Questo Blog è stato creato per scambiare informazioni, idee, proposte e materiali tra residenti del comune di Capoterra. Si invitano i lettori a firmare i propri commenti o articoli con nome e cognome. Potete inviare i vostri articoli al seguente indirizzo: giorgio.plazzotta@gmail.com

lunedì 30 marzo 2009

Speriamo di leggere notizie migliori sul giornale...

La scorsa settimana Poggio dei Pini è stato ancora oggetto di attenzione da parte della stampa locale. Purtroppo sull'Unione non abbiamo trovato le notizie che tutti vorremmo leggere.
Non sono iniziati i lavori per sistemare la fognatura, le strade, il lago. Niente di tutto questo, si parla ancora (leggi articolo) della strada n. 7, ormai ribattezzata "del Presidente" e dell'ennesimo ricorso respinto dal TAR il 18 marzo scorso (leggi l'esito del ricorso).
Ricordiamo che la Cooperativa era stata condannata al ripristino dei luoghi in seguito a un intervento di bitumazione del prolungamento della strada n. 7 (pineta di Pauliara), ritenuto abusivo. Non avendo provveduto entro il periodo di tempo stabilito dalla sentenza, il Comune di Capoterra è divenuto proprietario dell'area e provvederà al suo ripristino addebitando i costi alla Cooperativa. Quest'ultima ha fatto ricorso, che però, come abbiamo visto, è stato respinto dal TAR con la seguente motivazione:

Ritenuto che il lavoro di asfaltatura determini un rilevante impatto urbanistico che necessita il previo rilascio di concessione edilizia (TAR LOMBARDIA - MILANO n. 4514 del 20 novembre 2002; TAR VENETO - VENEZIA n. 464 del 3 febbraio 2000);
Ritenuto che il provvedimento oggi impugnato è atto vincolato e meramente consequenziale all’inadempimento dell’ordinanza n. 1 del 13/2/08 di ripristino dello stato dei luoghi.

La Pineta di Pauliara

Qualcuno ha detto che quando compaiono articoli come questo sul Giornale, l'immagine della nostra Cooperativa viene infangato. E' vero, e me ne dispiace, ma ritengo che nascondere la spazzatura sotto lo zerbino non aiuti affatto. I nodi prima o poi vengono al pettine. Solo grazie all'informazione tutti abbiamo gli elementi per farci una idea su come stanno le cose e su come le vorremmo in futuro.
Speriamo davvero di leggere notizie migliori sul giornale ...

martedì 24 marzo 2009

Ecco come se ne vanno i soldi

I soldi non ci sono, ci sono, dove sono? Non si sa. Il Comune dice che non ce li ha, ma li ha spesi lo stesso. La banca glieli può dare, ma il Comune non li prende. La Regione dice che li ha stanziati, ma non li ha trasferiti. Il governo berlusconiano, per punire la Sardegna guidata da Soru, non aveva messo un euro, mentre aveva coperto d'oro le terre a lui amiche. Adesso siamo amici anche noi, fuori il grano!

Mentre la puzza di fogna sale da Poggio dei Pini sino al mare e nessuno capisce dove siano i ben pochi soldi stanziati, nel sito della Regione Sardegna spunta una consulenza da 53.000 euro assegnata a un ingegnere esperto in dighe.
La cosa era stata segnalata da Pasqualino Cabizza nella riunione di domenica scorsa a Poggio dei Pini, ma dato che verba volant e scripta manent, ecco qui il bel file della Regione che prova la veridicità di quanto affermato (scarica).
Certo, nella delibera non sono contenuti dettagli su questa onerosa consulenza. C'è scritto però che trattasi di un "incarico per elaborazione di Analisi, Studi, Valutazioni e Soluzioni propedeutiche alla definizione degli interventi di messa in sicurezza della Diga di Poggio dei Pini e relative soluzioni alternative". Da questo studio dovrebbero giungere le risposte sulle possibili soluzioni di messa in sicurezza del sistema lago-diga.
Non si tratta però del progetto esecutivo, per il quale evidentemente dovranno essere spesi altri soldi, ma solo di "soluzioni propedeutiche". Totò direbbe: alla faccia!

Il canale scolmatore della diga di Poggio dovrà essere allargato

Un'ultima considerazione per i lettori di vecchia data di questo blog. La parola "consulenza" non vi fa venire in mente niente?
Prendiamo atto del fatto che ci sono consulenze i cui importi vengono pubblicati su internet, accessibili a tutti i cittadini e altre consulenze che non possono essere visionate neanche da 120 legittimi soci che presentano domanda in carta bollata. Due modi differenti di intendere la trasparenza.

domenica 22 marzo 2009

I poggini ritrovano l'unità .. o quasi

Ho voluto dare questo titolo all'articolo dedicato all'incontro di oggi che si è svolto nei locali della Cooperativa Poggio dei Pini perchè, aldilà delle parole dette, ho colto un clima positivamente diverso da quello "classico" piuttosto nervosetto delle riunioni dei soci.
Anche se non si trattava di una riunione ufficiale dei soci della Cooperativa, era indirizzata ai residenti che hanno partecipato in buon numero (circa 120).

L'obiettivo dell'incontro è rimasto saldamente ancorato alle problematiche del post alluvione, dei ritardi nell'avviamento delle opere, delle prospettive future, perlomeno quelle a breve termine. Tutti gli intervenuti si sono attenuti abbastanza rigidamente al tema proposto e la discussione è risultata abbastanza ordinata ed incisiva.
Un elemento tangibile è che la preoccupazione ha raggiunto livelli altissimi e la pazienza che da sempre contraddistingue i poggini è prossima all'esaurimento. Chiedo scusa se continuo a utilizzare il termine "poggino" ma scrivere "capoterrese residente nella lottizzazione di Poggio dei Pini" è veramente troppo lungo.

Non si è parlato, se non indirettamente, di problematiche legate all'amministrazione della Cooperativa Poggio dei Pini e forse questo è uno dei motivi della serenità generale che regnava in sala. L'augurio è che lo stesso clima possa ripresentarsi anche quando si affrontano i temi legati alla gestione del bene comune, alla trasparenza etc.

Vi riporterò, come al solito, solo alcune mie impressioni su ciò che è mi ha maggiormente colpito e non una cronaca esaustiva.

Il comune di Capoterra e la sua giunta, che è stata definita "sindacocentrica", hanno ricevuto pesanti e strameritate critiche da parte di alcuni consiglieri di amministrazione della Cooperativa. L'atteggiamento di emarginazione con cui il Comune di Capoterra (inteso come giunta) ha trattato i cittadini che risiedono nelle frazioni è da sempre oggetto di apre critiche da parte di chi chi risiede nelle lottizzazioni costiere, tant'è che qualche mese fa ho sentito dire a Frutti d'Oro "hanno ripreso a comportarsi come prima!". Noi a Poggio questo "trattamento speciale" non lo conosciamo bene perchè la nostra Cooperativa, giusto o sbagliato che sia, ha svolto le funzioni di un "comune dentro il comune", utilizzando i soldi dei soci, ma anche quelli (ormai esauriti) che provenivano dalla vendita dei lotti, per ovviare alle inefficenze e alla clamorosa carenza di servizi e di interventi nel territorio in cui viviamo. I soldi dell'ICI sono però confluiti in abbondanza nelle casse comunali e Dio solo sa come sono stati utilizzati. Il fatto poi che questo atteggiamento venga perpetuato anche in occasione di un evento catastrofico che ha portato morte e distruzione nella vita dei propri concittadini è una cosa vergognosa che non sarà certamente dimenticata presto. Pensate che un giorno ho sentito alcuni assessori di questa giunta parlare di solidarietà (attribuendosela!).
Ora che i soldi dei lotti sono finiti e che gli ingenti danni rappresentano un impegno inaccessibile per la Cooperativa, agli alluvionati di Poggio dei Pini viene riservato lo stesso trattamento che ben conoscono i nostri amici di Frutti d'Oro, Maddalena, Rio. S. Girolamo etc.

