli alberi: nella migliore delle ipotesi prescrivono (giustamente) che tutte le essenze debbano essere reimpiantate ai margini dell’opera stessa.
Durante la riunione del 1 dicembre avevo manifestato il dubbio, circa il fatto che in base alla normativa vigente il piano di lottizzazione dovesse essere accompagnato dalla Relazione Paesaggistica prescritta dal D.P.C.M. 12712/2005 emanato ai sensi dell’art. 146, comma 3 del Codice dei beni Culturali e del paesaggio (D.Lgsl. 22/1/2004 n. 42 - cosiddetto Codice Urbani). Avevo segnalato che l’art. 4.2 del D.P.C.M. afferma che le opere di urbanizzazione primaria sono soggette a studio di compatibilità paesaggistica, tanto più se inserite entro aree a bosco o entro punti o percorsi panoramici od ambiti di percezione da punti o percorsi panoramici. La norma fornisce l’elenco di tutta la documentazione tecnica da porre a corredo della domanda di compatibilità paesaggistica (cartografia specialistica, rappresentazione fotografica dello stato attuale, planimetrie di dettaglio, sezioni, rendering fotografico dell’intervento, ecc.). Durante la riunione avevo posto la domanda al presidente Calvisi per sapere se tale studio fosse stato allegato al Nuovo Piano di Lottizzazione, ma non ebbi alcuna risposta, pertanto credo non ve ne fosse traccia. Forse è stato ritenuto più economico e conveniente ritirare quei lotti piuttosto che dover integrare lo studio con nuovi allegati costosi e che facevano rallentare i tempi delle autorizzazioni. Bisogna però tener presente un altro fatto che forse è sfuggito al CdA, secondo la definizione di “bosco” adottata dal C.F.VV.AA. anche la macchia densa ed evoluta con lentischi, erica, corbezzoli, ginepri e sughere ed altre essenze tipiche della macchia mediterranea (vedi zona di Santa Barbara), è definita “bosco” e quindi è sottoposta allo stesso grado di tutela di una pineta o lecceta.
Parliamo quindi dei beni identitari, definiti all’art. 6 comma 5 del P.P.R. e meglio caratterizzati nell’Allegato 3 delle Norme Tecniche di Attuazione, “sono beni caratteristici del paesaggio culturale sardo costituiti dagli immobili, aree e/o valori immateriali, che consentono il riconoscimento del senso di appartenenza delle comunità locali alla specificità della cultura sarda, del suo paesaggio e della sua identità. Possono essere: elementi di tipo areale, caratterizzati dalla presenza di edifici e manufatti di valenza storico-culturale; reti ed elementi connettivi; aree di insediamento produttivo di interesse storico culturale. La loro tutela e salvaguardia risulta indispensabile per il mantenimento dei valori fondamentali e delle risorse del territorio”. Su questo argomento ci sono stati vari scambi di idee anche nel forum della Coop. ma mi sembra che chi scrive come al solito non conosca a fondo le leggi e parli un po’ a “vanvera”. E’ bene precisare che quelli presenti nel nostro territorio devono ancora essere identificati: infatti la disciplina dei beni identitari, secondo quanto disposto dall’art. 9 comma 1 delle Norme Tecniche di Attuazione del P.P.R., prevede che tali beni debbano essere individuati direttamente dal P.P.R. o dai Comuni in sede di adeguamento degli strumenti urbanistici alle sue previsioni; inoltre l’art. 9 comma 6 stabilisce che la Regione o i Comuni debbano provvedere a delimitarne l’area finalizzata alla salvaguardia: ossia non solo li devono identificare, ma devono anche fissare un’area di rispetto intorno ad essi. Allo stato attuale nel territorio di Poggio dei Pini, non risultano ancora censiti e/o delimitati cartograficamente beni identitari, se si esclude quello di Santa Barbara individuato nella cartografia predisposta dalla regione per il P.P.R. e consultabile nel sito della Regione. (http://webgis.regionesardegna.it/tavole_ppr/tavole_25k/A2_5651.pdf ) Sulla base di informazioni fornitemi da collaboratori dell’Ass. Urbanistica, ho appreso che il comune di Capoterra sta ancora predisponendo un’apposita cartografia dei suddetti beni, secondo quanto previsto dalla norma, anche perché ha in corso la revisione del PUC. La costituenda ASSPP potrebbe dunque intervenire presso il comune per prendere visione di queste cartografie e valutare se effettivamente il GRUSAP o altri elementi puntuali (ponti ferroviari esistenti lungo la Strada n. 3, fortini, ecc.) siano stati catalogati quali beni identitari: perché non proporre, ad esempio, che tra essi venga inserito anche il lago, o le pinete visto che richiamano un profondo senso di appartenenza (richiamo al nome stesso della nostra comunità). Mi chiedo però se siamo consapevoli di quali ripercussioni avrà tale cartografia sulle future concessioni edilizie. Mi risulta che a Cagliari siano già stati bloccati due cantieri in fase di avanzata costruzione (uno in Via Perugia e uno in Via Ravenna) e forse anche un terzo, perché il progettista aveva dichiarato che le opere in costruzione erano ubicate a più di 100 metri da un sito identitario (invece il Corpo Forestale sostiene il contrario). Ciò significherà che entro 100 m dai siti identitari difficilmente il comune potrà rilasciare licenze edilizie? Ma allora che senso ha che la Cooperativa annulli il lotto ubicato in corrispondenza del GRUSAP, se poi i lotti confinanti saranno di fatto inedificabili a causa di vincoli urbanistico-paesaggistici? Qualche urbanista potrebbe sciogliere questo dubbio?
Sempre durante la stessa riunione avevo posto un altro quesito al presidente, anche questo irrisolto e rimasto senza risposta. Come è possibile prevedere l’edificazione delle aree A2 e A3, ossia quelle disposte lungo la sponda sinistra del Rio S. Gerolamo a valle delle due dighe, se le opere di urbanizzazione previste (strade, ecc.) ricadono a meno di 150 m dalle sponde del fiume? Oltre al fatto che esistono precise norme del P.P.R. riguardo agli interventi che ricadono ad una certa distanza da tutti i fiumi, mi risulta (per esperienza diretta) che anche il Genio Civile applicando il T.U. sulle opere idrauliche di cui al R.D. 523/1904 prescriva una distanza minima di tutte le opere molto maggiore di quella riportata nelle carte del Nuovo Piano di Lottizzazione. Inoltre avrei voluto sapere cosa è scritto nel piano a proposito del fatto che quelle aree sono anche a rischio idrogeologico e ricadono all’interno del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), oltre al fatto che durante l’alluvione del 1999, come tutti i poggini ricorderanno, subirono gli effetti dell’allagamento da parte delle acque esondate dallo scarico di superficie del lago, ed essendo a valle di una diga in terra tracimabile, probabilmente richiederebbero un apposito studio di Compatibilità Idraulica ai sensi delle Norme del PAI (su questo argomento mi riprometto di informarmi in maniera più dettagliata ed eventualmente vi riferirò in seguito).

