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mercoledì 20 ottobre 2010

Che fare alle prossime elezioni comunali? (parte prima)

Da mesi si vocifera a proposito delle prossime elezioni comunali di Capoterra, che si terranno a metà del 2011. Si sa che le liste, le alleanze e tutti i giochi preelettorali richiedono tempo ed è quindi normale che a un certo punto si comincino a scoprire le carte.
L'altro giorno sull'Unione è uscito anche un articolo che presenta i probabili candidati alla carica di Sindaco.
I giornalisti, si sa, sono bene informati, ma hanno il difetto di stare troppo dietro a chi ha il potere in quel momento e trascurano il resto. Non è un caso che l'articolista (Piras) non abbia neanche preso in considerazione il Movimento Solidarietà-Pari dignità ed il suo leader Carlo Carcangiu, che non ha fatto mistero di volere rappresentare alle prossime elezioni le ragioni delle popolazioni bistrattate delle frazioni costiere capoterresi. La dimenticanza del giornalista, sempre molto attento nel tessere le lodi della giunta e dell'attuale sindaco, è una dimenticanza o una speranza?

Queste elezioni, che vengono dopo l'alluvione del 2008, evento storico per Capoterra, seguiranno i soliti schemi, oppure ci saranno significativi cambiamenti con le relative sorprese?
I cittadini, gli elettori, si sa, a Capoterra come a Montecitorio, assegnano il loro voto seguendo logiche consolidate, purtroppo tipiche del nostro paese. E i risultati si vedono.
Gran parte dei voti vengono captati sulla base di logiche clientelari. Tu dai un voto a me, io do una promessa a te. Io faccio qualcosa per te, prima delle elezioni ti telefono e ti ricordo che tu devi votare per me. E' triste pensare che poi molte di quelle promesse si riferiscono a diritti che spetterebbero ai cittadini e non a privilegi.
Poi c'è sempre, in tutte le elezioni, il solito gruppo minoritario di sfigati contestatori, di idealisti, che non ricevono favori e votano per il "rivoluzionario" di turno, quello che non vince mai, o quasi (Vendola docet).

Sarà così anche l'anno prossimo? Se consideriamo quello che è accaduto alle elezioni provinciali direi di si. Quest'anno molti capoterresi hanno dato fiducia all'attuale sindaco, nonostante egli sia sotto inchiesta per la tragedia del 22 ottobre 2008 e nonostante le polemiche su alcune costruzioni in zone a rischio (compreso il famoso asilo) e la grave mancanza di un piano di emergenza.
Non va sempre così. A Poggio un anno e mezzo fa, i soci della Coop hanno votato sovvertendo il pronostico e mandando a casa chi da sempre aveva il timone in mano.

Un fatto traumatico come l'alluvione potrebbe far aprire gli occhi ai cittadini. Potrebbe far capire che quando si butta via il proprio voto, affidandolo al primo sconosciuto che passa, poi si rischia di pagare a caro prezzo questa scelta.

La giunta che si insedierà l'anno prossimo governerà il territorio comunale per ben 5 anni. Sono anni molto importanti nei quali, tra le altre cose, dovranno essere eseguiti i lavori di messa in sicurezza del territorio comunale. Insomma, non c'è da scherzarci su.

