Questo Blog è stato creato per scambiare informazioni, idee, proposte e materiali tra residenti del comune di Capoterra. Si invitano i lettori a firmare i propri commenti o articoli con nome e cognome. Potete inviare i vostri articoli al seguente indirizzo: giorgio.plazzotta@gmail.com

sabato 25 dicembre 2010

Torre delle Stelle vs. Poggio dei Pini - le novità un anno dopo


Gentilissimo sig. Plazzotta,

come ricorderà ci eravamo conosciuti “telematicamente” circa un anno fa.

Ora le scriviamo di nuovo, dopo aver letto gli ultimi articoli del suo ottimo blog. Lo facciamo per due motivi: il primo è per aggiornarvi su vicende di Torre delle Stelle che ci paiono significative anche per la vostra realtà e che in questi giorni hanno visto una svolta “storica”.

Il secondo è per “confortarla” sul fatto che l’esistenza, a Poggio dei Pini, di “cattive abitudini” e di pratiche non proprio di cristallina trasparenza di cui abbiamo letto, non è un’ esclusiva della vostra località: le vediamo in azione, con modalità molto simili, anche a Torre delle Stelle. In particolare è sorprendente la comunanza in tema di disinformazione sfacciata e pervicace, finalizzata a difendere,interessi (molto) particolari, che essendo in rotta di collisione con quelli della comunità hanno necessità di essere mascherati o nascosti.

Con l’aggravante che se a Poggio dei Pini la Cooperativa, regolarmente costituita secondo la legge, esiste, a Torre delle Stelle, vista la mancanza di parti comuni in comproprietà tra i proprietari, il “condominio” la cui esistenza viene posta alla base di questo apparato, neppure esiste e la località è pubblica al 100% (tranne ovviamente i lotti dei privati).

Torniamo al primo motivo: un anno fa, eravamo intervenuti su questo spazio web evidenziando come il Comune di Capoterra avesse ben precisi obblighi di gestione delle opere di urbanizzazione primaria (strade, acquedotto, parcheggi, illuminazione pubblica) della vostra lottizzazione, che per legge devono essere trasferite al Comune entro 10 anni dalla stipula della convenzione di lottizzazione (art. 28, comma V della legge 1150 del 1942). La gestione di quelle infrastrutture, come abbiamo letto nell’articolo prima menzionato, costituisce invece, a tutt’ora una pesante palla al piede per il funzionamento della vostra Cooperativa.

Per l’adempimento degli stessi obblighi verso Torre delle Stelle da parte del Comune di Maracalagonis, dopo anni di richieste vane in tal senso, un gruppo di proprietari, sotto il coordinamenteo della Nuova Associazione Torre delle Stelle, era ricorso al TAR. Nel novembre dell’anno scorso era arrivata, nell’ambito di quel ricorso, un’ordinanza del Tribunale Amministrativo (402/2009) che imponeva al Comune di farsi carico del funzionamento e della manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade e della rete idrica.

La lungamente attesa svolta è arrivata i giorni scorsi, quando il Comune, ottemperando agli obblighi di legge ribaditi dalla suddetta ordinanza ha formalizzato con 4 delibere di Giunta, la presa in carico di strade, rete idrica, parcheggi e illuminazione pubblica (già presa in carico, quest’ultima, a partire dal 1995) segnando così un passaggio “storico” per Torre delle Stelle e sanando una situazione che penalizzava la comunità sotto vari aspetti. Vediamoli:

  1. Nonostante il versamento dell’ ICI all’aliquota quasi massima (6.7 per mille), che frutta ogni anno incassi di circa 1 milione di Euro al Comune di Maracalagonis (molto più di quanto Capoterra incassi da Poggio dei Pini), i servizi e la gestione delle infrastrutture (esattamente per finanziare i quali l’ ICI è finalizzata) venivano omessi dall’Amministrazione comunale e i proprietari dovevano versare una sorta di seconda “ICI” (il cosidetto condominio, che in realtà non esiste mancando le proprietà comuni che per definizione formano un condominio). Si trattava di una plateale violazione del patto di cittadinanza, il quale prevede che al pagamento di un’imposta corrisponda l’erogazione di un servizio.

  2. L’apparato privato finanziato con questa “seconda ICI”, palesemente illegittima, non era ovviamente in grado di garantire un livello di gestione di infrastrutture pubbliche primarie adeguato e conforme alle norme di legge. Inoltre, i costi di interventi “usa e getta” senza fine, nel corso degli anni ha di gran lunga soppiantato quelli che si sarebbero affrontati per porre un rimedio definitivo (pensiamo, per esempio, alla mancata, finora, pavimentazione ecologica delle strade, che una volta completata azzera praticamente i costi della manutenzione; nell’arco di due decenni solo per la manutenzione è stato “buttato” qualche milione di Euro che avrebbe permesso la copertura di tutto l’asse viario principale)

  3. L’illegittimità della situazione ha tagliato fuori per oltre 30 anni tutte le infrastrutture pubbliche di Torre delle Stelle dal circuito dei finanziamenti pubblici (regionali, comunitari, ecc) di cui al contrario hanno beneficiato quasi tutti i centri costieri della Sardegna, impedendo l’adeguamento e l’ammodernamento delle infrastrutture primarie e perciò causando un’arretratezza oramai insostenibile. Con la formalizzazione della presa in carico e il ripristino della legalità amministrativa, strade e rete idrica rientreranno nell’ambito della programmazione regionale, con l’accesso agli indispensabili finanziamenti (pensiamo soprattutto alla fatiscente rete idrica, che potrà usufruire dei finanziamenti dell’Autorità d’ Ambito per l’indifferibile adeguamento)

  4. Il comprensorio, nell’ambito di questa mancata gestione dell’Amministrazione comunale, ha visto crescere un degrado legato a numerosi interventi abusivi, compiuti in aree e infrastrutture pubbliche (e questo aspetto segna un primato per Torre delle Stelle, visto che di solito gli abusi riguardano terreni privati), tanto più gravi e inaccettabili considerato che il contesto ambientale-paesaggistico di pregio aveva determinato sin dal 1969 l’apposizione del vincolo paesaggistico in tutta l’area di Torre delle Stelle. Ricordiamo ad esempio, la recente realizzazione di uno scarico abusivo conferente direttamente sull’arenile di Genn’e Mari che ha prodotto gravi conseguenze per lo sversamento di fango e il dissesto della spiaggia; estese gettate di cemento lungo le strade comunali per il quale il Comune di Maracalagonis ha emesso un’ordinanza di sospensione dei lavori dopo aver accertato che le opere realizzate sono da considerarsi completamente abusive; la devastazione della macchia mediterranea lungo l’alveo del rio Gavoi nei pressi della spiaggia di Cannesisa.E altro ancora.

  5. L’insorgere di tensioni sociali legate alla privatizzazione di fatto di beni primari come l’acqua, che hanno portato ai gravi fatti di violenza del 4 agosto scorso, per i quali è in corso un procedimento penale per lesioni a carico di una persona.

  6. Lo svilupparsi, negli anni, di un macroscopico conflitto di interessi in capo a chi gestisce il c.d. condominio: poiché quella posizione garantisce un cospicuo compenso monetario ed altri vantaggi, si è assistito sempre più chiaramente, ad un utilizzo dei soldi versati dai proprietari per impedire che l’assunzione degli obblighi di gestione e manutenzione in capo al Comune, facesse venir meno la necessità del c.d. condominio e quindi dei vantaggi che esso garantisce a chi lo gestisce. A costo di andare pesantemente e assurdamente contro gli interessi della comunità.

Ecco che allora ingentissime somme di denaro (diverse decine di migliaia di Euro all’anno) sono finite in cause legali contro il Comune nel tentativo di impedire (sic!) la pavimentazione ecologica (in materiale lapideo) delle strade sterrate, che attualmente non lasciano alternativa tra fango e polvere (opposizione totalmente infondata e infatti fallita,i lavori dovrebbero iniziare a giorni). Oppure, in surreali, grotteschi ricorsi al TAR contro il ripristino urgente delle strade effettuato dal Comune in seguito al nubifragio del 10 ottobre 2010 (intervento di protezione civile in seguito a calamità naturale) e contro una delibera comunale che affida la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete stradale comunale ad una ditta (sì, per quanto possa sembrare uno scherzo, si chiede davvero al TAR di tenere a carico dei proprietari i costi di stretta spettanza comunale e di tenere lontano il Comune anche in caso di calamità naturali!). Tutto ciò, incredibilmente, all’insaputa di coloro i cui soldi vengono usati per pagare le parcelle agli avvocati, ossia i proprietari di immobili di Torre delle Stelle che mai si immaginerebbero che i soldi da loro versati vengono usati per andare clamorosamente contro i loro interessi. È come se il presidente della vostra Cooperativa, all'insaputa dei soci, avesse citato al TAR il Comune di Capoterra per interventi di ripristino urgente della viabilità di Poggio dei Pini dopo l'alluvione dell'ottobre 2008. Poiché ci rendiamo conto della inverosimiglianza di quanto riferiamo, invitiamo chi volesse avere riscontri documentali a visitare il nostro sito, in particolare questo link

http://torredellestelle.blog.tiscali.it/2010/11/24/un-ricorso-al-tar-contro-il-ripristino-urgente-delle-strade/

Ricordiamo come nel 2007, nell’ambito della mancata gestione delle opere di urbanizzazione primarie da parte del Comune di Maracalagonis, un esposto di un gruppo di residenti ha portato ad un’ordinanza del GUP di imputazione coatta per il sindaco in carica in quel periodo con l’ipotesi di reato prevista dall’art. 328 C.P. (omissione d’atti d’ufficio).

La presa in carico di Torre delle Stelle da parte del Comune di Maracalagonis rappresenta dunque un’ottima notizia per tutta la comunità e apre una nuova stagione per Torre delle Stelle, dove, ripristinati i fondamentali amministrativi e abbandonati definitivamente il vivere alla giornata e la precarietà del passato, si potrà programmare e investire per il futuro, adeguando le infrastrutture primarie (rete idrica in primis, attualmente fatiscente) e avviando una gestione del territorio basata sulla partecipazione e il coinvolgimento della comunità, finalmente rispettosa dei luoghi e consona al pregio ambientale del comprensorio.