Nell'incontro odierno sono riemersi e diventati emergenze moltissimi temi che i lettori del blog conoscono molto bene, repetita juvant. In questo senso penso che il blog abbia (e quindi io insieme a voi) contribuito alla diffusione delle informazioni (e talvolta delle idee e dei progetti) nelle nostra comunità.

Da queste pagine ho sempre evidenziato con notevole anticipo le problematiche, gli allarmi e pubblicato caterve di documenti: il 26 di ottobre richiedevo un ponte militare per ovviare al prevedibile isolamento di Pauliara, ritornando più volte sull'argomento prima che se ne occupassero alla fine anche le petizioni e la stampa (27 novembre, 29 gennaio) , qui abbiamo evidenziato il fatto che senza lago il pericolo incendi viene amplificato ("germogli di speranza"), avevo avvisato che con le dimensioni attuali il lago è una pozzanghera che si prosciugherà in estate ("il lago espiatorio" del 13 novembre, 25 febbraio) e che quelle fogne avrebbero rappresentato un grave rischio con l'arrivo del caldo. Ci eravamo da tempo chiesti come il Comune di Capoterra spende i soldi dell'emergenza (vedi articolo del 2 dicembre) Qualcuno ha addirittura ripreso con enfasi il titolo provocatorio di un mio articolo "Speriamo che piova" del 12 gennaio scorso.

Per quanto riguarda le fogne, come ho anticipato nell'articolo del 20 febbraio, Abbanoa, dopo avere chiuso la gara per l'aggiudicazione dei lavori il 2 marzo scorso, si è presa i suoi bei 20 giorni di tempo (non si poteva fare prima?) e sembra che la settimana prossima possa aggiudicare i lavori, ma c'è chi dice che non è così. Poi si dice che la ditta che si è aggiudicata i lavori non avrebbe tutte le carte in regola. Insomma ci sono tanti "si dice" e le informazioni sono spesso ottenute da colloqui informali, per amicizia etc. La stessa visita del nuovo governatore Cappellacci a Poggio, ampiamente sbandierata, si è svolta in occasione di un pranzo privato presso parenti. Ben vengano questi contatti informali, ma forse sarebbe opportuno stabilire contatti ufficiali e permanenti tra chi deve lavorare e i cittadini. Si è parlato a lungo anche della neonata Associazione 22 Ottobre e da più parti è stata compresa l'utilità di appoggiarsi e partecipare alle attività di questo soggetto, piuttosto che disperdersi in molteplici comitati. Ovviamente la Cooperativa Poggio dei Pini porta avanti interessi che sono propri dei soci del centro residenziale, ma sui temi legati alla ricostruzione e messa in sicurezza del territorio devastato dall'alluvione ci sono senza dubbio moltissime convergenze ed occasioni per percorrere la medesima strada.

Non ho sinceramente apprezzato, ne francamente ben compreso, la polemica relativa alla denominazione dei soci dell'associazione e alla composizione del suo Consiglio Direttivo, che è sembrato un argomento di nessuna pertinenza rispetto ai temi dell'incontro. Effettivamente nello statuto dell'associazione esiste una differenziazione nella tipologia dei soci che a mio avviso non rappresenta l'optimum (anche se del tutto legittima) e che potrà comunque essere modificata prima che abbia qualsiasi effetto, ma sinceramente non capisco quale importanza possa avere in questo momento, che influenza abbia sugli obiettivi che ci siamo prefissi. O forse lo capisco ...
Ai lettori consiglio di leggere lo Statuto dell'Associazione nel sito della stessa 22ottobre.org . Mi preme sottolineare che l'Associazione 22 Ottobre non è un semplice Comitato spontaneo, ma una Associazione legalmente riconosciuta; il suo Statuto è stato esaminato da un legale (gratuitamente, no consulenza) e registrato presso un notaio (a spese dei fondatori) unitamente all'Atto Costitutivo, che riporta anche le cariche sociali come per tutte le altre associazioni. Personalmente mi sento di aggiungere che la parte dello Statuto che mi interessa realmente è quella in cui abbiamo definito "cosa vogliamo fare", mentre per il resto ci si è più o meno uniformati agli Statuti di altre associazioni simili.

Alcuni rappresentanti dell'associazione hanno presentato una lettera inviata a tutti gli enti competenti a partire dal governatore Cappellacci sino ad arrivare a i condomini delle lottizzazioni capoterresi. Nella lettera che si mettono in evidenza le principali problematiche esistenti nel territorio.
Si è parlato molto del lago, della sua condizione attuale e delle possibilità di riportarlo allo stesso livello che aveva in precendenza. Questa possibilità ovviamente non è mai stata esclusa da nessuno ma si è sempre affermato che affinchè possa verificarsi si deve raggiungere quel requisito di sicurezza che, oltre ad essere previsto dalla legge, è anche giustamente richiesto dalle popolazioni che vivono a valle della diga. Qualcuno ha velata,mente criticato il Genio Civile che avrebbe peccato di una eccessiva cautela tenendo troppo basso il livello dell'invaso, mentre altri hanno ricordato che i lavori sulla diga sono stati i primi e gli unici effettivamente eseguiti ed ultimati e che hanno riconsegnato una diga ancor più solida di prima. Vorrei anche ricordare che qualcuno la diga la voleva buttare giù nei giorni successivi al 22 ottobre.

Non essendo un esperto di idraulica, ma ritenendola una disciplina scientifica, rimango sorpreso nel sentire che il lago avrebbe potuto essere riportato allo stesso livello di prima sin da subito e che questo invece non sia stato fatto. In campo scientifico non dovrebbe esserci "interpretazione", bensì certezza. Si o no. Se è a norma allora si deve insistere affinchè sia riportato alla capienza originale per le numerose funzioni che questo bacino svolge, in caso contrario bisogna adoperarsi affinchè in caso di un nuovo evento da 400 mc/sec. l'acqua possa defluire dal canale scolmatore senza tracimare sopra il corpo diga, con il conseguente rischio di crollo della stessa. Il fatto che una volta abbia resistito non mi sembra una buona argomentazione per ritenere che vi si possa giocare come un castello di sabbia sulla spiaggia, non si può giocare a "io speriamo che me la cavo" su queste cose.

Ci sono quindi almeno due grandi lavori che devono essere svolti sul lago: l'asportazione dei materiali che si sono depositati sul fondo e l'allargamento/allungamento del canale scolmatore che adesso ha una portata di 200 mc/sec. Quanto costa questa operazione? E' un dato che ancora non si conosce e sembra si sia in attesa di una consulenza che dovrebbe fornire ulteriori indicazioni.
Si è anche accennato al fatto che un clima di divisione tra i residenti potrebbe essere controproducente per il raggiungimento degli obiettivi di riavere Poggio come era prima. Condivido senza esitazioni questa affermazione, che spero costituisca uno dei primi obiettivi che dobbiamo raggiungere nelle nostre teste e direi anche nei nostri cuori. Penso però che ci siano opinioni discordanti sulle cause che hanno creato queste divisioni; se non le individueremo non ci libereremo del problema.

Un altro socio ha anche sottolineato il fatto che il valore dei nostri beni immobili è diminuito a causa dell'alluvione e io direi soprattutto la qualità della vita. L'acqua ha attaccato e colpito causando anche questo inconveniente. Piuttosto distorta e fuori luogo (anzi fuori tema) invece l'idea che a questo deprezzamento abbiano contribuito anche gli "attacchi alla cooperativa effettuati anche da soci", una frase che, per chi conosce gli eventi dell'ultimo anno, si commenta da sola. Un altro tentativo di utilizzare la disgrazia per mera propaganda politica interna al Poggio.