Dato che questo blog è intitolato a Poggio dei Pini, facciamo uno zoom e cerchiamo di vedere queste elezioni dal punto di vista dei residenti di Poggio, ma scopriremo che molte problematiche sono comuni a tutte le altre frazioni capoterresi.
Sino al 2008 ai "poggini" importava molto poco quello che accadeva nel resto del comune. La Cooperativa ha sempre rappresentato, da queste parti, una specie di comune "fantasma". Tutto quello che si muove a Poggio passa per la Cooperativa: strade, tubazioni, operai, manutenzioni, sport e così via. Sono sempre stati ben contenti di ciò gli amministratori comunali. Per anni hanno incassato fior di quattrini da tasse e tributi locali. Una di queste poi, l'ICI, aveva delle caratteristiche tali da sembrare tagliata apposta per le case di Poggio: categoria A7, molti vani: minimo 600 euro all'anno per ogni singola abitazione. Gli oltre 2000 residenti di Poggio, quasi 3000 con la Residenza, dispongono di ben pochi servizi all'interno della lottizzazione e, sono "buoni clienti" per gli esercizi commerciali capoterresi. Innegabilmente Poggio ha contribuito e contribuisce non poco alla crescita del benessere di Capoterra. In tutti questi anni il comune di Capoterra non ha praticamente speso un euro a Poggio dei Pini. Anche i servizi pubblici, le strade, le scuole, sono stati realizzati dalla Cooperativa, come da convenzione.
Si è giunti al paradosso che addirittura la manutenzione delle strade comunali veniva effettuata dalla Cooperativa, che paga addirittura l'illuminazione delle strade.
La Cooperativa utilizzava, per fare tutto ciò i soldi che provenivano dalla vedita dei lotti di terreno, invece di effettuare manutenzioni sulle strutture sociali (palestre, campi sportivi, piscina, edifici) o investire in nuovi servizi per i residenti o per produrre reddito. I soldi sono stati usati anche per tenere in vita questa specie di "extraterritorialità" di una lottizzazione che dopo 40 anni non aveva ancora chiuso la sua convenzione iniziale con il comune di cui fa parte.

La storia recente la conoscono tutti: i soldi sono finiti e i soci hanno detto basta a questo modello di gestione, cambiando clamorosamente e radicalmente l'amministrazione della Cooperativa.
Avere dei rappresentanti nel Comune di Capoterra è sempre stato un optional per Poggio dei Pini. Tanto quasi tutto veniva deciso, sovvenzionato ed eseguito partendo dalla sede della Cooperativa.

Oggi questo modello non può più stare in piedi e i soci della Cooperativa dovranno capire che certi lussi e certe abitudini del passato non possono essere più portate avanti. Una Cooperativa non gestisce strade, fogne, acquedotti, boschi e addirittura dighe .. in eterno . Fa altre cose.

Oggi i rapporti con il Comune devono essere rivisti. Poggio dei Pini non è un modo a se stante, ma una frazione del comune di Capoterra. Il comune deve fornire ai residenti di Poggio gli stessi identici servizi che fornisce a tutti gli altri residenti. Ovviamente questo discorso riguarda tutte le altre frazioni.

Ma perchè a Capoterra si deve parlare di diritti dei residenti delle frazioni? E' separatismo, leghismo a livello comunale? Oppure le amministrazioni comunali hanno adottato, negli ultimi decenni, una politica di emarginazione e di disparità di trattamento nei confronti di residenti che vengono trattati come "intrusi"?
Purtroppo penso che sia proprio cosi. Il sentimento di prevaricazione è sentito da tutti i residenti di tutte le frazioni. E' forte l'idea che il comune di Capoterra sia tenuto sotto controllo da alcune famiglie "storiche" e che la politica generale sia quella dei figli e dei figliastri.

Quest'ultima giunta, che si è differenziata positivamente in alcuni importanti settori rispetto ad altre giunte precedenti (urbanistica, rifiuti), è stata invece pessima proprio da questo punto di vista. La politica di emarginazione è stata fortissima. I pochi rappresentanti che provengono dalle frazioni costiere entrati in maggioranza si sono fatti inserire nel "meccanismo" della prevaricazione. In cambio di qualche tozzo di pane (politico, non materiale) e della possibilità di fregiarsi di qualche realizzazione, hanno certamente mancato l'obiettivo di avviare (non dico raggiungere) un processo di integrazione e di equiparazione dei diritti. Aggiungerei che alcuni di essi (Mallus e Zaccheddu tanto per fare i nomi) hanno fatto ancora più danni, portando avanti il vergognoso tentativo di distruggere il lago di Poggio. Gente che pensa a dividere invece che unire, distruggere invece che costruire.

