Questo Blog è stato creato per scambiare informazioni, idee, proposte e materiali tra residenti del comune di Capoterra. Si invitano i lettori a firmare i propri commenti o articoli con nome e cognome. Potete inviare i vostri articoli al seguente indirizzo: giorgio.plazzotta@gmail.com

lunedì 28 dicembre 2009

La Barca

I proverbi rappresentano spesso una preziosa fonte di saggezza e di conoscenza che proviene direttamente dal nostro passato. Non a caso anche nella nostra società ipetecnologica e globalizzata, seppur sottoposti al bombardamento di Tv, videogames, cellulari e cazzabubbole varie, ci rivolgiamo ancora ai proverbi per rafforzare i concetti e le idee che vogliamo esprimere. Quello della saggezza popolare è però un mondo variegato, pieno di sfaccettature e troviamo quindi anche proverbi che sono in contrasto tra loro. Per esempio si dice "l'unione fa la forza", ma anche "chi fa da se fa per tre". Li trovo entrambi validi, ma dipende dalla situazione.
Ci sono poi proverbi che sembrano assurdi, come ad esempio "donna baffuta, sempre piaciuta". Mi sono sempre chiesto chi fosse il folle che lo ha inventato, anche se è noto che prima dell'Epilady e del laser questo problema era maggiormente sentito.

Un detto che mi ha fatto pensare alla storia di Poggio dei Pini degli ultimi 10 anni è quello reso famoso dalla canzoncina di Orietta Berti lanciata nella fine degli '60 "finchè la barca va lasciala andare, finche la barca va, tu non remare". Questo famoso ritornello mi fa pensare a un grave errore fatto a Poggio. E a Capoterra, Frutti d'Oro? Forse anche quelle sono barche lasciate andare alla deriva?
La barca poggina, subito dopo il "varo" e nei primi due decenni di "navigazione" rappresentava uno splendido ed isolato esempio di lottizzazione collinare. Il 29 luglio del 1977 ho messo piede per la prima volta a Poggio per giocare una partita di basket. Lo ricordo bene perchè era il giorno del mio sedicesimo compleanno. A quel tempo in tutta la provincia di Cagliari esistevano solo cinque campi coperti: Palazzetto dello Sport, Esperia, Liceo Dettori, Quartu e Poggio. Lo sport rappresenta solo un esempio di una serie di servizi e di iniziative che, unite alla bellezza dei luoghi, hanno spinto molti di noi a venire a vivere qui. Se vogliamo quindi usare la metefora dell'Orietta nazionale possiamo pensare al Poggio come a una barca. Una imbarcazione solida e ben costruita dai fondatori e spinta verso il mare con il contributo dei primi marinai: quei residenti degli anni 70 e 80 che partecipavano, chi più chi meno, alla vita sociale della comunità e spesso davano una mano concreta anche nella gestione dei servizi. Erano marinai rematori di una Poggio certamente diversa da quella odierna. E' inutile recriminare; l'intera società era diversa.

Negli anni 90 qualcosa è cambiato, lentamente. Poggio è diventata una località "alla moda", una residenza "di prestigio". I servizi sono aumentati in quantità e migliorati in qualità: scuole, palestre, piscina, strade asfaltate e illuminate, centro commerciale etc. Tutte strutture nuove di pacca. Contemporaneamente l'idea di vivere in campagna è diventata, nell'immaginario collettivo, non più indice di isolamento e desolazione, ma gioia del contatto con la natura, di pace e di serenità, lontano dai rumori molesti della città.
In qualche modo sono cambiate anche le motivazioni che hanno spinto i nuovi residenti a vivere qui. Non più solo pionieri campagnoli, ma anche professionisti in cerca di una residenza di prestigio e di privacy. Alla voglia di fare e partecipare è spesso (non sempre, per carità) subentrato un certo disinteresse per ciò che accade al di la del proprio muro di recinzione. Dal 1988 ad oggi i residenti sono passati da 500 a 2000, ma molti dei nuovi arrivati si sono seduti come passeggeri nella barca poggina, lasciando che fossero altri a remare.

Se da un lato è cambiato qualcosa nello spirito e nelle motivazioni dei residenti, cosa è successo sul fronte delle amministrazioni della Cooperativa?
L'aumento del numero di soci ha probabilmente accentuato quelle dinamiche che portano i cittadini ad essere distanti dalla vita amministrativa del luogo in cui vivono.
Non più, quindi, la Poggio-quasi-famiglia, ma la Poggio-quasi-Comune. La comunicazione, la trasparenza e la partecipazione alla vita sociale sono diminuite e ciò ha fatto si che i nuovi residenti non siano stati invogliati e prendere in mano il remo e partecipare alla vita comunitaria.

