Questo Blog è stato creato per scambiare informazioni, idee, proposte e materiali tra residenti del comune di Capoterra. Si invitano i lettori a firmare i propri commenti o articoli con nome e cognome. Potete inviare i vostri articoli al seguente indirizzo: giorgio.plazzotta@gmail.com

giovedì 29 ottobre 2009

Il monologo

Vorrei ritornare indietro di qualche giorno, al 20 ottobre scorso, per commentare quanto è stato detto nel corso dell'incontro tra alcuni rappresentanti delle istituzioni e la popolazione in occasione dell'anniversario dell'alluvione e con l'obiettivo di fare il punto della situazione.
Si è trattato, in pratica, di un monologo del Sindaco Marongiu che ha parlato a lungo partendo da un lontano passato nel tentativo di spiegare quello che è successo il 22 ottobre, fornendo al "popolo" una versione nella quale le responsabilità dei politici capoterresi, e quindi anche la sua, risultassero meno pesanti. Insomma quello che si dice "mettere le mani avanti".
A dire il vero dopo un po' la gente ha cominciato a spazientirsi perchè voleva avere notizie fresche e impegni concreti. Non sentire storie trite e ritrite.

In certi momenti Marongiu ha un pò esagerato con la retorica, tant'è che all'affermazione "il Comune si è dotato del massimo dello scibile umano" c'è stato un vero e proprio boato del pubblico per quanto fosse poco condivisa questa affermazione. Ho pensato al Ponte di Pauliara che il Comune (vedi articolo precedente) non ha voluto o saputo realizzare nonostante, come ha spiegato molto bene l'ing. Patteri in un suo intervento nel blog, numerosi ponti di quel tipo vengano realizzati anche da comuni piccolissimi della Sardegna. Tutto quello scibile umano, evidentemente, non è al servizio dei cittadini di Pauliara.

Da cittadino sinceramente non mi impressiono se sento dire che "ogni concessione edilizia ha la relazione geotecnica e geologica". Può darsi che sia così, però queste concessioni sono state rilasciate recentemente in località come "s'acqua 'e Tommasu" che definire a rischio idrogeologico è un eufemismo, trattandosi del letto di un fiume. Evidentemente ci sono mille cavilli e scappatoie che rendono vere tutte le affermazioni. Se me lo consentite, ne parliamo, oltre che nelle esternazioni ufficiali della stampa e degli enti, anche in questo blog o nei siti di Capoterra, così magari sentendo tutte le voci ci facciamo un'idea pià vicina alla realtà e alla verità. I cittadini non possono seguire queste cazzabubbole burocratiche. A Capoterra, complice l'alluvione, hanno mangiato la foglia o, come si dice dalle mie parti "anti scramentau". Non so fino a che punto possano essere disposti a bersi capziosi giri di parole o promesse prive di fatti concreti.

E' vero che questa alluvione è stata la più violenta che memoria d'uomo ricordi ed è vero che è piovuto più che con l'uragano Katrina, così come è vero che mentre in quella sciagura si è mobilitata una intera nazione, per Capoterra nessuno ha mosso un dito. Ma con queste argomentazioni dove vogliamo arrivare? Si vuole per caso dire che un evento del genere è così raro che adesso per qualche secolo possiamo stare tranquilli? Oppure si vuole far intendere che chi gestiva il territorio non poteva prevedere un evento così catastrofico? Sarebbero due gravi errori di valutazione che spero i miei concittadini non faranno.

Diciamola tutta allora. Che senso ha parlare dell'edicola votiva di S. Barbara semidistrutta dall'alluvione e affermare che quel monumento prova che non ci siano state alluvioni così disastrose dal XIII secolo? Il dato mancante è un altro, in questi ultimi 350 anni quante altre volte ci sono state alluvioni di poco inferiori a quella del 22 ottobre? Dimentichiamo che proprio l'edicola votiva, usata come paragone, ha subito alla sua base una ricostruzione nell'800, segno di una alluvione che l'ha parzialmente danneggiata? Ma poi come possiamo dimenticare tutti il 1985, il 1999 e il 2005?

Una novità, che non avevo mai sentito e che riporto senza commentare, dato che poco ne so, è la lettura di ciò che è avvenuto nel 1969 a Capoterra, quando venne realizzato il famoso Piano di Fabbricazione, l'antesignano del PUC, strumento che Capoterra non ha mai avuto. Ovviamente non solo io, ma molti lettori non c'erano a quel tempo e dove ora sorgono Frutti d'Oro 2 e Rio S. Girolamo c'era il fiume con il suo largo letto di pietre e le sue terrazze alluvionali, i frutteti, i campi coltivati e i pascoli.
Sono arrivati all'improvviso i notabili cagliaritani (la nomenclatura) e i reduci dall'età feudale e hanno imposto al consiglio Comunale di Capoterra di realizzare un PDF in cui il 70% del territorio fosse classificato in zona C, quindi abbondantemente edificabile.
Gli agricoltori che componevano il consiglio comunale capoterrese, ha verificato il sindaco, sono rimasti tali e non si sono arricchiti, segno che hanno anch'essi subito una scelta urbanistica che proveniva da più alte sfere del potere.
In questo contesto, e anche in barba alle normative e ai vincoli che dagli anni 80 hanno reso più severa la disciplina urbanistica, sono sorte le lottizzazioni che tutti conosciamo.