3 - Problema del carico massimo insediabile: nelle ultime riunioni informative, promosse prima del referendum per illustrare i vari piani di lottizzazione dal 1968 al 2007, secondo me sono state date scarse informazioni circa un aspetto fondamentale per lo sviluppo sostenibile di Poggio: nessuno ha affrontato il problema delle dotazioni idriche e delle fonti di approvvigionamento idropotabile della cooperativa fino al 2040. Vi sembra un problema da poco? Non si sa né se i precedenti piani affrontavano questo argomento, né se gli attuali estensori del nuovo Piano di Lottizzazione si siano posti il problema e come l’abbiano risolto. Questo secondo me è veramente l’unico e vero problema che doveva condizionare tutta la revisione del piano di lottizzazione e cercherò di spiegare perché.
L’attuale approvvigionamento idrico della Cooperativa (sintetizzando al massimo) avviene mediante due fonti: 1) l’acqua già potabilizzata, fornita da Abbanoa, proveniente dal sistema Flumendosa-Campidano tramite una condotta ex EAF (ora ENAS) e che approvvigiona anche Capoterra, ha come recapito finale una vasca di carico ubicata nella collina di Su Sinzurru, che separa Poggio da Capoterra (di fronte all’Hydrocontrol sul valico che porta al cimitero); quest’acqua è di buona qualità in quanto sottoposta ad accurati processi di potabilizzazione; 2) i numerosi pozzi (circa una decina) realizzati dalla cooperativa, in prevalenza intorno all’area sportiva; quest’acqua ha una qualità completamente diversa dalla precedente per la presenza in sospensione di alluminio, ferro e altri metalli e viene sottoposta solo a clorazione (credo che la Coop. potrebbe fornire altre notizie in merito ai processi di potabilizzazione in atto); chi abita a Pauliara conosce bene questo problema e convive con “l’acqua rossa” o l’ha risolto montando in ingresso un doppio filtro (a corda e ceramico) che dopo due settimane diventa di un evidente color ruggine. La Cooperativa, però a quanto mi risulta distribuisce l’acqua dei pozzi solo nella zona di Pauliara, mediante un sollevamento fino alla vasca di carico ubicata sulla collina di Pauliara, esiste però una condotta di collegamento tra il potabilizzatore della zona sportiva ed il resto della lottizzazione che può essere utilizzata in situazioni di scarso approvvigionamento dalla condotta Abbanoa, come accadde nel 2001 (qualcuno si ricorda la stagione dei tubi impazziti che salvano ogni pochi giorni e la conseguente chiusura delle saracinesche?). Esistono inoltre altri serbatoi interni alla Coop. Il punto da affrontare è allora il seguente: siamo sicuri che le risorse disponibili totali (dotazioni idriche) messe a disposizione da Abbanoa e quelle complessive dei pozzi saranno in grado di soddisfare la richiesta idrica di tutti gli abitanti futuri ipotizzati dal nuovo piano di lottizzazione? Bisogna infatti tenere presente che le nostre condotte non trasportano solo acque per uso potabile ma, e soprattutto, per uso irriguo: infatti nel periodo estivo i consumi crescono enormemente grazie a quei soci che hanno trasformato il loro lotto in un prato all’inglese con specie erbacee estremamente idroesigenti che necessitano anche di 4 innaffiature consecutive al giorno (così mi dicono coloro i quali possiedono il prato con l’erbetta sempreverde), arrivando anche a spendere 1000€ di consumi idrici nel trimestre estivo. Credo che questa sia pura follia!! E non si pensi che il problema si possa risolvere come fanno coloro i quali hanno affidato alla trivellazione di un pozzo (profondo anche 100 m) la possibilità di avere l’acqua gratis senza doverla pagare alla Cooperativa.
Vorrei che su questo argomento venga fatta una seria riflessione: cosa succederà se tutti i proprietari dei nuovi lotti decidessero di impiantare enormi prati all’inglese, innaffiandoli sia con l’acqua della rete sia scavando un proprio pozzo? Tenete presente che ho sentito dire da molte persone che uno dei motivi per cui avevano comprato il terreno a Poggio, piuttosto che in un’altra lottizzazione di Capoterra, è anche dovuto al fatto che l’acqua non manca mai e non è razionata.
Qui nasce quindi il problema delle risorse naturali e dell’uso sostenibile: come intende affrontare la Cooperativa il problema dell’approvvigionamento idrico per i prossimi 40-50 anni? Considerando che a detta di tutti gli esperti di idrologia, nel prossimo futuro le condizioni pluviometriche in Sardegna saranno quelle di un aumento progressivo dei fenomeni siccitosi e che quindi le risorse dovranno necessariamente essere razionate. E’ impensabile che i soci possano continuare a sprecare l’acqua in un modo insensato ed incontrollato innaffiando i loro giardini senza un minimo controllo. Infatti è ben noto agli idrogeologi che lo scavo di sempre nuovi pozzi, anche a breve distanza dai precedenti, sia che siano della Cooperativa che di altri soci, avrà come conseguenza la depressione della superficie piezometrica ciò l’abbassamento della falda a quote inferiori a quelle del mare (attualmente credo che la falda dei pozzi zona campo sportivo si attesti intono ai – 30÷40 m dal p.c. cioè a circa + 10 m s.l.m) e la conseguente infiltrazione di acqua salina dal mare, come già avviene in alcuni pozzi di Pauliara. Considerata l’attuale tendenza evolutiva delle falde costiere della Sardegna, non ultima quella di Capoterra, questo fenomeno noto come “salinizzazione della falda” non è solo utopia ma purtroppo un grave rischio.
Quindi uno dei punti fondamentali che il prossimo CdA dovrà affrontare è il seguente: saranno disponibili dotazioni idriche aggiuntive da parte di Abbanoa, gli attuali pozzi saranno in grado di soddisfare le nuove esigenze idriche? A quanto mi risulta non esiste un preciso studio idrogeologico del sistema acquifero del bacino del Rio S. Girolamo, basato su dati di piovosità, deflussi e di ricarica della falda, che permetta di conoscere l’entità reale delle risorse idriche disponibili e di quelle realmente utilizzabili senza arrivare al depauperamento di queste ultime, non esiste neppure un catasto dei pozzi scavati dai soci ed a quale distanza siano ubicati rispetto a quelli della Cooperativa, non si conoscono quindi le interferenze tra emungimenti della cooperativa ed emungimenti dei soci, oltre ovviamente a non conoscere l’esistenza di altri pozzi lungo tutto il bacino del Rio S. Gerolamo. A suo tempo avevo scritto una relazione, in quanto membro del Comitato Tecnico (sulla base dell’art. 2 dell’ex Statuto che all’epoca stabiliva che il Comitato Tecnico “esprime pareri tecnico-economici su argomenti di natura urbanistica, edilizia, ambientale, idrogeologica e tecnologica, relativi a qualsiasi intervento da realizzare nel territorio del Centro Residenziale”). Durante una delle riunioni del Comitato (2002 - anno della più grave crisi idrica della Sardegna) era stata ipotizzata la possibilità, da parte della Cooperativa, di incentivare i residenti alla perforazione di pozzi per uso irriguo nei propri lotti, anche in considerazione dell’elevato costo dell’acqua potabile e della scarsità della risorsa. Ritenni, e lo scrissi, che una tale indicazione fosse totalmente in contrasto con un razionale utilizzo delle falde freatiche presenti nel nostro centro residenziale. Innanzitutto perché i pozzi si sarebbero trovati a brevissima distanza l’uno dall’altro (meno di 200 – 300 m, se la metà dei soci ne avessero scavato uno), già ora i molti pozzi presenti a Pauliara interferiscono necessariamente con quelli della Cooperativa, posti in prossimità della zona sportiva, riducendone la portata; in secondo luogo un eccessivo numero di pozzi determina un progressivo depauperamento della risorsa portando alla sua riduzione progressiva o alla perdita delle sue qualità chimico – fisiche. La risposta della Cooperativa fu di non affrontare questi argomenti e diede incarico ad un geologo di seguire lo scavo di nuovi pozzi nella zona sportiva (nel 2002-2003) senza effettuare alcuno studio globale dell’acquifero.
Un altro punto fondamentale da affrontare è quello del risparmio idrico, attraverso un’opera capillare di sensibilizzazione sia dei nuovi, ma anche dei vecchi soci, circa un corretto uso dell’acqua. Ad esempio indicando quali specie arboree, arbustive ed erbacee sono ammissibili e quali devono essere scoraggiate perché assolutamente incompatibili con il clima della nostra zona. Anche su tale argomento ebbi occasione di fornire alcune indicazioni all’epoca in merito all’uso di specie arboree, arbustive ed erbacee per la realizzazione del Parco Giochi, ma credo che un qualsiasi naturalista o biologo sia in grado di fornire indicazioni precise, certo meglio dei vivaisti che cercano di vendere il prato pronto che hanno in azienda, sempre guarda caso costituito da essenze assolutamente inadeguate alla realtà sarda.