La cosa giusta da fare con i cadaveri negli armadi non è nasconderli, bensì NON AVERLI. Perdonatemi la frase alla Di Pietro.

Due proposte che riporto anche se non ne conosco la fattibilità e l'effettiva utilità sono la provvisoria realizzazione di una saracinesca che consenta di sollevare il livello del lago per essere rimossa in caso di necessità ed il posizionamento di un vascone antincendio per consentire agli elicotteri di prelavare acqua dolce dal nostro territorio senza dovere arrivare sino al mare.

Un'altra cosa che non mi è chiara riguarda le strade. L'anno scorso in questo blog si è accesa una animata discussione sulla proprietà delle strade. C'è chi diceva che le strade principali (Genovesi, Sr. 51 etc.) erano comunali, altri invece dicevano che erano tutte della Cooperativa. Oggi un sostenitore di quest'ultima tesi, inveiva contro il comune che dovrebbe sistemare la strada sotto la diga. Io sono d'accordo, ma la coerenza?

In molti interventi si è sentita la necessità di passare ad una azione più incisiva. La Cooperativa ha lamentato di essere stata ignorata totalmente dal Comune di Capoterra e confida molto nel nuovo Governatore (Soru già dimenticato?). La nuova Associazione 22 Ottobre, che ha 10 giorni di vita, cercherà di essere accreditata come interlocutore e potrà eserecitare una certa pressione su chi deve fare andare avanti i lavori. Qualcuno però propone una mobilitazione fisica. Io sinceramente credo che sia una strada obbligata.

venerdì 20 marzo 2009

Nasce un altro comitato?

Ciao Giorgio
Forse hai ragione, avremmo fatto bene a specificare i mittenti dei volantini recapitati in fretta e furia nelle abitazioni di poggio.
Non è mia intenzione fare nuove discussioni sull’anonimato, quello che voglio raccontarti è il motivo di questa svista.
Venerdì scorso con un gruppo di poggini siamo andati in consiglio comunale per manifestare all’organo rappresentativo di capoterra la situazione vergognosa nella quale una comunità è costretta a vivere.
Poco prima che iniziasse il consiglio comunale ho avuto modo di scambiare due battute con il sindaco al quale è stato chiesto un incontro ufficiale per chiarire i motivi dell’inerzia del comune a fronte di tanta devastazione. Lui ci ha rassicurati promettendo che ci avrebbe chiamati per concordare l’orario dell’incontro che si sarebbe dovuto tenere martedì scorso. Indovina…. NON ABBIAMO AVUTO NESSUNA TELEFONATA O INVITO (la cosa non mi sorprende ma neanche a te immagino!).
Constatato che per questa amministrazione comunale poggio,le fogne e l’inquinamento non sono una priorità, abbiamo deciso di fissare l’incontro di domenica.

Visti i tempi ristretti, quello che ci premeva maggiormente era recapitare in tutte le case i volantini e non abbiamo pensato, se non in un secondo momento quando però avevamo già stampato, di inserire nomi e cognomi e recapiti telefonici. Sarebbe stato meglio? Sicuramente si ma, personalmente ,credo che i motivi che ci devono portare a partecipare domenica a questo incontro vadano oltre un nome non scritto o qualsiasi altro motivo. Bisogna decidere come tutta la popolazione di poggio e possibilmente le altre lottizzazioni, vogliono muoversi nei confronti del comune e della regione.
Magari domenica riusciremo a trovare il promotore di questa iniziativa, lo chiameremo COMITATO PRO PAULIARA o in un altro modo, quello che conta e riuscire a sollecitare un intervento urgente che non è più procrastinabile.

Luca Madeddu

martedì 17 marzo 2009

Incontro per capire. Ora è urgente agire

Si è tenuto sabato scorso l'incontro intitolato "Il bacino del Rio S. Gerolamo e l'evento alluvionale del 22 ottobre 2008" organizzato dalla neonata Associazione 22 OTTOBRE di cui mi pregio essere uno dei soci fondatori.

Considerato che l'incontro è durato 5 ore, non mi è possibile certo effettuare una resoconto di tutte le cose che si sono dette. Mi consola il fatto che moltissime delle informazioni riportate erano già state pubblicate da tempo in questo blog.

Sono comunque emersi dati nuovi che, pur non modificando il quadro generale emerso finora, aiutano a comprendere ancora meglio ciò che è accaduto in quelle drammatiche 3 ore della mattina del 22 ottobre 2008. Cercherò di riportarvi le mie riflessioni e alcuni dati che non erano stati pubblicati precedentemente.

E' finalmente nata una associazione di cittadini che si propone di fare molte cose ( vedi Statuto nel sito http://22ottobre.org/ ) ma, soprattutto in questo momento, far sentire la voce della cittadinanza unita dei capoterresi, senza distinzione di colore politico o di "lottizzazione" di residenza. Alla base dell'azione di questa associazione c'è innanzitutto la conoscenza di ciò che è accaduto; un elemento fondamentale per capire anche come costruire un territorio più sicuro, dove un temporale non getti nell'angoscia migliaia di persone.
L'associazione 22 OTTOBRE vede tra i suoi fondatori non pochi professionisti delle discipline legate all'ambiente e al territorio.

Antonio Sau presenta l'Associazione 22 OTTOBRE

Il Presidente Antonio Sau, nella sua introduzione, ha detto una cosa molto importante. "il fiume è passato sopra le divisioni esistenti tra le varie lottizzazioni". Eh si, questo Rio S. Girolamo, ignorato e sottovalutato negli ultimi decenni, unisce Poggio dei Pini con le lottizzazioni costiere accomunando questi territori e abbattendo le barriere psicologiche che qualcuno, sbagliando, aveva pensato di tirare su. Nel '99 la distruzione e la morte aveva colpito più duramente qualche km più a nord, nel centro storico di Capoterra. Forse è giunto il momento di mettere un punto e a capo su questa storia: questo territorio, l'intero territorio comunale è accomunato dal medesimo rischio idrogeologico. Questa associazione, che nasce già composta da persone che vivono in tutte le lottizzazioni di Capoterra e intende crescere raccogliendo adesioni in tutto il territorio comunale, può rappresentare, aldilà dei risultati che ci attendiamo, anche l'avvio di una nuova storia per la comunità capoterrese, una storia di maggiore unità, solidarietà e comprensione tra tutti i residenti. Veniamo ora ad alcuni commenti sugli interventi.

Abbiamo appreso dall'Ing. Puligheddu del Distretto Idrografico che i dati registrati dal pluviometro di Capoterra centro sono stati anche superiori a quelli fatti registrare dal pluviometro di Poggio dei Pini: circa 450 mm. nelle tre ore (378 a Poggio). Considerazioni mie: se è vero che le opere realizzate a Capoterra centro sono state danneggiate e che in più punti vi sono stati danni e rischi, pensate a cosa sarebbe successo se quelle opere non fossero state realizzate per niente e se il Rio S. Lucia non fosse stato messo in sicurezza.

Il confronto tra l'evento meteorologico del 22 ottobre e molti altri eventi registrati in passato, anche al di fuori della Sardegna, racconta di valori record per gli ultimi 100 anni, ma comunque non molto superiori a eventi come quello di Villagrande Strisaili e quelli della Versilia e di Modica in Sicilia. Inoltre nel 1961 a Uta fu registrata una precipitazione giornaliera di 450 mm. Non si dispone di dati anteriori al 1922, e prima? Chissà quante volte si sono verificati eventi simili. I cambiamenti climatici recenti, che pure esistono, non hanno avuto alcun ruolo in questa catastrofe. Solo i politici e i giornalisti utilizzano in abbondanza questo argomento: i primi come scusa per giustificare le loro manchevolezze e i secondi per cercare quello scalpore che sembra un ingrediente fondamentale nel modo odierno di fare informazione.

