Questo Blog è stato creato per scambiare informazioni, idee, proposte e materiali tra residenti del comune di Capoterra. Si invitano i lettori a firmare i propri commenti o articoli con nome e cognome. Potete inviare i vostri articoli al seguente indirizzo: giorgio.plazzotta@gmail.com

domenica 20 giugno 2010

Il futuro urbanistico di Poggio - Parte Prima - Il passato

Il Portale della Cooperativa da un pò di tempo a questa parte costituisce il bollettino informativo telematico di Poggio e scandisce quotidianamente gli eventi più o meno importanti che avvengono nel centro residenziale capoterrese. Il forum che ne fa parte, seppur lentamente (essendo riservato ai soli iscritti), si popola di commenti dei lettori e diventa sede di confronto costante tra i residenti e gli amministratori della Cooperativa.
In questo mio Blog mi sembra utile cercare di fare il punto sulle situazioni più importanti che riguardano il territorio e i residenti di Poggio dei Pini (e non solo) perchè il susseguirsi degli eventi rende difficile seguire un intero "filone" e formarsi una propria opinione considerando tutti gli aspetti. Se a volte è difficile per chi risiede a Poggio da almeno 20 anni, risulta addirittura impossibile per i nuovi residenti, comprendere l'evoluzione di un processo di lunga durata. I soci della Cooperativa si trovano, in determinate situazioni, a diventare "elettori" e a prendere quindi decisioni (elezioni) o esprimere pareri (referendum consultivi). Qualcuno pensa che i soci non debbano partecipare a questo processo decisionale, proprio perchè non sufficientemente informati. Effettivamente potrebbero prendere decisioni errate. Che fare allora, escluderli, prenderli in giro, oppure informarli e farli partecipare?
Inoltre nella nostra comunità, come più volte segnalato, è piuttosto praticata l'arte della calunnia da bar o ufficio postale e ancor più quella della "manipolazione" delle informazioni che vengono spesso distorte per piegarle ad interessi malcelati di singoli individui o di piccoli gruppi. Tutti noi saremo stati avvicinati da qualche "sciu tottu deu" che ci vorrebbe raccontare "la vera storia di Poggio".
Io, lo dico subito, non ho la presunzione di emanare verità assolute, fare clamorose rivelazioni o scoop, ma semplicemente fornire al paziente lettore di questi articoli un quadro generale su un determinato argomento, generato mettendo insieme informazioni di dominio pubblico e considerazioni del tutto personali.
In questo momento mi preme accendere i riflettori su un argomento fondamentale per Poggio dei Pini, che ha caratterizzato questo blog fin dalla sua nascita e che si era recentemente assopito. L'arcifamosa Variante al Piano di Lottizzazione e, quindi, il futuro urbanistico di Poggio dei Pini.
Come fa intendere il titolo di questo post, questo argomento così importante sta per tornare in auge proprio perchè, a breve, la Cooperativa dovrà chiarire come intende variare lo strumento urbanistico vigente e quindi, come disegnare la Poggio del futuro.

Prima di parlare della possibile evoluzione future è opportuno ripercorrere gli eventi del passato che hanno caratterizzato il presente, in modo da fornire un quadro complessivo del problema.
Non è certamente possibile scrivere tutta la storia urbanistica di Poggio in un unico post. Sarebbe troppo lungo anche affrontare i temi legati al "futuro". Pertanto in questo articolo facciamo una sintesi del passato e nel prossimo ci dedicheremo agli scenari futuri.