Molte altre, e qui il Sindaco ha certamente ragione, erano pronte per essere realizzate (ci sarebbero 19 progetti per 600 ettari) e sono state bloccate da una giunta comunale certamente coraggiosa che ha resistito anche alla ben nota stagione delle bombe. Non dimentico che nel corso di una campagna elettorale di quell'epoca metà anni '90, un partito (che non è quello di Marongiu) propose apertamente di edificare tutti i territori esistenti tra le varie lottizzazioni, creando una Capoterra di ... 100 mila abitanti. E' corretto pertanto affermare che alcune giunte capoterresi, bloccando alcune lottizzazioni, hanno limitato i danni e io mi sento di ringraziare queste persone che hanno anche rischiato di persona.

Di tutt'altro tenore è invece l'affermazione "abbiamo fatto tanto. Oggi se qualcuno viene da fuori non ha l'impressione che ci sia stata l'alluvione". Un vero insulto alla gente che ha subito l'alluvione sulla propria pelle e che ancora deve sopportare disagi pesatissimi. Tutto il corso del S. Girolamo dal monte al mare è un disastro. Ponti crollati, strade disastrate, quartieri isolati, problemi per gli studenti, per gli anziani. Il rischio oggi è molto maggiore e il Piano di Protezione civile è ancora solo un pezzo di carta. Questa è la realtà che la gente conosce bene, nessuna storiella potrà convincerli che tutto è a posto o quasi.

Ovviamente non ci sono solo cose non fatte. L'ho ricordato anche io nel pezzo con il punto della situazione. Anche il Comune ha fatto qualcosa.
Poco importa se davvero il Sindaco, come ha ripetuto almeno quattro volte, si è alzato alle 6.05 e ha incominciato a chiamare tutti. Sono parole. La realtà l'ha ricordata una signora di Rio S. Girolamo poco più tardi: " se è vero che eravate in piedi alle 6 e a Poggio c'era un disastro alle 7, perche non si è fatto qualcosa per limitare i danni più di mezz'ora dopo alla foce?". La risposta si trova proprio nella mancanza di quel benedetto Piano di Protezione civile.
Viene proposta come un grande merito la delibera che vieta l'edificazione nell'area esondata. Resto senza parole quando sento queste cose. Vorrei ben vedere se dovesse comparire un nuovo cantiere in un area colpita dalla peggiore alluvione della storia.

Non capisco la richiesta del Sindaco di collegare i pluviometri in rete per avere i dati in tempo reale. Questo difatti, avviene di già. Il 22 ottobre un allarme è suonato nel centro di protezione civile nazionale a cui quei pluviometri sono collegati. Un allarme che diceva "avete un evento di precipitazione con tempo di ritorno di oltre 1000 anni, verificate per cortesia". Qualcosa si è inceppata a Cagliari, chissà se la magistratura chiarirà.
Adesso il Piano di Protezione civile c'è. Pare anche che sia stato presentato, ma comunque non ancora ai cittadini. Attendiamo con ansia. E non è vero che il piano non c'era l'anno scorso, c'era eccome, solamente non era vidimato. Perbacco.
Un rappresentante di Demos Capoterra racconta poi che in quel piano il punto di raccolta per le migliaia di cittadini scampati al potenziale rischio alluvione sarebbe stato nel campo di calcio di Su Loi che è finito sott'acqua. Alla faccia della sicurezza. Chissà se in quel piano era previsto anche l'arrivo di Noè.

Ai cittadini che lamentano le condizioni disastrose delle strade il Sindaco fa una proposta: sciogliete i condominii e noi ci prendiamo le strade. Baratto, ricatto? Sarebbe bello se i cittadini potessero fare lo stesso ricatto: "dammi servizi efficienti o io non ti pago le tasse". Invece no, vedremo come andrà a finire. Quella del passaggio al comune di alcuni servizi come la viabilità è certamente un'opzione interessante per tutti, anche per Poggio dei Pini che però viene subito esclusa da Marongiu, come per dire che gli altri sono già abbastanza cementificati, voi che avete ancora alberi, prati e addirittura un lago (forse) prima dovete cementificarvi pure voi e solo dopo io mi prendo le strade. Una visione urbanistica che vede l'uomo integrato nel cemento e non nell'ambiente naturale. Complimenti.

Prima di chiudere il suo monologo, Marongiu ne spara una delle sue: "il S. Girolamo non era iscritto nell'elenco dei fiumi". Un fiume abusivo quindi, ma come si permette di scorrere? Lo denunciamo?

Purtroppo anche dal punto di vista burocratico il Sindaco è poco informato e non conosce o fa finta di non conoscere la normativa più recente (15 anni almeno) che non prevede assolutamente un elenco di fiumi da considerare tali, ma determinate caratteristiche idrogeologiche che il S. Girolamo si è pazientemente scavato nella roccia dei monti sulcitani da millenni e certamente se ne frega di essere o meno inserito in un elenco degli anni 90.

All'incontro sono intervenuto anche Marco Espa che ha proposto di utilizzare in fretta i fondi recentemente stanziati dalla regione e di istituire turni di lavoro doppi per accelerare i tempi. L'esempio di Messina dovrebbe mettere in allarme perchè li c'era stato un'avvisaglia due anni prima del disastro di quest'anno. Come dire: mettiamoci al riparo in fretta.