Ciò che avvene è tecnicamente denominato "flash flood" e anche nel mediterraneo, come ha ricordato Carlo Dessy dell'ARPAS, si verificano dei piccoli cicloni che si portano dietro precipitazioni particolarmente intense.

I partecipanti osservano le mappe pluviometriche del 22 ottobre

La portata del S. Girolamo registrata a Poggio dei Pini è stimata in 409 mc/sec. Un dato importante che, se confermato, potrebbe diventare il punto di riferimento anche per i calcoli relativi alle opere che devono essere realizzate nella parte alta del bacino. Si pensi che il dato precedente era di circa 150 mc/sec.

Il ricercatore Andrea Lazzari ha presentato un interessante studio con il quale è stata simulata la rottura della diga del lago di Poggio dei Pini. Sebbene si sia sottolineato che una simulazione deve essere sempre presa con beneficio di inventario, i risultati sono molto incoraggianti: in caso di rottura della diga in terra il territorio "invaso" dall'acqua avrebbe una ampiezza quasi identica a quello interessato dalla piena senza rottura, il livello dell'acqua alla foce sarebbe superiore di circa 50 cm. e la velocità della corrente superiore di 0,3 m/sec. Spero che l'ing. Lazzari ci renda disponibili per la pubblicazione le mappe e un breve riepilogo con i dati della simulazione.










Andrea Lazzari e Alessandro Forci sono intervenuti

Sempre a proposito della storia degli eventi alluvionali passati, di cui il Geologo Alessandro Forci ha raccolto le testimonianze riportate nei giornali dell'epoca, è interessante la sua considerazione riguardante i dei famosi "tempi di ritorno" che vengono utilizzati in statistica per indicare la probabilità che un evento si ripeta. Si tratta di indicazioni che hanno una certa validità per i giochi (enalotto, tombola etc.) ma utilizzarli per le calamità naturali lascia un il tempo che trova. Difatti, come il un numero del lotto potrebbe essere estratto due settimane di seguito ..... beh avete capito cosa intendo.

Il dott. Novella è l'unico dei relatori che ha potuto presentare un resoconto di attività svolte nel post alluvione. Il Genio Civile è infatti l'unico soggetto che ha già operato e mi sembra abbia anche ultimato le attività di sua competenza. La diga del lago di Poggio, della quale è stata testimoniata una qualità costruttiva impeccabile, è stata ripristinata con caratteristiche di solidità simili a quelle che aveva prima. Non presenta infiltrazioni d'acqua e costituisce un manufatto idraulico sicuro.

Il problema è che oggi, dopo l'alluvione, il sistema diga-lago-canale scolmatore, deve essere in grado di resistere a un evento delle medesime proporzioni di quello del 22 ottobre, con i suoi 400 mc/sec.. Ciò ha costretto lo stesso Genio Civile ad abbassare sensibilmente il livello dell'invaso. Il lago di Poggio non è il Garda e un paio di metri in meno significano la sua morte.

Se a ciò si aggiunge che il lago si è "interrito" di circa 1 metro, non si può negare che abbia ragione anche il rappresentante della Cooperativa Poggio dei Pini Antonio Sechi quando afferma che "un lago così non serve a nessuno". Il lago con le dimensioni attuali (e con la terra dentro) è un lago morto e oggi perdipiù vi confluiscono gli scarichi fognari di circa 1000 residenti.











Giovanni Puligheddu e Giovanni Monaci

Ho trovato spunti interessanti anche nell'intervento di Maria Teresa Melis e Paola Cannas dell'Ass.to Urbanistica della Regione Sardegna. L'esame della cartografia di fine '800, che era stata presentata in questo blog in un articolo di Alessandro Forci, mostra chiaramente la posizione delle "terrazze fluviali" create dalle piene del fiume nei secoli precedenti. Quelle terrazze sono state poi stravolte dall'attività edificatoria degli ultimi decenni, ma rappresentano una prova concreta dell'esatta collocazione dell'alveo di piena del fiume. Confrontando queste terrazze con le foto aeree della piena del 22 ottobre, si nota una clamorosa corrispondenza. Il 22 ottobre non si è verificata una "esondazione". Il fiume ha occupato esattamente quello che è il suo "letto di piena", si è preso ciò che è suo. L'esondazione, aggiungo io, si è verificata nella preparazione, nella coscienza e nella onestà di chi ha permesso di costruire degli edifici (e un asilo!) nel letto di un fiume. Inoltre l'esame della carta pedologica (dei terreni) mostra chiaramente la posizione e l'estensione dei terreni alluvionali proprio dove si sono costruite le case. Tutti questi dati non provengono da nuovi rilievi, ma sono li presenti nella cartografie già esistenti da anni. Perchè vengono tirati fuori solo ora?

E' vero, come ha ribadito il geologo Giovanni Tilocca, che il PAI, seppur contenente errori, è stato comunque il primo strumento che ha imposto una certa regolamentazione sulle attività urbanistiche, però se basta un'occhiata alla cartografia storica per "vedere" situazioni che si sono poi trasformate in tragedie, come mai questi "rischi" non sono stati riportati correttamente nei PAI?. La risposta secondo me si può leggere fra le righe e dovrebbe farci riflettere. Quando le relazioni geologiche contrastano con gli interessi edificatori ($$$) si attiva uno scontro impari che non può essere lasciato sulle spalle del tecnico. E' l'intera società che deve darsi regole certe e ineludibili dai furbetti del quartierino di turno e che devono essere applicate punto e basta.

Il Corpo Forestale, rappresentato da Giovanni Monaci, ci ha mostrato come il Vincolo Idrogeologico che gravava sul territorio montano del comune di Capoterra sin dagli anni '30 sia stato ignorato a lungo e poi, quando ormai erano sorte alcune lottizzazioni che si inerpicavano sui costoni montani, il vincolo è stato semplicemente "spostato". Ovviamente non aveva più senso considerare "forestale" un'area urbanizzata. Un esempio del conflitto tra la volontà di preservare il territorio e la volontà di costruire. Mi chiedo quali capitoli di questa telenovela (lo scontro cemento-ambiente) verrano scritti nei prossimi anni. Chi vincerà la disfida tra l'ambiente come risorsa perenne (anche economica) e il cemento alleato con i soldi facili e subito nelle tasche di pochi?
Monaci ha mostrato anche la mappa degli incendi che hanno colpito il nostro comune negli ultimi 20 anni. Appare evidente una concentrazione anomala nel territorio di Poggio dei Pini. Adesso che il lago è morto sarà ancora piu difficile difendersi da quelle mani disgraziate.