4 – Normativa ambientale sull’utilizzo delle risorse idriche superficiali e sotterranee e sulla gestione degli sbarramenti: per finire credo che la nostra comunità (soci ed amministratori) dovrà prendere atto che non può continuare a disporre delle sue risorse naturali senza sapere cosa succede intorno e soprattutto che tutte le attività normative e pianificatorie relative all’aspetto quantitativo e qualitativo delle risorse idriche, a livello europeo, nazionale e regionale, sono sostanzialmente cambiate negli ultimi anni. E con questo mi riferisco alle recenti normative di recente approvazione in merito all’utilizzo delle risorse idriche sia superficiali che sotterranee ed alla gestione dei laghi-sbarramenti: 1) la Direttiva 2000/60/CE “Direttiva Quadro per l'azione comunitaria in materia di acque”; 2) il D.Lgls. n. 152/2006 (Codice dell’Ambiente) Parte Terza - Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche” 3) D. Min. Ambiente 30/6/2004 “Criteri per la redazione del progetto di gestione degli invasi” ; 4) la recente L. Regionale n. 19 del 6 dicembre 2006 “Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici”; 5) Legge Regionale n. 12 del 31 ottobre 2007 “Norme in materia di progettazione, costruzione, esercizio e vigilanza degli sbarramenti di ritenuta e dei relativi bacini di accumulo di competenza della Regione Sardegna”.
Non credo che sia il caso in questa sede di entrare nel merito di quanto stabiliscano tali norme sull’utilizzazione delle risorse idriche, anche perché la disamina dei numerosissimi articoli in esse contenute richiederebbe un tempo interminabile: il punto fondamentale è che la loro finalità fondamentale è quella di perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili. Inoltre dette norme prescrivono per gli utilizzatori e gestori di invasi tutta una serie di obblighi ed incombenze, che riguardano necessariamente anche la Coop., in quanto detentrice di una concessione regionale per l’utilizzo relativa al solo sbarramento in terra lungo il Rio S. Gerolamo.

5 – Problema del Lago piccolo e del lago grande: In tutta questa discussione ho fin’ora tralasciato il discorso sull’utilizzo della terza fonte di approvvigionamento idrico indicata dalla Coop. in molti suoi documenti e discussa anche all’interno del Comitato tecnico (quando ne facevo parte), cioè il Lago grande, anzi i due laghi di cui tanto si è scritto in questi ultimi mesi. Lasciando da parte tutta la polemica sui lavori illegittimi o meno e sulle relative denince, voglio solo ricordare che la vicenda non è affatto chiusa come qualcuno cerca di farci credere, infatti siamo ancora in attesa di conoscere ufficialmente quale sia stata la risposta del Genio Civile alla ulteriore richiesta di chiarimenti formulata da parte dell’Assessorato LL.PP. della Regione nel mese di dicembre, in merito alle autorizzazioni rilasciate dal G.C. nel corso del 1999 e citate dalla sospensiva del T.A.R. Ho letto il parere del T.A.R. e la risposta del Genio Civile conseguente all’interrogazione consiliare (come sostengo mi risulta che ne sia stata inviata anche una seconda all’Assessorato), ma devo dire che l’esame della normativa a cui ho fatto cenno sopra (D.Min. Ambiente 30/6/2004 - GU n. 269 del 16-11-2004) mi ha suscitato nuovi e forti perplessità. Tale normativa infatti prescrive che i gestori degli sbarramenti debbano predisporre un apposito piano di gestione dell’invaso di cui sono titolari, relativamente alle seguenti azioni, che devono essere preventivamente autorizzate dal Servizio competente dell’Assessorato regionale dei lavori pubblici:
- Art. 2: a) «svaso»: svuotamento totale o parziale dell'invaso mediante l'apertura degli organi di scarico o di presa; b) «sfangamento o sghiaiamento»: operazione per rimuovere il materiale sedimentato nel serbatoio; c) «spurgo»: operazione di sfangamento che fa esitare a valle, trascinato o disperso nella corrente idrica, attraverso gli organi di scarico, o, eventualmente, di presa, il materiale solido sedimentato; d) «asportazione di materiale a bacino vuoto»: operazione di sfangamento che utilizza macchine per il movimento e per la rimozione del materiale sedimentato.
- Art. 3 … Nel caso di asportazione di materiale a bacino pieno o vuoto, il progetto di gestione indica anche: a) il volume di materiale solido che si prevede di rimuovere dal serbatoio; b) le modalita' di rimozione del materiale; c) la caratterizzazione qualitativa del materiale solido da rimuovere; d) le modalita' di dislocazione ovvero di smaltimento del materiale rimosso, da individuare in relazione alle caratteristiche dell'ambiente destinato a ricevere i materiali asportati, o altra sua riutilizzazione consentita considerando, tra l'altro, in relazione alle sue caratteristiche di qualità, l'utilizzo per colmate, l'ammendamento per terreni agricoli, l'utilizzo per riprofilare porzioni della morfometria dell'alveo fluviale in relazione alle specifiche caratteristiche della zona d'alveo interessata; e) le aree di dislocazione del materiale rimosso che devono essere poste in condizioni di sicurezza idraulica sia per quanto riguarda la stabilita' degli ammassi, sia per quanto riguarda l'esposizione a fenomeni erosivi, sia in caso di dislocazione in aree golenali, per quanto riguarda il verificarsi di piene del fiume.

Sorvolando sulle sanzioni, a questo punto mi vengono ulteriori dubbi sulla vicenda: come mai nessuno ha mai citato tale norma e ci si è limitati a tirare in ballo l’art. 146 del Codice Urbani (tutela di beni paesaggistici) o al contrario (da parte della Coop.) l’art. 149 (secondo il quale non sarebbe necessaria l'autorizzazione prescritta dall'articolo 146, per gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l'aspetto esteriore degli edifici). Credo che anche il T.A.R. sia stato indotto in errore nella valutazione dei fatti, proprio perché la normativa di riferimento è tutt’altra rispetto a quella citata dalla denuncia. Su questo punto credo quindi che serva una disamina molto più precisa e approfondita da parte di esperti in materia.
Subito dopo però sorge un secondo dubbio riguardante la disponibilità da parte della Coop. di quel bene (laghetto piccolo) infatti il Genio Civile dichiara che:
- La Cooperativa Poggio dei Pini è titolare di una concessione di acque pubbliche e delle relative opere di derivazione e invaso dal bacino ex ditta eredi Leone Saggiante costituito da uno sbarramento in terra di altezza al coronamento di m. 13 5 e di capacità max di mc 311.890. La concessione è stata rinnovata in data 03.05.04 ed è tuttora vigente.
- A valle delle opere di derivazione sopra descritte sempre sul Rio San Girolamo è presente un ulteriore piccolo invaso indotto dal rigurgito di un'opera di regimazione realizzata con un muro in c.l.s. di modesta altezza, di cui non si conosce il soggetto realizzatore ma si suppone possa essere lo stesso che a suo tempo ha realizzato lo sbarramento in terra del lago alto. Quest'ultimo sbarramento in c.l.s. non è inserito nel disciplinare [34/d del 20.11.03] che governa la concessione di derivazione delle acque del San Girolamo alla Cooperativa Poggio dei Pini e pertanto, la stessa cooperativa, non ha imposizioni di obblighi manutentivi né tanto meno diritti di gestione su queste opere.
Devo dire che qualcosa di assolutamente simile scriveva il prof. Lazzari in una Relazione redatta per conto della Coop. e datata Dicembre 2001, che afferma (cito testualmente dalla copia di detta relazione): “Secondo i documenti esistenti negli uffici della Cooperativa possiamo storicamente risalire a quanto è stato fatto dal 1965 ad oggi sia per quanto riguarda l’autorizzazione di derivazione dell’acqua del Rio S. Gerolamo, che per le vicissitudini di costruzione della diga in terra sullo stesso Rio. Manca invece qualsiasi documento che ci faccia risalire alla storia dello sbarramento in muratura sullo stesso Rio”.
Bisogna precisare che il prof. Lazzari nella relazione si riferisce sempre alle operazioni ed adempimenti necessari per adeguare le opere di sbarramento alle normative allora vigenti e che la Coop. doveva predisporre urgentemente al fine del rinnovo in sanatoria della concessione (perchè la concessione era scaduta nell’aprile 1998): tali adempimenti però erano riferiti esclusivamente alla diga in terra, mentre non si parla mai della diga in muratura.
Questa puntualizzazione è importante perché si riferisce ai nuovi obblighi derivanti dall’entrata in vigore della Legge Regionale n. 12 del 31 ottobre 2007. La norma prescrive che entro il termine perentorio di nove mesi dall’entrata in vigore (8 febbraio 2008 – 8 novembre 2008), “il gestore è tenuto a presentare alla struttura regionale competente la domanda finalizzata ad ottenere l’autorizzazione alla prosecuzione dell’esercizio, corredata da una perizia tecnica, secondo le modalità prescritte dall’Allegato A. Ai proprietari o ai gestori degli sbarramenti esistenti che, decorsi tre mesi dalla scadenza del termine di cui sopra, omettano di presentare la domanda di autorizzazione alla prosecuzione della gestione si applicano congiuntamente: a) la sanzione di 5.000 euro; b) la sanzione della demolizione, a proprie spese e con le dovute cautele, dello sbarramento entro il termine fissato dall’autorità regionale competente; decorso inutilmente tale termine, la medesima autorità regionale ne dispone l’esecuzione d’ufficio con spese a carico dei responsabili o l’acquisizione al patrimonio regionale”. Tenendo conto di quanto prescritto nell’allegato A per le dighe esistenti, cioè che deve essere attestata la conformità delle opere in parola al progetto originario in base al quale è stata autorizzata la loro esecuzione, è facile dedurre che si tratti di una grossa patata bollente per la Coop. soprattutto per quanto riguarda la diga piccola di cui, come detto sopra, mancherebbe qualsiasi documento progettuale e per la quale come è noto non si conosce neppure il soggetto realizzatore per la quale non ha imposizioni di obblighi manutentivi né tanto meno diritti di gestione su queste opere.