Poggio dei Pini, dal punto di vista urbanistico, è stata realizzata sulla base di un Piano di Lottizzazione (PDL) che è inserito all'interno dello strumento urbanistico comunale capoterrese denominato Piano di Fabbricazione (PDF). Siamo nel 1970. La mappa relativa al PDL del 1970 è consultabile al presente link. Unitamente alla definizione cartografica della lottizzazione, la Cooperativa stipulò con il Comune di Capoterra una convenzione che prevedeva una serie di accordi reciproci (ma soprattutto impegni a carico della Cooperativa) su cui adesso non è opportuno dilungarsi, ma che comprendevano le famigerate "opere di urbanizzazione".
Se non vado errato, il PDL del 1970 prevedeva la realizzazione di una "cubatura" di circa 1.800.000 mc di abitazioni. Come si può notare dalla mappa ci sono molte aree, previste nella lottizzazione originaria, che non sono state realizzate, in particolare nelle zone "di montagna" nei pressi dell'osservatorio, sino alla Vallata di Masone Ollastu.
Nel 1997, quindi 27 anni dopo la realizzazione del Piano originario, il CdA di allora, in seguito a una azione di informazione adeguata a quei tempi (non c'era internet) e a un referendum, deliberò di varare una Variante che prevedeva la rinuncia alla lottizzazione di montagna, la conferma di alcune aree da sempre previste e non ancora realizzate (ingresso e antenne) e l'inserimento di una cinquantina di lotti in zone libere all'interno della lottizzazione. Dal punto di vista della cubatura questa operazione avrebbe comportato la "rinuncia" a circa 400.000 mc di edificato. (vedi mappa della variante 1997).
A volte, nel raccontare questa storia, alcuni dimenticano di sottolineare che il contesto normativo nel campo dell'urbanistica si è notevolmente modificato dal 1970 ad oggi. Anche i non addetti ai lavori sanno che esistono vincoli e criteri che impediscono, oggi, di edificare con le regole di decenni precedenti. Appare quindi perlomeno opinabile, se non addirittura mistificatorio, considerare del tutto valide, oggi, situazioni che lo erano 40 anni fa. Per essere più concreti, ci sembra molto difficile che oggi si possano realizzare abitazioni all'interno di un bosco o di un'area forestale, per non parlare di zone a rischio idrogeologico in quello che è stato l'epicentro della più grave alluvione mai accaduta in Sardegna a memoria d'uomo. Su questo argomento si sono cimentati in molti, compresi alcuni azzeccagarbugli locali che di certo non hanno aiutato alla comprensione del problema. In realtà la risposta alla domanda: "la convenzione del 1970 è ancora valida?" è molto complessa e non netta (si/no). Quell'accordo affronta numerosi temi che hanno subito, nel tempo, evoluzioni normative differenti (vincoli, cessioni, strumenti urbanistici etc.). Non crediamo, quindi, a chi dice con tono sicuro "abbiamo diritto a questo o a quello" sulla base della convenzione del 1970. In questo contesto anche le famose "rinunce" alle cubature, sono tutte da dimostrare e probabilmente afferiscono più alla propaganda che alla realtà. Io credo, invece, che ogni decisione futura dovrà essere ricontrattata con gli enti preposti e che il vecchio PdL del 1970 rappresenti e contenga diritti da far valere più sul piano politico che in quello giuridico. Di certo, però, ogni strumento futuro dovrà essere conforme alle normative vigenti in campo ambientale, idrogeologico, urbanistico.

La storia dice anche che la variante del 1997, benchè realizzata (costo per i soci €€€ gettati al vento), approvata dai soci e presentata al comune, non ha poi portato a nessun risultato concreto in quanto è stata addirittura ritirata. E' uno dei tanti capitoli oscuri della storia di Poggio, la trasparenza è sempre stata scarsa o nulla anche su questioni così importanti per il futuro della comunità. Tutte cose e situazioni in cui il "gregge" dei soci "non doveva sapere" o ficcare il naso.
Cosa è successo dal 1997 ad oggi? In quel periodo era stato realizzato l'ultimo dei quartieri di Poggio dei Pini, quello che si trova tra il Centro Commerciale e le pendici di Punta Sa Menta.
A quell'epoca i lotti venivano venduti a un prezzo molto elevato (mediamente 150 milioni di lire ciascuno), ma in quel periodo non è stata realizzata nessuna infrastruttura importante. Ogni anno i proventi di due o tre lotti sono serviti a ripianare il bilancio e ad effettuare spese talvolta discutibili. Almeno fossero serviti a vivere meglio. Al contrario i residenti, soprattutto i giovani, hanno visto ridursi le opportunità di fare sport, sono state chiuse le piscine, le manutenzioni sugli immobili hanno segnato il passo. Non voglio poi scoperchiare il vaso di Pandora della Poggio Sport, operazione nella quale non ho mai ben capito quante centinaia di migliaia di euro di tutti i soci siano stati "bruciati". Resto però interdetto quando sento alcuni degli artefici di quell'impresa lamentarsi se nel bilancio 2009 mancano virgole e parentesi.