In conclusione questo incontro, al quale hanno partecipato circa 200 persone, ha rappresentato un momento di conoscenza importante e un buon punto di partenza per l'Associazione 22 Ottobre. Adesso, oltre che continuare a capire, è importante anche ricostruire, soprattutto quelle fogne che fanno veramente molta paura.

sabato 14 marzo 2009

Nasce l'Associazione 22 OTTOBRE

Il 22 Ottobre un enorme fiume d'acqua di fango e di pietre ha travolto la terra, le piante e le costruzioni dell'uomo. Quell'evento però ha anche scosso le coscienze di chi abita in questa terra. Gli effetti si sono fatti sentire in tutta la comunità capoterrese. Si è fatta largo negli abitanti la consapevolezza che questo territorio, flagellato dalle piene del 1988, 1999, 2004 e del 2008, sia estremamente delicato dal punto di vista idrogeologico. Tutti questi eventi alluvionali, colpevolmente sottovalutati da chi ha deliberato di costruire le case e le infrastrutture assaltate o spazzate via dalle piena, non sono "eventi eccezionali", ma costituiscono una variabile ricorrente con cui è necessario fare i conti. Non importa se quei ruscelli quasi sempre si presentano con il tono dimesso di un rigagnolo insignificante. Ormai sappiamo (e speriamo che mai più nessuno dimentichi), che possono trasformarsi in mostri dalla furia devastante.
In questo blog, dopo un 2008 passato a discutere e contrastare (fortunatamente con successo) un tentativo di distruzione operato dall'uomo (la famosa Variante di Poggio dei Pini), ci siamo ritrovati in molti a cercare di comprendere il fenomeno naturale avvenuto il 22 ottobre.
Il Blog è diventato la bacheca ideale per lo scambio di documenti, immagini, filmati, mappe, informazioni su eventi e soprattutto delle opinioni, le nostre idee, e le nostre speranze.

Una parte dei fondatori della Associazione 22 OTTOBRE

Si sono avvicinati a questo blog anche gli amici di Capoterra centro e di tutte le altre lottizzazioni capoterresi. Compito analogo è stato svolto dagli ottimi siti Capoterra.net e CapoterraOnline.
Sono passati oltre quattro mesi e la situazione è davanti agli occhi di tutti. L'abbandono regna sovrano e della campagna elettorale appena trascorsa restano solo i volantini con le promesse.
Un gruppo di lettori, che si è incontrato nel blog, ha deciso che fosse giunto il momento di unirsi per agire. Passare, come suol dirsi, dalle parole ai fatti, fondando l'Associazione 22 OTTOBRE. L'associazione ha un sito (http://www.22ottobre.org/) nel quale è possibile consultare lo Statuto e avviare i primi contatti. Tra i vari obiettivi, legati principalmente all'ambiente e allo sviluppo sostenibile, è oggi prioritario dare visibilità e voce a quella parte della cittadinanza che vuole partecipare attivamente alla ricostruzione del territorio.

Come sappiamo di fognature e rete idrica se ne occuperà Abbanoa, dello studio Idrogeologico il Distretto Idrografico della Regione, delle strade il Comune di Capoterra e la Coop. Poggio dei Pini, della diga e del lago il Genio Civile, dei ponti e della sicurezza della viabilità il Comune di Capoterra, della sistemazione degli impluvi di Poggio la Cooperativa, e dei problemi dell'agricoltura? del ripristino della diga che oggi "contiene" una pozzanghera inutile in estate, e della eventuale delocalizzazione di un gruppo di case a Frutti d'Oro? E come sarà canalizzato il fiume nei pressi della foce?

E' opportuno che i residenti partecipino alla ricostruzione, che conoscano e approvino il modo in cui sarà messo in sicurezza il loro territorio. Potrebbe purtroppo rendersi necessaria la loro sollecitazione affinchè le opere più urgenti vengano eseguite, e anche presto. Pensiamo alle fogne a cielo aperto! Senza voler polemizzare eccessivamente, si è già perso tempo prezioso. Qualcuno ha lavorato (Genio Civile), altri NO, qualcuno poi è fermo perche deve attendere attività bloccate da altri, con una reazione a catena di ritardi che dovrebbe essere assolutamente evitata. Alcuni di questi soggetti (Comune, Cooperativa Poggio, Condomini costieri) sono elettivi e dovrebbero rappresentare le esigenze dei cittadini. Lo fanno o sono assenti? Insomma mi sembra proprio il caso che i cittadini si facciano sentire e partecipino, con competenza, con calma, ma anche con decisione, qualora fosse necessario. Piuttosto che "frastimare" singolarmente o lamentarsi impotenti contro il "governo ladro" abbiamo pensato che potesse essere più efficace una azione unitaria volta a capire, accelerare, vigilare, condividere o, sperando che non sia necessario, opporsi a quanto viene fatto o, ancor perggio, NON viene fatto.


Capoterra vista dal M. S. Barbara

C'è però una condizione che a mio avviso deve verificarsi: dobbiamo essere in molti. Questa associazione deve rappresentare la popolazione e la popolazione deve farne parte, altrimenti sarebbe un ulteriore gruppetto di burocrati di ben poca utilità.

Un altro elemento molto importante che mi preme sottolineare è che i fondatori di questa associazione risiedono in tutte le lottizzazioni capoterresi. Dopo tanti anni di autoisolamento e di emarginazione, dopo episodi riprovevoli come l'inutile attacco alla diga dopo l'alluvione, questa associazione rappresenta un'occasione per rinsaldare, tra i residenti di Capoterra, quei sentimenti di solidarietà e di amicizia che alcuni sbandierano solo a parole ma che sono stati invece minati da atteggiamenti di esclusione e isolazionismo che non portano alcun vantaggio alla comunità.

L'Associazione 22 OTTOBRE si presenta organizzando un incontro intitolato "IL BACINO DEL RIO SAN GEROLAMO E L’EVENTO ALLUVIONALE DEL 22 OTTOBRE 2008". Interverranno all’incontro numerosi esperti della Regione Autonoma della Sardegna e liberi professionisti che si sono occupati del fenomeno alluvionale e delle sue conseguenze sul territorio.
L'incontro si tiene a Poggio dei Pini in Piazza Alessandro Ricchi (Centro Commerciale) dove sarà possibile iscriversi per cominciare a formare quel gruppo unitario di tutto il comune che vuole impegnarsi per rendere questa terra più sicura e più bella.

Dell'associazione parleremo ancora in questo blog e nel suo sito (22ottobre.org). Invito caldamente tutti i lettori a sostenere questa iniziativa. Il primo passo è stato fatto, adesso tocca a tutti quanti.

martedì 10 marzo 2009

Sulle creste del Lattias

di Gianfranco Vacca
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Il "Lattias” è situato nel settore centrosettentrionale del massiccio montuoso a circa 1 Km.ad Est di “Is Caravius”(mt.1120) lungo uno spartiacque che delimita a Ovest il bacino idrografico del rio Guttureddu , in una delle aree più suggestive della Riserva WWF di Monte Arcosu. Segna il confine tra i territori comunali di Siliqua ( Nord-Ovest ), Uta (Nord-Est) e l'isola amministrativa di Assemini (Sud).

E' ben visibile da Est e da Nord,per il suo caratteristico aspetto, in quanto il massiccio è composto da una serie di fantastiche guglie ( veri monumenti litici ) di leucograniti modellate dall'erosione , disposte a formare una cresta lunga quasi sei chilometri.
Il profilo della cresta è inciso nettamente dal valico di “S'Ena Manna”, che separa l'altopiano granitico in cui si trova la cima del Lattias ( Sud – Est ) dalla cresta dei “torrioni” (Nord – Ovest ). A Ovest del primo torrione si stacca una cresta boscosa che tramite il valico di “S'Arcu Sarbutzus” collega il “Lattias” al monte “Caravius”.

I contrafforti granitici del Lattias


Gli amanti del trekking che raggiungono l'altopiano granitico dopo aver percorso i vari sentieri suggestivi che si inerpicano lungo pendii boscosi, non possono che restare estasiati dallo spettacolo che si presenta a 360 gradi.
E' impensabile in questo angolo di Paradiso non naufragare in un mare di verde e di pace.
Per raggiungere le creste del Lattias si possono percorrere diversi itinerari tutti suggestivi e difficili in quanto il dislivello medio tra il punto di partenza ed il punto di arrivo è di circa 700-800 metri con una lunghezza di percorso tra andata e ritorno di circa 12 Km. I percorso comunque è per escursionisti esperti e muniti di idonea attrezzatura da trekking.