La salutiamo cordialmente e auguriamo buone feste e un felice anno nuovo a lei e a tutta la comunità di Poggio dei Pini.

Francesco Iurato
Nuova Associazione Torre delle Stelle
www.torredellestelle.blog.tiscali.it
ass.torredellestelle@gmail.com

lunedì 20 dicembre 2010

Da Poggio con furore

In relazione a una riunione organizzata dalla fazione legata ad alcuni vecchi manovratori di Poggio dei Pini (e sottolineo alcuni), ho ricevuto tre messaggi che gli autori mi hanno chiesto di pubblicare espressamente su questo blog.

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Caro Giorgio, scrivo a te, nel tuo blog e non nel forum della Cooperativa, perché trovo questo "posto" virtuale più accogliente e rassicurante. Sono appena uscito, prima della fine, dall'incontro organizzato dagli oppositori (perché di questo si tratta) all'attuale CdA. Sono dovuto andare via per il profondo disagio che ho avvertito in questo incontro tra "vicini di casa". Ho assistito a scene di violenza verbale tali da farmi ritenere che sia il caso di fermarci subito prima che sia troppo tardi
Ricordo bene cosa dissi all'Assemblea in occasione dell'aumento delle quote annuali. L'aumento poteva essere anche doppio e il rientro poteva essere "spalmato" su 5 anni se questo fosse servito a salvare ogni posto di lavoro. Ma ricordo bene anche la reazione dei vostri "oppositori" che si stracciarono le vesti urlando contro voi affamatori perché aumentavate le quote. Quegli stessi che si sentivano troppo poveri per pagare qualche decina di euro in più, e oggi si strappavano le vesti urlando contro gli amministratori. Quelli stessi che hanno impedito a Manuele di spiegare e a Giuseppe addirittura di parlare. Oggi si trattava di un incontro per parlarsi addosso, per dirsi tra persone che la pensano allo stesso modo quello che, per chi lo dice, è diventata ormai una verità assoluta e indiscutibile. Ci può stare. Era una riunione privata tra sostenitori dei precedenti amministratori della Cooperativa che, ovviamente, non potevano tollerare interventi di chi oggi amministra al posto loro. Ma ciò che mi ha colpito è stata la violenza. Fuori dalle righe. Fuori contesto. Fuori controllo.
Cosa volevano fare? C'era un tipo che si agitava come un matto, che si alzava, inveiva e urlava contro Giuseppe. Altri che continuavano ad urlare ad ogni affermazione o spiegazione. Ma allora perché erano stati invitati gli amministratori. Per esacerbare gli animi. Per far capire a qualche fuori di testa (e li dentro purtroppo ne ho visto) che quelli erano i nostri "vicini di casa" da colpire. Questa è follia. Chi ha organizzato questo ha la responsabilità morale di ciò che accadrà.
Era troppo per me e sono andato via.
Mentre uscivo dall'incontro un mio "vicino di casa", già consulente a pagamento della precedente amministrazione, ha pensato bene di apostrofarmi perché io stavo con "quei pezzi di merda là", gli amministratori ovviamente. Ma perché? Quale è la mia colpa? Di non stare con chi ha posto le premesse per quello che accade oggi? No, non sto con loro! Li trovo ipocriti e immorali. Ieri erano troppo poveri per pagare l'aumento, l'altro ieri pagavano consulenti esterni a go go, e oggi speculano sulla pelle di chi ha perso il posto di lavoro.
E' uno schifo. Ed esprimo il mio biasimo per tutti quelli che continueranno ad alimentare questo clima... chissà magari fra un po' andranno anche in giro a spaccare le vetrine di tutti gli amici di "quei pezzi di merda".
A proposito, lo sciacallaggio nei confronti di chi ha perso il posto di lavoro per cercare consenso e ritornare sulla "seggiolina" della Poggio dei Pini è stato veramente vomitevole.

Roberto Trudu

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Ciao Giorgio,

Oggi si è svolta l’assemblea richiesta da una parte di Soci e alla quale mi sono ritenuto invitato perché ho trovato, nella posta, l’invito “A TUTTI I SOCI DELLA COOPERATIVA”. Quindi quel TUTTI mi ha persuaso che potessi partecipare e, verificandosi l’opportunità, anche esprimere le proprie idee sugli argomenti di discussione.

Uno dei promotori, il Dott. M.Anedda ha svolta una dotta relazione sulla situazione economico-finanziaria. Essendo io a digiuno di competenze contabili specifiche mi sono astenuto dall’intervenire su quanto esposto. La relazione terminava con un sunto che potrebbe essere questo (almeno per ciò che sono riuscito a comprendere): la situazione economico-finanziaria NON appare preoccupante. PERO’ … Ecco quest’ultima affermazione mi ha permesso di formulare questa domanda: “non avendo più, come tutti sanno, lotti da vendere per coprire le spese, in quale maniera dobbiamo operare per recuperare risorse con cui realizzare INVESTIMENTI soprattutto avuto riguardo a quel PERO’ sottinteso come io l’ho percepito” ? Solo INVESTIMENTI perché la relazione spiegava che le entrate per quote ordinarie coprivano le spese correnti ordinarie inclusi gli ammortamenti. La risposta mi ha molto tranquillizzato perché dalla lettura del foglio di invito ho letto al punto 1) Situazione economico-finanziaria della società (presupposto DALL’AUMENTO DELLE QUOTE SOCIALI E DI ALCUNE SCELTE DOLOROSE DEL CONSIGLIO).

Nel corso della discussione su questo punto un intervento mi ha sommamente fatto riflettere. E’ stato detto che la Società con l’attuazione dell’attività di cessione dei RELIQUATI (azione programmata dal precedente CdA e abbandonata dall’attuale CDA) si sarebbero reperiti ricavi per circa 300.000 €. Questo tesoretto avrebbe messo in sicurezza la Società (che non è stata, non è e non sarà in pericolo vista la sua fortunata condizione economica, come affermato dal relatore Dott. Anedda assolutamente competente). La riflessione che è sorta in me sul caso RELIQUATI deriva dalla constatazione (chiunque potrà rendersene conto andando a verificare le carte) che in molti casi non di RELIQUATI si trattava bensì di importanti estensioni di terreni confinanti con altri di proprietà di fortunati Soci. Ho visto, in definitiva, che qualche Socio, a vil prezzo, avrebbe potuto acquisire terre a lui confinanti ANCHE DI MIA PROPRIETA’ (in quanto partecipe della Società). Su questi terreni fra dieci, venti , trenta anni, il legittimo proprietario confinante che l’avesse acquistato a vil prezzo, avrebbe poi potuto EVENTUALMENTE costruire un’altra casa che avrebbe potuto fruttargli un gruzzoletto. Oppure rivenderlo ricavando anche una sommetta poiché con il tempo avrebbe assunto la condizione di fabbricabilità.

Ora io intendevo esprimere all’Assemblea di SOCI DELLA COOPERATIVA questo concetto soprattutto in quanto il moderatore (Dott. Anedda) aveva consentito al precedente oratore di fare un’affermazione non corretta. Oltretutto fuori tema rispetto al punto in discussione. Un gruppo di Soci schierati in prima, seconda e terza fila (soprattutto) non ha gradito che si ricordassero verità differenti (le mie) ed ha preso a rumoreggiare sconsideratamente a causa della palese difficoltà a volersi sentire riferire cose non gradite. Che io so essere vere ma anche loro lo sanno.

Altrettanta gazzarra, ma anche con più veemenza è capitato quando altri, al di fuori della cerchia dei facinorosi, hanno cercato di fornire spiegazioni sulle decisioni dell’attuale CdA secondo una logica pragmatica ed hanno cercato di fornire motivazioni obiettive sulle decisioni assunte dal CdA in ordine ad aspetti gestionali (esempio Ufficio Tecnico).

A questo punto ho capito di trovarmi NON in un’assemblea di TUTTI I SOCI DELLA COOPERATIVA – come è scritto nel volantino di invito – ma in quella di una PARTE DI SOCI e specificatamente di quella che discende dai comportamenti voluti e perseguiti dal precedente CdA di cui cito solo due strani episodi.

Nell’imminenza delle ultime elezioni il precedente CdA (credo due giorni prima della sua scadenza) ha concesso in locazione a un’imprenditore, per un prezzo mortificante (per la proprietà) un locale sociale. E’ possibile pubblicare questo contratto ?

Su richiesta scritta di 180 Soci era stato chiesto al precedente CdA l’accesso agli atti (verbali del CdA). Si rammenta infatti che alle richieste “semplici” fatte da singoli Soci era stato negato l’accesso. Ebbene finalmente (con la costante presenza molto vigile di un Consigliere) al sottoscritto ed al Geom G.F. Vacca (delegati dai 180 firmatari) era stato concesso di sfogliare i verbali solo che su quello che a noi interessava specificatamente conoscere erano presenti degli ….OMISSIS.

Ricordo anche i rifiuti ripetutamente frapposti dal precedente CdA all’uso della sala che oggi ospita l’attuale riunione. Ecco un diverso modo di rapportarsi ai Soci.

Ricordo anche un episodio ancora più grave: un certo Consigliere ed anche Amministratore aveva ritenuto opportuno occultare (letteralmente facendole custodire al di fuori degli uffici Sociali) alcune carte (rivelatesi poi di scarsa rilevanza e immeritevoli di occultamento) e tuttavia carte protocollate con ciò sottraendole alla conoscenza dell’intero CdA. Di questo episodio mi ero molto lamentato ma soprattutto avevo valutato la pocchezza dei contenuti di quelle carte su cui, altri, invece vedevano un grande progetto.

Oggi leggo i verbali comodamente da casa mia aprendo il PC sul portale (ottimo) della Società Cooperativa Poggio dei Pini di cui sono Socio.