Da un lato, quindi la tendenza al disinteresse, talvolta così antipaticamente snob, e dall'altro la tendenza da parte delle amministrazioni a tenere distanti i soci come potenziale fonte di rottura di scatole. Il risultato è che scelte importanti per la vita futura della comunità sono state prese (o non prese) da poche persone, con un coinvolgimento molto limitato della comunità.

La vita comunitaria a Poggio rappresenta non solo uno degli elementi di distinzione da certe periferie anonime, ma anche uno dei pilastri che caratterizza la qualità della vita e quindi una ricchezza. E' importante che il maggior numero possibile di persone siano messe in condizione di remare.
Ma in che direzione? Non è facile individuare "la rotta" in una comunità di 2000 persone. A mio avviso ci vengono in aiuto due elementi: il buon senso e la democrazia. Il buon senso aiuta ad individuare quegli obiettivi che qualsiasi cittadino vorrebbe raggiungere. Esempi? Vorremmo pagare una quota sociale il più bassa possibile, vorremmo che il territorio sia verde, il lago pieno, che non ci siano incendi, vorremmo che il numero degli edifici non snaturi la bellezza ambientale di questo luogo, vorremmo molti servizi che consentano a noi e ai nostri figli di vedere in una comunità vivace e non in un borgo di pendolari e così via. Potremmo aggiungere altre 100 cose al nostro pozzo dei desideri. Da che parte ci dirigiamo? Andare a casaccio, puntare la prima boa che vediamo senza considerare l'intero percorso oppure, come diceva la canzoncina, lasciare la barca sempre sulla stessa rotta perchè tanto se è andata benone per venti anni può andare bene per altri venti.

Io credo che, invece, sia necessario adottare una strategia di medio e lungo termine che cerchi di perseguire il maggior numero dei risultati che la comunità ritiene prioritari. Un piano d'azione che venga adottato e messo in pratica dai Consigli di Amministrazione attuale e futuri, che si impegnino mantenere la rotta della barca sulla direzione indicata dai soci e a verificare le eventuali correzioni da intraprendere a seconda del mutare degli eventi e della società.
Avere lasciato la barca andare alla deriva su una rotta oscura, non condivisa e senza alternative è stato il più grave errore degli ultimi anni. Non avere compreso, all'inizio degli anni 90, dopo avere raggiunto una conformazione ottimale della lottizzazione dal punto di vista urbanistico, che era necessario cambiare la rotta verso nuovi obiettivi che garantissero un futuro diverso dalla costante edificazione fine a se stessa.
Erano anni in cui ogni lotto costituiva un piccolo patrimonio (150/200 milioni di lire) e quel raccolto doveva essere investito per costruire un futuro diverso. Tutti noi passeggeri abbiamo lasciato andare la barca verso il banco di sabbia in cui ci siamo arenati. Per fortuna lo scafo è ben solido e con una bella spinta potremo riprendere il mare. Facciamo mea culpa, ma mettiamoci ai remi. Tutti? Impossibile, però se lasciamo soli i 15 consiglieri che si sono presi questa bella patata bollente, se non sosteniamo le associazioni, poi non lamentiamoci.

Da un po' di tempo si parla di trasparenza e partecipazione. Non si tratta di ideali demagogici, ma di elementi che influenzano concretamente la qualità della vita e la bontà dell'amministrazione, ivi compreso il risultato economico. Una piccola rivoluzione su questo tema è già stata compiuta. Da alcuni mesi tutti i soci possono accedere agli atti della Cooperativa senza dovere intraprendere le assurde battaglie del 2007, quanto una richiesta firmata da circa 110 soci venne ignorata dall'amministrazione di allora. Ci sono, oltre alle associazioni di volontariato, numerose situazioni in cui i residenti possono impegnarsi a dare una mano anche tra i progetti della Cooperativa. Alcuni soci stanno cercando poi di creare un gruppo di volontari che si occupino di sistemazione del verde e sentieristica. Tutti vorrebbero un verde più curato e meglio usufruibile. Siamo certi che tutto quanto debba sempre piovere dall'alto?