Poggio dei Pini ha espresso, nella scorsa legislatura, un solo consigliere comunale. Si tratta di Franco Magi che però siede nei banchi dell'opposizione. Franco ha inviato moltissima documentazione a questo blog e ha scritto diversi articoli ed è proprio sulla trasparenza che ha svolto la sua più importante funzione. Grazie a lui abbiamo avuto perlomeno molte più informazioni, che il blog ha poi diffuso.

Interrompo questo articolo qui, lasciando spazio alle riflessioni.
Nel prossimo post vorrei affrontare, possibilmente con il vostro aiuto, l'analisi delle possibili soluzioni che potrebbero essere intraprese per contrastare questa logico di disparità tra il centro e le frazioni.
Voi che cosa fareste?

martedì 12 ottobre 2010

Lo scaricabarile e il Canale "Su Connottu"

Esistono due tipi di scaricabarile: quello diretto e quello indiretto.
Lo scaricabarile diretto è molto comune. Tu devi fare una cosa, trovi il modo di farla fare a un altro. Puoi usare qualsiasi metodo: dire che non lo sai fare, fare finta di nulla e non far niente, fare pressioni affinchè il lavoro sia affidato a qualcun altro etc.
Un esempio capoterrese? Pensiamo al Ponte di Pauliara. La patata bollente era stata affibiata dalla Regione al Comune di Capoterra che, dopo avere fatto sei mesi di "melina" aveva costretto il mittente a mollarla a qualcun altro ( il Genio Civile).
Qualcuno potrebbe dire: "e vabbè si sono persi sei mesi pero' poi alla fine il ponte sarà fatto, tempo ne hanno perso tutti".
E' vero, lo scaricabarile diretto, per quanto possa essere antipatico, indice di scarso coraggio e di poca competenza, fa danni limitati.
E' molto peggio l'altro tipo di scaricabarile, molto più dannoso e vigliacco.
Nello scaricabarile indiretto il problema viene creato e "lanciato" verso il futuro. Non importa di quanti anni, 10, 30, 100. La vigliaccheria consiste nel danneggiare le incolpevoli generazioni future che se lo vedranno piombare addosso, spesso senza avere alcuna possibilità di limitarne gli effetti negativi. E' irresponsabile perchè spesso il tempo ingigantisce e moltiplica i danni.
Alcuni esempi? Pensiamo ai depositi, spesso abusivi, di scorie e rifiuti nocivi. Chissà dove sono, chissà quando faranno i loro danni. Che dire poi della distruzione delle bellezze naturali, dello sterminio di specie animali, molte delle quali estinte per sempre.

Noi capoterresi non abbiamo bisogno di cercare esempi generici. L'alluvione del 22 ottobre 2008 è un classico esempio di "pacco" mollato dalle generazioni passate a quelle future. Negli anni 70 è stato commesso quello che tutti oggi riconoscono come un grave errore. Nonostante molti sapessero che quelle aree erano alluvionali, si è fatto finta di nulla. Terreni che avrebbero dovuto essere lasciati ad attività agricole e "concessi" al fiume nei momenti in cui la furia delle piogge torrenziali provocava le piene, come sempre accaduto nei millenni, sono stati invece resi edificabili, consentendo enormi guadagni per chi è stato coinvolto nel "business". Leciti o illeciti non sta a me deciderlo. Però non prendiamoci in giro. Se osserviamo l'andamento nel tempo della costruzione delle lottizzazioni costiere capoterresi vedremo che Maddalena, Torre degli Ulivi e Frutti d'Oro 1 sono state costruite una dopo l'altra e, non casualmente, era stata lasciata per ultima quell'area intorno alla doppia foce del Rio S. Girolamo e del Masoni Ollastu. Alla fine qualcuno avrà pensato che con un colpo di mano, anzi di penna, quei terreni cosi vicini alle zone edificate ed appetibili si sarebbero potuti trasformare in denaro sonante. E il ruscelletto? Ma si dai, lo vedi che innocuo che è, non succederà nulla. Pero' li la casa questi signori non se la sono costruita.