Ad ogni modo oggi i lotti sono finiti e la Cooperativa, non potendo più bilanciare le spese di gestione con questa entrata, ha incominciato ad produrre un "disavanzo" a cui gli attuali amministratori stanno cercando di porre rimedio agendo sulle due uniche leve di cui dispongono: aumentare le entrate (quote dei soci) e ridurre le spese (gestione e personale). Alcune correnti di pensiero sembrano volere riproporre quegli stessi schemi che hanno portato a tutta una serie di negatività: aumento delle quote, riduzione dei servizi, impossibilità di investire in nuove fonti di entrata, assenza di fondi per i momenti difficili (e il 22 ottobre 2008 era uno di questi momenti, che ne dite?).

Arriviamo quindi al 2007. Resosi conto che, consumandone un paio ogni anno, i lotti erano ormai finiti e che il bilancio sarebbe andato in passivo, il CdA di allora ha varato una Variante che conteneva 188 nuovi lotti. A prescindere dalle dimensioni dell'intervento, che in fin dei conti non erano molto dissimili, per cubatura, a quelle della variante del 1997, questa operazione suscitò clamore e avversità nella popolazione soprattutto per due aspetti: la presenza di lotti all'interno delle due pinete storiche di Poggio dei Pini (Pauliara e Sa Birdiera) e la quasi totale assenza di informazione e di partecipazione dei soci a una decisione che rappresenta una importante modifica delle condizioni di vita della comunità.

Nonostante ciò, ormai la variante era stata presentata al Comune di Capoterra e alla Regione, dove però è stata bloccata in quanto palesemente in contrasto con le direttive del Piano Paesistico Regionale (PPR). Nel frattempo la protesta, clamorosa e dilagante, nella comunità poggina aveva spinto il CdA a rinunciare alla lottizzazione delle pinete con una lettera sulla cui validità ho sempre nutrito qualche dubbio in quanto, comunque, le cartografie presentate alla Regione e tuttora giacenti in quella sede contengono anche i lotti nelle pinete.
Per cercare di riparare alla grave scorrettezza commessa, la Cooperativa allora indisse un referendum "consultivo a posteriori" dopo avere rigettato un'altra richiesta di referendum presentata da circa duecento soci. Questi ultimi, sentitisi insultati, non parteciparono a questo strano referendum che quindi deve essere considerato una farsa. Speriamo che non venga replicata.
Dalle sabbie mobili del PPR, la proposta di variante della Cooperativa non si è mai mossa ed è ancora lì.
Nel frattempo sono accaduti tre eventi importanti. L'alluvione del 2008 inciderà certamente anche sulle scelte urbanistiche future, rendendo inapplicabile qualsiasi proposta precedente, compresa quella presentata nel 2007, con o senza pinete. Il Comune di Capoterra adotta ancora (e incredibilmente) un Piano di fabbricazione e non ha mai avuto un PUC (Piano Urbanistico Comunale). Questa situazione non può durare perchè il Comune è ampiamente in ritardo rispetto a tutte le direttive possibili e immaginabili. L'evoluzione urbanistica di Poggio dovrà pertanto essere integrata all'interno di questo nuovo strumento urbanistico comunale. La terza novità è costituita dalla presenza, a partire dal giugno del 2009, di un CdA della Cooperativa che ha amplificato notevolmente il grado di trasparenza dell'amministrazione e il coinvolgimento dei soci. Considerato che comunque è impossibile non modificare la variante presentata "alla chetichella" nel 2007, certamente il nuovo corso della Cooperativa presenterà la nuova proposta ai soci e chiederà il loro parere con un referendum, PRIMA che la variante venga presentata.