Termino affermando senza tema di essere smentito che ho prestato la mia opera in qualità di componente del Collegio dei Sindaci, di Consigliere (ho redatto innumerevoli verbali) il tutto SEMPRE A TITOLO VERAMENTE GRATUITO E COME ATTIVITA’ DI VOLONTARIATO. E credo anche di aver scoperchiato qualche altarino che ha consentito alla Società di stipulare qualche contratto a condizioni più vantaggiose per la Cooperativa e ciò nonostante qualche velato bastian contrario interno alla Società. Si dice che qualcuno avebbe offerto GRATUITAMENTE la propria opera ma poi, si dice che abbia presentato fattura ed anche lettera di legale chiedendo un compenso che avrebbe dovuto essere VOLONTARIATO.

Ecco brevi riflessioni che ho maturato dopo aver abbandonato, alle 18,30 quell’assemblea che non era DI TUTTI I SOCI DELLA COOPERATIVA ma di una SOLA PARTE DI ESSI.

E questo in aperto contrasto con la civile discussione sviluppatasi nella precedente riunione di Soci del 12/12.

Giampaolo Lai

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Sono socia della Cooperativa da 5 anni esatti e residente da 1; da un anno circa seguo da vicino le vicende della nostra Comunità e del Consiglio di Amministrazione che abbiamo votato.
Ho osservato e ascoltato, partecipando ad alcune riunioni periodiche e leggendo gli articoli del forum, i comportamenti e i discorsi di alcuni soci e sono rimasta più volte esterrefatta e senza parole.
Pensavo di vivere in una Comunità di soci legati tutti dagli stessi principi etici, così come previsto e riportato nel nostro statuto in cui si dice per l’appunto: che possono acquisire la qualifica di socio le persone che rispondono ai seguenti requisiti: ottima condotta morale e civile, buona educazione, cultura, lealtà e serietà, senso di solidarietà, riservatezza, tolleranza, spirito di collaborazione e di adattamento “ (Statuto Cooperativa art. 4 S “soci”).
Evidentemente le mie erano solo false illusioni e speranze, da una parte l’organo amministrativo lavora per la Cooperativa (e quindi per i soci, che tra l’altro l’hanno eletto) e dall’altra un gruppo di “faziosi” lotta contro, schermandosi dietro mogli, generi, amici etc…onde evitare di agire in prima persona: organizza riunioni nascoste e convoca assemblee parallele pianificando le azioni da attuare contro l’organo amministrativo che la maggioranza dei soci ha votato.
Sono disgustata e purtroppo seriamente preoccupata per la serenità e futuro della nostra Comunità, sinceramente non riesco a capire da dove provenga tutto questo odio e rancore verso persone che stanno, per la prima volta dopo tanto tempo, prendendo delle decisioni e ponendole in essere sul serio anche a costo di sembrare impopolare.
Non capisco perché si debba pensare sempre che dietro ogni azioni compiuta ci sia del marcio o qualche cosa di oscuro.
Concludo con una speranza, visto che siamo in pieno clima natalizio, mi auguro che le cose cambino e ci si trovi tutti uniti per lo stesso fine: il bene della nostra Comunità di persone e per il nostro territorio.
Auguri a tutti

Alessandra Barlini

venerdì 10 dicembre 2010

La mala politica

Sono un analista informatico e mi capita spesso di effetuare analisi costo-benefici. Se ci pensate bene, tutti quanti noi, qualsiasi sia la nostra professione, effettuiamo questo tipo di analisi in continuazione.

Capita sia quando ci troviamo al supermercato a fare la spesa, così come quando dobbiamo fare un investimento importante o una scelta di vita. Ci troviamo a valutare i pro e i contro, che mettiamo in una ipotetica bilancia. Poi togliamo il chiodo e cerchiamo di capire da che parte pende. Talvolta ci troviamo nella condizione di non avere dubbi, perchè i "pro" sono nettamente più pesanti dei "contro", o viceversa. In altre situazioni di maggiore equilibrio, siamo costretti comunque a dovere optare per una delle due o più soluzioni. Anche nell'amministrazione di realtà più grandi della nostra famiglia, mi piacerebbe che prevalesse questo tipo di analisi. In realtà sappiamo tutti che non è così.
Ciò non avviene quando entra in campo la faziosità. Mi vengono in mente almeno due ambiti della nostra vita in cui la faziosità prende spesso il sopravvento sulla ragionevolezza: la mala politica (quella marcia di oggi, non quella di Socrate) e il tifo sportivo.
Quante volte, nel tifare la nostra squadra di calcio, abbiamo minimizzato le colpe dei nostri giocatori, ingigantendo quelle degli avversari o incolpando l'arbitraggio? Poi magari a mente fredda e rivedendo la moviola ci accorgiamo che la "gannedda" l'aveva fatta il nostro mediano, o che il rigore che avevamo urlato in realtà era una simulazione del nostro centravanti, ma molto probabilmente non lo ammetteremo mai, soprattutto non di fronte a un tifoso dell'altra squadra. Purtroppo anche in politica succede lo stesso e i risultati sono quelli che vediamo, non solo nei dibattiti televisivi, ma anche nelle scuole, nei posti di lavoro, nei problemi dei giovani o dei pensionati.
La mala politica è fatta di tattica, strategia e sotterfugio molto più che di idee e progetti. In politica il bene della "fazione" di appartenenza viene prima di quello dei cittadini. Quando una proposta proviene da altri, sarà osteggiata a priori, anche se ottima. Il successo della proposta degli "avversari" deve essere evitato a qualunque costo, a prescindere dagli effetti positivi che potrebbe avere per il cittadino. Eh si perchè se hanno successo gli altri, questo suonerebbe come una sconfitta per la propria "fazione".
Un altro tipico giochetto politico è quello di attribuire agli avversari le proprie colpe, anche se con illazioni pretestuose. A questo proposito mi viene in mente un esempio poggino. Negli anni 80/90 i notiziari della Cooperativa avevano un direttore iscritto all'albo dei giornalisti. In modo alquanto curioso, dopo pochi mesi di lavoro, i direttori si dimettevano puntualmente, tant'è che alle fine, esauriti tutti i giornalisti di Capoterra, il notiziario era diventato un misero foglietto dattiloscritto che veniva redatto da "ignoti". Ho fatto personalmente parte della redazione dell'ultimo Notiziario "ufficiale" diretto da un noto giornalista e scrittore capoterrese nel 1998. Le interferenze da parte di chi gestiva la Cooperativa a quell'epoca furono talmente forti da provocare, poco dopo, le dimissioni del direttore. Bene, oggi questo stesso Solone della libertà di informazione che cercava di imbrigliare l'esterrefatto giornalista, accusa il sottoscritto di essere addirittura un monopolista a Poggio. Parlare di monopolio su Internet è ovviamente un controsenso, ma forse la cosa può essere "bevuta" da qualche sprovveduto poco telematizzato. In realtà questo Blog ed il suo piccolo successo non dipendono da qualche investitura di palazzo a cui quel signore è abituato, ma a duro lavoro e passione. Anche domani questo nostro politico di razza se ne può aprire uno, ma non lo farà perchè è molto più facile criticare ed infangare che costruire e lavorare.
In politica, comunque, la cosiddetta "macchina del fango" da i suoi risultati (è difatti molto utilizzata), peccato che rovini l'armonia sociale. Quando si creano queste polemiche l'osservatore esterno poco informato sarà tentato a pensare che c'è qualcosa che non va in entrambi i contendenti e si allontanerà lasciando campo libero ai più potenti, che quasi mai sono i più giusti. Lo stesso avviene quando si vuole nascondere un proprio errore o una valutazione che poi il tempo e i fatti hanno dimostrato essere sbagliata. Errare humanum est, ma ammettere l'errore ... mai. Piuttosto si cercherà di costruire una storia "modificata" contente pezzi di verità misti a dimenticanze e falsificazioni.
Ancora un esempio poggino: la famosa variante che prevedeva la cementificazione delle pinete e la presenza di una decina di lotti in terreni su cui, pochi mesi dopo, si è riversata una valanga d'acqua e di fango. Questa variante non solo è stata duramente contestata da centinaia di soci, ma anche criticata da associazioni ambientaliste a caratura nazionale e bocciata dalla Regione. Nonostante questa vera e propria debacle, costata ai soci quasi 100 mila euro di progettazione, qualcuno continua a dire "fatela andare avanti" anche se è impossibile, oppure dice che la nuova è uguale a quella bocciata, altra cosa impossibile. Ci si arrampica su qualsiasi specchio pur di non ammettere che, forse, qualcosa non andava in quel progetto.
Qualcuno però l'ha approvato subito. Sapete chi? Il Comune di Capoterra. E come mai questo improvviso "amore" per le proposte della Cooperativa Poggio dei Pini, dopo anni di scaramucce? La risposta è cruda: perchè il Comune sa benissimo che da molti anni avrebbe dovuto prendere in carico le infrastrutture di Poggio, e quindi occuparsi della relativa manutenzione. Solo con i nuovi lotti la Cooperativa avrebbe avuto le risorse per continuare a fare questo incredibile regalo all'amministrazione capoterrese. Sapete quanto costa ai soci della Cooperativa questo regalo? Ve lo dico subito: 100 mila euro ogni anno! E sapete quanti soldi sono entrati nelle casse del comune solo dall'ICI di Poggio dei Pini negli ultimi 10 anni? 750 mila euro. Per portare avanti queste iniziative, che appaiono poco convenienti per i soci, è però necessario il silenzio informativo, guai a raccontare e informare, i "sudditi" potrebbero mangiare la foglia. I blog liberi, da Wikileaks a questo, danno fastidio.
Un altro classico elemento che vi farà capire se avete a che fare con persone indipendenti o con un soggetto politico è costituito dai cosiddetti "falsi volontari". Si tratta di quelle persone che vi avvicinano con fare amichevole e vi danno "il consiglio giusto" solitamente condito da qualche bella calunnia. Uno potrebbe chiedersi cosa spinge queste persone a dedicare il proprio tempo a dare consigli a voi, a bussare alle vostre porte, consegnare volantini. Vi consiglio di indagare. Se scoprirete qualche poco celato interesse professionale o qualche parentela che vi porta direttamente ai capi-fazione, allora saprete di essere vittima di una strumentalizzazione politica. E' molto probabile che a Poggio si costruiranno nuove aree lottizzabili, e dovranno essere affidati lavori ai professionisti che si occupano di edilizia. Inoltre la Cooperativa, soprattutto se fosse poco trasparente, non è obbligata a seguire le procedure dell'ente pubblico e può assegnare lavori in modo più "diretto". Insomma ci siamo capiti. Ovviamente non troverete queste persone quando c'è bisogno di volontariato vero.