5 – Proposte relative a piste ciclabili e aree ricreative: qualcuno nel blog ha proposto che l’Associazione si occupi di proporre la realizzazione di piste ciclabili e altre attività simili. Vorrei ricordare che a seguito di un concorso di idee dal titolo: “Valorizzazione dei due laghi e zone contermini” promosso in data 14.12.2001 dalla Società Poggio dei Pini A.r.l. vennero presentati tre progetti, esaminati dal Comitato Tecnico. Di essi uno fu predisposto dal GRUSAP ed avendo partecipato personalmente alla sua stesura, riporto integralmente il testo della lettera di trasmissione del progetto alla Coop.: “Con la presente il GRUSAP intende partecipare al concorso di idee per la valorizzazione delle aree circostanti i due laghi, pur sapendo di non adempiere totalmente alle richieste fatte in data 14.XII.2001 dalla suddetta pregiatissima Società Poggio dei Pini A.r.l. L'associazione non ha le capacità e le competenze per poter partecipare ad un concorso di idee relativo alla progettazione di tipo urbanistico ed ingegneristico e per tale ragione ha deciso di avvalersi della collaborazione di alcuni professionisti residenti al Poggio. In particolare la proposta è stata realizzata con la collaborazione del Dott. Giampaolo Cillocu (ingegnere), Prof. PhD. Gianluigi Bacchetta (docente di Biologia vegetale applicata), Dott.ssa Maria Rita Lai (geologa), Sig. Giacomo Cillocu (responsabile per il Grusap del settore ambiente e aree verdi). Si specifica che le persone sopra elencate partecipano in maniera totalmente gratuita a questa iniziativa e che eventuali riconoscimenti andranno totalmente all'associazione. Il GRUSAP offre inoltre la sua manodopera, i propri mezzi e mette a disposizione una grande quantità di essenze vegetali di cui è già in possesso per realizzare le opere di seguito specificate. Distinti saluti. Il PRESIDENTE”. Sono inoltre disponibile a fornire l’intera relazione esplicativa del progetto (avendola redatta ho ancora il file sul mio PC), mentre non possiedo più la cartografia allegata che era stata prodotta in sole due copie (una per la Coop. e una per il Grusap). Brevemente: il progetto prevedeva la valorizzazione delle due aree a ridosso dei laghi mediante la realizzazione di: un piccolo orto botanico, strutture per la sosta lungo le rive; pista pedonale e/o pista ciclabile; pista jogging/percorso salute; creazione di zone di interesse naturalistico; conversione floristica e vegetazionale a vantaggio delle specie e delle comunità vegetali autoctone ed eliminazione progressiva delle specie alloctone; pulizia del sottobosco. Preciso che la Coop. non identificò mai il soggetto vincitore del concorso né diede corso alla realizzazione degli interventi suggeriti dai tre partecipanti.

6 – Pianificazione, edificazione e consumi energetici sostenibili: su questo argomento avrei ancora molto da dire. Ma riassumo qui per non continuare ad annoiarvi. Si potrebbe cogliere l’occasione di affrontare il tema della pianificazione dell’uso del territorio considerando anche altri aspetti. Tra questi segnalo, ad esempio, l’utilizzo di reti duali per l’approvvigionamento idrico: le reti duali per intenderci sono reti distinte una con acqua potabile (trattata e più costosa) da utilizzarsi in cucina e per il lavaggio personale (lavandini, docce, vasche), un’altra nella quale scorre acqua grezza per gli sciacquoni del water e utilizzabile per l’irrigazione dei giardini, potrebbe derivare anche dal riciclo di acque grezze. Nel resto d’Europa i nuovi condomini vengono dotati di questi sistemi. Problema delle fognature inadeguate e delle manutenzioni: quanti soci sanno che è vietato scaricare nella fognatura le acque provenienti dalle grondaie dei tetti? Secondo voi perché ad ogni pioggia un po’ più forte del previsto, i tombini fognari nella zona bassa di Pauliara saltano per aria con conseguente fuoriuscita di liquami in prossimità del lago piccolo? La Coop. ha mai effettuato delle verifiche, casa per casa, per conoscere il recapito finale delle acque di gronda? Problema della manutenzione delle strade: vi siete mai posti il problema del motivo per cui, quando e come si deteriorano le strade su cui la Coop. spende soldi per il rifacimento? Qualcuno ha sostenuto che ciò sia dovuto al fatto che nel nostro territorio piove molto e le cunette non riescono a smaltire tutta l’acqua, con conseguente ruscellamento ed erosione dei bordi stradali. Io sono convinta invece che in molti casi (e ne ho avuto la conferma diretta) spesso e volentieri ciò accade per uno scarso stato di addensamento del sottofondo stradale: quando furono bitumate le strade spesso il bitume fu poggiato a diretto contatto con la roccia granitica (in montagna) o con il granito alterato ed argillificato (in pianura), che costituisce il substrato di fondazione della strada; cioè non fu interposto(forse per risparmiare), come una buona tecnica costruttiva delle strade impone (Vedi Norme CNR-UNI sui rilevati stradali), uno strato di “sottofondo” inerte adeguatamente costipato e (in particolari casi) un telo di tessuto-non tessuto. Ciò ha fatto sì che spesso questi cedimenti si verificano subito dopo il passaggio di camion colmi di terra e/o di materiali edili (mattoni) destinati all’edificazione di nuove abitazioni; tali carichi sono fuori norma, ovvero non potrebbero circolare in strade comunali e/o private, non in grado di sopportate quei pesi esagerati perché il sottofondo non è in grado di sostenerli. Basterebbe chiedere al Comune che venga apposto un limite di portata in ingresso e soprattutto vigilare affinché chi rompe paga. In certi casi, vedi alcuni incroci stradali risanati dalla Coop. era assolutamente evidente quale fosse la causa del cedimento: in quel periodo nelle vicinanze si stava costruendo una nuova abitazione e i mezzi stracarichi, che vi transitavano, non venivano controllati da nessuno, dopo pochi giorni l’asfalto aveva ceduto. Problema del risparmio energetico: perché non si inizia a pensare di attivare un’azione congiunta, presso il comune e la Regione, affinché tutte le nuove abitazioni, e quelle esistenti per chi lo vorrà fare, possano essere dotate di pannelli solari e fotovoltaici senza dover incorrere in lunghe ed estenuanti trafile di autorizzazioni, che già adesso vengono negate a chi abita in certe zone di Poggio? Qualche socio si è già scontrato con questi adempimenti burocratici (gli è stata addirittura negata l’autorizzazione all’installazione, che hanno il solo effetto di disincentivare e scoraggiare l’installazione di tali impianti innovativi. Ancora sul risparmio energetico: vorrei che nel prossimo piano di lottizzazione si tenesse conto anche di un altro fatto, razionalizzare l’ubicazione delle strutture (scuole di ogni ordine, servizi quali market ecc.) al fine di ridurre il più possibile gli inevitabili consumi di carburante e il conseguente inquinamento dell’aria. Sfido qualsiasi urbanista a dimostrare che l’attuale configurazione dei servizi presenti con la dislocazione delle scuole materna e media abbarbicate in una collina scomodissima da raggiungere, la scuola elementare da tutt’altra parte (per giunta in una strada stretta e senza parcheggi dentro Residenza del Poggio), l’area sportiva divisa tra la zona di Pauliara e la piscina posta da tutt’altra parte (chiedete alla Poggio Sport Village quanto è costato, la scorsa estate, trasportare i bambini che frequentano il baby-parking in piscina per le lezioni di nuoto), la zona servizi con market, negozi, edicola e uffici da un’altra parte ancora, abbia qualcosa di razionale e agevoli la fruibilità e consegua l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile in termini di economicità energetica.