lunedì 14 giugno 2010

Soffocati dalla burocrazia

Il 22 ottobre 2008 è stato dimenticato?
Lo stato di emergenza, che era stato in un primo momento emanato sino a dicembre 2009 è stato poi prorogato di altri 12 mesi ed è quindi ancora in vigore. Però mancano soli sei mesi alla sua conclusione. Dove sono i cantieri? In un anno e mezzo, passato il periodo dedicato al ripristino sommario dei servizi essenziali, non è stato fatto praticamente nulla per dare un assetto definitivo e sicuro al territorio devastato dalla più disastrosa alluvione degli ultimi 500 anni. in 18 mesi è stato realizzato solo uno studio (Hydrodata) che peraltro risolverebbe (se attuato) solo una parte dei problemi del territorio e in alcuni casi, come ad esempio nella zona del lago di Poggio, rappresenta esso stesso un nuovo incubo a causa dello scempio che provocherebbe.
Ma se ci sono voluti 18 mesi per realizzare un progetto di massima, vi immaginate quanti anni ci vorranno prima di vedere quegli argini, quelle barriere, quagli sghiaiamenti, quei ponti realizzati? A Villagrande Strisaili ci hanno messo 5 anni. Nelle frazioni di Capoterra, da sempre emarginate anche dal proprio comune-madre (matrigna), perche dovrebbe andare meglio?
Ancora più clamorosa la storia del Ponte di Pauliara. I soldi sono stati stanziati subito, nel novembre 2008. Il cantiere non è ancora aperto e pertanto, a meno che non arrivi Superman, scordiamoci che questo ponte sia pronto per la fine dell'anno, come ampiamente preannunciato.

L'assessore ai lavori pubblici Angelo Carta è l'unico rappresentante delle istituzioni che si è fatto vivo. Ha presentato alla popolazione, in varie sedi, il Piano Hydrodata nella prima e nella seconda versione. Ho già avuto modo di sottolineare la positività di questa iniziativa. Siamo, d'altronde, il paese fanalino di coda nella trasparenza della pubblica amministrazione, siamo il paese in cui un porto canale è stato realizzato in 20 anni e messo in pista quando erano ormai cambiate le condizioni del mercato, siamo il paese in cui dopo 10 anni di tira e molla per decidere il tracciato della nuova SS 195 cercando di tutelare gli interessi di "personaggi" sui cui terreni doveva passare la nuova arteria, i lavori sono stati appaltati da oltre 1 anno e i cantieri non partono. Sembra che la regione stia già pagando una penale alla ditta appaltatrice a causa di questi ritardi di cui nessuno sa spiegare il perchè. Stranamente nessun giornalista isolano scrive una riga su questo argomento. Non se ne occupa nè il prono quotidiano cagliaritano, ma neppure il finto rivoluzionario quotidiano sassarese del gruppo L'Espresso. Diciamo che da quelle parti sono rivoluzionari con qualche amnesia.
Nel frattempo la gente continua a fare la coda dietro alle autobotti cariche di idrocarburi e il turismo della "Costa del Sud" certamente non viene favorito dalla mancanza di una arteria così importante, da realizzare perdipiù in terreni pianeggianti. Insomma, molto più facile della nuova SS 125 per Villasimius. Da queste parti non bisognava attraversare le montagne, ma semmai dribblare i terreni dei potenti.
Insomma in un paese come questo è logico aspettarsi che i lavori della messa in sicurezza del Rio S. Gerolamo vengano realizzati bene, velocemente e senza sprechi? Temo che sia una domanda retorica. La risposta datevela da soli.

Certo, però, quanto ti tocca personalmente, quando è la tua casa che ha avuto 2 metri d'acqua, quando è la tua macchina che deve attraversare un guado da terzo mondo, quando è la tua famiglia che ha rischiato la vita, tutta questa burocrazia mista ai giochi politici che ci sono dietro tutti i lavori pubblici, fa incazzare ancora di più.
Ma, in realtà, cosa sta succedendo? Cosa c'è dietro questi ritardi?
In una parola sola, c'è la burocrazia che attanaglia e stritola l'intero paese. Niente di "speciale", nessuno scandalo particolare. Solo pura e semplice burocrazia italiana.
Diciamo però qualcosina in più, anche se come cittadini siamo abituati ad esser presi in giro e soffriamo ormai di una chiara "sindrome di Stoccolma", tanto da ringraziare i politici quando ci danno quello che ci spetta, tanto da votare alle elezioni chi, nell'ipotesi migliore, ha usato male i soldi "emunti" dalle buste paga e dalle altre tasse. E noi li votiamo lo stesso.

