Questo Blog è stato creato per scambiare informazioni, idee, proposte e materiali tra residenti del comune di Capoterra. Si invitano i lettori a firmare i propri commenti o articoli con nome e cognome. Potete inviare i vostri articoli al seguente indirizzo: giorgio.plazzotta@gmail.com

venerdì 31 ottobre 2008

Il rapporto ufficiale della Protezione Civile analizza un disastro annunciato

Vi inviamo a scaricare, leggere e, volendo, commentare, due documenti ufficiali pubblicati dal Centro Funzionale Centrale della Protezione Civile Nazionale. Uno è intitolato "Rapporto sull'evento del 22 ottobre 2008 in Sardegna" (clicca qui 4 Mb) e affronta gli eventi soprattutto dal punto di vista meteorologico.
Il secondo documento è invece l'Informativa urgente che fornisce un quadro più sintetico degli degli eventi (clicca qui 228 Kb).
Per noi che viviamo qui queste definizioni non sono sufficienti: ricorderemo sempre ben altro che un evento meteorologico eccezionale: le persone scomparse, il territorio devastato, la triste riprova che gli errori e la noncuranza nella pianificazione del territorio prima o poi si pagano a caro prezzo.

Il documento contiene dati, mappe e documenti che "raccontano" ciò che è accaduto dal "punto di vista" della Protezione Civile. Esistono poi altre letture, quella urbanistica, quella politica, quella geologica. Queste informazioni saranno utili sia per chi vuol capire cosa è successo cosi come per chi dovrà lavorare sulla pianificazione futura. C'è da chiedersi: è per forza necessario che accadano i disastri per mettere in pratica ciò che le discipline scientifiche suggeriscono e le leggi dello Stato impongono?

giovedì 30 ottobre 2008

Ecco i moduli per i rimborsi

Ieri siamo stati i primi a pubblicare la Legge Regionale che stanzia i fondi per l'emergenza alluvione, oggi pubblichiamo in anteprima i moduli per i rimborsi.
Il blog ha registrato un picco record di 207 visite e soprattutto mi sembra che in questi giorni si sia arricchito di informazioni e commenti utili a comprendere quello che sta accandendo e a organizzare quello che si deve fare. Ritengo che sia molto importante in questo periodo parlare e tenersi in contatto, confrontarci, scambiarci i differenti punti di vista e le nostre impressioni. Ci aiuterà senz'altro a capire quello che vogliamo e ad agire in modo condiviso.
Pubblicherò in questo post i vari moduli che mi verranno inviati.
  • MODULO DANNI PER I BENI MOBILI indispensabili e registrati (arredi, elettrodomestici, veicoli). Clicca per scaricare

Sorella acqua, fratello fuoco ... e il sabbione?

Dirò delle cose scontate e me ne scuso. In premessa non sono un tecnico ma, come Tutti, ho seguito in questi giorni con molta attenzione le analisi e le valutazioni degli esperti sulla situazione idrogeologica della nostra zona, unanimemente definita disastrosa al punto che, in futuro, potrebbero diventare problematici per la nostra Comunità fenomeni meno importanti, e di molto, rispetto a quello che abbiamo vissuto. Si è fatto riferimento alle dissennate concessioni edilizie: sono convinto che possa starci. Si è detto dei numerosissimi incendi, alcuni veramente estesi, come l’ultimo, che stanno pian piano portando il territorio a perdere in termini di tenuta. Ed anche questo è assolutamente condivisibile. Si è fatto cenno al cambiamento climatico: la desertificazione. E in specie nel sud Sardegna già lo vediamo. Avendo in famiglia un esperto ho chiesto informazioni sulla violenza del “nubifragio”. Mi è stato risposto che dovremo abituarci a convivere con fatti del genere. Due eventi gravissimi, devastanti, nel giro di 10 anni, che potrebbero perdere la caratteristica di eccezionalità e diventare ordinari. Figuriamoci.
Per questa ragione ritengo che la nostra attività non si debba limitare a prendere atto di quanto ci accade, naturalmente e non.
Sempre per questa ragione dobbiamo attrezzarci immediatamente prendendo come base di partenza l’analisi di M. Rita Lai. Dobbiamo fare una mappatura di tutto il territorio della nostra lottizzazione ma, soprattutto, delle zone circostanti. Individuare le situazioni critiche esistenti per adottare con molto, molto, molto anticipo le contromisure. Presidiare il territorio per prevenire.
Se fosse possibile accumulare tutta le terra trascinata dall’acqua verrebbe fuori una montagna di sabbione. Si è sciolta una montagna. Vedendo il lago svuotato ci si rende conto nettamente come l’invaso abbia accolto il fango rilasciando, necessariamente, la poca acqua che conteneva. La diga ha tenuto, eccome se ha tenuto. Ed è dalla diga che dobbiamo ripartire. Va salvata perché ha dimostrato di essere una opera certa di difesa già attiva anche per le residenze di S. Girolamo.
Prescindendo da eventuali iniziative in tal senso che andrà a prendere il Comune di Capoterra, ma ho dei dubbi, invito accoratamente tramite le pagine del blog i Signori Amministratori della Cooperativa a prevedere stabilmente nella Componente tecnica un nostro gruppo di geologici, dotandoli di tutti gli strumenti operativi necessari, che ci indichi come correre ai ripari perché, facendo i debiti scongiuri (che non sempre funzionano), ad un’altra mazzata non si reggerebbe.

Saluti.

Maurizio Cadone


p.s.
Una visita di lavoro alla club house potrebbe aiutare a capire gli effetti distruttivi di questa calamità. Si può vedere cosa ha lasciato l’indimenticabile 22 ottobre e quanto si è recuperato finora. Anche gli impianti sportivi devono ripartire. Occorre l’aiuto di volontari, giovani e non giovani. E di quelli che questa struttura non hanno mai avuto la fortuna di frequentare. L’aiuto potrebbe essere il miglior modo per iniziare a fare attività fisica.

mercoledì 29 ottobre 2008

In anteprima: ecco la Legge Regionale che finanzia gli interventi urgenti

La legge è stata approvata ieri notte. La presentiamo per primi in questo blog, In sintesi vengono stanziati 20 milioni di euro. Per le abitazioni danneggiate viene imposto un tetto massimo di 25.000 euro mentre per i beni mobili (es. autovetture) l'importo massimo è di 15.000. Vengono destinati max. 500.000 euro per l'esecuzione di uno studio idrogeologico nei bacini idrografici dei rii Masoni Ollastu, San Girolamo e Is Cungiaus.
CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

76 - 2008 - 15 - 346

LEGGE REGIONALE 28 OTTOBRE 2008

Interventi urgenti conseguenti agli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico del mese di ottobre 2008.