La bomba a orologeria era stata innescata. Chi ha preso i soldi allora se li è goduti, ma a pagare a caro prezzo sono stati quelli che sono venuti dopo: gli inconsapevoli acquirenti delle case, la povera Licia, Alessandra che ha perso la mamma, anche l'amministrazione comunale che si è trovata ad affrontare un disastro per il quale non era preparata. Se abitate da queste parti avete tutti perso qualcosa, ma anche se non siete di qui avete comunque pagato. Se consideriamo il costo dei rimborsi, dei primi soccorsi e del piano di ripristino, alla fine la collettività avrà sborsato 200 MLN di euro.
Questo vale per tutti i disastri del nostro paese, soprattutto quelli che, come questo, potevano essere evitati.

Noi cittadini dovremmo capire quando una scelta che oggi sembra "comoda", potrebbe costarci cara domani. Gli italiani sono molto attenti nel gestire i propri patrimoni privati, grandi o piccoli che siano. Sono accorti, non si lanciano in avventure e questo ci ha premiati nel corso dell'ultima crisi finanziaria mondiale. Certi prodotti finanziari spazzatura da noi non sono stati venduti e l'italiano non ama indebitarsi.
Le cose cambiano quando parliamo di finanza pubblica. In quella sede siamo disastrosi, menefreghisti, per nulla lungimiranti, furbacchioni, autolesionisti, idioti e mi fermo qui.
Come elettori non siamo in grado di punire chi, per dolo o per incompetenza, commette errori gravissimi e il risultato è che continueranno a farlo e saranno imitati dai politici che li seguiranno. Purtroppo non vedo cambiamenti in questo senso, anche se si parla di prima e seconda repubblica come se fosse cambiato qualcosa.

A Capoterra la dura lezione dell'alluvione è servita? Forse si.. però ....

Planimetria della soluzione 3B, quella preferita dai tecnici

Ho seguito abbastanza da vicino lo studio Hydrodata, la sua evoluzione, i suoi errori, le sue modifiche. C'è una cosa che non mi torna.
Le soluzioni alla foce, i canaloni per intenderci. Prima erano due, poi sono diventate tre, poi quattro e alla fine cinque. Segno di molta indecisione oppure di pressioni?
Forse entrambe le cose. D'altronde la prima versione del progetto, elaborato in tutta fretta da tecnici piemontesi che non conoscevano il territorio, proponeva, in quella zona, una inaccettabile soluzione che avrebbe trasformato la lottizzazione di "Rio San Girolamo" in una specie di fortificazione medioevale. Con le successive revisioni del progetto la situazione è migliorata.
Alla fine i tecnici hanno trovato una soluzione "ottimale" da proporre.
In modo abbastanza sorprendente, e senza dire nulla a nessuno, l'amministrazione comunale ha invece deciso di mandare avanti una proposta differente. Avranno avuto le loro buone ragioni? Può darsi, però ditecele! Altro fatto emblematico è che l'Assessore Carta, quello che ha promesso l'inizio dei lavori per giugno 2010, ha immediatamente aderito alla proposta del Comune. Diverso il colore politico, ma evidentemente comune interesse a evitare le grane di oggi e passarle a chi viene dopo.
Io, invece, mi sono chiesto perchè le amministrazioni abbiano scelto una soluzione diversa da quella suggerita dagli esperti, aldilà degli slogans che ho sentito annunciare da alcuni componenti della giunta, sindaco in testa.