L'Assessore Carta aveva pubblicamente annunciato che nel mese di giugno sarebbero iniziati i lavori conseguenti al Piano Hydrodata (vedi post Hydrodata atto secondo). Quelli, per intenderci, per i quali sono stati già stanziati 35 MLN di euro lordi. Non so perchè l'assessore si sia sbilanciato in modo così azzardato. Avevo difatti scritto che non credevo in quella previsione. Certe boutade sarebbe meglio non farle se non si è veramente sicuri di poterle realizzare, anche se personaggi ben più famosi utilizzano con successo il sistema delle promesse non mantenute anche perchè tanto adesso controllano anche giornalisti sempre più smemorati.
Per ora i blog non sono sotto controllo, ma chissà ancora per quanto.
Sono comunque certo che l'assessore sarà in grado di spiegare il motivo dei ritardi e molto probabilmente non dipendono da lui ma da qualche rotella che si è incastrata.

C'è poi la questione Commissario ed emergenza. Come ho già ricordato siamo in stato si emergenza, e le opere potrebbero seguire in iter agevolato.
In realtà questo non sta avvenendo. I progetti sono finiti dritti dritti nella pastoia della burocrazia regionale e stanno quindi per subire tutti quei rallentamenti, quegli intrecci tra le competenze di molteplici enti ed agenzie, che faranno lievitare i tempi e probabilmente anche i costi. Il Commissario potrebbe intervenire e sbloccare, accelerare, rimuovere ostacoli. Semplicemente neanche questo sta avvenendo. Il Commissario per l'emergenza è il Presidente della Regione o Governatore che dir si voglia Ugo Cappellacci. E' certamente una persona molto impegnata, forse troppo per potersi preoccupare anche di uno dei disastri naturali più gravi nella storia sarda di sempre. Potrebbe almeno nominare un suo rappresentante. Invece niente.

A proposito di ostacoli, sembra che una delle difficoltà maggiori sia rappresentata dalla presenza di un pesante vincolo che è stato posto sul territorio capoterrese, relativamente a siti inquinati di interesse comunitario, o qualcosa del genere. Il fatto che Capoterra si trovi tra de poli industriali ha fatto si che qualche disegnatore un pò mandrone, abbia tracciato un unico areale che comprende la zona industriale di Sarroch, quella di Macchiareddu e tutto il territorio che si trova in mezzo. Per noi che conosciamo la zona appare evidente che l'incidenza di quei due siti industriali non solo sull'aria, ma addirittura sul sottosuolo di zone che sono distanti 15 km è una assurdità, però l'applicazione di questi vincoli fa si che per ogni opera debbano essere eseguiti un numero interminabile di analisi, sondaggi, carotaggi, relazioni. I singoli responsabili degli uffici regionali sono cresciuti nella burocrazia e comunque non possono interpretare le regole che gli sono state imposte dalla normativa vigente. Tantomeno possono non rispettarle perchè in questo modo commetterebbero un reato. In questa pastoia si è arenato il Ponte di Pauliara e, se nessuno interviene, finiranno, come in un buco nero, tutti gli altri interventi. Cappellacci potrebbe fare qualcosa, ma non si muove, sarà allora forse il caso che i cittadini diano una sveglia e che magari il Sindaco Marongiu, che si è nel frattempo liberato dall'impegno delle elezioni provinciali, possa andare a fare la voce grossa in qualche ufficio regionale. Oppure dobbiamo fare noi?

domenica 6 giugno 2010

Una delibera che fa giustizia

di Franco Magi

La Giunta Regionale, nella seduta del giorno 03 giugno 2010, ha deliberato i “Chiarimenti relativi alla delibera di Giunta 61/1 del 6-12-2008. Contributi ai privati per i danni subiti per il danneggiamento o la perdita dei beni immobili indispensabili e delle autovetture (art. 1, comma 9, lettera b) della L.R. 29-10-2008, n. 15" (scarica pdf).

Finalmente molti nostri concittadini possono tirare un sospiro di sollievo.