L'assessore Carta ha esordito malissimo dicendo una frase che io, sinceramente, non vorrei sentire più da persone che hanno responsabilità politica: "non era prevedibile".

Mi ha stupito quando ha detto che i sardi hanno un potere contrattuale pari a zero per giustificare il fatto che il governo ha stanziato solo 6 milioni di euro. Mi sono chiesto se fosse un attivista di IRS, indipendentisti sardi, oppure se si trattasse per davvero di un assessore della maggioranza di centro destra al consiglio regionale presieduto da quel Cappellacci che è stato eletto grazie al supporto di Berlusconi. Mah

Comunque Carta finisce bene e promette un incontro mensile con la popolazione per aggiornarci sull'andamento dei lavori. Io non ci credo e voi?

venerdì 23 ottobre 2009

Una petizione per chiedere l'intervento del Governo

L'Associazione 22 Ottobre ha lanciato l'iniziativa di una petizione online che ha l'obiettivo di chiedere un intervento finanziario del governo italiano per la messa in sicurezza del territorio di Capoterra.
Come è noto finora il governo è intervenuto stanziando solo 6 milioni, mentre per altre calamità, come quella di Messina, ha giustamente impegnato cifre superiori al miliardo. Bisogna fare di più! facciamoci sentire
Invito tutti i lettori del blog a firmare la petizione al seguente link:
fate girare questo invito trasmattendolo ai vostri conoscenti.

martedì 20 ottobre 2009

Ponte per Pauliara: per ora solo scaricabarile

Vi avevo promesso di raccontarvi le ultime "storie" sentite in occasione di un incontro per le primarie del PD tenutosi a Poggio. L'argomento è il ponte di Pauliara. E sia.
Riepiloghiamo brevemente. Il blog rappresenta una formidabile fonte di informazione per chi voglia documentarsi sulla storia del ponte fantasma. Chi racconta storie distorte, confidando sulla impossibilità delle persone di documentarsi adeguatamente, non ama questo blog, ma non importa. Deve finire questa tendenza a dire falsità, soprattutto da parte di persone che hanno responsabilità politica. Negli USA raccontare balle è gravissimo, qui invece si pensa di poterle sparare impunemente.
Chi fosse interessato ad approfondire può comunque leggere innanzitutto questo documento che riporta le delibere regionali che riguardano questo intervento: quella del 20 dicembre 2008 che assegna 1 milione al Comune e quella dell'11 marzo con cui assegna 100 mila euro come anticipo per la progettazione. Ci sono poi i seguenti articoli: Finalmente sbloccati i finanziamenti per il Ponte di Pauliara, Il ponte sbolognato del 14 aprile Il Ponte nelle mani del Genio del 12 maggio.

Insomma per farla breve, il Comune questo ponte proprio non l'ha voluto fare, finchè alla fine non è stato assegnato alla direzione del Genio Civile. E' chiaro che in questo modo si sono persi molti mesi ed è anche chiaro che se i lavori fossero iniziati, mettiamo a marzo, probabilmente il ponte oggi sarebbe già li e i residenti di Pauliara e di tutta Poggio non dovrebbero tribulare per la campagne per il secondo inverno consecutivo.
Il Comune di Capoterra viene notoriamente accusato dalla popolazione delle frazioni di inettitudine e di "non avere fatto niente".
Il sindaco Marongiu, un vero funambolo dello scaricabarile, aveva giustificato la decisione di non fare il ponte con le seguenti argomentazioni:

  • Perchè le procedure comunali sarebbero complesse, con gare di appalto che fanno perdere tempo, il Genio civile può muoversi più rapidamente.
  • Perchè la Regione non aveva trasferito i soldi al Comune

  • Erano scuse che non reggevano. Quando un'opera serve così tanto ai tuoi cittadini, ti ci metti e la fai. Ma forse questo è il punto: il sindaco non considera i residenti di Pauliara come suoi cittadini e probabilemente lo stesso dicasi per i cittadini delle alte frazioni che lamentano disservizi e abbandono. Così è stato fino ad ora. Viene sempre un momento di dire BASTA, quando la corda si spezza. Questo momento è arrivato a Capoterra e lo ha portato l'ennesima alluvione (che ogni volta descrivono come "eccezionale").

    Diciamola tutta, però, perchè non serve nascondere la testa sotto la sabbia. A Poggio dei Pini questo atteggiamento presenta una certa reciprocità. La frattura deve essere risolta su entrambi i fronti.
    A prescindere dai cavilli burocratici della macchina amministrativa, che forniscono ai rappresentanti di tutti i livelli moltissimi spunti per scaricare legittimamente le responsabilità su altri, la realtà è che un Sindaco se vuole si fa in quattro per la sua gente nel momento del disagio e questo a Capoterra non è accaduto. Si è giocato invece lo scaricabarile.
    Dato che il ponte non solo non è stato realizzato, ma nemmeno progettato, la gente del posto è piuttosto alterata (eufemismo) e non ha digerito quella scelta.
    D'altronde se il Comune ritiene di avere una buona ragione per non averlo realizzato, giustamente continuerà a ribadirla, sempre la stessa, giusto? Quando invece sentite che qualcuno risponde a una domanda sempre con argomentazioni differenti cosa pensereste? Forse che si arrampica sugli specchi?