Planimetria della soluzione 2, quella approvata da Comune e Regione

Veniamo al dunque, anche utilizzando i dati contenuti nella versione finale dello studio Hydrodata, dalla quale estrapolo qualche mappa e disegno.
Delle cinque soluzioni proposte, manteniamone solo due. Diciamo che una è quella suggerita dagli esperti (la 3B) e una è quella scelta e imposta dal Comune e dall'Assessore Carta (la 2). E' falso quello che ho sentito dire a un consigliere comunale, e cioè che la versione proposta da Hydrodata abbia i muraglioni alti 5 metri. Quella versione (il fortino medievale, la n. 1) è stata abbandonata da tempo. E' fastidioso sentire che proprio gli amministratori comunali, dopo avere evitato il coinvolgimento e l'informazione dei cittadini, raccontino la realtà in modo distorto.
E' vero che le amministrazioni sono li per governare e non devono coinvolgere i cittadini in ogni loro decisione, ma qui parliamo di scelte che riguardano la vita stessa di chi abita e continuerà ad abitare a ridosso di quei canali. Quando si spendono milioni di euro per la messa in sicurezza del territorio, questa sicurezza deve essere totale e non condizionata. Chi vive a ridosso del fiume, purtroppo, avrà sempre paura, ma solo una sistemazione del territorio convincente potrà dare loro un pò di tranquillità. Quindi sarebbe meglio dire: quei canali garantiscono sicurezza, punto e basta, senza se e senza ma direbbe qualcuno. E non si dovrebbe aggiungere ... se verrà fatta la manutenzione o quant'altro.
Difatti non sono gli argini il punto cruciale, perchè sono molto bassi in tutte le soluzioni (intorno a 1 metro, 1 metro e mezzo.).
I veri elementi che differenziano le due proposte sono 3: impatto ambientale, manutenzione e delocalizzazioni.
Diciamo due parole su questi canali.
La soluzione scelta dal comune propone un canale largo 50 metri e profondo, senza una fascia di esondazione (golena), i bordi del canale sono alti e ripidi, quindi il canale rappresenta una spaccatura netta e innaturale nel territorio. Le case si trovano subito a ridosso del canale. La dimensione del canale fa si che i materiali e la vegetazione vi si accumulino con poche possibilità di essere asportati dalle acque stesse del fiume e che quindi debbano essere asportati periodicamente. In caso di mancata manutenzione, si ridurrà gradualmente la capacità di protezione dell'opera idraulica e quindi diminuirà la sicurezza per i residenti. Non solo quelli di Rio S. Girolamo, anche quelli di Frutti d'Oro. Questa soluzione, tanto per intenderci, è molto simile a quella del Rio S. Lucia. Siccome il Rio S. Lucia ha retto alla piena, anche senza avere subito manutenzioni per ben 15 anni, allora andrà bene anche qui. Il ragionamento, in effetti, ha un suo senso. E la politica de su connottu.
Peccato che il Rio S. Lucia non abbia le case a destra e a sinistra come avviene a Rio S. Girolamo. Diciamo anche che il bacino del S. Lucia, seppure interessato da alcune piene nel corso degli ultimi 15 anni, non ha mai dovuto sopportare il valore di 380 mm in tre ore, o se vogliamo 140 mm in un'ora, piovuti a Poggio dei Pini il 22 ottobre 2008. Quel giorno la stazione meteo di S. Lucia ha fatto segnare 200 mm, quasi la metà. Cosa sarebbe successo al S. Lucia se l'epicentro del ciclone fosse stato spostato di soli 5 km più a nord?. Meglio non pensare a cosa sarebbe successo a Capoterra centro, dove le due "piste di bob" con curva e controcurva sono assolutamente insufficienti a smaltire quelle portate.