Art. 1
Interventi urgenti e autorizzazione di spesa

1. Per fronteggiare le conseguenze degli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico verificatisi in Sardegna nel mese di ottobre 2008, nei comuni individuati con deliberazione della Giunta regionale entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, è autorizzato lo stanziamento di euro 20.000.000 a titolo di integrazione dei finanziamenti che verranno disposti dallo Stato per le medesime finalità, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri relativa alla dichiarazione dello stato di emergenza assunta ai sensi e per gli effetti dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 (Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile).

2. Lo stanziamento di cui al comma 1 è destinato alle seguenti tipologie di intervento:
a) finanziamenti ai comuni per le operazioni di emergenza di cui alla legge regionale 21 novembre 1985, n. 28 (Interventi urgenti per le spese di primo intervento sostenute dai comuni, province e comunità montane in occasione di calamità naturali ed eccezionali avversità atmosferiche), e successive modifiche ed integrazioni;
b) finanziamenti ai comuni, alle province ed agli enti o società a capitale pubblico gestori di pubblici servizi, per la riparazione dei danni alle infrastrutture destinate a pubblici servizi;
c) contributi per il ristoro dei danni subiti dai privati e dalle imprese a seguito dei danni recati dalla calamità naturale alle abitazioni e alle infrastrutture.
3. Una quota, non superiore a euro 500.000, dello stanziamento di cui al comma 1, è destinata alla realizzazione di studi di maggior dettaglio delle aree dei bacini fluviali costieri con foce compresa tra i rii Masoni Ollastu - San Girolamo a ovest e il rio Is Cungiaus a est interessati dagli eventi alluvionali al fine di individuare gli interventi di sistemazione e riassetto idrogeologico da attuarsi attraverso le risorse FAS per gli anni 2007-2013, per la definitiva messa in sicurezza delle zone a maggior rischio di inondazione anche valutando la possibilità di piani di delocalizzazione degli immobili a maggior rischio idrogeologico, soprattutto quelle limitrofe ai corsi d'acqua caratterizzate da diffuse e consistenti urbanizzazioni.

4. Gli interventi previsti dal comma 2 non sono cumulabili con i benefici derivanti da garanzia assicurativa.
5. Le direttive di attuazione degli interventi di cui al comma 2 sono fissate dalla Giunta regionale, su proposta del Presidente della Regione, sentiti gli Assessori regionali competenti per materia. Le direttive stabiliscono l'importo e le modalità di erogazione dei contributi di cui alla lettera c) del comma 2, fatti salvi i parametri di aiuto stabiliti dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 1, entro i seguenti limiti d'importo:
a) contributo ai privati, a fondo perduto, per il ripristino delle unità immobiliari danneggiate, e per un importo massimo non superiore a euro 25.000;
b) contributo ai privati, a fondo perduto, per il ristoro del danno subito dai beni mobili indispensabili, compreso il danno alle autovetture, sino all'importo di euro 15.000; tale contributo è determinato in base alle perdite subite, risultanti da specifica autocertificazione da produrre ai competenti uffici regionali; la Regione provvede, per ciascun comune ed entro cinque giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, all'erogazione cumulativa dei contributi con uno o più mandati di pagamento collettivi, intestati ai creditori presso l'istituto bancario della tesoreria regionale;
c) finanziamenti a fondo perduto per favorire la ripresa delle attività delle imprese produttive, commerciali, artigianali, professionali e di servizi e per la riparazione dei danni subiti dalle relative strutture, macchinari e attrezzature, fino al massimo di euro 30.000.

Art. 2
Contributo di solidarietà istituzionale

1. A valere sullo stanziamento previsto dall’articolo 1, comma 1, ai familiari delle vittime dell'alluvione del 22 ottobre 2008 è riconosciuto il contributo di solidarietà istituzionale previsto dell'articolo 3 della legge regionale 30 maggio 2008, n. 8 (Interventi urgenti a favore dei familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro in Sardegna e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro).

Art. 3
Ripartizione dei finanziamenti
1. Lo stanziamento di euro 20.000.000 è iscritto in un apposito fondo istituito nello stato di previsione della spesa dell'Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio per essere successivamente ripartito tra le UPB, istituite o da istituire, degli stati di previsione della spesa degli Assessorati, individuati con delibera della Giunta regionale da adottarsi entro trenta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, competenti all'attuazione degli interventi.

2. Il Presidente della Regione, anche in qualità di commissario delegato per il superamento dell'emergenza alluvionale, approva un programma complessivo di interventi da realizzare con i fondi di cui alla presente legge e con risorse comunitarie, nazionali, regionali e locali comunque assegnate o destinate ad interventi che siano strettamente correlati alla finalità del superamento dell'emergenza.

3. Il Presidente della Regione verifica la congruità degli stanziamenti ed accerta lo stato di attuazione del programma. Nel caso di accertata carenza e di contestuale eccedenza di disponibilità finanziarie, relativamente agli interventi autorizzati dalla presente legge, l'Assessore competente in materia di bilancio, con proprio decreto, provvede, previa deliberazione della Giunta regionale, alle necessarie variazioni compensative tra gli stanziamenti iscritti nelle relative UPB.

4. Agli interventi di cui alla presente legge si applicano le deroghe eventualmente disposte dai provvedimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della protezione civile.

Art. 4
Norma finanziaria

1. Agli oneri derivanti dall'applicazione della presente legge, quantificati in euro 20.000.000 per l'anno 2008, si fa fronte con la variazione di bilancio di cui al comma 2.

2. Nel bilancio della Regione per gli anni 2008-2011 sono introdotte le seguenti variazioni:
in diminuzione

UPB S08.01.004
Somme per le quali sussiste l'obbligo a pagare
2008 euro 20.000.000
2009 euro -----
2010 euro -----
2011 euro -----
in aumento

UPB S04.03.002
Emergenza idrica ed eventi alluvionali -Investimenti
2008 euro 20.000.000
2009 euro -----
2010 euro -----
2011 euro -----
Art. 5
Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

I dati ufficiali: con 372 mm. di pioggia Poggio dei Pini epicentro del nubifragio

Pubblico intergralmente in allegato (clicca qui) la relazione della Regione Sardegna contenente il disegno di legge per l'emergenza.
Questo documento riporta i dati provenienti delle stazioni pluviometriche della zona interessata dal nubifragio. Si può notare come la stazione di Poggio dei Pini abbia registrato valori eccezionali, ampiamente superiori anche a quelli di stazioni vicine come, ad esempio, S. Lucia.

martedì 28 ottobre 2008

Analfabetismo geologico

di M. Rita Lai


In occasione di eventi quali quello appena verificatosi a Capoterra, a parte lo sconforto e la disperazione, sorgono tante domande e quesiti e viene da chiedersi come sia possibile che nonostante l’esperienza vissuta solo 10 anni fa possano ancora ripetersi le stesse situazioni senza che l’uomo sia in grado di prevederli, fermarli, o rimediare al danno enorme.
Tutti corrono a fare un esame più o meno dettagliato dei fatti e delle possibili cause: chi ha avuto i lutti, chi ha perso tutto ma è sopravissuto, chi ha solo la casa allagata, chi non si può muovere perché non c’è più la strada, gli amministratori e le forze dell’ordine che devono intervenire, i volontari, la protezione civile, i tanti tecnici ed esperti, e per finire i magistrati che faranno l’inchiesta.
Si devono trovare le cause e si dovranno attribuire responsabilità, si dovrà trovare il colpevole reale per punirlo o forse si troverà un capro espiatorio.