In questo momento di una cosa proprio non si sente il bisogno: di chi rema contro. Eh si perchè c'è sempre qualcuno che per vari motivi spesso legati a sentimenti di basso livello (egoismo, invidia, vendetta etc.) oppure a obiettivi personali, decide di remare contro.
Ci sono molti modi per farlo. Uno dei più in voga dalle nostre parti è la calunnia o la disinformazione. Il successo di queste iniziative era una volta agevolato dall'assenza di strumenti di informazione e di confronto alternativi al "passaparola". La pratica è comunque sempre molto radicata. Dovremmo prendere con le pinze e verificare le informazioni che ci giungono con il sistema del passaparola. Poi ci sono quelli che per remare contro evitano di partecipare alle iniziative comunitarie ed è il male minore. Infine c'è sempre qualcuno che è sempre contrario a qualsiasi proposta. Esempi: salviamo il sentierino della pineta, facciamo una strada nella pineta, andiamo a destra dopo il nuovo ponte, andiamo a sinistra, andiamo dritti, aumentiamo le quote, non aumentiamo le quote, svendiamo il territorio per quattro soldi, ripianiamo il bilancio senza svendere il territorio. I soci possono leggere i verbali del CdA e trovare ampie tracce di discussioni inutili, ostruzionismi, tentativi di fare sgambetti, ribaltoni, inciuci.
La barca per fortuna ha già cambiato direzione, ma la forza con cui riusciremo a uscire dalle secche dipende da tutti noi.

giovedì 17 dicembre 2009

Una canzone di Natale per non dimenticare

Un gruppo di bravissimi cantanti sardi (voci sarde) ha avuto la brillante e commovente idea di incidere una cover di "Do they know it's Christmas", il celebre brano scritto da Bob Geldof nel 1984 con l'obiettivo di raccogliere fondi per la carestia in Etiopia.
I ragazzi, guidati da Bruno Corpino, hanno pensato di dedicare questo brano alle vittime dell'alluvione. Nei titoli di coda gli ascoltatori sono invitati a effettuare un versamento nei CC destinati alle vittime o all''Associazione 22 Ottobre.
La canzone è scaricabile su YouTube al seguente
link.

Hanno preso parte al progetto: Ilaria Orefice, Laura Lobina, Daniele Cadelano, Bruno Corpino, Dario Floris, Valeria Tocco, Davide Cannas, Colette Lilliu, Eleonora D'Andrea, Roberto Lecis, Nicola Scano, Sergiu Calafiura, Elvira Semeraro, Emanuela Piras, Azzurra Parisi, Federica Parisi, Roberto Siddi, Ester Melis, Roberto Contu e il Piccolo Coro S. Efisio di Capoterra. Arrangiamenti di Raffaele Simoni.
"Noi non dimentichiamo", dicono questi ragazzi e noi commossi rispondiamo: GRAZIE RAGAZZI SIETE FANTASTICI.

Oltre al bellissimo pensiero ritengo che questo pezzo sia anche un pregevole prodotto musicale. Ammetto di avere già visto il video almeno 34 volte.

Personalmente vi inviterei, se avete gradito questa inziativa, a fare pervenire il vostro apprezzamento ai ragazzi contattando Bruno Corpino su Facebook.

mercoledì 16 dicembre 2009

L'ipocrisia del politically correct

Nonostante questo blog sia intitolato a Poggio dei Pini, è da un che non parlo della comunità in cui vivo. I motivi sono molteplici. Innanzitutto l'alluvione ha travolto buona parte del Comune di Capoterra e questo blog ha avuto un ruolo nella diffusione delle informazioni relative a questo evento. Ancor di più ha sostenuto l'attivazione di numerosi "fili" che si sono intrecciati nel post alluvione e alla tessitura dei quali ho talvolta avuto occasione di partecipare in prima persona.
E' stata fatta una pressione nei confronti delle istituzioni che si sono alla fine mosse più di quanto sarebbe avvenuto se tutti quanti si fosse stati zitti e immolbili. Da giugno sono poi impegnato anche nel Consiglio di Amministrazione della Cooperativa e, come ben sanno i poggini, non è un compito facile di questi tempi.