Un'altra caratteristica del politico è la faccia tosta. L'altro giorno in TV ho visto un politico che ha passato la sua gioventù a manifestare con violenza negli anni di piombo (menando sia giovani che poliziotti), Oggi, diventato ministro, si erge a difensore della polizia e inveisce contro i manifestanti. A Poggio, chi ha buttato al vento centinaia di migliaia di euro in operazioni sbagliate si erge a maestro nell'economia.
C'è poi la tattica della delegittimazione dell'avversario; quando qualcuno dà fastidio, perchè magari opera bene e non può essere contrastato con i fatti, si mettono in giro illazioni di vario tipo che mirano a scalfirne l'immagine.
Che dire poi del'abitudine, tipica della mala politica, di nascondere i risultati positivi ottenuti da chi non appartiene alla tua fazione? E dire che a Poggio il destino del lago sembrava segnato. Salvarlo, dopo quello che era successo e dopo gli attacchi portati avanti da alcuni invidiosi, sembrava una impresa impossibile. Oggi invece sappiamo con certezza che tra qualche anno una delle bellezze naturalistiche simbolo dell'intero comune, tornerà a vivere con il medesimo splendore di prima. Di questo ovviamente i faziosi non fanno menzione.
Dulcis in fundo, come se tutto ciò non bastasse, talvolta arrivano le minacce e le intimidazioni più forti, a cominciare dalle gomme delle auto squarciate per finire chissà dove.

Insomma, ho provato a descrivere cosa intendo per mala politica elencando un campionario di tattiche e trucchi a cui assisto da 35 anni in televisione e, purtroppo, da qualche anno anche nel luogo in cui vivo. C'è da chiedersi: ma serve la mala politica in un piccolo paese semidevastato dall'alluvione, con poche risorse economiche e molte cose da fare?

lunedì 29 novembre 2010

I disinformati

Chi sono i disinformati? Siamo noi. Disinformati su che cosa? Sull'attività della giunta comunale capoterrese. E chi lo dice? Lo dicono i consiglieri o assessori comunali e la loro claque. Bene, hanno ragione.
A questa catena logica di considerazioni manca un anello che chiude il cerchio. A chi spetta il compito di informare? Beh sempre a loro, alla Giunta. Quindi chi accusa i cittadini di essere disinformati è proprio il soggetto che dovrebbe informarli. La contraddizione appare evidente.

Chi si occupa dell'informazione a Capoterra? Il Comune con il suo sito così povero di contenuti e assolutamente privo di spunti di riflessione ed approfondimento? Forse l'Unione Sarda con i suoi brevi articoli che quando non raccontano la cronaca spicciola si trasformano in spot pre o post elettorali? No di certo. L'informazione e l'approfondimento in questo comune è molto forte grazie a Internet, grazie a CapoterraOnline a Capoterra.net , a Demos e a Facebook (e spero di non avere dimenticato nessuno).

In realtà quello che succede è frutto del cambiamento cui stiamo assistendo nel mondo dell'informazione, ma anche della politica. Esistono dei clichè collaudati che vengono ripetuti da generazioni di politici, anzi politicanti. Uno di questi riguarda proprio l'informazione.

Il giochino è il seguente: non ti faccio sapere quello che faccio e come lo faccio; faccio trapelare poche informazioni, solo quelle che mi fanno comodo, utilizzando mezzi di comunicazione che in qualche modo controllo e poi quando, casualmente (ma è meglio evitare), mi trovo davanti a qualcuno che mi pone domande scomode io rispondo: "lei non è informato!". Ha sempre funzionato.

Un altro trucchetto molto noto è quello di "conservare" per l'ultima parte della legislatura alcune "grandi realizzazioni", per esempio un centro sportivo, che lascino negli elettori l'idea di grande attivismo e capacità degli amministratori uscenti. Lo sappiamo tutti che prima delle elezioni è tutto un brulicare di cantieri. Per chi ha qualche annetto sulle spalle, e di elezioni ne ha viste molte, è una specie di rappresentazione teatrale.

L'obiettivo di questi lavori è sempre duplice: da un lato alterare e riepmpire di lustrini l'immagine, spesso spenta, del lavoro fatto (o non fatto) da una amministrazione, dall'altro, ahimè, alimentare il voto di scambio perchè i cantieri significano lavoro e buste paga.

Non quindi "la giunta dell'alluvione" e delle tante esondazioni che si sono succedute negli ultimi 12 anni senza prendere provvedimenti efficienti, quella del piano di protezione civile inesistente, quella dell'asilo "vista fiume" e delle palazzine costruite sul burrone di s'acqua e Tommasu. E nemmeno la Giunta degli scaricabarile e dell'emarginazione delle frazioni capoterresi.

Sia chiaro, se qualcuno pensa che io remi contro questa giunta per partito preso, si sbaglia. Questa è anche la giunta che in passato ha saputo dire un NO netto e coraggioso a un piano di massiccia speculazione edilizia che avrebbe irrimediabilmente rovinato il nostro territorio. E' la giunta che ha protestato (seppur senza successo) contro il continuo posizionamento di servitù nel territorio: elettrodotti, impianti di compostaggio puzzolenti etc. E' la giunta che in un modo o nell'altro dopo l'alluvione si è data da fare.

La cosa triste è che i giovani di oggi che si dedicano alla politica ereditano dai loro predecessori i medesimi schemi mentali e persino il linguaggio. E' da decenni che vedo facce nuove ma le frasi sono sempre le stesse. I giovani politici, trentenni o quarantenni, sono contenti quando riescono a fare un bel discorso nel quale trovo le stesse parole che sentivo negli anni 80 da Valerio Zanone, uno famoso per non dire nulla di concreto. E il bello è che pretendono anche di definirsi "di sinistra".

In questo modo, se ritenete che il paese abbia bisogno di un cambiamento, scordatevelo. Non lo avrete certamente da questi piccoli emuli di Pietro Longo, Zanone, Nicolazzi, De Mita, Martelli o Rutelli. Tra destra o sinistra, da questo punto di vista, sono realmente nella stessa tragica situazione. Basta poi che uno parli chiaro, in modo diretto e originale, con la sua testa per diventare un eroe, come Vendola o Saviano. In Sardegna forse così c'è solo Efisio Arbau. Mosche bianche.

Torniamo all'informazione. Il problema è che la realtà deve essere raccontata per quella che è, con i suoi chiaroscuri, altrimenti potremo tranqullamente definirci in uno stato di semi-democrazia o, se vogliamo di semi-regime. D'altronde i ricordi del regime, quello vero degli anni 30-40 non sono cosi deboli, e molti ricordano come veniva "controllata" l'informazione in quel periodo.

Proprio in questi giorni si fa un gran parlare di Internet e di Wikileaks. Si tratta di un attentato alla stabilità del sistema o solo il tentativo di riportare l'informazione su un livello più vicino alla verità? Mi occupo di informazione telematica da tempi pionieristici (1996), quindi forse potete immaginare quale sia la mia risposta personale a questa domanda.

Viviamo in un periodo di grandi turbolenze con grandi cambiamenti in atto (o comunque in pentola). La politica e l'informazione si adegueranno al cambiamento oppure cercheranno di riproporre sempre gli stessi schemi facendo finta di nulla? E l'elettorato come si comporterà?