    Qualche giorno fa un consigliere comunale già noto per avere individuato nel lago di Poggio la causa della inondazione di Frutti d'Oro e noto anche per essersi giustificato in quanto "dilettante della politica", muovendosi come un elefante in una cristalleria, ha fornito nuove giustificazioni per quella scelta.
    Non quindi un unico e chiaro motivo, ma una serie di motivi da raccontare ai cittadini per giustificare una decisione scellerata. Come direbbe Mike Bongiorno, alla vostra domanda quale "palla" preferite, la uno, la due o la treeee?
    Ecco quindi le nuove ragioni per cui il comune di Capoterra non ha costruito il ponte:
    1. ci hanno dato solo centomila euro invece di darci tutta la somma
    2. il ponte attraversa una proprietà privata e un fiume demaniale, che cosa c'entra il Comune?
    3. 1 milione di euro non basta per fare il ponte
    Correggetemi se sbaglio. I 100.000 euro erano stati erogati per la progettazione. Dopo sarebbero arrivati anche gli altri, a stati di avanzamento. Potevano quindi incominciare ad affidare il progetto.
    Il ponte attraversa una proprietà privata della Coop. Poggio dei Pini, ma quest'ultima ha immediatamente manifestato la sua disponibilità a cedere GRATUITAMENTE l'area necessaria alla realizzazione della strada. Quindi qual'è il problema?
    Tutti i corsi d'acqua sono demaniali, anche i canali che sono stati realizzati nei pressi del cimitero di Capoterra e che sono costati circa 8 milioni di euro.
    Come sarebbe a dire 1 milione di euro non bastano per il ponte? Fateli bastare!

    Insomma cari amici, non è possibile che per giustificare un errore si debbano inventare ben 6 scuse diverse. La gente non è scema.

    L'alluvione ha dato anche un segnale a questa terra: è ora di cambiare. Se vogliamo vederla in modo un pò mistico diciamo che questo è un regalo fatto dall'alluvione e questo darebbe anche un maggior senso alla scomparsa quattro persone. Perchè perlomeno siano le ultime a morire in quel modo.

    La giunta capoterrese non ha colto questo messaggio. E' un vero peccato, perchè qui non si tratta di una poltrona di ben poco valore o di carriere politiche con scarse speranze di successo. Qui c'è in ballo la serenità e la sicurezza di 26 mila persone. Giocare a rimpiattino o a scaricabarile con queste cose è veramente grave, imperdonabile.

    Oggi nella chiesa di Frutti d'Oro ho ascoltato molte altre cose incredibili. E' evidente che la strategia è quella di alterare la verità a proprio uso e consumo.

    domenica 18 ottobre 2009

    Un anno fa il dramma: a che punto siamo?

    Ci siamo. E' passato un anno da quel terribile 22 ottobre 2008. L'anniversario ci spinge tutti alla medesima riflessione: qual'è il bilancio di questi 365 giorni?

    L'Asilo di Rio S. Gerolamo: poteva essere una strage.

    Penso che aldilà dei diversi punti di vista personali, si possa essere tutti d'accordo sul definire altamente insufficiente ciò che è stato fatto. Possiamo poi sbizzarrirci con gli aggettivi più disparati, ma il succo è comunque questo.
    Vorrei provare a riepilogare, in questa pagina, ciò che è stato fatto a grandi linee. Si tratta ovviamente della mia lettura personale.
    Veniamo ai fatti.
    La Regione Sardegna è stata rapidissima nell'erogare i rimborsi. Gran parte degli sforzi iniziali sono stati giustamente orientati verso le persone, le loro case danneggiate, i beni immobili distrutti. Non sono in grado di dire se siano stati commessi errori in quella fase, ma ho personalmente parlato con alcuni dei residenti nelle zone maggiormente danneggiate, quelli che, per intenderci, avevano 2 metri d'acqua al pian terreno. Mi sembra di poter dire che, tra i rimborsi pubblici e le donazioni, alla fine chi ha avuto danni materiali ha potuto anche ripararli. Se così non fosse vi invito a raccontare la vostra esperienza qui.

    Oltre ai rimborsi erogati, sono stati subito spesi alcuni milioni di euro per gli interventi di estrema emergenza. Come è facile immaginarsi, i cumuli di terra e di pietra da rimuovere hanno richiesto un grande sforzo. A Poggio il corpo della diga è stato ripristinato, il canale scolmatore è stato allargato e, purtroppo, il livello del lago è stato abbassato decretando la morte, speriamo temporanea, del già piccolo bacino.
    Così come ho più volte tenacemente contrastato chi ha diffuso informazioni false su presunte responsabilità del lago nella esondazione avvenuta più a valle, ritengo che siano sbagliate anche le critiche nei confronti degli interventi realizzati sulla diga e sul lago dal Genio Civile. Quella struttura, difatti, sebbene abbia resistito alla più imponente alluvione degli ultimi 400 anni, non dava più le garanzie di sicurezza che sono invece richieste a tutte le opere idrauliche, tantopiù che oggi dobbiamo fare i conti non più con un valore di portata teorico e sottostimato di 150 mc/sec, ma con i 400 mc/sec reali del 22 ottobre 2008. E' stato quindi giusto, a mio avviso, intervenire. Non si poteva lasciare così. Anche in questo caso sarò ben lieto di ospitare pareri discordanti.