I siti di partenza sono :

1 Localtà “Mitza Fanebas” presso l'omonima sorgente in territorio di Uta
2 Tavernetta WWF presso l'Oasi faunistica di Monte Arcosu
3 Località “Baracca Sassa” in territorio di Nuscis
4 Località bivio per “Porcili Mannu” lungo la S.P. per Santadi al Km. 22 “Arcu Su Schisorgiu”

Il percorso più aperto e consigliato è quello che parte dalla sorgente di “Fanebas” con le varianti lungo le pendici di “Monte Seddas”, lungo il versante di “Costa Castangias” , lungo
il valico di “Monte Su Tronu”.
In cima le condizioni meteorologiche possono mutare molto rapidamente e quindi è sempre prudente controllare la direzione del vento e la eventualità di temporali in quota.
Gli amanti della fotografia naturalistica,lungo i sentieri e percorrendo le creste rocciose del Lattias, avranno la possibilità di scattare foto eccezionali : moltissimi “geotopi”, una colonia di “taxus baccata” ( alberi di quasi mille anni ), panorami e vedute suggestive da più di mille metri d'altitudine.

La montagna è poco conosciuta quanto all'archeologia, nonostante che si trovino almeno quattro insediamenti nuragici lungo il percorso ( il primo dirimpetto a “Mitza Fanebas”, con piccolo nuraghe al centro). Ma si tratta di insediamenti di poco conto dove l'uomo è riuscito nel corso dei millenni a creare solo degli ammassi di pietre sparse, tra le quali traspare, ogni tanto,qualche solida base di capanna antica.

La via per il Lattias

Circa la nomenclatura dei toponimi è assai curioso sapere che :

“ Lattias “ : dall'accadico latu ( confinare ). Infatti la montagna è una cordigliera che fa da spartiacque tra due mondi, il Sulcis orientale e quello occidentale. In Sardo Campidanese “lattia” significa “lattuga”; accettando l'interpretazione l'etimologia sarebbe un riflesso della toponomastica dei monti del Sulcis, frequentemente ispirata ai vegetali : ad esempio, il vicino monte “Is Caravius”alto mt. 1120, prende il nome dai biancospini ( caravius ) presenti sulla sua vetta;
analogamente il monte Lattias prenderebbe il nome dalla lattuga selvatica che nasce spontanea in molte località montuose della Sardegna. Tale interpretazione è tuttavia incerta in quanto altre ipotesi citano la marcata friabilità del leucogranito della zona, che sarebbe morbido come una lattuga oppure la derivazione da “lantia” ( lampada di creta ), in riferimento allegorico alla illuminazione conseguente alla caduta dei fulmini sulla cresta ( fenomeno frequentissimo ).

“Mitza” : termine fenicio per “sorgente”.
“Fanebas”: dall'accadico banu “propizio-amichevole-bello”.


Mappa con il percorso


DESCRIZIONE DELL'ITINERARIO

Da Poggio dei Pini, in auto , raggiungiamo “Mitza Fanebas” percorrendo la strada Prov.le che passa davanti alla chiesetta di S.Lucia e al Km. 17 si devia a destra per inoltrarci nel bosco in una strada forestale per circa 500 mt. e fino ad uno spiazzo molto ampio ove sono disposte diverse tavolate con sedute in legno e dove è ubicata la “Mitza”.

Ai piedi della Mitza ( q. 255 ) c'è il rio Trunconi Mannu, che guadiamo in auto in basso a destra percorrendo una carrareccia per circa 150 mt. fino ad un piccolo slargo ornato da alcune querce sotto le quali lasceremo la nostra auto parcheggiata.

La carrareccia comincia a salire in direzione Ovest ed è delimitata da una sbarra in ferro sempre abbassata perchè è vietato l'accesso in auto o in moto;è a qui che inizia il nostro percorso a piedi (quota 240). Percorriamo la carrareccia in leggera salita sino in prossimità di una costruzione in legno per poi superare un ponticello sommergibile ( bivio zona nuraghe ) e voltare a destra per percorrere in piano circa 200 mt. e poi, sempre sulla strada della forestale, in costante salita e con alcuni tornanti , si percorrono altri 500 mt. per raggiungere con passo costante dopo circa 18 minuti dalla partenza “S'Arcu de Perdu Secci” a quota 340 mt. dal quale si può scorgere la zona boscosa da percorrere sormontata in direzione ovest dalle pendici del Monte Lattias ( confesso che la prima volta viene lo sconforto perchè il Lattias appare lontanissimo e a quota apparentemente irraggiungibile ).


Un regno di granito


Dopo breve tratto in discesa si attraversa il “Riu Margini Rubiu” in prossimità del quale la Forestale ha costruito argini in pietrame molto pittoreschi e un ponticello molto ben fatto sempre in muratura di pietrame di fiume, per poi riprendere in leggera salita la carrareccia forestale sino ad un pianoro e qui la lasciamo penetrando a sinistra su un tratto espiantato disseminato da pietre nascoste dalle piante di cisto ( il pianoro era un antico insediamento nuragico devastato negli anni '50 dai “tombaroli” che hanno razziato reperti archeologici ).

Il sentiero non è tracciato e bisogna procedere prima in direzione Ovest poi in direzione Nord, risalendo lungo un tratto ( circa 400 mt. ) ripulito dagli alberi a mo di fascia tagliafuoco; siamo già sulla “Costa Catangias” ed esattamente a quota mt. 380 : dobbiamo individuare il punto esatto per lasciare lo stretto corridoio tagliafuoco deforestato ( ma in rapida crescita ) e penetrare così , a sinistra, nella foresta intatta. Alcuni grossi massi indicano il punto esatto di ingresso dal quale comincia la lenta e costante salita lungo il crinale di “Costa Castangias” che ha una perfetta direzione Ovest.

Il sentiero di crinale è alquanto calpestato e ascende con pendenza di 25-30 gradi. Occorre attenzione a tenersi sulla linea di gobba, in modo che la traccia, se momentaneamente perduta, venga ritrovata quanto prima.
La foresta di questo schienale , compreso tra il “Rio Margini Rubiu” e il “Rio Castangias”, copre tutto e solo ogni tanto si possono notare i profili dei costoni limitrofi, ma non si vede la vetta cui miriamo in direzione Ovest.


Il M. Arcosu visto dal Lattias


Durante l'ascesa, a quota 482 mt. e a quota 564 mt., si possono raggiungere a pochi metri dal sentiero, punti di osservazione dai quali si può ammirare un panorama stupendo e il roccioso costone del monte “Liuldeddu” con in cima una piccola antenna telefonica del WWF ( a Ovest ), il monte “Arcosu” ( a Nord ), il monte “Seddas” ( a Sud ), la vallata dell'Oasi WWF ( a Est ). A questo punto abbiamo percorso circa 4 Km. in circa 2 ore di cammino in costante ascesa.
Un terzo belvedere roccioso lo troviamo a quota 800 mt. , molto esteso , sul quale conviene sostare perchè il panorama è veramente unico ( dai monti al mare ) e a Nord Ovest comincia ad intravedersi la cima del Monte Lattias.

E' importante notare che ci troviamo su una placca di calcare del “Cambriano” che costituisce, secondo i geologi , l'unico residuo cambrico su rocce plutoniche. La placca è vasta non più di 2500 mq. e spessa circa 10 mt.e sparisce di nuovo nella risalita, cedendo nuovamente ai graniti dai quali fu sollevata dagli abissi marini sino a questa altezza.
Ai piedi di detta placca di calcare, percorrendo un sentiero a sinistra e in leggera discesa, si può raggiungere in 5 minuti, in tratto selvaggio e fitto di foresta, una sorgente antica denominata “Mitza Seddas” con l'acqua che sgorga direttamente da sotto il terreno.