Anche se a mio modesto giudizio la predetta delibera era sufficientemente chiara, è stato comunque indispensabile che la Giunta regionale approvasse una norma interpretativa – in quanto tale efficace retroattivamente - al fine di dirimere e di risolvere il problema delle centinaia di cittadini che, pur avendo compilato correttamente il modulo predisposto dalla Protezione civile regionale (che non escludeva gli scantinati), oltre al danno di aver subito una alluvione millenaria stavano subendo finanche la beffa di dover restituire i contributi percepiti (già spesi per riacquistare i beni mobili indispensabili alla vita familiare).

Infatti, nonostante l’ultimo degli svariati moduli sfornati dalla protezione civile nell’arco delle 48 ore successive all’evento alluvionale non escludesse gli scantinati ed i seminterrati, e nonostante altresì la originaria deliberazione 61/1 all’articolo 3 stabilisse che “per il Comune di Capoterra si ritengono validi i moduli già sottoscritti e presentati antecedentemente alla data della presente deliberazione”, la Protezione civile regionale, inspiegabilmente, stava bloccando ed addirittura chiedendo indietro i fondi già erogati, con la ciclostilata motivazione che “i danni subiti nello scantinato, non rientrano nelle tipologie rimborsabili”.

Per fortuna la Giunta, come detto, ha adottato una così detta “delibera interpretativa” (norma giuridica dotata di una particolare peculiarità, in quanto ha la funzione di attribuire un determinato significato alle disposizioni di una delibera precedente), stabilendo in via definitiva che “la suddetta delibera (61/1), inoltre, riconosceva per il Comune di Capoterra la validità dei moduli già sottoscritti e presentati” e disponendo che “per le sole istanze del Comune di Capoterra (…..) si proceda ad un riesame delle istanze tenendo conto dei soli parametri indicati nelle autocertificazioni rese dai cittadini, secondo il modello A distribuito dal Centro Operativo Comunale e pertanto i livelli idrici e il numero di piani rilevati in sede di verifica non incidono sulla rideterminazione del contributo”.

La medesima delibera è inoltre intervenuta integrando e dettando una specifica disciplina per le abitazioni in locazione (anche questo secondo aspetto è stato purtroppo causa di “errori” di interpretazione che hanno generato denunce penali) attribuendo “il 100% di contributo al locatario qualora i beni mobili siano tutti di proprietà del medesimo”, ed attribuendo invece “il 50% del contributo al locatore e il restante 50% al locatario, qualora dal contratto di locazione risulti che l’immobile è stato affittato arredato”.

Non posso che esprimere viva soddisfazione per l’approvazione della deliberazione dell’esecutivo Regionale, che corregge retroattivamente gli errori di interpretazione della normativa.

Ho infatti fin da subito sostenuto la necessità di un intervento del legislatore, stimolando i ricorsi (giunti peraltro numerosi) avverso la inspiegabile decisione della protezione civile e promuovendo, nella competente commissione consiliare Affari Istituzionali, la delibera successivamente adottata all’unanimità dal Consiglio comunale.

Ma non posso tuttavia sottacere che avrei certamente gradito vedere il Corpo Forestale maggiormente impegnato nell’aiutare – piuttosto che arrestare e denunciare – i cittadini alluvionati.

Non è in discussione la decisione di perseguire coloro i quali (pochi) hanno cercato di ottenere un ingiusto profitto da una tragedia. Ma ciò andrebbe fatto senza clamore ed evitando qualunque tipo di spettacolarizzazione. E soprattutto con molta prudenza.

Non possiamo dimenticare che molti nostri concittadini sono stati denunciati, additati come disonesti, per poi scoprire invece che non avevano alcuna colpa, se non quella di aver subito una alluvione epocale.

Sono infine rimasto profondamente colpito (positivamente) dal commento che il Parroco di Frutti d’Oro Don Battista - che si è contraddistinto nelle ore immediatamente successive all’alluvione per aver sopperito alla evidente inadeguatezza della Protezione civile - ha rilasciato ad un telegiornale che si occupava del delicato problema dei rimborsi, nel quale giustamente affermava che - oltre al doveroso rispetto della legge - serviva un minimo di umanità.

Umanità che fino ad ora era mancata.


Franco Magi

Consigliere Comunale di Capoterra

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