Per adesso abbiamo avuto segnali contrastanti. Pensiamo alle ultime elezioni provinciali, quando è andato a votare solo il 24% degli aventi diritto. Il vincitore, condannato in primo grado per "murigo", ha festeggiato come se fosse una grande vittoria popolare.
Un altro elemento importante di questo teatrino delle elezioni è sempre l'informazione, in particolare la stampa che è sempre stato lo strumento principe per le campagne elettorali, ancor più della televisione. In Sardegna, o meglio nella provincia di Cagliari, dire stampa significa dire Unione Sarda. Sono vecchio abbastanza per avere visto questo giornale lanciarsi a peso morto nelle campagne elettorali, scagliarsi in modo addirittura brutale contro politici "ostili" non tanto all'ideologia, ma soprattutto agli interessi economici del proprio editore di turno. Ieri Grauso, oggi Zuncheddu. Ho visto Federico Palomba dipinto come un delinquente dal balente puripregiudicato Antonangelo Liori negli anni 90, lui si vero e comprovato delinquente. Ho assistito alla vergognosa campagna mediatica contro Renato Soru, l'unico leader veramente libero che i sardi abbiano avuto negli ultimi 50 anni. Anche a livello comunale, l'Ugnone ha i suoi favoriti. Li spinge e protegge senza alcuna vergogna.
Clamoroso un articolo pubblicato sul quotidiano cagliaritano una decina di giorni fa. Un articolo che riguarda il sindaco di Capoterra. Marongiu, insieme ad altre persone aveva ricevuto due avvisi di garanzia nei mesi successivi all'alluvione. Indagare in un caso del genere, con morti e disastri è un atto dovuto, soprattutto alle famiglie di chi ha perso la vita. I reati su cui si indagava erano "disastro colposo" e "omicidio colposo". Uno grave e l'altro no? Non proprio, purtroppo entrambi molto pesanti.
E' doveroso ricordare che si è innocenti sino a prova contraria e che chi amministra si espone a responsabilità che è molto difficile prevenire. Talvolta dietro un reato vi sono gravi inadempienze, illeciti, corruzione etc, ma non sempre sei in grado di controllare tutto ciò di cui sei responsabile quando hai una carica pubblica e ti fai carico anche delle azioni dei collaboratori. Dall'altro lato non è possibile che in questo paese una persona possa essere travolta e morire per avere attraversato un ponte sottodimensionato.
Ad ogni modo saranno i processi a fare il loro corso e a stabilire come stanno le cose, il compito del giornalista sarebbe quello di raccontare la realtà. E invece... guardate in po' come è stata pubblicata questa notizia sull'Unione. Potete scaricare il file originale. In grande nel titolo "Disastro colposo, Sindaco scagionato". In piccolo alla fine dell'articolo troviamo la frase "l'omicidio colposo è contestato a Cocciu, Novella e Marongiu". Non si capisce facilmente che, a essere stato rinviato a giudizio per omicidio colposo è la stessa persona che nel titolone è stata annunciata come "scagionata". Un altro dettaglio che trovo significativo: l'articolo NON è firmato da alcun giornalista. Eppure c'è sempre una firma o una sigla in tutti gli articoli, anche quelli sul barboncino smarrito. In questo no, come mai? Dev'essere la vergogna. Dato che l'articolo era "pilotato" perlomeno il povero giornalista che l'ha dovuto confezionare ha preferito evitare di apporvi il proprio nome.
Chissà quanti lettori frettolosi, nel leggere cotanto titolone di assoluzione, avranno richiuso il giornale pensando che il Sindaco era del tutto estraneo all'indagine sull'alluvione e quindi pronto a essere rivotato anche alle prossime comunali (anche se non può essere eletto).
Non avranno di certo capito che invece dovrà essere processato per omicidio colposo. Dopo le indagini, difatti, il magistrato rinvia a giudizio solo qualora abbia trovato degli elementi di colpevolezza, che dovranno essere vagliati in sede processuale. Immagino che se il rinvio a giudizio avesse colpito Renato Soru lo stesso giornale avrebbe titolato "Soru processato per omicidio" e non "Soru scagionato". La verità può essere raccontata in molti modi.
Qualcuno potrebbe dire: non lo leggere, il giornale. Io ci sto ma allora che il giornale restituisca i milioni di euro ricevuti dallo stato per informare, non per disinformare. L'informazione non è solo un business, è un servizio pubblico fondamentale.
Controllare un giornale, soprattutto un giornale con la squallida tradizione politica dell'Unione, è facile nel nostro corrotto paese. Non si può invece controllare Internet, che nel post alluvione, a Capoterra ha ricevuto un notevole impulso. Solo chi non ha capito niente può pensare di fermare Internet. Potrebbe cercare di intimidire i titolari di un sito, di due siti, ma anche cosi facendo non potrebbe impedire che ne vengano aperti altri.
Chissà se a Capoterra i titolari dei siti ricevono pressioni, intimidazioni, volte a "mitigare" la loro voglia di raccontare le verità, i fatti e le opinioni scomode. Se li incontrate, chiedeteglielo.
L'ultimo dubbio riguarda voi lettori/elettori. Che influenza avrà questo modo di informarsi non più monopolista e distorto sul vostro rapporto con la politica. Che rapporto avrà il mesto raccolto seguito ad una semina sbagliata a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni? Continueremo con gli stessi meccanismi oppure decideremo di cambiare?

venerdì 12 novembre 2010

Un comitato per le elezioni comunali (parte seconda)

Nella prima parte di questo argomento ho analizzato a grandi linee la situazione politica capoterrese che ci porta verso le prossime elezioni comunali. Il punto di arrivo del post precedente sarà anche il punto di partenza di questo: a Capoterra esiste una discriminazione da parte dell'amministrazione tra i residenti del centro storico e quelli delle frazioni. Se non siete d'accordo con questo assunto allora certamente non concorderete con il resto della storia. Capoterra sarebbe un paese normale e sceglierete la persona che, all'interno del comune, vi ispirerà più fiducia, a prescindere dalla sua zona di residenza. Così in effetti dovrebbe essere e, speriamo.. sarà. Ma così invece non è e quindi l'unico modo di cambiare le cose è quello di dare un segnale forte. Scriverò a proposito di Poggio, ma la strategia potrebbe essere applicata a qualsiasi altra frazione.

A Poggio di Pini, si sa, siamo pionieri per vocazione. Tre o quattro legislature fa, era stata creata una lista denominata "Meglio Uniti" che era riuscita a "piazzare" due consiglieri e aveva espresso, con il gioco delle alleanze, anche la carica di Sindaco con Bruno Sitzia.
Dopo quell'esperienza Poggio è piombata nel lungo sonno dell'ultimo decennio. La vita sociale si è assopita per vari motivi.
I fondatori e i primi residenti, che avevano vissuto la stagione della fondazione, sono invecchiati. Gagliardissimi, per carità, ma certamente con molte energie in meno.
I nuovi residenti sono venuti a vivere qui con uno spirito che talvolta è molto differente. Il desiderio di fare e di incontrarsi è stato spesso sostituito da un progetto di vita più egoistico, incentrato sul proprio piccolo mondo con piscina e rottweiler. Contemporaneamente la Cooperativa, che rappresenta il vero cuore pulsante della comunità, ha adottato una linea di amministrazione che ha fatto il verso ad una logica imprenditoriale, allontanandosi da quello spirito cooperativistico che fa parte del suo DNA, oltre che del suo nome. I risultati si sono visti. Deterioramento di molte strutture, non solo "mattoni" ma anche quei centri della vita sociale e le sorgenti di tante iniziative a carattere ricreativo.

Mentre Poggio cadeva in un sonno profondo, nelle frazioni costiere i residenti hanno incominciato a capire l'antifona. Alle scorse elezioni sono riusciti a fare eleggere un discreto numero di consiglieri. I migliori di tutti sono stati quelli delle Case del Sole. Non so quanti siano i residenti di quella frazione, penso duecento. Si sono uniti e hanno eletto un consigliere.
Il fatto poi che quasi tutti i candidati di queste frazioni fossero inseriti nelle liste di centro sinistra, che poi hanno vinto le elezioni, ha amplificato gli effetti di questo risultato. Chiedete a Franco Magi, l'unico consigliere eletto a Poggio, se c'è differenza tra essere consiglieri di maggioranza o di minoranza.

Poggio dei Pini e la Residenza del Poggio contano 2000 elettori. Mettiamo pure che il 40% non si rechi alle urne, restano 1200 voti. Certo una minoranza rispetto ai 20 mila elettori di tutto il comune, ma comunque sufficiente a eleggere tre consiglieri. Attualmente invece ce n'è solo uno. Gli esperti mi dicono che per essere eletti ci vogliono almeno 250 voti.
Cosa bisogna fare per eleggerne tre, o perlomeno due? Una cosa difficilissima: mettersi d'accordo!
Eh si, essere uniti è difficile ovunque, ma ultimamente a Poggio il grado di conflittualità è ai massimi storici. I motivi li conosciamo: il cambio della guardia alla guida della Cooperativa avvenuto poco più di un anno fa e tutte le polemiche che lo hanno preceduto.
Non ritengo che sia un grosso problema la dispersione "esterna" dei voti. Non credo proprio che da queste parti possano avere molto successo candidati come Zaccheddu e Mallus, che volevano buttare giù la diga di Poggio, oppure quelli che si sono distinti nello scaricabarile: il ponte, il guado, le strade, i rifiuti?. "Noi non c'entriamo, arrangiatevi".

Il cittadino che paga le tasse e si sente dire cose del genere, che vede servizi inesistenti o mal funzionanti può anche "frastimare", può anche protestare, scrivere o rompere le scatole con un blog. In realtà è il voto l'unico vero "potere" del cittadino. Non è un caso se, in occasione delle elezioni, per estorcere il vostro voto questi signori, irreperibili per i restanti 5 anni, vi sorrideranno gentilmente, le promesse fioccheranno, le strade saranno tirate a lucido e si apriranno miracolosamente decine di cantieri.
L'errore compiuto a Poggio dei Pini nelle ultime elezioni è stato quello di disperdere il voto tra un numero troppo elevato di candidati. Trenta voti Tizio, venti Caio ed è così che alla fine ce l'ha fatta solo uno. Non serve a niente candidarsi sapendo che è impossibile raggiungere i 250 voti, anzi rappresenta un danno. Invece devono esserci solo tre candidati. Se ce ne saranno di più sarà un harakiri.

Concludo quindi facendo tre appelli.
  1. Che si costituisca a Poggio un comitato per le elezioni, con l'obiettivo di sensibilizzare i residenti sulla necessità di convogliare il voto su un numero ristretto di candidati e di organizzare la campagna elettorale.
  2. Ai potenziali candidati che riceveranno l'invito a partecipare alla competizione elettorale tanto per portare 20 o 30 voti qua o la, dico di non farsi sfruttare per portare acqua a mulini che nemmeno conoscono.
  3. Ai residenti invece va l'invito a non sottovalutare questa occasione e fare uno sforzo per partecipare alle elezioni e concentrare il proprio voto sui candidati più forti.
Aggiungo anche un appello all'unità, perlomeno in questa situazione si lascino da parte le "diatribe poggine".

mercoledì 20 ottobre 2010

Che fare alle prossime elezioni comunali? (parte prima)

Da mesi si vocifera a proposito delle prossime elezioni comunali di Capoterra, che si terranno a metà del 2011. Si sa che le liste, le alleanze e tutti i giochi preelettorali richiedono tempo ed è quindi normale che a un certo punto si comincino a scoprire le carte.
L'altro giorno sull'Unione è uscito anche un articolo che presenta i probabili candidati alla carica di Sindaco.
I giornalisti, si sa, sono bene informati, ma hanno il difetto di stare troppo dietro a chi ha il potere in quel momento e trascurano il resto. Non è un caso che l'articolista (Piras) non abbia neanche preso in considerazione il Movimento Solidarietà-Pari dignità ed il suo leader Carlo Carcangiu, che non ha fatto mistero di volere rappresentare alle prossime elezioni le ragioni delle popolazioni bistrattate delle frazioni costiere capoterresi. La dimenticanza del giornalista, sempre molto attento nel tessere le lodi della giunta e dell'attuale sindaco, è una dimenticanza o una speranza?