Anche se la sicurezza è l'elemento primario, diciamo che la "vivibilità" e l'impatto di un canale come quello è particolarmente penalizzante. Difficile ipotizzare passeggiate al suo interno. Più facile, invece pensare a un utilizzo dell'area golenale presente nell'altra soluzione, quella scartata. Passo ogni giorno sul ponte che supera il canale del S. Lucia e non ho mai visto nessuno al suo interno, è terra morta.
La soluzione 3B di Hydrodata prevede un canale centrale più piccolo (30 mt.), circondato però da un'area golenale lasciata libera per contenere le esondazioni maggioni. Questa configurazione dell'alveo, sebbene artificiale, è più vicina a quella naturale. Ci sono due principali vantaggi: il fiume, viaggiando in un alveo più ristretto, si porterà via naturalmente una buona parte dei sedimenti e la manutenzione, pur sempre necessaria, sarebbe notevolmente più semplice. La zona golenale sarebbe più facilmente accessibile e quindi anche "vivibile", oltre ad avere, anche visivamente, un impatto più accettabile, proprio perchè più naturale. Dal punto di sicurezza non cambierebbe nulla, ma deve essere sottolineato che questa soluzione richiede minore manutenzione.
Allora se siamo disposti a credere che la manutenzione verrà regolarmente effettuata ogni 2 anni, allora le due soluzioni sono altrettanto sicure. Se invece pensiamo che gli enti preposti non effettueranno la manutenzione regolarmente, allora questa soluzione è più sicura dell'altra.
Diciamo ancora alcune cose sulla manutenzione. Circola la voce che spetterebbe alla Provincia, però la LR 12 giugno 2006 n. 9 art. 61 recita Ai sensi del comma 4 dell'articolo 1 sono attribuiti ai comuni le funzioni e i compiti di progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione in materia di: a) interventi di difesa del suolo e di prevenzione del rischio di frana e/o idrogeologico,ivi compresa la pulizia dei corsi d'acqua naturali o inalveati comunque classificati o classificabili, ricadenti interamente nel territorio comunale ovvero in area urbana.
Quanto costa la manutenzione e quando deve essere fatta? Lo dice il piano Hydrodata. Con la soluzione 3B costerebbe 97.000 euro annui, mentre con la soluzione 2 costerebbe 162.000.
In entrambi i casi lo sfalcio andrebbe fatto ogni anno max 2, mentre il disalveo ogni 2 anni, massimo 5, a seconda delle precipitazioni. Insomma aspettare 15 anni, come è stato fatto sul S. Lucia, significa ridurre la sicurezza di queste opere. Ho poi il sospetto che sul S. Lucia si sia intervenuto solo dopo la tragedia, altrimenti chissà quando l'avrebbero fatta!



Vista prospettica della soluzione 3B, alveo più naturale



Vista prospettica della soluzione 2, canale più profondo privo di area golenale

Capisco che parlare di delocalizzazioni sia difficile, però qui non si sta parlando di delocalizzare tutta la lottizzazione, ma solo 3 case che potrebbero essere facilmente ricostruite poche centinaia di metri più il la, molto più al sicuro. Siamo certi che i proprietari non ne sarebbero contenti?
Concludendo, io trovo che la soluzione scartata dal comune sia nettamente preferibile al canalone. Non so bene quali siano i motivi di questa scelta, ma mi sembrano tutti poco sostenibili: il canale costruito con le tecniche di 25 anni fa funziona bene quindi anche oggi lo voglio rifare uguale; capisco che delocalizzare possa esporti all'opposizione dei proprietari, ma si sta parlando di migliorare la qualità della vita dell'intera lottizzazione e io credo anche a quella dei delocalizzati. Quando si prendono decisioni così importanti non si deve considerare solo cosa è più comodo oggi, ma bisogna guardare al futuro, alla sicurezza futura, al costo che la scelta di oggi avrà per la collettività.

lunedì 4 ottobre 2010

Alt, chi siete? dove andate? un fiorino!