Qualcuno pensava, o forse sperava, che questo blog si sarebbe spento dopo l'attivazione del Portale della Cooperativa. Altri, nel manifestare il proprio apprezzamento, mi hanno addirittura suggerito di farlo diventare Portale della Cooperativa. Mi dispiace deludere gli uni e gli altri. Quella pubblicazione, di cui sono attualmente l'amministratore, rappresenta la voce ufficiale di una importante Società Cooperativa e ambisce ad essere il fulcro telematico per tutta la comunità.
Questo invece è il mio blog personale; un luogo dove posso proporre i miei punti di vista e quelli di altri lettori, trattando soprattutto (ma non solo), argomenti che riguardano il territorio del nostro comune. Non è, quindi un sito istituzionale e se in questi anni il blog ha fornito anche informazioni e documenti ai cittadini è solo perchè i siti delle entità che avrebbero dovuto svolgere questo compito erano inefficienti, quando non del tutto inesistenti. L'alluvione, poi, è stato un evento traumatico che ha trovato impreparati dal punto di vista dell'informazione e il blog, che era già attivo da un anno, si è dimostrato pronto a svolgere questa funzione imprevista. Come qualcuno ricorda c'era gente che voleva buttare giù la diga e questa azione è stata contrastata soprattutto grazie a una corretta informazione che abbiamo dato qui nel blog.
La differenza tra un blog personale e un sito istituzionale semberebbe una ovvietà considerato il format, il nome e il mio faccione di "cittadino qualunque" che sin dal primo giorno campeggia nella parte alta di questo schermo. Eppure devo ribadire questo elementare contetto a qualche "mirror climber" (o se vogliamo "azzeccagarbugli") che forse pretenderebbe l'istituzione di un collegio dei probiviri che dovrei interpellare ogniqualvolta, nel ricevere un messaggio anonimo, fuori tema, calunnioso, o semplicemente provocatore, io debba decidere se sia il caso o meno di pubblicarlo.

Non amo l'ipocrisia e quindi non mi piace chi si nasconde dietro un dito: quasi sempre chi si è scagliato contro il blog lo ha fatto perchè disturbato, direttamente o indirettamente, da una attività che ha messo a disposizione di molti informazioni che si sarebbero volute mantenere riservate. Questo spiega ampiamente il tentativo dell'utilizzo dell'anonimato. Si è anche parlato, impropriamente di privacy per cercare di occultare informazioni che nulla avevano a che vedere con quelle giustamente tutelate dal Dlgs 196. In alcuni casi si è pensato che fosse "inopportuno" parlare di certe cose, perchè non è "signorile". Va molto di moda il termine "caduta di stile". Peccato che chi erge a esperto del bon ton, affibiando bollini di "scarso stile" abbia dei clamorosi deficit di memoria quando si tratta di censurare azioni disdicevoli proprie o dei propri "compagni di cordata".

Ho sempre pensato che, sebbene la discrezione e la moderazione siano valori di un certo rilievo e debbano essere perseguiti, vi siano interessi collettivi prioritari. L'ideale sarebbe raggiungere con discrezione gli obiettivi fondamentali come la partecipazione alle decisioni importanti per la comunità prevista dal nostro Statuto, il buon utilizzo delle risorse societarie evitando gli sprechi, la salvaguardia dell'ambiente naturale e della piacevolezza del luogo che abbiamo ereditato da chi ci ha preceduto, la disponibilità di importanti servizi che invece abbiamo perduto negli ultimi anni.

Se questi obiettivi prioritari venissero trascurati (non si sa poi perchè) allora dobbiamo chiederci se i componenti della comunità dovrebbero, in nome del c.d. "quieto vivere", lasciare andare in malora il posto che hanno scelto per vivere, in nome del politically correct.
Dato che eventualmente lo scempio era grave, molti cittadini non se la sono sentiti di stare ad assistere in silenzio. Il muro di gomma assai poco diplomatica ha quindi alimentato quella che è stata definita con il termine di "frattura" (altra parola chiave) nella nostra comunità. Devo ricordare che quasi sempre quando si pronunciava questo termine si cercava di attribuirne in modo più o meno subdolo la responsabilità a una delle due parti in causa (gli oppositori).
A fine giugno una maggioranza schiacciante di soci ha detto molto chiaramente che chi veniva additato come "creatore di fratture nella comunità" (accusa a mio avviso gravissima) stava invece indicando la strada da seguire per i prossimi tre anni. Mi auguro davvero che questa volontà non venga sovvertita da giochi di potere ed equilibrismi cui non di rado, come cittadini italiani, ci capita di assistere.

