Questo Blog è stato creato per scambiare informazioni, idee, proposte e materiali tra residenti del comune di Capoterra. Si invitano i lettori a firmare i propri commenti o articoli con nome e cognome. Potete inviare i vostri articoli al seguente indirizzo: giorgio.plazzotta@gmail.com

venerdì 24 aprile 2009

Il delta di Poggio

Il laghetto di Poggio dei Pini è ancora al massimo della sua capienza post-alluvione. Questa situazione è destinata a perdurare fintanto che il Rio S. Girolamo continuerà ad apportarvi acqua. Tra poche settimane questo fenomeno si arresterà e la forte evaporazione ridurrà progressivamente e inesorabilmente la superficie dell'invaso.

Sul lago si è detto di tutto e di più, anche voci che si sono rivelate infondate. Lo sfioratore del lago non è stato riportato alla quota originaria e neppure 1 metro sotto, ma si trova a ben 2,75 metri al di sotto di dove si trovava prima del 22 ottobre. Perdipiù, come si può ben vedere da queste foto, una grande quantità di sedimento si è riversata nel piccolo bacino, interrandolo per circa 1 metro (in alcuni punti anche 2).

5 Marzo. Il lago prima della piena di Pasqua.

18 aprile. Si noti il maggiore interramento causato dalla piena di Pasqua. Utilizzate l'albero al centro del lago come riferimento. La linea blu indica la sponda prima dell'alluvione.


Insomma questo laghetto ha perso quasi 4 metri della sua profondità originaria, il che significa che quel che resta è una sottile lamina d'acqua che evaporerà sotto il sole di luglio. Sarà triste vedere il lago in quelle condizioni, ma cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno: oggi il lago avrebbe potuto essere definitivamente scomparso perchè qualcuno voleva buttare giù la diga in terra. Grazie all'intervento di persone che avranno la mia perenne gratitudine (e spero quella di tutti voi), questo evento è stato scongiurato.
Dopo la piena del 22 ottobre una grande quantità di sabbia e terra si è depositata sul fondo ed in quantità maggiore nella zone più prossima all'imboccatura. Il successivo abbassamento del livello provocato artificialmente dai mezzi del Genio Civile ha messo alla luce consistenti quantità di materiale sedimentario (sabbione).
La piena di Pasqua ha "spalmato" questi sedimenti (vedi foto), riducendo ulteriormente la superficie del lago.
Abbiamo assistito, nel piccolo bacino idrico di Poggio dei Pini, a uno dei tanti episodi dell'infinito gioco tra terra e acqua, che si sovrappongono a vicenda.
Il lago di Poggio in questi giorni potrebbe essere oggetto di visite da parte degli studenti dei primi corsi di geografia: come si forma un delta, come si è formato, ad esempio il delta del Po. In piccolo, con il M. S. Barbara che simula le Alpi e il lago che fa la parte del golfo che una volta occupava le terre padane.
Qual'è il futuro di questo lago? Cosa deve essere fatto per ripristinare questo piccolo, ma importante serbatoio idrico, che umidifica e protegge dagli incendi la parte capoterrese del Parco del Sulcis?
Ci sono due problemi principali da risolvere: l'interramento e il canale scolmatore.
La terra che è finita dentro al lago deve essere rimossa. E' complicato? La sabbia e la terra sono utilizzati nelle costruzioni e forse potrebbero anche essere asportate "gratis". Esiste però il problema di una presunta contaminazione di questi sedimenti che, se confermata, potrebbe rendere più complicato il loro smaltimento, assimilandoli a rifiuti speciali.
In estate il lago sarà vuoto, una condizione ideale per la rimozione dei materiali depositati sul fondo. Per essere "vivo" questo lago deve avere anche una profondità sufficiente a conservare l'acqua anche alla fine della stagione estiva.

Particolare del delta di Poggio

Il secondo problema è causato dall'abbassamento del livello provocato dall'inadeguatezza del canale sfioratore a garantire la fuoriuscita dal bacino di tutta l'acqua che vi viene immessa nel caso di nubifragi come quello del 22 ottobre. Il canale di sfioro ha una portata di 200 mc/sec, mentre il 22 ottobre sono transitati da quelle parti ben 400 mc/sec. Allora il canale era ancora più ristretto (100 mc/sec) ed è stato allargato dal Genio Civile nei mesi scorsi. Cosa vogliono dire questi numeri? In pratica la situazione del canale sfioratore è tale che sino a una portata di 200 mc/sec l'acqua che entra nel lago fuoriesce tranquillamente dalla parte opposta. Stiamo parlando di portate considerevoli, tanto per avere un'idea 200 mc/sec rappresentano la portata dell'alluvione del 1999. Se però dovesse ripetersi una situazione simile a quella del 22 ottobre entrerebbe nel lago una quantità di acqua superiore a quella che può fuoriuscirne, con il conseguente innalzamento del livello e la possibilità di un danneggiamento della diga in terra, con i relativi rischi.