Salendo lungo il sentiero , da quota 800 mt. sino a qouta 900 mt., raggiungiamo il cercine cacuminale del monte Lattias , che solo da questo lato orientale è facilmente ascendibile perchè meno impervio, mentre il resto del massiccio montuoso s'atteggia in forme granitiche appuntite che fanno apparire il “Lattias” come una autentica fortezza naturale .
Percorriamo ancora in salita il sentiero che ora appare meno marcato verso Ovest, giungendo in una ventina di minuti alla “spianata” granitica di quota 970 mt. Dal momento della partenza a piedi sono trascorse circa tre ore , abbiamo percorso circa 6Km. e abbiamo superato un dislivello totale di circa 750 mt.

La spianata granitica del Lattias è un posto magico, una terrazza naturale che domina un panorama mozzafiato; chi la raggiunge per la prima volta difficilmente non ci ritorna, anche se è faticoso arrivarci .
Per i più esperti e dotati, dalla spianata si può raggiungere in circa trenta minuti la cima più alta del monte Lattias ( mt. 1086 ) oppure scendere lungo uno dei canali denominato “Longufresu” ( canale dei tassi ) dove è possibile ammirare una colonia di “liriodendri” o “taxus baccata” molto longevi ( oltre mille anni ) e presenti in Sardegna solo in altri due siti.
Il ritorno, ripercorrendo il sentiero fatto all'andata, è cetamente più agevole ma per questo non meno insidioso specialmente in alcuni tratti con forte pendenza. La discesa sino alla macchina la si percorre in circa 2 ore e 15 minuti.

L'autore di questo articolo: Gianfranco Vacca

lunedì 9 marzo 2009

Il tracciato della nuova 195

Dopo avere parlato della nuova 195, con l'annuncio dell'assegnazione dei lavori, sono sorti alcuni dubbi sul tracciato della nuova arteria.
In questo articolo vi presento il tratto che attraversa il comune di Capoterra.
Incominciamo con una rappresentazione schematica che mostra l'intero territorio comunale e che ci da un'idea generale di dove passerà la nuova strada.


Partiamo dall'Enichem, lungo la dorsale consortile di Macchiareddu. Notiamo che la nuova strada, provenendo dalle Saline Contivecchi, si sovrappone per un breve tratto alla dorsale per curvare verso Capoterra poco prima dell'Enichem, dove è presente uno svincolo.


L'immagine seguente mostra la nuova strada che attraversa il Rio S. Lucia a 220 metri di distanza dalle ultime case della lottizzazione "Le Case del Sole" e interseca la provinciale che porta a Capoterra 500 metri più su del bivio di S. Angelo (uscita principale per Capoterra).


Arriviamo quindo all'incrocio tra la nuova arteria e la strada comunale che collega Poggio dei Pini con Maddalena. In questa mappa sono visibili 2 rotonde posizionate da entrambi i lati della superstrada. Quella di destra è la rotonda di tanca Irde, anche se mi sembra spostata di qualche metro rispetto alla rotonda attuale, mentre la rotonda di sinistra non esiste. In questa mappa sembra che siano presenti le rampe in uscita e in entrata. La rotonda di destra verrebbe utilizzata da chi entra o esce viaggiando in direzione Cagliari, mentre chi viaggia in direzione Pula utilizzerebbe la rotonda di sinistra. Questo svincolo sarebbe utilizzato dai residenti di Poggio dei Pini, Residenza del Poggio e Rio S. Girolamo e Frutti d'Oro. E' stato scritto che questo svincolo sarebbe stato eliminato dal progetto definitivo in quanto troppo vicino a quello di Capoterra. Forse questa mappa è quindi non attuale? Qualcuno dei lettori può svelare l'arcano.



E qui viene il bello. La presenza della parte alta della lottizzazione Rio S. Girolamo che si trova proprio nella traiettoria naturale della nuova strada fa effettuare al tracciato una curva che va a lambire le ultime case del quartiere Pauliara di Poggio dei Pini, a ridosso della strada n. 27. La distanza tra il lotto più vicino e la strada è di soli 50 metri. Stessa situazione si ha poco più avanti, con una delle case di Rio S Girolamo che si trova a 20 metri dalla strada. Non riesco a capire perchè il tracciato non abbia seguito una traiettoria equidistante tra i due agglomerati urbani, La linea rossa l'ho aggiunta io. Questa linea si trova a 200 metri di distanza da entrambe le lottizzazioni. Qualcuno mi sa dire perchè non è stato utilizzato quel tracciato?


Eccoci giunti al confine meridionale del territorio capoterrese. Dopo avere attraversato la strada vicinale di Baccalamanza, la nuova statale si unisce, nei pressi di Cala d'Orri, con il bypass della Raffineria che è stato già realizzato alcuni anni fa. Se fosse confermato che lo svincolo di Poggio dei Pini non sarà realizzato, i cittadini di quelle zone, non disponendo neanche di una strada interna che conduce a Cala d'Orri passare per Frutti d'Oro e Torre degli Ulivi per prendere la superstrada in direzione Pula.


sabato 7 marzo 2009

Restaurato l'altare della chiesetta di S. Barbara

6 marzo 2009. Quasi un anno che la chiesetta di S. Barbara è stata presa in consegna dalle Belle arti per procedere al restauro dell’altare e del pavimento. Oggi doveva essere il giorno della consegna dei lavori, ma non è ancora tutto finito, a giorni comunque la ditta Malorgio che ha provveduto al restauro dell’altare consegnerà il manufatto. Nelle foto allegate si può vedere come era la chiesetta prima e come è l’altare adesso.
Un problema che persiste sono invece gli intonaci evidentemente marci ed il cui restauro non era previsto nello stanziamento delle Belle arti.


Il nuovo tabernacolo

Per interessamento della dott.ssa. Patricia Olivo è stato stanziato un ulteriore contributo sempre delle Belle arti, di circa € 25.000,00 per il rifacimento, stavolta degli intonaci. Si procederà quindi prossimamente al distacco di tutti gli intonaci. In attesa, comunque che i muri possano asciugare, la chiesetta verrà riconsegnata alla comunità e successivamente si provvederà al rifacimento degli stessi.
Resta un problema letteralmente ‘a monte’ in quanto sarà necessario eliminare la causa principale dell’umidità con il creare un’intercapedine per impedire alla terra di essere a diretto contatto con i muri.
Qui subentra il problema di individuare il proprietario del terreno retrostante la chiesetta per ottenere di poter procedere anche a questo lavoro e restituire al più presto la chiesetta, risanata, all’intera comunità capoterrese.
Grazie anticipato a tutti coloro che volessero collaborare per giungere ad un recupero il migliore possibile di questo gioiello di antichità che ha Capoterra.