Queste elezioni, che vengono dopo l'alluvione del 2008, evento storico per Capoterra, seguiranno i soliti schemi, oppure ci saranno significativi cambiamenti con le relative sorprese?
I cittadini, gli elettori, si sa, a Capoterra come a Montecitorio, assegnano il loro voto seguendo logiche consolidate, purtroppo tipiche del nostro paese. E i risultati si vedono.
Gran parte dei voti vengono captati sulla base di logiche clientelari. Tu dai un voto a me, io do una promessa a te. Io faccio qualcosa per te, prima delle elezioni ti telefono e ti ricordo che tu devi votare per me. E' triste pensare che poi molte di quelle promesse si riferiscono a diritti che spetterebbero ai cittadini e non a privilegi.
Poi c'è sempre, in tutte le elezioni, il solito gruppo minoritario di sfigati contestatori, di idealisti, che non ricevono favori e votano per il "rivoluzionario" di turno, quello che non vince mai, o quasi (Vendola docet).

Sarà così anche l'anno prossimo? Se consideriamo quello che è accaduto alle elezioni provinciali direi di si. Quest'anno molti capoterresi hanno dato fiducia all'attuale sindaco, nonostante egli sia sotto inchiesta per la tragedia del 22 ottobre 2008 e nonostante le polemiche su alcune costruzioni in zone a rischio (compreso il famoso asilo) e la grave mancanza di un piano di emergenza.
Non va sempre così. A Poggio un anno e mezzo fa, i soci della Coop hanno votato sovvertendo il pronostico e mandando a casa chi da sempre aveva il timone in mano.

Un fatto traumatico come l'alluvione potrebbe far aprire gli occhi ai cittadini. Potrebbe far capire che quando si butta via il proprio voto, affidandolo al primo sconosciuto che passa, poi si rischia di pagare a caro prezzo questa scelta.

La giunta che si insedierà l'anno prossimo governerà il territorio comunale per ben 5 anni. Sono anni molto importanti nei quali, tra le altre cose, dovranno essere eseguiti i lavori di messa in sicurezza del territorio comunale. Insomma, non c'è da scherzarci su.

Dato che questo blog è intitolato a Poggio dei Pini, facciamo uno zoom e cerchiamo di vedere queste elezioni dal punto di vista dei residenti di Poggio, ma scopriremo che molte problematiche sono comuni a tutte le altre frazioni capoterresi.
Sino al 2008 ai "poggini" importava molto poco quello che accadeva nel resto del comune. La Cooperativa ha sempre rappresentato, da queste parti, una specie di comune "fantasma". Tutto quello che si muove a Poggio passa per la Cooperativa: strade, tubazioni, operai, manutenzioni, sport e così via. Sono sempre stati ben contenti di ciò gli amministratori comunali. Per anni hanno incassato fior di quattrini da tasse e tributi locali. Una di queste poi, l'ICI, aveva delle caratteristiche tali da sembrare tagliata apposta per le case di Poggio: categoria A7, molti vani: minimo 600 euro all'anno per ogni singola abitazione. Gli oltre 2000 residenti di Poggio, quasi 3000 con la Residenza, dispongono di ben pochi servizi all'interno della lottizzazione e, sono "buoni clienti" per gli esercizi commerciali capoterresi. Innegabilmente Poggio ha contribuito e contribuisce non poco alla crescita del benessere di Capoterra. In tutti questi anni il comune di Capoterra non ha praticamente speso un euro a Poggio dei Pini. Anche i servizi pubblici, le strade, le scuole, sono stati realizzati dalla Cooperativa, come da convenzione.
Si è giunti al paradosso che addirittura la manutenzione delle strade comunali veniva effettuata dalla Cooperativa, che paga addirittura l'illuminazione delle strade.
La Cooperativa utilizzava, per fare tutto ciò i soldi che provenivano dalla vedita dei lotti di terreno, invece di effettuare manutenzioni sulle strutture sociali (palestre, campi sportivi, piscina, edifici) o investire in nuovi servizi per i residenti o per produrre reddito. I soldi sono stati usati anche per tenere in vita questa specie di "extraterritorialità" di una lottizzazione che dopo 40 anni non aveva ancora chiuso la sua convenzione iniziale con il comune di cui fa parte.

La storia recente la conoscono tutti: i soldi sono finiti e i soci hanno detto basta a questo modello di gestione, cambiando clamorosamente e radicalmente l'amministrazione della Cooperativa.
Avere dei rappresentanti nel Comune di Capoterra è sempre stato un optional per Poggio dei Pini. Tanto quasi tutto veniva deciso, sovvenzionato ed eseguito partendo dalla sede della Cooperativa.

Oggi questo modello non può più stare in piedi e i soci della Cooperativa dovranno capire che certi lussi e certe abitudini del passato non possono essere più portate avanti. Una Cooperativa non gestisce strade, fogne, acquedotti, boschi e addirittura dighe .. in eterno . Fa altre cose.

Oggi i rapporti con il Comune devono essere rivisti. Poggio dei Pini non è un modo a se stante, ma una frazione del comune di Capoterra. Il comune deve fornire ai residenti di Poggio gli stessi identici servizi che fornisce a tutti gli altri residenti. Ovviamente questo discorso riguarda tutte le altre frazioni.

Ma perchè a Capoterra si deve parlare di diritti dei residenti delle frazioni? E' separatismo, leghismo a livello comunale? Oppure le amministrazioni comunali hanno adottato, negli ultimi decenni, una politica di emarginazione e di disparità di trattamento nei confronti di residenti che vengono trattati come "intrusi"?
Purtroppo penso che sia proprio cosi. Il sentimento di prevaricazione è sentito da tutti i residenti di tutte le frazioni. E' forte l'idea che il comune di Capoterra sia tenuto sotto controllo da alcune famiglie "storiche" e che la politica generale sia quella dei figli e dei figliastri.

Quest'ultima giunta, che si è differenziata positivamente in alcuni importanti settori rispetto ad altre giunte precedenti (urbanistica, rifiuti), è stata invece pessima proprio da questo punto di vista. La politica di emarginazione è stata fortissima. I pochi rappresentanti che provengono dalle frazioni costiere entrati in maggioranza si sono fatti inserire nel "meccanismo" della prevaricazione. In cambio di qualche tozzo di pane (politico, non materiale) e della possibilità di fregiarsi di qualche realizzazione, hanno certamente mancato l'obiettivo di avviare (non dico raggiungere) un processo di integrazione e di equiparazione dei diritti. Aggiungerei che alcuni di essi (Mallus e Zaccheddu tanto per fare i nomi) hanno fatto ancora più danni, portando avanti il vergognoso tentativo di distruggere il lago di Poggio. Gente che pensa a dividere invece che unire, distruggere invece che costruire.

Poggio dei Pini ha espresso, nella scorsa legislatura, un solo consigliere comunale. Si tratta di Franco Magi che però siede nei banchi dell'opposizione. Franco ha inviato moltissima documentazione a questo blog e ha scritto diversi articoli ed è proprio sulla trasparenza che ha svolto la sua più importante funzione. Grazie a lui abbiamo avuto perlomeno molte più informazioni, che il blog ha poi diffuso.

Interrompo questo articolo qui, lasciando spazio alle riflessioni.
Nel prossimo post vorrei affrontare, possibilmente con il vostro aiuto, l'analisi delle possibili soluzioni che potrebbero essere intraprese per contrastare questa logico di disparità tra il centro e le frazioni.
Voi che cosa fareste?

martedì 12 ottobre 2010

Lo scaricabarile e il Canale "Su Connottu"

Esistono due tipi di scaricabarile: quello diretto e quello indiretto.
Lo scaricabarile diretto è molto comune. Tu devi fare una cosa, trovi il modo di farla fare a un altro. Puoi usare qualsiasi metodo: dire che non lo sai fare, fare finta di nulla e non far niente, fare pressioni affinchè il lavoro sia affidato a qualcun altro etc.
Un esempio capoterrese? Pensiamo al Ponte di Pauliara. La patata bollente era stata affibiata dalla Regione al Comune di Capoterra che, dopo avere fatto sei mesi di "melina" aveva costretto il mittente a mollarla a qualcun altro ( il Genio Civile).
Qualcuno potrebbe dire: "e vabbè si sono persi sei mesi pero' poi alla fine il ponte sarà fatto, tempo ne hanno perso tutti".
E' vero, lo scaricabarile diretto, per quanto possa essere antipatico, indice di scarso coraggio e di poca competenza, fa danni limitati.
E' molto peggio l'altro tipo di scaricabarile, molto più dannoso e vigliacco.
Nello scaricabarile indiretto il problema viene creato e "lanciato" verso il futuro. Non importa di quanti anni, 10, 30, 100. La vigliaccheria consiste nel danneggiare le incolpevoli generazioni future che se lo vedranno piombare addosso, spesso senza avere alcuna possibilità di limitarne gli effetti negativi. E' irresponsabile perchè spesso il tempo ingigantisce e moltiplica i danni.
Alcuni esempi? Pensiamo ai depositi, spesso abusivi, di scorie e rifiuti nocivi. Chissà dove sono, chissà quando faranno i loro danni. Che dire poi della distruzione delle bellezze naturali, dello sterminio di specie animali, molte delle quali estinte per sempre.