Ci sarebbero ancora altri argomenti da sviscerare per esempio sulla gestione degli impianti sportivi e le relative manutenzioni ordinarie e straordinarie; sulle carenze ed inadeguatezza delle strutture scolastiche (vedi inesistenza delle mense e delle palestre); sul problema del rischio idrogeologico e dell’intasamento delle cunette di dreno o dei canali occlusi, che impediscono il normale deflusso delle acque di ruscellamento verso i terreni confinanti, ma per ora credo che sia stata messa abbastanza carne al fuoco.
Di tutti questi argomenti avrei auspicato si parlasse nelle riunioni informative con i soci: su quali interventi e servizi hanno bisogno i soci ed i loro figli (anche piccoli) che vivono al Poggio; sul vero assetto futuro del territorio; sulla sua gestione in termini “veramente sostenibili”, veramente non se ne può più di accuse e di denunce tra soci e/o tra soci e CdA.
Pertanto mi auguro che nessuna delle affermazioni da me riportate vengano prese come un’accusa nei confronti di alcuno dei soci o degli amministratori (presenti e passati), come ho detto all’inizio il mio intento è solo quello di affrontare questioni tecniche e pratiche della vita di tutti i giorni, da un punto di vista squisitamente pratico e tecnico e su questa strada vorrei continuare a dialogare e eventualmente a collaborare se il mio supporto potrà servire ed interessare, soprattutto con persone che siano addentro ai problemi, e non con chi scrive solo per fare sterili ed inutili polemiche che non portano da nessuna parte e servono solo a riempirsi la bocca di parole ed a spacciarsi per esperti paesaggisti, urbanisti o altro.
Saluti a tutti.
Maria Rita Lai

venerdì 22 febbraio 2008

Cominciamo a entrare nel merito

di Pasquale Cabizza
E' giunto il momento di confrontarci con le nostre proposte. Facciamo una bella tregua, accantoniamo le polemiche ed entriamo nel merito del problema.
Non si tratta di discutere sul fatto che il Piano '70 sia scaduto o meno, è un argomento che non porta ai risultati che ciascuna delle parti vorrebbe.
Se è vero che l'oggetto del contendere consiste nel numero e nella disposizione degli eventuali nuovi lotti, vestiamo i panni da Socio e soprattutto da abitante di Poggio e affrontiamo l'argomento fino in fondo con coerenza.Ciascuno di noi metta in campo le proprie idee e le proprie esperienze e dia il dovuto contributo con spirito costruttivo. Non sono un Urbanista né un esperto di tributi, faccio il dirigente d'azienda da 19 anni, e, per quanto mediocre sia stato il mio operato, ho gestito realtà produttive con oltre mille dipendenti.
La nostra realtà di Poggio è un mix fra un Comune e un'Azienda, e come tale va gestita, definendo, insieme, i parametri e i paletti.
Iniziamo dalle voci più importanti: una struttura di 15 dipendenti di cui uno part-time (comprendendo Amministrazione, Tecnico e Vigilanza), 888 lotti per 850 soci, uno più un meno.
Personalmente ritengo che quel numero di dipendenti sia necessario. In passato, quando la Cooperativa era gestita dagli ex Amministratori che aderiscono al Comitato, il numero era superiore, e non è un demerito; io mi sono opposto quando l'organico è stato ridotto dall'amministrazione di cui facevo parte. A mio giudizio sarebbe necessario almeno un altro operatore fisso che si occupi del verde.
L'acquedotto è da rifare; i materiali utilizzati non garantiscono più, e le perdite sono dell'ordine del 25%. In queste condizioni nessun Comune lo prenderebbe, e io francamente non lo cederei mai (anche questo è un argomento da affrontare).
Molti di noi, me compreso, in passato proponevano di non individuare nuovi lotti, ma proponevano anche di aumentare le quote sociali per far quadrare i conti. Per cortesia evitiamo espressioni demagogiche tipo: dobbiamo risparmiare, evitare gli sprechi, ecc. Non risolviamo il problema nella sostanza.
I costi di gestione, a bocce ferme, superano gli introiti. Io sostengo che i costi di gestione non possono essere ridotti; per aumentare gli introiti occorre aumentare il numero di soci o realizzare strutture/attività che producano reddito. In entrambe le ipotesi occorrono risorse economiche, cioè lotti; si tratta solo di stabilire quanti e dove.Come in tutte le realtà produttive, aumentando i soci (lotti) aumentano i costi di gestione, in modo più o meno consistente a seconda dell'ubicazione dei lotti, e aumentano anche gli introiti, ma questi in modo più rapido rispetto ai costi. Quindi può esistere una condizione di equilibrio, che dobbiamo trovare insieme.Da una prima grossolana analisi si può dire questo: per far quadrare i conti occorre aumentare gli introiti di circa 100.000 euro/anno, vale a dire 160-170 nuovi soci, oppure 15 nuovi immobili che rendano 6500-7000 euro/anno ciascuno (è un'ipotesi); in entrambi i casi occorrono risorse, cioè lotti.
Oppure occorre aumentare le quote sociali del 20%; questa oggi non sarebbe una soluzione felice e non verrebbe accettata dalla maggioranza dei soci.
La prima ipotesi (aumentare il n° di soci) consente di raggiungere l'equilibrio a regime, ma consente anche di avere risorse per le strutture occorrenti (per esempio l'acquedotto). Il problema non è, in questa fase della discussione, se occorrono 20 milioni di euro o se bastano 10 milioni, il problema è che occorrono risorse, che devono essere fornite o dai soci attuali o dai lotti. Questo è il problema.Non credo di fare demagogia con questo mio discorso, sto solo cercando di dare un contributo per arrivare ad una soluzione pacifica del contendere.
Consentitemi anche di dire che non è determinante che questa prima analisi sia perfetta o meno, è comunque questo l'argomento che dobbiamo affrontare. E', a mio parere, la base della discussione.
Ci sediamo intorno a un tavolo esprimendoci con numeri e non con aggettivi?.
Grazie
Corronelverde
Pasquale Cabizza

giovedì 21 febbraio 2008

Alla faccia del buonsenso e della correttezza

di Maurizio Cadone

Nel forum della Cooperativa c’è un post nel quale corro nel verde, alias Cabitza (… o il contrario …) rievoca Luigi XIII (Franco Magi) e Richeliu che in combutta con l’uomo in nero hanno trattato col nemico (CdA) all’insaputa (?) del Re.
A quel intervento mi vorrei riferire.
Penso che la mia posizione sulle recenti vicende della nostra Cooperativa sia conosciuta. Ma se casualmente interessasse a qualcuno la ribadisco, attribuendo alle mie considerazioni la valenza del voto a cui il giorno dell’assemblea ho rinunciato con assoluta convinzione e non per … timori vari …, rispettando, ma non condividendo, la difficilissima decisione del Presidente:

1) sono contrario alla variante al PdL proposta dal CdA nei contenuti e nel metodo;
2) sono contrario alla segretazione degli atti.