    Il Corpo diga di Poggio rapidamente ripristinato dal Genio Civile

    Anche la diga di Poggio, così come i 5 ponti che attraversano il S. Girolamo o come gli argini vicino alle zone abitate, dovrà essere in grado di reggere una nuova piena di quella portata. L'intervento del Genio Civile ha dato priorità all'aspetto sicurezza del sistema lago-diga, rispetto alle altre importanti funzioni di questo piccolo bacino, che fungeva anche da presidio contro gli incendi e cassa di espansione per le piene del fiume. I poggini devono capire ed accettare questo sacrificio. Speriamo che in futuro tutte le funzionalità del lago siano ripristinate. Non è un interesse solo dei residenti di Poggio, ma di tutti i capoterresi, tranne forse quei pochi che preferiscono augurarsi un territorio più povero, senza acqua e alberi, per soddisfare il bieco sentimento dell'invidia o per nascondere le responsabilità politiche di una gestione scellerata del territorio comunale.

    A proposito di Comune, è difficile trovare aggettivi appropriati per definire la sua azione. Deludente? Spezziamo però una lancia in suo favore. Il comune di Capoterra non ha ricevuto dalla Regione il becco di un quattrino e non si può pretendere che potesse far fronte a questa emergenza solo con le sue forze. E' stato abbandonato dalla regione, soprattutto dal punto di vista economico. Quale Regione, quella di Soru o quella di Cappellacci? Entrambe, perchè se è vero che Soru ha lavorato benissimo nei primi 3 mesi, purtroppo la sua scelta di anticipare la data delle elezioni di 5 mesi si è rivelata una beffa per il nostro territorio devastato. I suoi calcoli elettorali, peraltro perdenti, a quali risultati hanno portato? Nessun piano di sicurezza ancora attivo, ponte che isola il quartiere di Pauliara non costruito, tanto tempo perso nelle progettazioni. Grazie Renato.

    L'ingresso della giunta successiva è stato un pò come mettere la moviola. La macchina burocratica regionale ha ripreso i suoi ritmi lenti a cui, ahimè, tutti gli italiani sono abituati. La trasparenza, la comunicazione e la partecipazione sono stati del tutto assenti. I cittadini si sono sentiti abbandonati a se stessi. Le cronache raccontano di una passeggiata "digestiva" di Capellacci a Poggio dei Pini, tampinato da un consigliere della Cooperativa. La Barracciu l'altro giorno ha ammesso candidamente di non essere mai venuta a Poggio dei Pini in tutto un anno e di essere rimasta sorpresa nel constatare che la situazione era ancora disastrosa. Ma Capoterra e Poggio dei Pini non sono nell'Idaho, cara Francesca. Si trovano a soli 17 km da Cagliari, scirarì. Qui non si tratta di seguire il proprio territorio di provenienza perche oggi il S. Girolamo è il Belice della Sardegna e tutti i consiglieri sardi dovrebbero farsi in quattro per cancellare questa vergogna.

    L'unico "politico" che la lavorato sempre apertamente per risolvere i problemi del nostro territorio e lo ha fatto comunicando con i cittadini è Marco Espa, lo dico apertamente e senza timidezze. Propaganda politica, e sia!. Per me la politica non è sterco bovino solo perchè alcuni nostri rappresentanti sono disonesti. Per me la politica è come quella che fa Marco e non mi vergogno di sottolinearlo, tantopiù che adesso non ci sono elezioni in vista. Non importa se l'amico che mi scrive email anonime paragonandomi a Berlusconi adesso mi chiamerà Stalin.

    Tra i tanti fronti dell'alluvione, un grosso rischio è stato scongiurato tra marzo e maggio. Ne abbiamo parlato a lungo. L'intero sistema fognario di Poggio e Residenza (2500 abitanti) finiva nel S. Girolamo e l'estate si avvicinava. In soli 3 mesi le ditte incaricate da Abbanoa hanno realizzato le condutture della zona più a rischio e in altri due mesi hanno ripristinato l'intera rete fognaria. Grazie.

    Finora abbiamo parlato di attività finanziate dalla Regione (giunta Soru) e realizzate in tempi abbastanza rapidi. Ci sono però ancora due realizzazioni finanziate immediatamente, ma clamorosamente non ancora realizzate a 1 anno dall'evento: lo studio idrogeologico ed il Ponte per Pauliara, opere per le queli sono stati stanziati, rispettivamente 500 mila e 1 milione di euro.
    Che fine hanno fatto?
    Lo studio idrogeologico è stato affidato alla società Hydrodata di Torino, dopo varie lungaggini non si capisce come mai questo studio non sia ancora stato presentato. A quanto si dice siamo in dirittura d'arrivo, ogni settimana mi dicono che sarà presentato ... quella dopo. Ma quanto tempo perso! Se si considera che da questo studio dipendono i calcoli che dovrebbero essere utilizzati per tutte le opere ingegneristiche e idrauliche, si comprende ancora di più la gravita di questi ritardi.
    Del ponte mi riprometto di parlarne in un successivo post anche perche proprio ieri ho sentito alcune balle clamorose che riguardano proprio questo progetto e vorrei condividerle con voi. Diciamo, per ora, che quest'opera finanziata immediatamente, assegnata dapprima al Comune di Capoterra e poi al Genio Civile è ancora in fase di progettazione. I 200 residenti di Pauliara passeranno un altro inverno d'inferno. Hanno il diritto di sapere almeno perchè.