Considerati i risultati che sono stati raggiunti e il modo limpido con cui questi sono stati perseguiti, non ritengo accettabile il comportamento di chi, per mero interesse personale, per invidia o per vendetta, cerca di infangare questa attività che, seppur non priva di qualche inevitabile errore, ha invece svolto un ruolo molto positivo per tutta la comunità. Ok, qui sono io che me la suono e me la canto.
Il cittadino che vede il luogo in cui vive deteriorarsi dovrebbe restare in silenzio in nome del politically correct e o della "signorilità poggina"? Non è cosi. Amministrare significa prendersi delle responsabilità. Se io, in qualità di amministratore, dovessi alzare la mano per approvare la cementificazione di entrambe le pinete di Poggio dei Pini, questo non vuole assolutamente dire che dietro questa scelta ci siano chissà quali loschi interessi, ma non si può certamente pretendere che di questa decisione gli interessati (nel nostro caso addirittura proprietari) non siano informati e concordi e che non possano nemmeno contestarla.
Questi temi che qualche anno fa ci siamo posti nella nostra piccola comunità, io trovo che siano di grande attualità anche oggi, addirittura in ambito nazionale.

Come deve essere correttamente gestito il rapporto tra amministratori e cittadini (governo, ammistrazione locale o, se vogliamo, CdA della Cooperativa) in caso di disaccordo?
Come si dovrebbe comportare, secondo voi, un soggetto e come l'altro?
Mi auguro che la nostra piccola comunità trovi presto il modo modo di "suturare" quella ferita e possa magari fornire un esempio anche alle istituzioni di classe superiore che oggi appaiono in grave crisi.

sabato 12 dicembre 2009

Poggio come Torre delle Stelle?

La Nuova Associazione Torre delle Stelle ci scrive:
Buongiorno, siamo la Nuova Associazione Torre delle Stelle. Complimenti per il blog, ricco di informazioni utili e interessanti.
La nostra associazione è nata poco più di 2 anni fa, con lo scopo di valorizzare Torre delle Stelle e riportare la sua gestione nella legittimità amministrativa. Per perseguire quest'ultimo scopo, abbiamo dovuto affrontare la questione delle gravi inadempienze del Comune di Maracalagonis, che nonostante la località sia pubblica a pieno titolo è stata finora gestita da un cosidetto "condominio" (cosidetto, perché in realtà non esistono parti comuni fra i proprietari di immobili) con metodi e pratiche fuori da ogni legittimità.
Una delle questioni più rilevanti, è appunto quella della gestione della rete stradale. In ottemperanza agli obblighi di legge, recepiti nella convenzione di lottizzazione del 1970, esse, quali opere di urbanizzazione, sono state regolarmente cedute al Comune di Maracalagonis nel 1977 (con un atto aggiuntivo).
Nonostante ciò, il Comune di Maracalagonis, sfruttanto l'alibi del "condominio" (che si è sempre battuto per tenere gli oneri sulle spalle dei proprietari a difesa di un bilancio di 800mila Euro gestito con molta discrezionalità..) ha omesso di adempiere agli obblighi di legge che impongono che l'Amministrazione comunale, attingendo dall' ICI, si faccia carico del funzionamento e della manutenzione delle strade.
La situazione di Poggio dei Pini dovrebbe essere simile, perché la legge urbanistica ai sensi della quale è stata approvata la lottizzazione dovrebbe essere la stessa. Di conseguenza, gli stessi dovrebbero essere pure gli obblighi per il lottizzante, ossia la cessione a titolo gratuito al Comune delle opere di urbanizzazione (strade, acquedotto, aree per parcheggi, ecc). La legge a cui si fa riferimento è la n. 1150/1942 (poi modificata dalla legge 6 agosto 1967, n. 765), in particolare ci si riferisce all'art. 28, comma V, secondo il quale: “L'autorizzazione comunale è subordinata alla stipula di una convenzione..che preveda la cessione gratuita delle aree necessarie per le opere di urbanizzazione primaria – e – per le opere di urbanizzazione secondaria...”.
Supporremmo quindi che anche nel vostro caso il Comune debba prendersi carico delle strade, oltre che di acquedotto e altre opere di urbanizzazione, perché da un lato il lottizzante ha l'obbligo di cedere e il Comune quello di accettare la cessione della proprietà.Nel caso di Torre delle Stelle, di fronte all'inerzia del Comune, abbiamo presentato ricorso al TAR, con annessa istanza cautelare, che ha portato nel giro di poche settimana all'emissione dell' ordinanza 402/2009 con la quale il TAR ha imposto al Comune di prendersi carico il funzionamento e la manutenzione delle opere di urbanizzazione di Torre delle Stelle.
Potete approfondire la vicenda visitando il nostro blog a questo indirizzo
Cordiali saluti
Nuova Associazione Torre delle Stelle
ass.torredellestelle@gmail.com

Post più popolari