In questi giorni immediatamente a ridosso dal disastro, nella frenesia e mossi dalla spinta emotiva si è scritto, letto e sentito di tutto: il clima impazzito; la pioggia torrenziale e l’evento meteorico eccezionale; la diga o le dighe che avrebbero ceduto; i ponti con sezioni insufficienti; le costruzioni selvagge e irrazionali entro gli alvei; le concessioni edilizie e gli abusi sanati; i canali ostruiti; la cementificazione e l’impermeabilizzazione dei suoli; gli incendi dolosi e ripetuti; i villaggi localizzati in aree a rischio di esondazione;le scuole sul bordo del terrazzo fluviale: i piani di assetto idrogeologico, le norme sulla difesa del suolo e quelle dei regolamenti edilizi.

Io ho provato a guardare il fenomeno dal punto di vista del geologo che deve innanzitutto studiare il paesaggio, le sue forme e i suoi processi naturali: sono andata alla ricerca di ciò che c’era a monte in quel bacino montano che ben conoscevo per averlo percorso a piedi con lo zaino in spalla, fino alla cima dell’Arcu S. Antoni. Ho letto le relazioni di chi ha progettato la diga e aveva studiato la zona circa 50 anni fa (1958-1960): calcoli idraulici, relazione geologica e geotecnica, prove di laboratorio sui materiali che la costituiscono. Sono andata a vedere ciò che ne resta e come è stata erosa dall’onda di piena. Ho guardato le carte topografiche al 25.000 al 10.000 (quelle del 1977 estremamente dettagliate) e quelle al 2000 in possesso della Cooperativa Poggio dei Pini, ho visionato le foto aree esistenti e spero di poter a breve vedere anche le riprese effettuate in questi giorni. Ho parlato con esperti nel campo della pianificazione delle fasce fluviali, consulenti della Regione che hanno redatto il PAI, docenti universitari venuti apposta per vedere il fenomeno. Ho girato per le aree devastate soprattutto nella parte montana sopra la diga. Ho visto i filmati su Youtube. Ho ascoltato i racconti delle persone che hanno visto cosa accadeva alle loro case. Infine ho riletto le tante relazioni e lettere inviate ai sindaci e ai Prefetti quando ero consigliere dell’Ordine dei Geologi della Sardegna (1995-1997) in cui si segnalava la necessità di affiancare i pianificatori con gli studi geologici e geomorfologici del territorio. Ho riletto le proposte fatte all’Assessorato all’Urbanistiche con le Linee Guida per la redazione dei PUC (1996) e poi la proposta redatta dall’Ordine per le Norme Tecniche di carattere Geologico da inserire nei Regolamenti Edilizi Comunali, inviate a ripetizione a tutti i comuni della Sardegna ed in particolare ai comuni che avevano ricevuto finanziamenti da parte dello Stato o della regione per interventi di messa in sicurezza da frane, alluvioni, ecc, suggerimenti rimasti inascoltati.
Infine ho ripreso in mano il libro di Tina Merlin, Sulla Pelle Viva e l’altro L’onda lunga del Vajont, appena comprato quest’estate in un piccolo negozio-bazar di Casso (ricordate Erto e Casso) sulle sponde di quello che doveva essere il lago del Vajont. Ho ripensato alla lunga e commovente storia del disastro di quella valle (che a mio parere tutti i geologi dovrebbero visitare obbligatoriamente quando frequentano l’università!) raccontata da un sopravissuto, il Sig. Bepi Vazza, ascoltata il 29 agosto di quest’anno sopra il coronamento della diga che doveva essere la più alta del mondo!

Poi ho deciso che era inutile continuare a pensare e a rimuginare.

Ho deciso che dovevo vedere bene cosa c’era in quel maledetto fiume che porta il nome di un santo (caso raro in Sardegna) e che la mattina del 22 ottobre ha riversato a valle forse più di un milione di mc d’acqua (stando ai calcoli eseguiti utilizzando i coefficienti di deflusso del progettista) ma c’è chi parla di 4 milioni in tre ore. Oggi ho percorso l’alveo a ritroso, dalla diga verso monte, nella zona deserta e disabitata, percorsa solo da cacciatori ed escursionisti, dove c’è soltanto un ovile del capraro ben conservato e ben posizionato sopra uno sperone granitico al riparo dalla furia dell’acqua. L’occasione è stata anche di verificare quello che si diceva in giro da qualche giorno e che qualcuno “ben informato” sosteneva con sicurezza di aver visto che in quella zona stesse venendo giù addirittura “una montagna enorme” con il pericolo che si formassero degli sbarramenti naturali pericolosissimi per il fiume.

Così, durante due ore di cammino, durante le quali le cime dell’anfiteatro del bacino di San Girolamo (M. Turruneri m 696, M. Conchioru m 740, Serra Sa Traia m 693, Punta Is Postas m 612, P. Su Aingiu Mannu m 605, S’Arcu de Is Sennoras m 481, Punta de sa Loriga m 469, M. Arrubiu m 348) erano perennemente avvolte in una inquietante nebbia che rendeva tutto soffuso e silenzioso, ho visto un paesaggio lunare: infatti le “cascate” che tutti hanno visto mercoledì mattina scendere lungo i versanti subverticali da una quota di 400 m hanno trascinato a valle di tutto. L’alveo che conoscevo era totalmente trasformato: non c’era più il sentiero che percorrevo sulla sponda destra e che passava sulla sinistra idrografica all’altezza delle gallerie minerarie; non c’erano più i piccoli terrazzi fluviali laterali; non c’era più il rudere della miniera sul greto del fiume, che aveva resistito alle due ultime alluvioni; non c’erano più olivastri e carrubi secolari, cespugli e altro. Tutto perfettamente pulito e nel greto oramai di dimensioni enormi, pari alla sezione osservabile sulle carte al 10.000, solo una distesa di sabbia, ciottoli, blocchi enormi di granito e metamorfite, che si estendeva dal Cuile Musiu a circa 200 m di quota, verso l’Hydrocontrol e oltre, fino a raggiungere il laghetto di Poggio posto a circa 65 m di quota s.l.m.. A monte del cuile ancora devastazione e trasformazione: roccia affiorante granitica grigio-rosata bellissima e levigata, solcata da cascate impetuose, con i cristalli di feldspato dalla forma netta e squadrata; oleandri completamente scortecciati e travolti, un asse di legno a 2 m dal greto del fiume, il capanno dei cacciatori devastato dalla furia dell’acqua. Oramai era tardi e non si poteva continuare nella fitta foresta che porta all’Arcu s. Antoni, bisognava tornare indietro.