Ho poca memoria per i film. Non mi ricordo mai i titoli e talvolta, dopo alcuni anni, è anche possibile che non mi ricordi che un film l'ho già visto .. e lo rivedo!
Ci sono però alcuni film, o alcune scene, che rimangono impresse nella memoria collettiva e diventano simboli di un'epoca. Man mano che invecchio mi accorgo che molte di quelle situazioni impresse nella pellicola, che sembravano frutto di pura fantasia, possono diventare realtà anche nella nostra vita quotidiana. Qualche tempo fa, per esempio, ho avuto a casa degli ospiti francesi. Non ho mai studiato quella lingua e loro, d'altronde, non parlavano ne l'inglese, ne l'italiano. Dopo avere farfugliato per ore frasi che certamente non potevano essere riferite ad alcuna lingua del nostro pianeta, cercando pateticamente di francesizzare l'italiano, mi sono reso conto di essermi trovato inconsapevolmente nella medesima situazione in cui Totò apostrofava il vigile urbano milanese con il famoso "Noio vulevam savuar".
Un'altra scena mitica, che sono certo voi tutti ricorderete, è tratta dal film "Non ci resta che piangere" con la coppia Benigni-Troisi. L'ambientazione medievale era solo un pretesto per rappresentare una parodia dei nostri tempi e mettere in luce, con la patina caricaturale tipica della satira, la vicinanza tra certi comportamenti di oggi e quelli di un'epoca che, sulla carta, avrebbe dovuto essere meno progredita. Il Medioevo è, difatti, un periodo oscuro per antonomasia.
Ecco quindi che il semplice passaggio di due persone lungo una sperduta mulattiera viene sottoposto a una tassa tanto iniqua quanto incomprensibile: "Alt, chi siete? dove andate? un fiorino!".
Mi viene da ripensare a quella scena quando in estate mi reco al mare nella costa sud-occidentale della Sardegna. Al mio arrivo non trovo alcun servizio, nemmeno il più semplice da realizzare, un pò d'ombra che eviti alle vetture di arroventarsi. Niente. Di docce non ne parliamo! Però devo pagare. Un fiorino, che tradotto in moneta attuale vuol dire come minimo 5 euro. Alla faccia! direbbe sempre Totò.
Tutto cominciò a Tuarredda una quindicina di anni fa. In quella spiaggia esisteva un unico parcheggio privato che costava l'esorbitante cifra di 10 mila lire di allora. Anche se restavi solo 5 minuti (è capitato a una mia amica) pagavi sempre 10 mila fior... lire. Clamorosamente, se provavi a parcheggiare negli sterrati adiacenti le strade o gli stradelli laterali, venivi puntualmente tartassato dai vigili urbani di Domusdemaria. I soldi, quindi, li faceva il proprietario privato di quell'area, ma lo stipendio dei vigili lo paghiamo tutti noi. Capito mi hai?
Ovviamente se avessi avuto bisogno dei vigili in altre situazioni più utili, non li avresti trovati mai. Erano molto interessati alla salvaguardia degli interessi dei parcheggiatori o ad angariare alcuni chioschi che disturbavano gli affari dei parenti. Ci fu anche una condanna di un amministratore di Domusdemaria per questo. Insomma, le classiche schifezze all'italiana. Certamente non un esempio da imitare.
Il fenomeno del parcheggio a pagamento si è quindi diffuso alle altre spiagge dei comuni di Domusdemaria e di Teulada. I servizi, sempre zero. Questi due comuni, peraltro, dispongono di una posizione geografica particolare: la strada costiera che conduce alle meravigliose spiagge di Chia, Tuerredda, Piscinnì, Porto Tramatzu, Porto Pino, purtroppo non passa per i centri urbani, che si trovano nell'entroterra. Il risultato è che questi non beneficiano del flusso turistico che invece affolla le spiagge a pochi chilometri di distanza. In questo contesto capisco che si sia voluto "gabellare" i turisti con questa storia del parcheggio a pagamento "totale". Non giustifico l'inettitutine e la scarsa efficenza di queste amministrazioni, che non sono riuscite a realizzare alcun servizio utile, ma si sono limitate a "mungere" il turista di passaggio.
Pula, pochi chilomentri più a nord, è invece un'altra storia.