Noi capoterresi non abbiamo bisogno di cercare esempi generici. L'alluvione del 22 ottobre 2008 è un classico esempio di "pacco" mollato dalle generazioni passate a quelle future. Negli anni 70 è stato commesso quello che tutti oggi riconoscono come un grave errore. Nonostante molti sapessero che quelle aree erano alluvionali, si è fatto finta di nulla. Terreni che avrebbero dovuto essere lasciati ad attività agricole e "concessi" al fiume nei momenti in cui la furia delle piogge torrenziali provocava le piene, come sempre accaduto nei millenni, sono stati invece resi edificabili, consentendo enormi guadagni per chi è stato coinvolto nel "business". Leciti o illeciti non sta a me deciderlo. Però non prendiamoci in giro. Se osserviamo l'andamento nel tempo della costruzione delle lottizzazioni costiere capoterresi vedremo che Maddalena, Torre degli Ulivi e Frutti d'Oro 1 sono state costruite una dopo l'altra e, non casualmente, era stata lasciata per ultima quell'area intorno alla doppia foce del Rio S. Girolamo e del Masoni Ollastu. Alla fine qualcuno avrà pensato che con un colpo di mano, anzi di penna, quei terreni cosi vicini alle zone edificate ed appetibili si sarebbero potuti trasformare in denaro sonante. E il ruscelletto? Ma si dai, lo vedi che innocuo che è, non succederà nulla. Pero' li la casa questi signori non se la sono costruita.

La bomba a orologeria era stata innescata. Chi ha preso i soldi allora se li è goduti, ma a pagare a caro prezzo sono stati quelli che sono venuti dopo: gli inconsapevoli acquirenti delle case, la povera Licia, Alessandra che ha perso la mamma, anche l'amministrazione comunale che si è trovata ad affrontare un disastro per il quale non era preparata. Se abitate da queste parti avete tutti perso qualcosa, ma anche se non siete di qui avete comunque pagato. Se consideriamo il costo dei rimborsi, dei primi soccorsi e del piano di ripristino, alla fine la collettività avrà sborsato 200 MLN di euro.
Questo vale per tutti i disastri del nostro paese, soprattutto quelli che, come questo, potevano essere evitati.

Noi cittadini dovremmo capire quando una scelta che oggi sembra "comoda", potrebbe costarci cara domani. Gli italiani sono molto attenti nel gestire i propri patrimoni privati, grandi o piccoli che siano. Sono accorti, non si lanciano in avventure e questo ci ha premiati nel corso dell'ultima crisi finanziaria mondiale. Certi prodotti finanziari spazzatura da noi non sono stati venduti e l'italiano non ama indebitarsi.
Le cose cambiano quando parliamo di finanza pubblica. In quella sede siamo disastrosi, menefreghisti, per nulla lungimiranti, furbacchioni, autolesionisti, idioti e mi fermo qui.
Come elettori non siamo in grado di punire chi, per dolo o per incompetenza, commette errori gravissimi e il risultato è che continueranno a farlo e saranno imitati dai politici che li seguiranno. Purtroppo non vedo cambiamenti in questo senso, anche se si parla di prima e seconda repubblica come se fosse cambiato qualcosa.

A Capoterra la dura lezione dell'alluvione è servita? Forse si.. però ....

Planimetria della soluzione 3B, quella preferita dai tecnici

Ho seguito abbastanza da vicino lo studio Hydrodata, la sua evoluzione, i suoi errori, le sue modifiche. C'è una cosa che non mi torna.
Le soluzioni alla foce, i canaloni per intenderci. Prima erano due, poi sono diventate tre, poi quattro e alla fine cinque. Segno di molta indecisione oppure di pressioni?
Forse entrambe le cose. D'altronde la prima versione del progetto, elaborato in tutta fretta da tecnici piemontesi che non conoscevano il territorio, proponeva, in quella zona, una inaccettabile soluzione che avrebbe trasformato la lottizzazione di "Rio San Girolamo" in una specie di fortificazione medioevale. Con le successive revisioni del progetto la situazione è migliorata.
Alla fine i tecnici hanno trovato una soluzione "ottimale" da proporre.
In modo abbastanza sorprendente, e senza dire nulla a nessuno, l'amministrazione comunale ha invece deciso di mandare avanti una proposta differente. Avranno avuto le loro buone ragioni? Può darsi, però ditecele! Altro fatto emblematico è che l'Assessore Carta, quello che ha promesso l'inizio dei lavori per giugno 2010, ha immediatamente aderito alla proposta del Comune. Diverso il colore politico, ma evidentemente comune interesse a evitare le grane di oggi e passarle a chi viene dopo.
Io, invece, mi sono chiesto perchè le amministrazioni abbiano scelto una soluzione diversa da quella suggerita dagli esperti, aldilà degli slogans che ho sentito annunciare da alcuni componenti della giunta, sindaco in testa.


Planimetria della soluzione 2, quella approvata da Comune e Regione

Veniamo al dunque, anche utilizzando i dati contenuti nella versione finale dello studio Hydrodata, dalla quale estrapolo qualche mappa e disegno.
Delle cinque soluzioni proposte, manteniamone solo due. Diciamo che una è quella suggerita dagli esperti (la 3B) e una è quella scelta e imposta dal Comune e dall'Assessore Carta (la 2). E' falso quello che ho sentito dire a un consigliere comunale, e cioè che la versione proposta da Hydrodata abbia i muraglioni alti 5 metri. Quella versione (il fortino medievale, la n. 1) è stata abbandonata da tempo. E' fastidioso sentire che proprio gli amministratori comunali, dopo avere evitato il coinvolgimento e l'informazione dei cittadini, raccontino la realtà in modo distorto.
E' vero che le amministrazioni sono li per governare e non devono coinvolgere i cittadini in ogni loro decisione, ma qui parliamo di scelte che riguardano la vita stessa di chi abita e continuerà ad abitare a ridosso di quei canali. Quando si spendono milioni di euro per la messa in sicurezza del territorio, questa sicurezza deve essere totale e non condizionata. Chi vive a ridosso del fiume, purtroppo, avrà sempre paura, ma solo una sistemazione del territorio convincente potrà dare loro un pò di tranquillità. Quindi sarebbe meglio dire: quei canali garantiscono sicurezza, punto e basta, senza se e senza ma direbbe qualcuno. E non si dovrebbe aggiungere ... se verrà fatta la manutenzione o quant'altro.
Difatti non sono gli argini il punto cruciale, perchè sono molto bassi in tutte le soluzioni (intorno a 1 metro, 1 metro e mezzo.).
I veri elementi che differenziano le due proposte sono 3: impatto ambientale, manutenzione e delocalizzazioni.
Diciamo due parole su questi canali.
La soluzione scelta dal comune propone un canale largo 50 metri e profondo, senza una fascia di esondazione (golena), i bordi del canale sono alti e ripidi, quindi il canale rappresenta una spaccatura netta e innaturale nel territorio. Le case si trovano subito a ridosso del canale. La dimensione del canale fa si che i materiali e la vegetazione vi si accumulino con poche possibilità di essere asportati dalle acque stesse del fiume e che quindi debbano essere asportati periodicamente. In caso di mancata manutenzione, si ridurrà gradualmente la capacità di protezione dell'opera idraulica e quindi diminuirà la sicurezza per i residenti. Non solo quelli di Rio S. Girolamo, anche quelli di Frutti d'Oro. Questa soluzione, tanto per intenderci, è molto simile a quella del Rio S. Lucia. Siccome il Rio S. Lucia ha retto alla piena, anche senza avere subito manutenzioni per ben 15 anni, allora andrà bene anche qui. Il ragionamento, in effetti, ha un suo senso. E la politica de su connottu.
Peccato che il Rio S. Lucia non abbia le case a destra e a sinistra come avviene a Rio S. Girolamo. Diciamo anche che il bacino del S. Lucia, seppure interessato da alcune piene nel corso degli ultimi 15 anni, non ha mai dovuto sopportare il valore di 380 mm in tre ore, o se vogliamo 140 mm in un'ora, piovuti a Poggio dei Pini il 22 ottobre 2008. Quel giorno la stazione meteo di S. Lucia ha fatto segnare 200 mm, quasi la metà. Cosa sarebbe successo al S. Lucia se l'epicentro del ciclone fosse stato spostato di soli 5 km più a nord?. Meglio non pensare a cosa sarebbe successo a Capoterra centro, dove le due "piste di bob" con curva e controcurva sono assolutamente insufficienti a smaltire quelle portate.

Anche se la sicurezza è l'elemento primario, diciamo che la "vivibilità" e l'impatto di un canale come quello è particolarmente penalizzante. Difficile ipotizzare passeggiate al suo interno. Più facile, invece pensare a un utilizzo dell'area golenale presente nell'altra soluzione, quella scartata. Passo ogni giorno sul ponte che supera il canale del S. Lucia e non ho mai visto nessuno al suo interno, è terra morta.
La soluzione 3B di Hydrodata prevede un canale centrale più piccolo (30 mt.), circondato però da un'area golenale lasciata libera per contenere le esondazioni maggioni. Questa configurazione dell'alveo, sebbene artificiale, è più vicina a quella naturale. Ci sono due principali vantaggi: il fiume, viaggiando in un alveo più ristretto, si porterà via naturalmente una buona parte dei sedimenti e la manutenzione, pur sempre necessaria, sarebbe notevolmente più semplice. La zona golenale sarebbe più facilmente accessibile e quindi anche "vivibile", oltre ad avere, anche visivamente, un impatto più accettabile, proprio perchè più naturale. Dal punto di sicurezza non cambierebbe nulla, ma deve essere sottolineato che questa soluzione richiede minore manutenzione.
Allora se siamo disposti a credere che la manutenzione verrà regolarmente effettuata ogni 2 anni, allora le due soluzioni sono altrettanto sicure. Se invece pensiamo che gli enti preposti non effettueranno la manutenzione regolarmente, allora questa soluzione è più sicura dell'altra.
Diciamo ancora alcune cose sulla manutenzione. Circola la voce che spetterebbe alla Provincia, però la LR 12 giugno 2006 n. 9 art. 61 recita Ai sensi del comma 4 dell'articolo 1 sono attribuiti ai comuni le funzioni e i compiti di progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione in materia di: a) interventi di difesa del suolo e di prevenzione del rischio di frana e/o idrogeologico,ivi compresa la pulizia dei corsi d'acqua naturali o inalveati comunque classificati o classificabili, ricadenti interamente nel territorio comunale ovvero in area urbana.
Quanto costa la manutenzione e quando deve essere fatta? Lo dice il piano Hydrodata. Con la soluzione 3B costerebbe 97.000 euro annui, mentre con la soluzione 2 costerebbe 162.000.
In entrambi i casi lo sfalcio andrebbe fatto ogni anno max 2, mentre il disalveo ogni 2 anni, massimo 5, a seconda delle precipitazioni. Insomma aspettare 15 anni, come è stato fatto sul S. Lucia, significa ridurre la sicurezza di queste opere. Ho poi il sospetto che sul S. Lucia si sia intervenuto solo dopo la tragedia, altrimenti chissà quando l'avrebbero fatta!