Che dire? Non c’è e non ci può essere stupore per me, semmai ci può essere una sensazione di essere partecipe e spettatrice di un bellissimo fenomeno della natura che ha creato un paesaggio affascinante e di immensa bellezza per i suoi colori e le sue forme. Per noi geologi niente di strano o di eccezionale, niente di catastrofico, niente di anomalo o particolare: è tutto nella norma, infatti il fiume con quella precipitazione non poteva che fare il suo lavoro regolare e millenario, ciò che ha fatto per secoli da quando esiste quella valle. La pioggia e il ruscellamento lungo i versanti subverticali, ricoperti da una fitta boscaglia quasi impenetrabile dove l’incendio non passa più da decenni, hanno eroso la roccia e i suoi speroni rossastri e violaceo-marroni, hanno trascinato a valle tutto ciò che trovavano: sabbia derivante dall’alterazione naturale del granito sottostante, limo, ciottoli, pietrame a pezzatura di ogni genere, trovanti e immensi blocchi decametrici. Tutto ciò ha un nome ben preciso, anzi vari nomi e definizioni: erosione areale e incanalata, erosione spondale, trasporto e sedimentazione valliva, formazione di depositi fluviali mobili, formazione di terrazzi fluviali verso valle, trasporto dei sedimenti verso il mare e formazione delle spiagge. Tutti questi fenomeni sono, come tutti i geologi ben sanno, dei normali fenomeni che si ripetono ciclicamente e che nell’arco dei periodi storici (parlo al massimo di mille anni o anche 500 non di ere geologiche) si sono sicuramente già verificati centinaia di volte.

Cosa c’è da stupirsi? Assolutamente nulla, questi sono i normali e ripetuti processi geomorfologici che hanno condotto alla formazione dei nostri affascinanti paesaggi granitici della Gallura, alle nostre spiagge di sabbia finissima dove andiamo a prendere il sole d’estate. In qualsiasi libro di geografia questi fenomeni vengono insegnati anche ai bambini, mio figlio l’ha studiato in terza elementare. Domenica prossima lo porterò a vedere dal vivo ciò che la maestra gli ha disegnato alla lavagna e gli spiegherò che questi fenomeni non si possono bloccare con nessuna azione umana, ma che quando accadono bisogna essere molto prudenti e che, come i nostri saggi avi sapevano, anche noi dobbiamo diffidare dei corsi d’acqua da quelli più grandi e immensi a quelli più piccoli e insignificanti, e ancor più tenerci alla larga quando questi sono in piena attività e metterci in salvo. Prova ne sia che l’eremo di San Girolamo e il Cuile antico non hanno avuto il benché minimo danno perché erano sapientemente posizionati in siti assolutamente sicuri.
Mi dispiace doverlo constatare ancora una volta: il “genius loci” degli avi funzionava molto meglio delle capacità pianificatorie dei nostri attuali urbanisti e/o assessori di turno. L’uomo comune altamente tecnologico non conosce più questi principi basilari dell’insediamento umano, non capisce cosa significhi rispettare la natura, ormai si compra casa e si fanno scelte abitative sulla base di altri presupposti e di altre esigenze e non si ha più alcuna sensibilità sulla localizzazione degli edifici: è la conseguenza della nostra esigenza di vivere ovunque e comunque, e di voler trasformare a nostro piacimento qualsiasi cosa. Purtroppo non è così.

Dal punto di vista geologico la questione e la visione dei fenomeni naturali che portano alla catastrofe diviene completamente differente da quella che può avere il magistrato o il politico o il parente delle vittime.
Dal punto di vista della natura e della roccia che costituisce quel sito tutto è differente. Qualcuno sostiene che bisognava liberare gli alvei dai detriti e tenerli “puliti”. Ma puliti da che cosa? Dagli alberi o dalle pietre? Perché queste sono cose sporche? Oppure si doveva dare al fiume la forma che più ci aggradava, magari fare delle pozze per farci il bagno o per farci giocare i bambini?
Tutto il materiale che è finito nell’alveo del rio e poi dentro la diga non ha nessuna colpa per essersi mosso: è il suo “scopo” viaggiare verso il mare per formare le spiagge. Ma il problema è che nessuno lo avevo messo in conto nei calcoli della diga, forse perché un trasporto così ingente (tra i 2-3 milioni di mc) non era neppure prevedibile per noi umani, ma per il fiume sì, per lui era del tutto normale. Lo stesso discorso vale per gli impluvi dentro la zona abitata di poggio. Bisogna allora arrendersi ad un semplice fatto: attualmente credo che ben pochi siano in grado di valutare correttamente quale possa essere il trasporto solido di un corso d’acqua in Sardegna. Non esistono dati rilevati storici o recenti, non esistono quindi parametri di controllo e di confronto e questa è una grave pecca a cui il mondo scientifico dovrà porre rimedio.
Per quanto riguarda invece le portate liquide dovute alla pioggia anche qui non mi pare affatto che si possa parlare di clima impazzito o di fenomeno anomalo: basta infatti guardare le forme del paesaggio per capire che è tutto nella norma: un fiume che riesce a scavare un canyon come quello visibile a valle della diga piccola non può che avere avuto in un recente passato delle portate liquide e solide ingentissime, simili o addirittura superiori a quelle di questi giorni. E anche il fenomeno meteorologico non sembra, a detta degli esperti, particolarmente anomalo, anzi queste condizioni di caldo e le piogge autunnali con vento da sud-est sono molto frequenti in questo periodo dell’anno, e da noi per di più agisce il noto fenomeno delle piogge orografiche.
Allora dov’è il problema?
La questione di fondo è ancora una volta l’analfabetismo geologico e l’ignoranza diffusa di chi deve pianificare e di chi deve decidere le sorti del territorio su cui andiamo a vivere.