Pur non conoscendone gli amministratori, ho sempre speso parole di ammirazione per il lavoro che è stato fatto negli ultimi decenni. Conosco il paese sin dagli anni 70. Era un borgo contadino con ben poche attrattive architettoniche e piuttosto malandato. La spiaggia di Nora-Su Guventeddu era frequentata perlopiù dai pochi pulesi e dai residenti delle prime villette che furono edificate in quella zona. I cagliaritani con il loro splendido Poetto non si avventuravano da queste parti e i centri di Assemini, Decimomannu, Capoterra, Sarroch non avevano ancora subito il boom demografico.
Il paese non è propriamente sul mare, ma si trova a una distanza di sicurezza dagli attacchi pirateschi e in posizione più prossima a quella che era la fonte di economia dei secoli precedenti. Non il mare, bensì la terra. Ci sono molti paesi che si trovano in posizioni geografiche simili a quella di Pula: penso alla vicina Villa S. Pietro, a Villaputzu e Muravera, a Barisardo, Tortolì, Siniscola, Tresnuraghes, Cabras, S. Anna Arresi. Tra tutti questi paesi Pula è il più bello. Si è lavorato molto bene, pavimentando con gusto le strade del centro. Le case sono state rimesse a nuovo, valorizzando i pochi elementi architettonici di pregio. Pula è un paese in cui è piacevole passeggiare. Le sue pizzerie sono famose in tutta la zona per la loro bontà oltre che per la proverbiale grandezza della pizza. In questo contesto sono sorti nel paese molti esercizi commerciali e indubbiamente il valore degli immobili ne ha risentito positivamente. Per me che abito a Capoterra, Pula rappresentava un alternativa al capoluogo per le serate estive. Non quindi un seccatore che ha approfittato delle belle spiagge di Pula, ma uno che a Pula ha speso denaro in tutte le stagioni: pizzerie in inverno, gelaterie in estate, shopping notturno, pedalò etc.
Da quest'anno l'amministrazione di Pula ha deciso di gabellare il turista, vicino o lontano che fosse, mettendo parchimetri a pagamento ovunque. Non si è trattato di un intervento parziale, che lasciasse al visitatore la scelta se pagare per parcheggiare nelle zone più favorevoli, per esempio più vicino al mare. Il visitatore è stato braccato come un pesce con la rete a sciabica. Non è stato lasciato nemmeno un centimetro di parcheggio libero. Per fare un esempio, nel parcheggio dell'Abamar sono stati inseriti i parchimetri anche nella zona lungo la statale dove si trova il supermarket. Il mare è lontanissimo a piedi, ma non importa. Un fiorino, prego.
Le proteste si sono innalzate veementi e numerose. Ho letto sull'Unione dichiarazioni ridicole: "se negli altri comuni della costa i parcheggi sono a pagamento, perchè a Pula no?". La risposta il testadilegno se l'è data da solo. Pula difatti è molto diversa da Domusdemaria e Teulada. Il visitatore è anche un cliente dei numerosi servizi commerciali che si trovano non solo al mare, ma anche nel centro che deve essere attraversato prima di giungere a Nora o che comunque viene sfiorato da chi si dirige verso S. Margherita. Avete mai visto un centro commerciale che vi fa pagare il parcheggio? Al contrario, vi invogliano ad andare.
In questi mesi ho incontrato molta gente imbufalita contro questo atteggiamento miope dell'amministrazione pulese. E' un insulto per chi, da cittadino, paga le passe e non vorrebbe pagare per l'aria che respira, ma solo per servizi reali. Tutte le persone che ho sentito hanno detto che a Pula non ci metteranno più piede: "Se devo pagare, allora faccio 10 km in più e vado a Chia che è molto più bella". E cosi arrivederci alla gelateria o alla pizzeria di Pula, niente abbigliamento ai saldi per le viuzze del paese. I residenti di Pula hanno un modo diretto per esprimere il proprio disappunto. Alle prossime elezioni possono votare. I residenti degli altri paesi possono esprimere il proprio disappunto andando da qualche altra parte.

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