Sono una delle persone che ha “trattato” col CdA.
Non so chi sia l’uomo in nero ma l’accostamento a Richelieu mi sembra proprio eccessivo. Costui era un Cardinale (il massimo), politico, ricchissimo e potente. Ma un uomo di cultura come Lei saprà che è ricordato per ben altre doti. Guardi Cabitza che Lei ha proprio sbagliato il paragone, correndo correndo si è un po’ perso.
Se viceversa, Suo intendimento, come penso, era adombrare atteggiamenti scorretti all’interno e nei confronti del Comitato e di Franco Magi Le dico che l’incontro col CdA è stato frutto di una iniziativa personale, ma concertata, priva di mandato, esplorativa, di riporto in favore del Comitato nell’ipotesi auspicata di aperture. Mi auguro attuata con buon senso e correttezza che Lei, a parole, spende nel Suo intervento. Comunque chieda ai Probiviri.
Iniziativa che non rinnega le ragioni del Comitato, anzi le ha sostenute direttamente “faccia contro faccia”, priva di qualsivoglia interesse personale, in specie a rivestire ruoli nel CdA.
Prima di arrivare alla traumatica spaccatura della Comunità, a cui tengo forse anche più di Lei, ho inteso fare un ulteriore tentativo come, tal volta, persone di buona volontà fanno, ad esempio prima che moglie e marito si separino.
Per usare un altro paragone, che pure si presta, potrei dirLe che quando vado dal dentista preferisco non soffrire. Nelle Sue riflessioni durante la corsa pensi a cosa potrei alludere.

Si è tentato di mettere a disposizione dei Poggini un ulteriore contributo, anche se non richiesto. Se il tentativo è riuscito … bene, diversamente non credo che perderò il sonno.
Le mie valutazioni su quanto accaduto rimangono critiche ed inalterate, per non dire rafforzate dopo la confusa riunione del 16, così come la stima a Magi, il sostegno al Comitato tutto, formato, come i CdA che si sono susseguiti nella storia della Cooperativa, da persone per bene.

Richelieu, maestro di fini congiure, cospiratore, doppio giochista per antonomasia. Non Le sembra di avere esagerato arrivando ad essere anche offensivo ? Valuti meglio e stia attento coi giudizi.
Qui c’è un grande black out di comunicazione, favorito anche dal tipo di illazioni nel quale Lei mostra di sapersi muovere, e non solo, che se non risolto rischia di portare ad un grande sconquasso che ci danneggerà tutti.
Per ragioni fin troppo ovvie l’iniziativa dell’incontro col CdA doveva rimanere più riservata di quanto non è stata.

Cercherò di sopravvivere alle previste critiche, e a certe uscite infelici; ma La invito a non formulare congetture diverse da quelle esposte e a seguire nel trekking percorsi virtuosi e corretti, magari facendosi guidare, se in difficoltà, dal navigatore satellitare.
Complimenti vivissimi per la fantasia: corro nel verde, Luigi XIII, i moschettieri, Richeliu, l’uomo nero …. il nemico etc. etc.

A Sua disposizione per una dimostrazione visiva della inesistenza di code di paglia o estensioni similari. Spero di averLe reso almeno in parte la perfidia utilizzata nel post. Nel caso così non fosse stia pur tranquillo che alla prima occasione rimedierò.

Maurizio Cadone
Immagine: Wikipedia

mercoledì 20 febbraio 2008

Una associazione per lo sviluppo sostenibile

di Roberto Trudu
Quello che è accaduto sabato 16 febbraio ha dell'incredibile, in nome dell'ipocrisia si è chiesto ad una assemblea di votare di “non votare” per evitare di spaccare in due la comunità che essa rappresenta. Non solo... ma per fare questo si è chiesto il voto palese nominale. Complimenti ai Probiviri, che hanno inventato la formuletta del “non voto” per non spaccare in due la comunità consegnando a chi ne vorrà fare buon uso la “black list” dei dissenzienti... adesso sì che la comunità è molto più coesa...
Non voglio fare la cronaca della più paradossale assemblea della mia vita, ma una breve analisi critica di come ci si può infilare in simili situazioni.

La Pineta di Pauliara salvata dalla lottizzazione

Durante l'assemblea del 1° dicembre dissi che non era mia abitudine combattere battaglie temerarie, e in questo stesso blog (il 2 gennaio in risposta al post “La Cooperativa tra passato e futuro” di Silvio Ceccarelli) cercai di portare l'attenzione del Comitato per lo sviluppo sostenibile di Poggio dei Pini verso una “strategia” di difesa del nostro patrimonio naturale, perché in caso contrario gli esiti sarebbero stati negativi. Per la verità il mio post non ebbe alcun seguito e tutti preferirono la “tattica”. Smisi di scrivere e di proporre. La visione tattica della mission prese il sopravvento, e si decise di andare avanti con la sfiducia al Consiglio e boicottare il referendum da essi proposto con esiti addirittura catastrofici.
Ho continuato a sostenere le iniziative del Comitato, tranne la firma alla richiesta di revoca, e perciò mi assumo la mia parte di responsabilità. Ora però dico la mia tutta intera.
Intanto il mio unico interesse è la difesa di un patrimonio naturale e urbanistico unico in Sardegna, un raro esempio di edilizia e urbanistica in armonia con l'ambiente naturale e pertanto DEVE ESSERE TUTELATO.
La tutela con azioni dilettantesche è da dimenticare perché la cura può essere peggiore del male. Chi pensa di difendere questa “Poggio dei Pini” con 400 nuove unità immobiliari (a spanne: 100 nelle zone A, 200 vecchi lotti da edificare, 100 nuovi lotti) oltre alle 700 attualmente esistenti vuole modificare radicalmente il nostro borgo. Ma contemporaneamente chi si propone di portare avanti una difesa dei valori incarnati dalla nostra realtà non lo può fare con iniziative temerarie e controproducenti. Prendiamone atto, senza tanti sofismi e senza tanta dietrologia, non siamo riusciti a coagulare attorno a noi la maggioranza dei soci.
Ora però c'è da fare.
Intanto potremmo cominciare col commettere gli altri due errori che ancora ci mancano: il primo è quello di spostare la disputa sul piano legale e cercare ogni cavillo utile per ottenere la revoca del Consiglio, rendere pubblico ogni documento, annullare il Piano di Lottizzazione; il secondo è disperdere il patrimonio di esperienza, di senso di appartenenza, di identificazione nel territorio e di tutela dei beni naturali che il Comitato per lo sviluppo sostenibile di Poggio dei Pini ha permesso di accumulare in questi mesi, facendo perdere credibilità allo stesso e demotivando i suoi sostenitori.
Oppure potremo astenerci dal compiere ulteriori gesti inconsulti e passare oltre con queste proposte che seguono:


  1. accettiamo l'esito del Referendum e dell'Assemblea senza ma e senza se, dando un segno di sportività e se vogliamo di signorilità;

  2. costituiamo formalmente la “Associazione per lo sviluppo sostenibile di Poggio dei Pini” nelle forme più idonee perché esso acquisti una voce autorevole e chiudiamo il Comitato;

  3. eleggiamo democraticamente la dirigenza della Associazione tra tutti coloro che formalmente vi aderiranno, perché possa essere legittimata ad esprimersi in nome e per conto dell'Associazione;

  4. stabiliamo nello statuto dell'Associazione che l'attività sarà indirizzata alla tutela dei valori identitari, alla difesa del patrimonio boschivo e naturale di Poggio dei Pini, che si proponga come interlocutrice (non oppositrice) dei Consigli di Amministrazione della Cooperativa, che si relazioni con il Comune di Capoterra come portatrice di interessi di una intera comunità;

  5. apriamo e incentiviamo la partecipazione all'Associazione di tutte le posizioni che si sono manifestate in questi mesi affinché emerga una strategia consapevole di tutela dei nostri beni (a me personalmente piacerebbe la partecipazione di Luca Madeddu, dell'Ing. Cabitza, di Piero Scalas, ecc.).