Comunque sia il colpevole è presto trovato è il capro espiatorio più semplice ed indifeso: non è la diga o un misero laghetto in secca, la prima ha fatto egregiamente il suo compito restando eroicamente in piedi nonostante sia stata pesantemente aggredita da monte e da valle, il secondo si è limitato a contenere i suoi 250.000 mc di acqua e terra e più di quelli non poteva sostenere.
Il vero capro espiatorio è dunque inevitabilmente il fiume! Prendetevela con lui oppure con chi non vi ha detto che dove passa l’acqua non si costruisce e non si passa neppure con le autovetture o i fuoristrada più potenti.
La natura, benchè ci dia fastidio, è sempre più potente dell’uomo e dei suoi mezzi, possiamo piegarla e addomesticarla ma poi fra cento o duecento anni vincerà sempre lei.

domenica 26 ottobre 2008

Un Genio poco geniale


Il rione Pauliara risulta tuttora isolato dal resto di Poggio dei Pini da ben 5 giorni. L'unica via di uscita è costituita dal'attraversamento della "palude di lacrime" rappresentata dalla lottizzazione "Rio S. Girolamo" o da quello che ne rimane. Ci vuole un'ora e mezzza per raggiungere il resto di Poggio dei Pini e i suoi servizi, ivi compreso lo scuolabus che dovrebbe riprendere le sue corse lunedi mattina.
Il piccolo ponte crollato, dopo ben 5 giorni, non è stato sotituito da alcune struttura provvisoria.
Ma allora tutte quelle belle attrezzature civili e militari che ci vengono mostrate durante le parate non servono a niente nel momento della reale necessità? Pare proprio che sia così.
Il ponte mobile è gassosa da parata con e senza stellette. Il Genio militare pontieri esiste solo sulla carta, utile per presentare conti salati ai contribuenti. Dieci metri di ponte .. impossible mission. Che brutta figura e che vergogna. "Per ogni ponte una superba sfida" recita il motto dei nostri eroici soldati: che ne pensate? Abbiamo un Genio poco geniale, una Protezione civile piuttosto incivile e per niente protettiva.
In un paese come questo come si può sperare che i soldi stanziati non vengano gettati al vento.

sabato 25 ottobre 2008

Addio al nostro lago?

Le ruspe lavorano all'abbassamento del canale di scolo e alla costruzione di un canale laterale, questi preparativi suonano come una condanna a morte per il lago di Poggio dei Pini. Entro poco tempo il lago che ha caratterizzato per 50 anni questa località sarà trasformato in una palude di fango. Risorgerà? Io personalmente non ci credo, ho troppo poca fiducia in questa classe dirigente per immaginare che i soldi stanziati non saranno sprecati.

A questo proposito ricevo una lettera da Franco Magi che, come sapete, è consigliere comunale di Capoterra.

COMUNICATO STAMPA DEL CONSIGLIERE COMUNALE FRANCO MAGI

L'ipotesi in discussione circa lo svuotamento del lago grande di Poggio dei Pini è sicuramente opportuna alla luce delle esigenze di sicurezza.

Quanto alla possibilità che la diga debba essere immediatamente abbattuta lascia invece molto perplessi, perché proprio l'esistenza dello sbarramento - che ha retto la massa d'urto - ha limitato i danni, che sarebbero stati incalcolabili qualora l'onda d'urto avesse potuto procedere incontrastata fino alle lottizzazioni a valle.

Al contrario, l'abbattimento della diga senza una ponderata valutazione di tutte le circostanze sarebbe deleteria, perché la sua messa in sicurezza può avvenire più semplicemente mediante l'ampliamento del canale laterale scolmatore.

Inoltre, l'ipotesi di demolire la diga contrasta con le altrettanto importanti esigenze di tutela dal gravissimo rischio di incendi estivi.

Infatti, come si è dimostrato anche nella tragica stagione appena trascorsa, soltanto la presenza di un bacino all'interno dell'abitato di Poggio dei Pini ha consentito la tempestività degli interventi degli elicotteri antincendio ed ha evitato che le fiamme incontrollate raggiungessero le case.

Quindi il lago di Poggio dei Pini è ben di più di un fatto naturalistico (peraltro da non sottovalutare) e le decisioni finali circa le sorti del lago non dovranno essere assunte in mancanza di una adeguata ponderazione, perché i benefici che essa ha apportato nel corso del tempo, ed anche nella drammatica alluvione dei giorni scorsi, sono più rilevanti di quanto potrebbe far pensare una frettolosa valutazione che si limiti solo alla situazione contingente.