    Torniamo comunque al Comune di Capoterra. Ho ricordato che questo ente è stato lasciato solo e senza risorse ad affrontare una situazione drammatica. Non è giusto pretendere l'impossibile... però ..
    Il Sindaco e i suoi assessori, ogni volta che li sento, ricordano che ci sono 4 o 5 ponti da rifare, come per dire, cose grosse. Il comune non solo non ha i soldi per fare i ponti, ma non sarebbe neanche in grado di appaltarli, così almeno dicono loro. Saranno esperti perlomeno nel Tetris?
    Però almeno della viabilità minore se ne potrà occupare, oppure no? Difatti se ne è occupato, ma in modo alquanto strano. Incominciando dal centro storico, per arrivare poi verso le zone più disastrate. Forse, il Comune di Capoterra è molto sensibile e non voleva disturbare i residenti delle zone alluvionate di Poggio, Frutti d'Oro e Rio S. Girolamo che percorrono ancora strade piene di buche, con le cunette erose, con il conseguente pericolo di incidenti e danni alle vetture. Ma già, quelli delle lottizzazioni sono ricchi. E' anche possibile che non volesse rovinare, con l'asfalto, quel fantastico set cinematografico da "The day after" che tanto impressiona i politici regionali le poche volte che questi vengono dalle nostre parti anche se in visita personal-mangereccia. Nella zona di Frutti d'oro ad ogni pioggia si formano enormi pozzanghere, testimonianza di lavori effettuati alla carlona (eufemismo). Il Comune non può sistemare nemmeno le pozzanghere, ma si limita a scaricare la responsabilità su altri, l'Anas in questo caso.
    Ma la più grave mancanza del comune era e resta il Piano di Emergenza, quello che avrebbe potuto salvare la vita delle quattro vittime capoterresi dell'alluvione, quello che è da anni obbligatorio, quello che ancora oggi non è operativo, anche se se ne parla. Anche in questo caso via con lo scaricabarile: "la Regione non ci ha dato le linee guida quindi, caro cittadino, mi dispiace ma se piove .. deppis morri".
    Prima di arrivare alla situazione odierna, vorrei anche ricordare che Capoterra è un comune della repubblica italiana e che il governo nazionale ha versato per questa calamità la bellezza di 6 milioni di euro. Giustissimo assegnare 1000 milioni di euro alla recente tragedia di Messina, ma nosus ita seus, burdus?

    L'associazione 22 Ottobre ha rappresentato i cittadini e ha diffuso la conoscenza del territorio alluvionato

    E i cittadini? Non voglio dilungarmi ma nel mare di inadempienze e ritardi non posso non sottolineare che, come disse Faber, "dal letame spesso nascono i fior". Questa disgrazia ha offerto alla comunità capoterrese, storicamente divisa per motivi urbanistici, in molti nuclei seprati e distanti più socialmente che geograficamente, una occasione per costruire un tessuto sociale più coeso e per liberarsi di inutili e dannosi "muri" che le varie comunità avevano eretto e che l'acqua, fregandosene, ha abbattutto. Sta a noi adesso lavorare affinchè i semi di questa nuova solidarietà e amicizia diventino alberi resistenti.

    Qualche giorno fa la Regione ha stanziato 35 milioni di euro per la messa in sicurezza del Bacino del S. Girolamo e per il ripristino di danni a Poggio e in altre frazioni. I cittadini si chiedono come saranno spesi questi soldi. Verrà sicuramente realizzato un piano. Da questi soldi dobbiamo detrarre l'IVA e le progettazioni, se va bene ne restaranno 25 per le opere vere e proprie. Mi sembra ovvio che non si potrà realmente mettere in sicurezza il territorio.

    Cosa c'è da fare? Cinque ponti, partendo da monte: Borgo S. Girolamo, Hydrocontrol, Poggio str. 51, Rio S. Girolamo e SS. 195. Sistemazione dell'alveo dei fiumi con particolare riferimento alle zone abitate. Adeguamento delle dighe di Poggio e dissabbiamento del lago, sistemazione degli impluvi montani, rimboschimento. Certamente ho dimenticato qualcosa.

    Esempio di ponte con sezione insufficiente


    Per i politici quindi due missioni: spendere bene questi pochi soldi e bussare a cassa con l'avaro governo nazionale per trovare altri fondi.

    mercoledì 7 ottobre 2009

    I giornalisti dell'alluvione

    E' passato quasi un anno dal 22 ottobre. In quel giorno, e per i tre successivi, sono rimasto senza corrente elettrica e quindi senza la possibilità di vedere i telegiornali. Eppure, da quanto mi è stato poi riferito, la disinformazione ha imperversato sin dal primo momento. La sarabanda delle corbellerie (eufemismo) mediatiche è stata inaugurata da Egidiangela Sechi al TG di Videolina che dette la falsa notizia del crollo della diga di Poggio.