    Per quanto riguarda il Consiglio di Amministrazione la mia idea è che gli sia stata confermata la fiducia fino al termine del mandato e per quanto questo non mi renda felice ne prendo banalmente atto, proponendo nuovamente ciò che già scrissi e mi perdonerete se lo ripropongo:
    1. cominciamo ad indicare i nomi degli amministratori che si vorrà proporre in alternativa, quale primo segno di trasparenza;
    2. redigiamo un programma di amministrazione della Cooperativa con ipotesi e dati che garantiscano la tutela dei valori che ci stanno a cuore;
    3. elaboriamo un piano economico-finanziario che si proponga alternativo a quello dell'attuale Consiglio di Amministrazione.

    Mi dilungo ancora un poco sulla questione delle denunce che tanto ha appassionato i fruitori del blog. Premetto che sono un acceso sostenitore della legalità e pertanto chi viola le norme di tutela del territorio non è giustificato in nessun caso, sia che si tratti di un socio che di una cooperativa. In ogni caso discutere sull'opportunità e/o necessità di denunciare mi sembra molto triste e poco costruttivo, perciò credo che sia il caso di superare questo argomento e passare alla ricostruzione dello spirito di comunità con fatti concreti piuttosto che vuote parole (o lettere).
    Vi invito pertanto a votare, scrivere, aggiungere, distruggere le mie proposte. Vi invito a formulare nuove proposte alternative. Vi invito a costruire.
    ...oppure beviamo l'amaro calice dell'autodistruzione, discutiamo di denunce e commettiamo i due errori mancanti.
    Cordialità
    Roberto Trudu

Documenti

Referendum, pozzi e .... denunce

di Pasquale Cabizza

Innanzitutto un ringraziamento a Giorgio per il suo Blog, che è diventato un efficace strumento di comunicazione, per certi versi meglio di un’assemblea.
Con la mia precedente lettera ho introdotto due argomenti: il primo riguarda il referendum e il Piano, e qui si dicono sempre troppe cose con tanta facilità (la Convenzione è scaduta dopo dieci anni, il Piano del 1970 è scaduto…ecc.). Non sono un bugiardo se dico che ho seguito la cosa dal 1994 al 2000 e il Comune continuava a chiederci conto degli impegni assunti, perché quelli non sono scaduti, o al più possono essere modificati, e non nel loro valore economico. Ne riparleremo…
Ma vedo che l’argomento denunce ha riscosso maggior successo.

Se mi consentite vorrei parlarne ancora perché non è da sottovalutare, e tocca temi che vanno oltre il semplice dissenso di un Poggino: per esempio il nostro Regolamento Edilizio.
Ho citato il caso del pozzo N.8 sperando in una smentita, ma al contrario Franco Magi non solo ha confermato ma ha anche ribadito la sua missione di crociato giustiziere.
Quel che voglio dire è questo: c’è una differenza sostanziale tra il denunciare un abuso, sia pure lieve, commesso da un Socio, e denunciare la Cooperativa per aver realizzato opere utili alla collettività.
Se Poggio è bella ed è particolare, lo è anche grazie ad un Regolamento Edilizio interno, più restrittivo rispetto a quello adottato dal Comune di Capoterra; ma la Cooperativa non ha strumenti coercitivi nei confronti di chi non rispetta il Regolamento interno.
Se il mio vicino non rispetta le distanze dai confini, o le altezze previste, o i volumi, o le tipologie, danneggia me e tutta la comunità, e come socio esigo che la Cooperativa intervenga, e, poiché questa non ha potere sanzionatorio, è costretta, per tutelare me, ad adire le vie legali nei confronti del mio vicino, qualora questo non sia disposto a rispettare il Regolamento. In questo caso non esiste la “lieve irregolarità” ma la sola “irregolarità”, perché solo il rispetto integrale è una garanzia. E’ con le piccole tolleranze che si è arrivati a dover modificare il Regolamento Edilizio autorizzando il terzo piano fuori terra, a cui mi sono sempre opposto.
A me risultano solo casi di questo genere, e se a qualcuno i conti non tornano sia più esplicito.
Diversa è l’irregolarità nell’eseguire un lavoro che riguarda un bene comune, come il pozzo o la tettoia per gli automezzi. In questo caso non c’è danno per la Comunità, non c’è interesse privato da parte degli Amministratori. Ovvio che ci vogliono le autorizzazioni, ma non condivido l’attività da “Giustiziere delle 11 del mattino” portata avanti da Franco Magi, perché non ne vedo l’utilità, ma un semplice danno, tutto qui.
Non so quanti ricordino che fino a dodici anni fa la nostra Chiesa poteva essere raggiunta solo attraverso l’attuale strada asfaltata che passa dietro gli uffici. Esisteva però un sentiero pedonale, tracciato sulle carte, che consentiva, dal parcheggio antistante la Chiesa, di andare verso il grande sterrato ove un tempo stava il prefabbricato-scuola. Col compianto Pasqualino Cossu abbiamo deciso di trasformarlo in strada carreggiabile, per consentire alle auto di uscire dalla piazza della Chiesa senza dover fare l’inversione. Chieste le autorizzazioni a chi di dovere abbiamo proceduto, ed il sentiero è diventato strada sterrata carreggiabile, con gioia dei fedeli e di Don Alberto.
Se in quella circostanza qualcuno avesse mandato una semplice segnalazione alle Autorità denunciando la strada io avrei dovuto lavorare tre mesi per giustificare il mio operato e dimostrare di essere in regola, e magari avrei avuto anche dei guai e chiedere assistenza legale perché probabilmente avevo anche dimenticato qualcosa o qualcuno.
Ma che interesse privato potevo avere a migliorare la viabilità per la Chiesa? Non ho mica chiesto il pedaggio ai fedeli…
Quindi miei cari, le differenze ci sono…Io sono un ammiratore di Voltaire, che diceva “non sono d’accordo con quel che dici ma sono disposto a morire affinché tu possa continuare a dirlo”.
Io mi associo, ma, caro Franco, per te farei volentieri un’eccezione.
Grazie
Corronelverde

martedì 19 febbraio 2008

La Cooperativa denunciava i soci?

Caro Giorgio,
l’articolo del Socio Pasquale Cabizza mi stimola ad avanzare alcune serene e pacate riflessioni: la prima è sulla fondamentale necessità della continuazione della Tua intensa attività di informazione attraverso il presente blog, che garantisce a tutti il diritto di esprimere le loro opinioni a condizione di non trincerarsi dietro l’anonimato.


La seconda riguarda la variante al piano di lottizzazione: contrariamente a quanto affermato dal Socio Cabizza, non esiste un parallelismo tra materia urbanistica e yogurt scaduti: infatti l’attuale normativa fissa il termine di 10 anni per il completamento delle opere di urbanizzazione. La conferma di quanto riferito può essere rinvenuta nella nota di prot. 5042 del 20 maggio 1985 con la quale la Regione Sardegna, con riferimento proprio alla convenzione con la Cooperativa Poggio dei Pini, comunicava al Comune di Capoterra che “decorso tale termine il piano di lottizzazione andrebbe interamente riesaminato dal Consiglio comunale”.
E’ indubbio quindi che, a distanza di quasi 40 anni, il vecchio piano di lottizzazione sia solo un ricordo, e che far apparire ciò che in realtà è un aumento come una diminuzione è solo un paradosso semantico.
Per quanto concerne il caso del pozzo trivellato e l’elegante ed educata affermazione “ma qualcuno mi deve spiegare come fa un poggino, che non ha niente da fare se non gironzolare e rompere”, ritengo di dover osservare quanto segue:

Nell’esercizio delle mie funzioni di Consigliere comunale più volte ho rilevato l’acquisizione, al protocollo dell’Ente, di numerose segnalazioni con le quali la Cooperativa Poggio dei Pini, per il tramite dei suoi Amministratori, denunciava i presunti abusi dei Soci nelle loro rispettive abitazioni.
Ciò mi ha molto rammaricato, perché molti di loro hanno dovuto subire un procedimento penale per piccole infrazioni quali realizzazioni di barbecue, piccole piscine, aperture di finestre etc…, sempre censurate con grande solerzia dall’attuale dirigenza della Cooperativa.
Ho dunque potuto constatare come gli attuali Amministratori si ergessero dinanzi ai Soci come paladini della legge, e non ho potuto fare a meno di chiedermi se tale zelanteria la applicassero anche a loro stessi.
Certo di questo, e rassicurato dal fatto che le eventuali sanzioni saranno a carico degli Amministratori e non dei Soci, ho dunque pensato di chiedere di verificare se gli stessi Amministratori che denunciavano alla polizia giudiziaria il socio XXX per la realizzazione di una tettoia abusiva, avessero chiesto le autorizzazioni, ad esempio, per realizzare la tettoia nella zona sportiva. Ovvero ancora, per il basamento del pozzo di cui parla il Socio Cabizza.
In quarant’anni di storia mai la Cooperativa Poggio dei Pini ha subito procedimenti sanzionatori per infrazioni alle leggi urbanistiche, edilizie o paesaggistiche.
Anche grazie a ciò ha consolidato la propria immagine di prestigio e serietà.
Ma negli ultimi anni anche questa tradizione è stata violata.
L’ultima vicenda in ordine di tempo è – come detto - simbolicamente rappresentata dal “progetto in sanatoria tettoia automezzi”, firmata dal Presidente Calvisi e presentata al Comune di Capoterra in data 19 settembre 2007.
Infatti in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico, prossima al Rio San Gerolamo, l’esecutivo ha deciso e fatto realizzare – in assenza di qualsivoglia autorizzazione – una tettoia, con tubolari metallici confitti nel terreno ed annegati nel calcestruzzo “con telaio in acciaio delle dimensioni di 17.00 x 7.80 con un’altezza media di H=3.97 e copertura in lastre tipo coverib ……… la pavimentazione è realizzata in cemento con spolvero fresco su fresco e bordata, lato strada 33, da un muretto alto 40 cm”. Inoltre, è stato anche realizzato “un box di dimensioni 3.00 x 1.45 x 2.00”.
La giustificazione addotta nella richiesta di sanatoria presentata solo a seguito di una indagine avviata dal Comune di Capoterra, è stata che “non si è ritenuto di dover chiedere autorizzazione comunale”.
Eppure in altre occasioni – specialmente nei confronti di altri Soci – gli stessi Amministratori hanno dimostrato di ben conoscere la norma paesaggistica e di pretenderne il rigoroso rispetto anche per opere minime e veramente al limite dell’interpretazione.
Non è un mistero che – altro fatto unico – essi abbiano dato corso ad una serie di segnalazioni mediante strumenti più o meno tradizionali “fonogramma TORINOFONO XX XXXXXX: “vi preghiamo di voler cortesemente disporre una verifica sul lotto n° XXX strada XX Pauliara, poiché è stata riscontrata la realizzazione di un fabbricato non autorizzato”, Mitt. Soc. Coop. Poggio dei Pini), ovvero, con nota di prot. XXXXX del XX-XX-XXXX, “si rende noto che il socio XXXXXX XXXXXXX ha richiesto in data X luglio XXXX a codesta Cooperativa il N.O. per la realizzazione di una piscina (…) il quale non può essere rilasciato perché la realizzazione della stessa è in difformità con il regolamento edilizio interno della Cooperativa (…) l’autorizzazione paesistica da voi rilasciata in data 22 giugno 2006, da ritenersi inefficace in base al punto (…). al fine di tutelare gli interessi dei soci ci riserviamo di intraprendere nelle sedi opportune le azioni di cui all’articolo (…)" lamentando addirittura forti dubbi sull’operato dell’ufficio tecnico comunale quando rilasciava concessioni edilizie in sanatoria ad altri Soci.
Ora, cosa dovrebbero pensare o fare i Soci dinanzi ad un Presidente che con la sua (non spontanea) richiesta di sanatoria ha ammesso e certificato di aver violato la legge commettendo un abuso e impegnando anche economicamente la Cooperativa a pagarne le sanzioni?
E’ paradossale che proprio chi dovrebbe dare il buon esempio e che ha sempre voluto interpretare il ruolo di censore degli errori altrui si scopra oggi in fallo proprio sotto tali profili.

Franco Magi
Immagine: reportergimmi

lunedì 18 febbraio 2008

Referendum e ... pozzi

Sono Pasquale Cabizza; non intendo per ora fare commenti sull’assemblea del 16 febbraio, e mi limito a fare i complimenti a Manfredo, sulla cui nomina a Presidente erano d’accordo entrambe le parti.
Non sto a commentare neppure le varie posizioni sul tema “Variante”, perché le posizioni sono sempre rispettabili: Era ed è rispettabile la posizione di Medda, Cillocu, Turchiarelli e G.Franco Vacca, che hanno sempre chiesto di mantenere il vecchio Piano per non depauperare il nostro patrimonio, è rispettabile anche la posizione di chi preferisce fermarsi agli 888 lotti urbanizzati fino ad oggi.
Sono i metodi utilizzati per portare avanti le posizioni che sono discutibili. E’ discutibile che a distanza di 11 anni dal referendum del 97 il CdA non convochi un’assemblea preliminare per informare i soci, ma è discutibile tutto quel che è successo a Poggio da un anno a questa parte. Vero che le azioni peggiori sono individuali e non imputabili all’intero Comitato, ma c’è una cosa la cui responsabilità è TUTTA del Comitato: il quesito referendario previsto per il nove dicembre scorso.
Intendo dire che la formulazione di quel quesito non è corretta e lascia intendere cose diverse dalla realtà: si dice “…variante al vigente Piano… che preveda la realizzazione di 1.391.101 mc..”. Già qui si sbaglia, perché si cita il Piano vigente e si lascia intendere che la variante comporti un aumento dei m.cubi rispetto a quest’ultimo. Falso, e non accetto la tesi di F.Magi che dice che il piano è scaduto come un vecchio yogurt. D’altra parte il quesito stesso lo definisce “vigente Piano”. Questa mia tesi è confermata dal passo successivo nel quesito “…l’aumento della popolazione insediabile fino a 3995 unità…”. Aumento rispetto a cosa? Rispetto al vigente piano c’è una riduzione, non un aumento. Tralascio la storia degli ultimi 14 anni perché l’ho già ripetuta in un paio di circostanze.
Ora però vorrei dire qualcosa anche sulle azioni individuali di qualche poggino, e faccio una premessa.
La normativa prevede che i pozzi trivellati per l’acqua potabile siano protetti alla sommità da un box di idonee dimensioni e opportunamente ancorato a terra. Per ancorare il box occorre un basamento rigido, ad esempio in cemento (non in legno). Secondo il Codice Civile una piattaforma in cemento è una costruzione, e quindi deve essere autorizzata. Quando ho iniziato a fare l’amministratore di Poggio nessun pozzo era a norma; ho chiesto alla ASL un congruo lasso di tempo e abbiamo proceduto alla regolarizzazione.
Di recente è stato trivellato il pozzo n.8, nella zona sportiva. Pare che anche lì sia stata realizzata una piattaforma, presumo per le ragioni di cui sopra. Trattandosi di un obbligo di legge, visto che il pozzo è autorizzato, anche per la piattaforma l’autorizzazione sarebbe implicita, e basterebbe una comunicazione: “Caro Comune, ti comunico che sto procedendo alla messa a norma…”.
Non so se detta comunicazione sia stata fatta, e se anche non fosse non è un delitto. Ma qualcuno mi deve spiegare come fa un poggino, che non ha niente da fare se non gironzolare e rompere, a mandare una segnalazione al Comune denunciando l’esecuzione della piattaforma.
Dove sta il dolo della Cooperativa? Forse quel qualcuno pensa che Calvisi e Nateri vogliono affittarsi la piattaforma come posto auto e intascare i proventi?
O che sia stata fatta di notte da briganti in passamontagna per fregare la popolazione? Non è stata fatta invece nell’interesse della comunità visto che il pozzo è necessario?
Scusate lo sfogo, ma la cosa è davvero grave, perché non vengono danneggiati gli amministratori ma l’intera comunità, anche economicamente.
Rivolgo un appello a quelle persone di buon senso che scrivono sul blog, come te, Giorgio, come Stefano Fratta, come G.P. Lai, come Silvio Ceccarelli… vi chiedo un commento su questo.
Siccome ho già parlato troppo, chiudo e nella prossima puntata posso farvi altri esempi, e lo faccio perché vorrei che quel qualcuno la faccia finita con le denunce alla comunità, una volta per tutte.
Grazie
Corronelverde
immagine: peezza82

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