Franco Magi

Assemblea per l'emergenza

Alle 12 di oggi, in piena emergenza alluvione, si è tenuta l'assemblea dei residenti di Poggio dei Pini per informare e informarsi sulla situazione. Sono emerse molte cose, vediamo quante me ne ricordo:
  • Poggio dei Pini è divisa in 2, la zona di Pauliara è raggiungibile dagli altri rioni solo a piedi percorrendo il sentiero che costeggia il lago dalla parte del M. Pauliara. Non è stato possibile organizzare neanche un passaggio provvisorio a causa dell'inefficenza della Protezione Civile che evidentemente non dispone di mezzi adeguati e non vuole prendersi responsabilità realizzando "guadi" provvisori (meglio niente!). I residenti di Pauliara sono pertanto costretti a transitare molto lentamente per la lottizzazione Rio S. Girolamo dove l'alluvione ha causato danni ancora più gravi;
  • L'energia elettrica è stata ripristinata in tutta Poggio grazie alla dislocazione di alcune cabine mobili dell'Enel. Immagino che, come accaduto ieri, possano presentarsi altre interruzioni anche nei prossimi giorni;
  • Le condutture dell'acqua sono invece assenti in tutto il centro residenziale. Si sta lavorando per alimentare i serbatoi di S. Barbara e Pauliara. Pare che ci vorranno ancora 2 giorni;
  • Situazione più grave invece quella della rete fognaria, dato che sembra che siano saltati 2 km di tubazioni. I liquami attualmente finiscono nel fiume, si raccomanda di utilizzare le risorse ideriche il minimo indispansabile;
  • La rete telefonica non è presente in tutta Poggio. Si sta lavorando per installare antenne mobili. Non so quante persone abbiano l'adsl, ho l'impressione di essere uno dei pochi "fortunati".
  • La diga in terra (lesionata) che forma il lago grande sarà rimossa. Grave è la preoccupazione per la conseguente sparizione del lago che non solo è un elemento caratterizzante il paesaggio ma ha consentito di fronteggiare efficacemente la lotta agli incendi in tutti questi anni;
  • Non è chiaro se verrà ripristinato un servizio di autobus per gli studenti perlomeno da lunedi prossimo. Questa situazione deve essere chiarita al più presto. In caso di asssenza del servizio propongo che i residenti si organizzino con le auto private. A questo proposito mi sono informato sulle possibilità di comunicazione con i residenti. Sembra che non sia disponibile alcun MEGAFONO. Se qualche lettore è in grado di procurarne almeno uno è pregato di contattarmi.
  • il servizio di ritiro rifiuti è attivo (non so a Pauliara) e sembra anche quello postale.
  • si è osservato un commovente minuto di silenzio in ricordo delle vittime;
  • alcuni residenti hanno segnalato gravi difficoltà a causa di uno straripamento nella zona di Bellavista che ha gravemente lesionato alcune abitazioni. I proprietari chiedono di intervenire. Una signora ha raccontato la disavventura del marito finito nella voragine del ponte crollato presso l'Hydrocontrol a causa della segnalazione non appropriata.
  • Vi sono state alcune critiche alla Protezione Civile e all'organizzazione dei soccorsi che erano a mio avviso fuori luogo. Non perchè non siano giuste ma perche in questa riunione non avevano senso. Anche il socio che ha lungamente parlato di carenze nella catena di comando poteva probabilmente rimandare queste osservazioni, forse giuste, forse sbagliate, ad altra occasione più idonea. Inoltre il Grusap oggi va citato per ringraziare questi ragazzi per ciò che stanno facendo, non per parlare di carenze organizzative.
  • Si è accennato all'esigenza, in questi drammatici momenti, di sanare le divisioni che hanno proliferato nella nostra comunità. Tutti hanno concordato. Si spera che venga ritrovata l'unità e che, allo stesso, tempo, vengano rimossi i gravi motivi che avevano portato alle suddette divisioni.
  • le previsioni meteo per oggi e domani non sono ottime. Ha già incominciato a piovere.
  • si è richiesto alla Cooperativa un maggiore collegamento con il Comune dato che è evidente che la cooperativa dispone di ben pochi mezzi per fronteggiare le problematiche di questi giorni
  • le persone che hanno subito danni sono invitate a compliare una lista delle spese sostenute.
  • sono stati comunicati i nomi delel persone di riferimento della Cooperativa per i vari servizi (anche con titolo di studio che mi permetto di omettere):
  • Coordinatore generale Giovanni Calvisi 3357500970
  • Strade: Porcu - Murgia : 346-3045780 348-7751299
  • Acquedotto-Diga: Cabizza-Montali: 313-8379792 - 393-9168503
  • Elettricità: Nateri 347-4151972
  • Assistenza ai soci: Secchi 338-6563488
  • Fogne: Levanti 348-6063763
  • Distribuzione acqua: Madeddu 347-4368063
  • Gestione volontari: Demurtas 340-0806827
  • Problematiche sanitarie: Scalas 328-4811070

giovedì 23 ottobre 2008

Disastro


Inutile spendere parole per descrivere quello che è successo. Anche poco utile parlare di cio che poteva essere fatto per evitare questo disastro.
Il primo pensiero va alle persone che hanno sofferto la perdita di un parente, di un amico a cui esprimo anche da queste pagine tutto il mio cordoglio.
Possiamo forse utilizzare le nostre energie in questo spazio per esternare le nostre idee, le nostre aspirazioni, i nostri timori su quello che deve essere fatto adesso per ricostruire.
E' estremamente necessario che ci sia informazione perche è giusto che tutti sappiano quello che avviene.
Quando e come verranno ripristinate le infrastrutture, le strade, i ponti, l'acquedotto, fognatura, corrente elettrica etc?. Che ne sarà della diga e del lago?
Alcune ore fa ho riavuto l'elettricità? E' definitiva o provvisoria? Chi ha notizie è pregato di inserirle qui.

sabato 18 ottobre 2008

Denunce e "dischi rotti"