    La diga in terra è oggi più robusta di prima
    In questo blog abbiamo seguito molto da vicino tutti questi fatti. A un anno di distanza, oggi forse ci rubano un sorriso alcuni attori di quei giorni, come l'incredibile e mai dimenticato consigliere comunale che, un mese dopo l'evento, affermò alla radio che la responsabilità di ciò che era accaduto era del piccolo bacino pedemontano. Che dire poi dello psicologo che si cimentò in identiche argomentazioni.
    Anche a causa di questi signori, per mesi ho incontrato persone residenti nelle lottizzazioni costiere che si avvicinavano al lago di Poggio come se fosse il Vajont e dicevano, un delusi, "ma allora non è vero che è crollata". Quelle informazioni errate, quelle valutazioni affrettate, rischiavano di fare molti danni, incidendo una profonda ferita nel tessuto sociale del nostro comune (poggini assassini) e premendo per la distruzione di un'opera che, come poi è stato dimostrato dagli esperti, ha addirittura attenuato la forza dell'onda di piena.

    C'è mancato poco che anche le autorità competenti, sotto pressione in quei giorni difficili e sempre poco inclini a prendersi responsabilità, cedessero al tentativo di riversare sul "lago espiatorio" responsabilità che, invece, stavano di casa proprio presso quegli uffici pubblici da cui era partito il maldestro tentativo di scarica-barile.
    Come molti lettori sanno in questo blog abbiamo svolto un grosso lavoro per fare emergere la verità, quella suggerita dalla scienza e non dall'immaginazione o dall'interesse politico.
    Mi hanno aiutato in questo compito alcuni di voi e, permettetemi di dirlo, sono fiero di quello che abbiamo fatto.
    Sulla base di queste "fondamenta" è poi nata una Associazione, la 22 Ottobre, che in modo molto serio, ha organizzato una serie di incontri di alto livello scientifico. Alla fine si è fatta largo la consapevolezza, anche tra i residenti delle lottizzazioni costiere, della vera natura di quel piccolo ma utile bacino di espansione per le spallate che le piene del fiume ogni tanto hanno dato e continueranno a dare. Non, quindi, dighe da abbattere, ma semmai piccoli invasi da costrure per combattere la desertificazione, e costituire un freno per regimi torrentizi sempre piu "tropicalizzati". embrava un argomento chiarito. Pensavo che avessimo superato quell' "analfabetismo geologico" con cui in queste pagine Rita Lai ha posto all'attenzione di tutti noi una realtà che era stata per troppo tempo presa sotto gamba.

    I giornalisti, si sa, devono piombare sulla notizia ed è a volte difficile per loro cedere alla tentazione di "infarcire" le informazioni reali per renderle più appetibili.
    A Capoterra era arrivata anche Striscia la Notizia ad incalzare il sindaco Marongiu, che di certo non avrebbe ricevuto questo trattamento dall'Unione Sarda, sempre molto benevola nei suoi confronti (elezioni con cambio-casacca in vista, auguri).
    Nonostante alcune partigianerie, non si può dire però che due giornalisti dell'Unione (Mariagrazia Marilotti e Andrea Piras) non siano stati ben presenti nel territorio e non abbiano dato voce anche a chi, come noi, non aveva santi in paradiso o cadaveri nell'armadio da nascondere.
    Il giornalista della nuova Mauro Lissia, con stile più diretto e coraggioso, ha invece sparato alcune pesanti bordate politiche con articoli di denuncia che potevano valere per uno qualsiasi dei 1000 disastri ambientali d'Italia, senza però entrare nel merito della situazione ambientale di questo territorio specifico, argomento del quale ha dimostrato la stessa competenza che io ho nell'origami.

    Diverso da tutti, Angelo Pani, ha vissuto questa tragedia dal di dentro. Il disastro ha colpito il luogo in cui vive e che conosce molto bene; era "sul posto" sin dalle prime ore di quel mattino con la sua macchina fotografica. Angelo è una penna esperta, d'accordo, ma in ogni pezzo che ha fatto è riuscito a informare toccando il cuore del lettore. I suoi pezzi hanno saputo lenire e consolare una parte della mia disperazione per la ferita subita da questo territorio che amo. Poggio dei Pini, per chi ci abita, è una moglie, una fidanzata, una figlia.
    Da alcune settimane, forse perchè ci avivciniamo all'anniversario del disastro e i direttori dicono "scrivi qualcosa di scottante su Capoterra", ecco che i giornalisti sono ricomparsi sulla scena del delitto. Mai l'avessero fatto. Ogni giorno apro il giornale e leggo cose incredibili che mi lasciano esterrefatto.
    Apre le danze Maria Francesca Chiappe, che il 26 settembre scorso scrive "quanto ai danni dovuti alla diga che ha ceduto". Incredibile, la Chiappe è indietro di un anno. Dove è stata in tutto questo tempo? Di certo da queste parti non si è mai vista.
    Il 1 ottobre Andrea Piras definisce il S. Girolamo "fiume assassino", complimenti per la fantasia! Poi aggiunge: "Il sindaco Giorgio Marongiu non ha molta voglia di perdersi in chiacchiere". Slurp!. E dato che Marongiu viene dipinto come un uomo d'azione perchè non si fa raccontare quali sono i lavori effettuati dal comune e, soprattutto, dove sono stati eseguiti? Perche non fa un bel pezzo sul Piano di Emergenza che non c'è e che invece doveva esserci? Chi c'era del Comune il 22 ottobre a fermare la macchina di Annarita Lepori prima che venisse trascinata via? Un più di coraggio, su. Noi che leggiamo non abbiamo l'anello al naso.