P. Mario Mela, parroco di S. Efisio


L'altare nei giorni dell'alluvione

L'altare restaurato

domenica 1 marzo 2009

Anche il Gruppo di Intervento Giuridico contrario alla Variante

Dopo il WWF, un'altra importante associazione ambientalista, il Gruppo di Intervento Giuridico - Amici della Terra, esprime la sua preoccupazione per la Variante di Poggio dei Pini e presenta una ufficiale opposizione a tutte le autorità competenti.
In una circostanziata ed accorata comunicazione, l'associazione, per voce del suo Presidente Stefano Deliperi, definisce questo intervento un altro "disastro annunciato".
Alla luce di questa ennesima presa di posizione da parte di una associazione ambientalista, appare ancor più paradossale il tentativo della Cooperativa Poggio dei Pini di presentare questo intervento come una azione che salvaguarda l'ambiente!!!
Ribadisco e rinforzo la domanda già effettuata in occasione del comuncato del WWF: chi sono gli ambientalisti, il WWF, gli Amici della Terra, il Gruppo di Intervento giuridico oppure la Cooperativa Poggio dei Pini?
Pubblico integralmente il comunicato del Gruppo di Intervento Giuridico, Amici della Terra.
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Ci sono calamità innaturali che, evidentemente, non insegnano proprio nulla. E’ il caso certamente di Capoterra, interessata pesantemente dagli eventi alluvionali dell’ottobre-novembre 2008. Certamente una concentrazione piovosa record, tuttavia dagli effetti devastanti enormemente amplificati da una speculazione edilizia disastrosa. Eppure tutto questo non sembra insegnare proprio un bel niente. Si chiede cemento ed ancora cemento, con una corsa sempre più folle verso la prossima “imprevedibile disgrazia”. Solo qualche settimana fa le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico hanno inoltrato formale opposizione (atto del 6 febbraio 2009) all’approvazione di un intervento edilizio in località Rio S’Acqua Tommasu, in zona interessata dall’alluvione del 22 ottobre scorso come nel 1999. Adesso è il turno della proposta di variante del piano di lottizzazione di Poggio dei Pini. Tale proposta di variante sembra voler giungere alla volumetria complessiva dell’intero centro residenziale pari a 1.391.101 metri cubi (3.995 abitanti insediabili), con un aumento di 187 lotti e 120.000 metri cubi di volumetrie rispetto a quanto oggi esistente.
La Centro Residenziale Poggio dei Pini coop. a r. l., non ha gradito lo stop temporaneo pervenuto dalla Regione autonoma della Sardegna alla richiesta procedura dell’intesa (artt. 11 e 15 della normativa tecnica di attuazione del piano paesaggistico regionale – P.P.R.) ed ha inoltrato ricorso n. 951/08 al T.A.R. Sardegna che, con
ordinanza n. 498/2008 del 17 dicembre 2008, ha intimato alla Regione “la riattivazione del procedimento mediante la riconvocazione del tavolo tecnico al fine dell’adozione delle necessarie determinazioni in ordine al progetto di variante in questione, previa opportuna valutazione di tutte le questioni di rilevanza nel caso di specie e fatte salve le relative determinazioni”. Il Tavolo tecnico relativo al Comune di Capoterra, nella riunione del 15 maggio 2008, ha ritenuto temporaneamente non ammissibile alla procedura di intesa (artt. 11 e 15 delle norme tecniche di attuazione del P.P.R.) la proposta di variante al piano di lottizzazione “Poggio dei Pini” in quanto trattasi di ipotesi “non … prevista nel regime transitorio … non rientra nella fattispecie delle zone C intercluse né contigue con il tessuto abitato limitrofo al comune o alle frazioni. L’intervento, che peraltro modifica sostanzialmente lo stato dei luoghi e la configurazione dell’assetto urbanistico, potrà eventualmente essere proposto in fase di adeguamento del PUC al PPR”. In tale sede sono stati chiesti chiarimenti sulla sussistenza di legittima convenzione di lottizzazione vigente.
E in realtà, la relativa convenzione di lottizzazione, già prorogata con deliberazione Giunta municipale n. 529 del 18 dicembre 1984, in assenza di eventuali legittime proroghe non conosciute, sembra aver perso irrimediabilmente efficacia per decorso del termine (vds. comunicazione Comitato di controllo sugli atti degli EE.LL. prot. n. 37899/16863/Amm. 2/U del 10 maggio 1985) della convenzione relativa all’originario piano di lottizzazione (1970) che prevedeva volumetrie complessive pari a mc. 1.849.740 con 4.486 abitanti insediabili (dati Centro Residenziale Poggio dei Pini coop. a r. l.) in base al programma di fabbricazione – P. di F. (zona “C – completamento”) allora e tuttora vigente, approvato con deliberazione Consiglio comunale Capoterra 6 giugno 1969. Si ricorda, infatti, che (art. 28 della legge n. 1150/1942 e successive modifiche ed integrazioni) per giurisprudenza costante il piano di lottizzazione “perde efficacia alla scadenza del termine massimo di dieci anni” (Cons. Stato, sez. IV, 11 marzo 2003, n. 1315; vds. anche Cons. Stato, sez. IV, 16 marzo 1999, n. 286; Cons. Stato, sez. IV, 13 novembre 1998, n. 1412) e “decorso il quale divengono inefficaci per la parte inattuata (art.17, comma 1, della stessa legge), salvi gli allineamenti e le prescrizioni di zona nel rispetto sia dell'interesse pubblico per l'esecuzione delle opere di urbanizzazione (cui si riferisce l'art.28 cit.) che per quello volto alla edificazione dei lotti (cfr. Cons. St., Sez. IV, 3.11.1998, n. 1412; 25.7.2001, n. 4073)”, così come autorevolmente interpretato da Cons. Stato, sez. VI, 22 ottobre 2002, n. 200/2003. In tal caso il piano di lottizzazione “Poggio dei Pini” sarebbe ormai inefficace per tutte le parti inattuate e la Centro Residenziale Poggio dei Pini coop. a r. l. avrebbe ben poco da pretendere.
Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico hanno inoltrato una richiesta di informazioni a carattere ambientale ed adozione di opportuni interventi (esposto del 28 febbraio 2008) ai Ministri dell’ambiente e dei beni ed attività culturali, al Presidente della Regione autonoma della Sardegna ed agli Assessori regionali dell’urbanistica e della difesa dell’ambiente, al Direttore generale regionale della pianificazione territoriale urbanistica, al Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici per la Sardegna, al Servizio regionale governo del territorio e tutela paesaggistica di Cagliari, al Corpo forestale e di vigilanza ambientale, al Genio civile di Cagliari ed al Sindaco di Capoterra per chiedere il diniego di aumento di volumetrie in un’area che – sebbene incredibilmente non rientrante nel piano stralcio di assetto idrogeologico – è stata così pesantemente interessata da gravi fenomeni alluvionali. Inoltre alcune zone rientrerebbero nel divieto di modifica di terreni percorsi dal fuoco (legge n. 353/2000 e successive modifiche ed integrazioni), l’intera zona è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni), mentre progetti di interventi edilizi così ingenti devono essere sottoposti del procedimento di verifica di assoggettabilità (screening) al procedimento di valutazione di impatto ambientale – V.I.A. (art. 20 del decreto legislativo n. 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni, deliberazione Giunta regionale 23 aprile 2008, n. 24/23 – allegato B, allegato B 1, punto 7, lettera b).
Ora si attendono in tempi brevi esaurienti risposte per evitare nuove pesanti edificazioni che aumenterebbero rischi e preoccupazioni già ben presenti nelle comunità locali, ben evidenziati nel
blog di Poggio dei Pini.

p. Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra

Stefano Deliperi

ulteriori informazioni su
http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/

il 15 marzo - Favata del GRUSAP

IL GRU.S.A.P.
(Gruppo salvaguardia ambiente Poggio dei Pini)
organizza la

“FAVATA” 2009

In tale occasione potrete rinnovare la vostra tessera Gru.s.a.P o iniziare a sostenere la nostra associazione.

Saremmo felici, inoltre, se vi tratteneste a mangiare qualcosa insieme a noi volontari!
A chiunque farà la tessera infatti verrà offerto un piatto di fave e lardo, pane e vino.

Vi aspettiamo domenica 15 marzo alle ore 13 presso il centro commerciale di Poggio o, nel caso di maltempo, presso le salette vicino alla chiesa.

La tessera ha un costo di 10 euro.

Preghiamo chi fosse interessato a contattarci entro il 10 marzo per confermare la presenza, così da poterci organizzare al meglio, lasciando il proprio nominativo presso l’edicola del Centro Commerciale, o chiamando i seguenti numeri :

Matteo 3492847687 Andrea 3492600403
Francesco 3471953681

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