di Franco Magi

Preliminarmente vorrei informare i lettori che la "condanna" che ha subito Silvio (300 euro!!!) è di per se anomala, perché formulata dal Pubblico Ministero e non dal Giudice, e per questo in totale assenza di contradditorio.
Infatti il procedimento per decreto penale di condanna fa parte dei c.d. riti speciali alternativi al rito ordinario nel processo penale. Come tutti i procedimenti alternativi al rito ordinario è stato creato per attuare una deflazione del l'enorme carico di lavoro che notoriamente grava ed assilla i Tribunali in Italia. Esso costituisce un procedimento davvero particolare in quanto consiste in una sorta di "condanna" che la magistratura inquirente applica all'indagato, senza un formale processo, da qui la dizione "[decreto]" che come è noto è il tipico provvedimento giuridico emesso senza contradditorio. L'interessato, laddove volesse protestare la propria innocenza, può opporsi (con apposito atto scritto) a tale provvedimento nei successivi 15 giorni dall'avvenuta conoscenza dello stesso.
Nel corso del processo Silvio potrà dunque ampiamente dimostrare di aver esercitato il legittimo diritto di critica, costituzionalmente garantito, e potrà altresì far valere - ad esempio - l'articolo 599 del codice penale "nei casi preveduti dall'articolo 594, se le offese sono reciproche, il giudice puo' dichiarare non punibili uno o entrambi gli offensori. Non e' punibile chi ha commesso alcuno dei fatti preveduti dagli articoli 594 e 595 nello stato d'ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso. La disposizione della prima parte di questo articolo si applica anche all'offensore che non abbia proposto querela per le offese ricevute", risultando così quasi certamente assolto.
Basti pensare che la giurisprudenza è concorde nell'affermare "che nel bilanciamento tra due beni costituzionalmente protetti, il diritto di critica di cui all'ari. 21 e quello alla dignità personale di cui agli ara. 2 e 3 della Costituzione, si deve dare la prevalenza alla libertà di parola".
Ma Silvio (a cui va tutta la mia personale solidarietà e vicinanza, ma anche il fermo invito ad andare avanti) non è l'unico ad essere stato querelato. Dal 2004, anno di ascesa al potere di questo gruppo e di inaugurazione di questi metodi, sono stati infatti denunciati numerosi altri Soci (di cui per correttezza non intendo fare il nome), molti altri ancora non lo sanno (ricordate le "sedi opportune" per chi intervenne nella famosa Assemblea del 02 dicembre, l'indimenticabile assemblea nella quale tutti gli interventi che in qualche modo hanno richiesto le dimissioni del Presidente e del Consiglio di Amministrazione sono stati accolti con autentiche ovazioni?), così come - sempre tra i querelati - vi sono anche "giovani figli di Soci".
Questo è ad esempio il mio caso, che non voglio discutere ora ma che certamente approfondirò.
Ma vorrei far notare che queste "querele" risultano ancora più gravi perché fatte al solo fine di intimorire, con lo scopo quindi di calare sul Poggio una cappa di paura.
Oggi gli attuali amministratori sono molto ridimensionati da tutta la sequela di insuccessi che hanno clamorosamente inanellato, che hanno messo in evidenza anche la superficialità e la lacunosa conoscenza delle norme giuridiche, oltre ché del più elementare buon senso.
Non vengono più citati al Bar i nomi di battesimo dei vari avvocati (ricordo, ad esempio, quando mi dicevano "lo sa Gigi, ci pensa Andrea, Angelo etc."), che venivano branditi come clava al fine di procurare timore e dimostrare grande padronanza della legge.
Così come anche sui contenuti delle dichiarazioni rese dagli Amministratori ben poco resta da dire, considerato che si sono rivelate per la maggior parte destituite di fondamento: le paure alimentate circa lo scioglimento, la liquidazione, il fallimento della Cooperativa erano più finalizzate a creare un clima di preoccupazione che facesse recedere e che consentisse il programmato abnorme sviluppo edilizio del Poggio e la cementificazione delle pinete storiche di Pauli Ara e di Sa Birdiera.
Ma oggi, fortunatamente, è tutto cambiato.
Approfitto dell'ospitalità ed intendo con questo articolo "svelare" un arcano che è rimasto tale per oltre 1 anno: conoscere il nome del "moderatore" o "amministratore" dell'elegantissimo forum ufficiale della Cooperativa.
Colui il quale non solo consentiva gli interventi anonimi, ma voleva addirittura rimanere anonimo Egli stesso.
Ebbene, il responsabile del sito
www.poggiodeipini.it/forum è il sig. Calvisi Diego, figlio di Giovanni, attuale presidente.
E' stato obbligato ad ammetterlo (
scarica cliccando qui): "si, praticamente mi occupo di tutta la gestione informatica della Cooperativa Poggio dei Pini, e relativamente al forum della Cooperativa sono il web master.".
La circostanza in cui è stato costretto a svelare la sua identità è stata la seguente: Nel 2007/2008 sono stato più volte diffamato da un "anonimo" che si celava sotto lo pseudonimo di "Marian".
Ho perciò chiesto alla Autorità Giudiziaria che fosse individuato codesto anonimo.
E' stata avviata una indagine e. volete sapere la conclusione? Guarda caso "purtroppo" il disco rigido all'interno del server che gestisce il sito si è bruciato a seguito di un malfunzionamento - ha spiegato ai Carabinieri il "web master" Diego Calvisi - e non è così riuscito ad identificare l'utente con il nome "Marian". Che casualità! Il Comandante della Stazione di Capoterra ha comunque "ritenuto opportuno richiedere che codesta A.G. valuti l'opportunità di disporre il sequestro del server e del disco rigido dove fisicamente risiedeva il sito internet, con l'intento di farlo esaminare a personale con adeguata capacità tecnica". Ho riflettuto serenamente e ritengo di non dover procedere nella richiesta di prosecuzione delle indagini - era solo la curiosità di conoscere il nome di chi vigliaccamente approfittava dell'anonimato - ma bastano queste poche frasi per farci capire come e da chi era gestito il sito della Cooperativa (e cioè di tutti i Soci).
Il risultato è stato pienamente raggiunto. Finalmente sappiamo chi era "l'imparziale" moderatore, anche se non sappiamo ancora se questo "delicato" ed "indispensabile" ruolo era retribuito. Ancora una volta vale la pena di ricordare (con grande ammirazione ed onore) che in quarant'anni di vita sociale nonostante numerose incomprensioni, litigi, disappunti, mai una sola querela.
E questo deve far riflettere ancora di più gli attuali amministratori, che hanno fatto della querela e della denuncia il loro culto.
Ed il fatto che centinaia di Soci, al di là delle differenze anagrafiche, politiche, e di interessi culturali abbiano una comune visione dei problemi, assolutamente inconciliabile con i metodi e gli obiettivi degli attuali Amministratori, non può non far riflettere e non può liquidarsi additando il sottoscritto come mestatore, peraltro non Socio, giungendo infine anche alla ennesima querela personale pur sapendo di avanzare accuse infondate e che non avranno alcun esito, fatte al solo scopo di intimorirmi.
Tutto ciò non mi spaventa. Anzi, rafforza tutte le mie convinzioni ed in alcuni casi i miei dubbi. E rafforzerà ancor di più il mio impegno per riportare Poggio a quel clima ed a quella Comunità che ritengo unica ed ineguagliabile.

Franco Magi
.
Immagine:
Neil Zone

venerdì 17 ottobre 2008

Zitti tutti

Apprendo con dispiacere che il socio Silvio Ceccarelli è stato condannato per avere apertamente criticato il Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Poggio dei Pini.
E' sicuramente un episodio triste ed indicativo del clima che si respira nella nostra comunità.

Esprimo all'amico Silvio la mia solidarietà per questo increscioso evento, augurandomi che la libertà di esprimere la propria opinione, seppur critica, non debba mai venire meno nel nostro paese.

Mi astengo, considerate le circostanze, dall'esprimere giudizi nei confronti di chi ha utilizzato le risorse di tutti per portare avanti questo tipo di iniziative.

Mi sento però in dovere di avvisare e mettere in guardia gli utenti di questo blog circa i rischi che possono incorrere qualora, anche attraverso queste pagine, decidessero di esprimere critiche nei confronti del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Poggio dei Pini. Pensateci su due volte, anche avendo ragione, le spese processuali costano e noi non potremo farle pagare ad altri.
immagine: Elenuccia

sabato 11 ottobre 2008

Amministrazione cooptata

Sembra che due consiglieri di amministrazione della Cooperativa Poggio dei Pini (Dazzi e Fresu) si siano dimessi. I motivi reali delle dimissioni continueranno probabilmente a vagare nel limbo del "passaparola".
Non conoscendo in quali attività fossero impegnati i consiglieri dimissionari (anche per questo genere di informazioni c'è forse la privacy) non è neanche possibile valutare l'impatto di queste defezioni sulla amministrazione della nostra cooperativa.
Nel CdA ogni consigliere dovrebbe avere un incarico e delle attività da seguire, quindi suppongo che due dimissioni potrebbero avere delle ripercussioni negative. Speriamo di no.
Una considerazione che mi viene in mente riguarda il numero dei consiglieri "cooptati" che occuperanno le sedie del Consiglio di Amministrazione della nostra cooperativa: ben 4 su 15.
Ciò significa che quattro consiglieri non sono stati eletti dall'assemblea dei soci, ma scelti autonomamente dal CdA che, in questa scelta, non è vincolato da alcunchè. In pratica il CdA si è parzialmemnte nominato da solo e questo non mi sembra molto democratico.
Non so sino a quando il CdA abbia intenzione di mantenere un numero così elevato di amministratori "cooptati". A mio avviso sarebbe opportuno e corretto regolarizzare al più presto la loro posizione convocando una assemblea dei soci. Potrebbe anche cogliere l'occasione per far conoscere ai soci cosa intende fare il CdA in seguito alla bocciatura della variante.