Vista prospettica della soluzione 3B, alveo più naturale



Vista prospettica della soluzione 2, canale più profondo privo di area golenale

Capisco che parlare di delocalizzazioni sia difficile, però qui non si sta parlando di delocalizzare tutta la lottizzazione, ma solo 3 case che potrebbero essere facilmente ricostruite poche centinaia di metri più il la, molto più al sicuro. Siamo certi che i proprietari non ne sarebbero contenti?
Concludendo, io trovo che la soluzione scartata dal comune sia nettamente preferibile al canalone. Non so bene quali siano i motivi di questa scelta, ma mi sembrano tutti poco sostenibili: il canale costruito con le tecniche di 25 anni fa funziona bene quindi anche oggi lo voglio rifare uguale; capisco che delocalizzare possa esporti all'opposizione dei proprietari, ma si sta parlando di migliorare la qualità della vita dell'intera lottizzazione e io credo anche a quella dei delocalizzati. Quando si prendono decisioni così importanti non si deve considerare solo cosa è più comodo oggi, ma bisogna guardare al futuro, alla sicurezza futura, al costo che la scelta di oggi avrà per la collettività.

lunedì 4 ottobre 2010

Alt, chi siete? dove andate? un fiorino!

Ho poca memoria per i film. Non mi ricordo mai i titoli e talvolta, dopo alcuni anni, è anche possibile che non mi ricordi che un film l'ho già visto .. e lo rivedo!
Ci sono però alcuni film, o alcune scene, che rimangono impresse nella memoria collettiva e diventano simboli di un'epoca. Man mano che invecchio mi accorgo che molte di quelle situazioni impresse nella pellicola, che sembravano frutto di pura fantasia, possono diventare realtà anche nella nostra vita quotidiana. Qualche tempo fa, per esempio, ho avuto a casa degli ospiti francesi. Non ho mai studiato quella lingua e loro, d'altronde, non parlavano ne l'inglese, ne l'italiano. Dopo avere farfugliato per ore frasi che certamente non potevano essere riferite ad alcuna lingua del nostro pianeta, cercando pateticamente di francesizzare l'italiano, mi sono reso conto di essermi trovato inconsapevolmente nella medesima situazione in cui Totò apostrofava il vigile urbano milanese con il famoso "Noio vulevam savuar".
Un'altra scena mitica, che sono certo voi tutti ricorderete, è tratta dal film "Non ci resta che piangere" con la coppia Benigni-Troisi. L'ambientazione medievale era solo un pretesto per rappresentare una parodia dei nostri tempi e mettere in luce, con la patina caricaturale tipica della satira, la vicinanza tra certi comportamenti di oggi e quelli di un'epoca che, sulla carta, avrebbe dovuto essere meno progredita. Il Medioevo è, difatti, un periodo oscuro per antonomasia.
Ecco quindi che il semplice passaggio di due persone lungo una sperduta mulattiera viene sottoposto a una tassa tanto iniqua quanto incomprensibile: "Alt, chi siete? dove andate? un fiorino!".
Mi viene da ripensare a quella scena quando in estate mi reco al mare nella costa sud-occidentale della Sardegna. Al mio arrivo non trovo alcun servizio, nemmeno il più semplice da realizzare, un pò d'ombra che eviti alle vetture di arroventarsi. Niente. Di docce non ne parliamo! Però devo pagare. Un fiorino, che tradotto in moneta attuale vuol dire come minimo 5 euro. Alla faccia! direbbe sempre Totò.
Tutto cominciò a Tuarredda una quindicina di anni fa. In quella spiaggia esisteva un unico parcheggio privato che costava l'esorbitante cifra di 10 mila lire di allora. Anche se restavi solo 5 minuti (è capitato a una mia amica) pagavi sempre 10 mila fior... lire. Clamorosamente, se provavi a parcheggiare negli sterrati adiacenti le strade o gli stradelli laterali, venivi puntualmente tartassato dai vigili urbani di Domusdemaria. I soldi, quindi, li faceva il proprietario privato di quell'area, ma lo stipendio dei vigili lo paghiamo tutti noi. Capito mi hai?
Ovviamente se avessi avuto bisogno dei vigili in altre situazioni più utili, non li avresti trovati mai. Erano molto interessati alla salvaguardia degli interessi dei parcheggiatori o ad angariare alcuni chioschi che disturbavano gli affari dei parenti. Ci fu anche una condanna di un amministratore di Domusdemaria per questo. Insomma, le classiche schifezze all'italiana. Certamente non un esempio da imitare.
Il fenomeno del parcheggio a pagamento si è quindi diffuso alle altre spiagge dei comuni di Domusdemaria e di Teulada. I servizi, sempre zero. Questi due comuni, peraltro, dispongono di una posizione geografica particolare: la strada costiera che conduce alle meravigliose spiagge di Chia, Tuerredda, Piscinnì, Porto Tramatzu, Porto Pino, purtroppo non passa per i centri urbani, che si trovano nell'entroterra. Il risultato è che questi non beneficiano del flusso turistico che invece affolla le spiagge a pochi chilometri di distanza. In questo contesto capisco che si sia voluto "gabellare" i turisti con questa storia del parcheggio a pagamento "totale". Non giustifico l'inettitutine e la scarsa efficenza di queste amministrazioni, che non sono riuscite a realizzare alcun servizio utile, ma si sono limitate a "mungere" il turista di passaggio.
Pula, pochi chilomentri più a nord, è invece un'altra storia.
Pur non conoscendone gli amministratori, ho sempre speso parole di ammirazione per il lavoro che è stato fatto negli ultimi decenni. Conosco il paese sin dagli anni 70. Era un borgo contadino con ben poche attrattive architettoniche e piuttosto malandato. La spiaggia di Nora-Su Guventeddu era frequentata perlopiù dai pochi pulesi e dai residenti delle prime villette che furono edificate in quella zona. I cagliaritani con il loro splendido Poetto non si avventuravano da queste parti e i centri di Assemini, Decimomannu, Capoterra, Sarroch non avevano ancora subito il boom demografico.
Il paese non è propriamente sul mare, ma si trova a una distanza di sicurezza dagli attacchi pirateschi e in posizione più prossima a quella che era la fonte di economia dei secoli precedenti. Non il mare, bensì la terra. Ci sono molti paesi che si trovano in posizioni geografiche simili a quella di Pula: penso alla vicina Villa S. Pietro, a Villaputzu e Muravera, a Barisardo, Tortolì, Siniscola, Tresnuraghes, Cabras, S. Anna Arresi. Tra tutti questi paesi Pula è il più bello. Si è lavorato molto bene, pavimentando con gusto le strade del centro. Le case sono state rimesse a nuovo, valorizzando i pochi elementi architettonici di pregio. Pula è un paese in cui è piacevole passeggiare. Le sue pizzerie sono famose in tutta la zona per la loro bontà oltre che per la proverbiale grandezza della pizza. In questo contesto sono sorti nel paese molti esercizi commerciali e indubbiamente il valore degli immobili ne ha risentito positivamente. Per me che abito a Capoterra, Pula rappresentava un alternativa al capoluogo per le serate estive. Non quindi un seccatore che ha approfittato delle belle spiagge di Pula, ma uno che a Pula ha speso denaro in tutte le stagioni: pizzerie in inverno, gelaterie in estate, shopping notturno, pedalò etc.
Da quest'anno l'amministrazione di Pula ha deciso di gabellare il turista, vicino o lontano che fosse, mettendo parchimetri a pagamento ovunque. Non si è trattato di un intervento parziale, che lasciasse al visitatore la scelta se pagare per parcheggiare nelle zone più favorevoli, per esempio più vicino al mare. Il visitatore è stato braccato come un pesce con la rete a sciabica. Non è stato lasciato nemmeno un centimetro di parcheggio libero. Per fare un esempio, nel parcheggio dell'Abamar sono stati inseriti i parchimetri anche nella zona lungo la statale dove si trova il supermarket. Il mare è lontanissimo a piedi, ma non importa. Un fiorino, prego.
Le proteste si sono innalzate veementi e numerose. Ho letto sull'Unione dichiarazioni ridicole: "se negli altri comuni della costa i parcheggi sono a pagamento, perchè a Pula no?". La risposta il testadilegno se l'è data da solo. Pula difatti è molto diversa da Domusdemaria e Teulada. Il visitatore è anche un cliente dei numerosi servizi commerciali che si trovano non solo al mare, ma anche nel centro che deve essere attraversato prima di giungere a Nora o che comunque viene sfiorato da chi si dirige verso S. Margherita. Avete mai visto un centro commerciale che vi fa pagare il parcheggio? Al contrario, vi invogliano ad andare.
In questi mesi ho incontrato molta gente imbufalita contro questo atteggiamento miope dell'amministrazione pulese. E' un insulto per chi, da cittadino, paga le passe e non vorrebbe pagare per l'aria che respira, ma solo per servizi reali. Tutte le persone che ho sentito hanno detto che a Pula non ci metteranno più piede: "Se devo pagare, allora faccio 10 km in più e vado a Chia che è molto più bella". E cosi arrivederci alla gelateria o alla pizzeria di Pula, niente abbigliamento ai saldi per le viuzze del paese. I residenti di Pula hanno un modo diretto per esprimere il proprio disappunto. Alle prossime elezioni possono votare. I residenti degli altri paesi possono esprimere il proprio disappunto andando da qualche altra parte.

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