    Ma le cose più incredibili le ho lette ieri sulla Nuova Sardegna. Mauro Lissia cita le sue fonti: "consulenti di Torino sentiti dagli investigatori e i forestali nel rapporto alla Procura". E cosa dicono? Sebbene io abbia seguito tutte le conferenze scientifiche indette sul tema alluvione in quest'ultimo anno, conferenze a cui hanno partecipato i maggiori esperti di tutte le discipline legate all'idrogologia, all'ingegneria idraulica e alle scienze forestali ecco che spuntano nuove teorie: "un dato su tutti: ancora trenta-quaranta minuti di pioggia e la diga di Poggio dei Pini avrebbe collassato". Detto così sembrerebbe preoccupante, ma pensandoci un e facendo 4 conti l'impressione è che all'incolpevole Lissia abbiano rifilato una "sola".
    Mi sono preso le tabelle del pluviometro di quella giornata, sempre pubblicate su questo blog. L'evento è iniziato alle 6 ed è terminato alle 9. In queste 3 ore sono caduti ben 372 mm di pioggia che, come noto, rappresentano il record mai registrato in Sardegna per quanto riguarda l'intensità. Cosa vuol dire quindi "altri 40 minuti di pioggia", a quale intensità? Quella dell'ultima mezzora o quella del momento più intenso?
    Vediamo entrambi i casi. Se fosse proseguita l'intensità dell'ultima mezz'ora sarebbero caduti altri 30 mm di pioggia portando il totale a 402. Ma come si fa a dire che con 402 mm. la diga sarebbe crollata e con 372 no?
    Supponiamo invece che fosse piovuto per 40 minuti alla massima intensità. Tra le 6,30 e le 7,00 sono caduti 160 mm di pioggia. Vogliamo aggiungere altri 128 mm. ai nostri 372 che rappresentano già il record? E facciamolo, così raggiungendo 500 mm di pioggia in 3 ore e 40. La diga sarebbe crollata? Forse, ma sarebbe stato il diluvio universale quindi perchà preoccuparsi se non siamo Noè? Dobbiamo avere ben chiaro che quello che è avvenuto il 22 ottobre è un evento estremo, che può anche capitare di nuovo e che dobbiamo adattare le infrastrutture a quelle portate. Ma ha senso ipotizzare valori molto più elevati? In queste condizioni nessuna opera sarebbe mai sufficiente.
    L'articolo prosegue disegnando il seguente scenario apocalittico "la barriera era zuppa d’acqua, una marmellata di terra". Mamellata.., ma siamo sicuri che si trattasse di una relazione scientifica? L'avrà scritta mica l'orso Yoghi?
    Perchè non dovrei invece credere all'ing. Novella (no Geologo, gravissima imprecisione) del Genio Civile e agli esperti che, dopo avere effettuato le indagini piezometriche, hanno dichiarato che l'interno della diga era integro e realizzato con materiali di ottimo livello.
    E quindi, come nelle quartine di Nostradamus l'oscuro presagio termina con la catastrofe "sul centro di Poggio dei Pini sarebbe piombata una cascata spaventosa, con rischi facili da immaginare". Lissia è certamente all'oscuro della simulazione realizzata da un gruppo di ricercatori incaricato dall'Università di Cagliari (non Torino sorry). La simulazione era incentrata proprio sugli effetti di un'eventuale collassamento della diga di Poggio. Chi, non è il caso di Lissia, ha seguito i seminari organizzati dall'associazione 22 Ottobre, ha potuto ascoltare l'esposizione dell'ing. Andrea Lazzari, che è specialista proprio in simulazioni idrauliche. Questa simulazione racconta di effetti apprezzabili, ma non drammatici alla foce (+ 50 cm. livello e 0.3 m/sec velocità) ed esclude l'interessamento della zona abitata di Poggio dei Pini che si trova in una posizione più defilata verso sud e sopraelevata.

    Ci sono poi molte imprecisioni nella frase "a Poggio dei Pini hanno creato un crocevia ai piedi di un bacino idrico in equilibrio instabile. Oltre al ponte una strada, quella che filava e ancora fila lungo il rio San Girolamo, una strada incollata all’argine del fiume e sotto la diga. Non doveva essere costruita là, strada e ponte dovevano essere altrove".
    Forse si ignora che il lago, la diga e anche le stradine esistevano da prima della creazione della lottizzazione Poggio dei Pini e che la diga è stata creata dopo la strada. Quella in cui si è verificata la sciagura è un strada vicinale comunale, denominata dei Genovesi, che esiste da sempre. Anzi prima, in luogo del ponticello, c'era un guado, ancora più rischioso. Da come viene presentata la frase sembrerebbe invece che quell'arteria sia stata progettata al momento della realizzazione della lottizzazione. La strada che "fila lungo il Rio S. Girolamo, oltre il ponte", non è stata neanche esondata perchè in quel punto l'alveo è incassato nella vallecola di "Su Strumpu" e quindi l'argine è al sicuro. I problemi si sono verificati più a valle, nella zona sportiva che è però ben lontana dalla diga. Insomma molte inesattezze, scarsa precisione e, a mio avviso, anche qualche oscura manovra. Staremo a vedere.

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