I nomi dei sostituti non si conoscono ancora ufficialmente, ma si parla del "ritorno" di Antonio Secchi che fu già presidente della Cooperativa negli anni 90.
Faccio personalmente un augurio di buon lavoro ai nuovi arrivati con due inviti: vogliamo sentire la vostra voce anche se non sarete nominati "presidente". Questa è una cooperativa non è la Consob. Il Consiglio di Amministrazione dovrebbe essere un gruppo di lavoro nel quale ognuno si occupa di determinate problematiche e su questo sarebbe opportuno interagire con i residenti.
Il secondo invito lo rivolgo a chi invece ritorna dopo anni di assenza, ma in generale a tutti quelli che vogliono ascoltare. Cercate di
  • mantenere il "buono" delle amministrazioni passate (ce n'è tanto);
  • recuperare una parte dello spirito e dell'energia che ha ispirato i fondatori di Poggio e che oggi, a mio avviso, è andato perduto;
  • cambiare decisamente strada su alcune impostazioni errate che hanno provocato danni all'intera comunità. Ammettere e rimediare ai propri errori è segno di forza e non di debolezza.

immagine: The Pop-up Kingdom

giovedì 2 ottobre 2008

Il Gru.S.A..P. cerca fondi

I mezzi utilizzati dal Grusap per la campagna antincendio sono vetusti: il vecchio Bremach è attivo da ben 18 anni, mentre il Land Rover ne ha 12. L'associazione ambientalista poggina vorrebbe quindi acquistare un nuovo mezzo (Land Rover Defender) che ha un costo di circa 40 mila euro.
La forma di finanziamento che si vuole utilizzare è quella della contribuzione volontaria tra i residenti (colletta). Il Grusap ha calcolato che se ogni famiglia di Poggio contribuisse con 2 € a settimana si otterrebbe la cifra necessaria all'acquisto del nuovo mezzo.
Si propone, in pratica, un versamento di "sostegno" di tipo annuale pari a 104, 208 e 312 euro per 1,2, o 3 anni.
Chiunque voglia aderire a questo invito può ovviamente rivolgersi all'associazione (Matteo tel. 3492847687) oppure effettuare direttamente il bonifico utilizzando il codice IBAN it85 l033 5901 6001 0000 0003 987.
Qualora la raccolta non riuscisse a raggiungere l'obiettivo, i fondi saranno utilizzati per altre spese dell'associazione.

Il volantino del Grusap contene anche un invito a collaborare alle iniziative, sia estive che invernali, dell'assoziazione.
A questo proposito inviterei qualche rappresentante del Grusap a utilizzare anche questo Blog per pubblicizzare le attività, in particolare quelle invernali che probabilmente sono meno conosciute rispetto alla campagna antincendio estiva.
Personalmente mi chiedo se vi siano dei nuovi progetti per il 2009 che possano interessare e coinvolgere altre persone.

Chiudo qui con il comunicato Grusap ricordando quanto sia importante per la nostra comunità disporre di un efficente servizio antincendio. Anche quest'anno si è verificato un incendio che ha intaccato il patrimonio ambientale del nostro territorio e messo in pericolo alcune abitazioni. Questa situazione si ripete ormai quasi ogni anno e di certo nessuno può pensare che si tratti di una casualità. Diciamolo chiaro: siamo sotto attacco e lo saremo anche nei prossimi anni. La risposta non può essere certo la resa. Come ho già avuto modo di scrivere ritengo che sia indispensabile non abbassare le difese e, a mio avviso, dare un segnale chiaro ripristinando le superfici percorse dal fuoco con azioni di rimboschimento. Non ho capito se la legge lo vieta ...

Per quanto riguarda la forma di finanziamento scelta da Grusap, ricordo che anche Giacomo Cillocu, proprio da questo blog, ha pensato di ricorrere alla "colletta" per la risoluzione di un altro grosso problema, quello delle piscine che quest'anno, per la prima volta, sono scomparse dall'elenco dei servizi offerti agli abitanti del nostro centro residenziale.
Se consideriamo la chiusura di varie attività sportive avvenuta negli anni precedenti non possiamo certo dire che si tratti di un segnale incoraggiante.
Due considerazioni: le cifre richieste, sia per la piscina che per il mezzo Grusap sono "abbordabili". Con un piccolo sforzo di tutti si raggiungerebbero istantaneamente due obiettivi importanti che andrebbero a migliorare la nostra qualità della vita.
Sorprende però che queste inziative partano da soggetti che, con tutto il rispetto, non rappresentano a livello istituzionale la nostra comunità. Siamo nel Burundi oppure in un paese con un elevato prelievo fiscale? Dove sono allora le "istituzioni"? Ben sappiamo che il comune di Capoterra è una figura matrigna per noi di Poggio. Non da nulla e, se possibile, prende.

E la Cooperativa? Oggi, evidentemente, non è in grado di partecipare a questi obiettivi che pure sono indiscutibilmente prioritari. Stiamo difatti parlando del principale servizio di svago estivo della comunità (piscine) e della sicurezza delle nostre case e del nostro patrimonio ambientale (fuoristrada).
E' evidente che la Cooperativa affronta, in questo periodo, un momento di difficoltà sia sul fronte economico che su quello organizzativo, che non le consente di mantenere il livello di servizi garantito in precedenza. Non è una critica (il nostro CdA sembra permaloso), può anche darsi che, essendo venuta a mancare una importante voce nella colonna delle "entrate", sia giocoforza indispensabile tagliare alcune voci nella colonna delle "uscite".
Quello che non è accettabile, non finirò mai di ripeterlo, è che in questo momento decisioni così importanti vengano prese in tavoli ristretti, tenendo all'oscuro la maggior parte dei soci. Qualcuno poi ci chiamerà, come è successo, per raccontarci storie "addomesticate" piene di omissis e tutto sembrerà funzionare alla perfezione.
In questo modo ci siamo "giocati" (sciupà dicono a Milano, spacciaus a Quartucciu): le piscine, gli impianti sportivi, le squadre agonistiche, lo sport dei bambini, i 400 mila euro della Poggio Sport etc etc ...

Facciamole quindi queste collette, però contemporaneamente cerchiamo di fare chiarezza su come è meglio utilizzare il bene cooperativo, dato che la situazione sembra notevolmente cambiata nel 2008.
E' già pesante per i cittadini sopportare il peso di tasse che finiscono nel "buco" di pubbliche amministrazioni assenti (vedi Comune di Capoterra, Provincia etc.). Anche i "benestanti" poggini non possono permettersi di avere un ulteriore "baraccone" da mantenere e doversi poi rivolgere alle collette per avere servizi funzionanti.
immagine: buck_in_va

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