Cosa si può fare? Si dovrebbe aumentare la portata dell'attuale canale sfioratore. Operazione costosa ma non impossibile. In alternativa o in aggiunta a questo intervento si potrebbe costruire un secondo canale sfioratore "di emergenza" nel lato opposto della diga. Questo canale non dovrebbe necessariamente essere realizzato alla stessa quota del primo (ci vorrebbe uno scavo enorme), ma potrebbe trovarsi a una altezza intermedia in modo da "entrare in funzione" solo quando il livello dell'acqua avesse raggiunto una quota di pericolo.

Esiste poi un palliativo da realizzare qualora gli interventi di cui sopra non dovessero essere realizzati o dovessero tardare. Si potrebbe realizzare uno sbarramento composto da sacchi si sabbia da posizionare all'imboccatura del canale scolmatore. Questo sbarramento avrebbe la funzione di una sorta di paratia mobile, che sarebbe rimossa automaticamente con l'arrivo di una forte piena (e quindi da ripristinare ogni volta).

Un ricordo che è anche una speranza. Il piccolo lago, nel suo splendore estivo, prezioso serbatoio idrico per la lotta agli incendi.

Attendiamo con ansia la prossima finanziaria regionale per capire se ci sono stanziamenti che possano essere utilizzati per la messa in sicurezza del sistema lago-diga. In ogni caso penso che sia importante che tutti si preoccupino di salvaguardare questo elemento così importante per tutto il territorio del Comune di Capoterra.

Pronto il cantiere di Abbanoa

Molti di voi avranno notato il cantiere che è stato predisposto presso la rotonda della Residenza del Poggio. Non si tratta, come pensava qualcuno, del cantiere per la costruzione del Ponte per Pauliara, anche se questa infrastruttura verrà realizzata proprio in quella zona. Purtroppo i cittadini di Poggio dei Pini dovranno attendere ancora a lungo prima di potere attraversare nuovamente in sicurezza il Rio S. Girolamo. L'amara realtà è che il ponte non è stato neanche progettato, grazie allo scaricabarile tra il Comune di Capoterra e la Regione.


Il cantiere si riferisce invece al ripristino delle reti idrica e fognaria. Abbanoa ha comunicato al Comune di Capoterra che in data 15 aprile ha consegnato i lavori di "Ripristino della funzionalità del servizio idrico integrato nei comuni colpiti dall'alluvione del 22 ottobre 2008" alla ditta C.A.P. SpA di Cagliari.
Bisogna tenere bene a mente questa data, 15 aprile, perchè il contratto prevede una durata di 180 giorni, 6 mesi. I lavori termineranno quindi intorno al 15 ottobre.

Una informazione che non conosco, e che sarai grato di potere ottenere e divulgare, riguarda il programma dei lavori. Cosa sarà stato fatto a maggio, cosa a giugno? E' chiaro che sto pensando soprattutto alla disastrosa situazione della condotta fognaria che si trova all'ingresso di Poggio dei Pini (presso la Terrazza). In quella zona confluiscono tutti gli scarichi fognari del centro residenziale e di Residenza del Poggio. Adesso il Rio si porta via un di liquami, ma tra poco sarà secco ... (help!).
Una proposta senz'altro interessante, che tra l'altro è stata inserita in un emendamento alla prossima finanziaria regionale, avrebbe consentito il raddoppio dei turni ed un conseguente dimezzamento dei tempi (fine lavori a metà luglio), ma credo proprio che sia solo un sogno e che la puzza e gli insetti imperverseranno per tutta la lunga estate.
Chiudendo vorrei rivolgere un caloroso grazie a tutti gli "enti incompetenti" che hanno così celermente fatto si che per un disastro accaduto a fine ottobre si incominciasse a lavorare a fine aprile.

mercoledì 22 aprile 2009

Dalla Regione Stop alle costruzioni. Per il resto ancora solo parole.

Nella giornata di ieri il Presidente Cappellacci ha assunto la Delibera n. 18/30 avente per oggetto: Emergenza alluvionale del 22.10.2008 nel Comune di Capoterra. Interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico. (scarica file pdf)

Il Presidente, oltre a ricordare gli esiti del sopralluogo effettuato nelle aree colpite dall’alluvione, unitamente alla Giunta il 14 aprile 2009, cita il contenuto della informativa dell’Assessore degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica in relazione allo studio ricognitivo dell’evento alluvionale del 22.10.2008, elaborato dagli Uffici regionali in collaborazione con l’Università di Cagliari, con il Ministero dell’Ambiente, con il Comune di Capoterra e con la Provincia di Cagliari.
Tale studio è l’interessantissimo lavoro sul bacino idrografico del Rio S. Gerolamo, realizzato dal Gruppo SPAC (Sportello per la Pianificazione e Assistenza ai Comuni- Ufficio del Piano) e coordinato dall’Ing. Paola Cannas (Direttore generale della Pianificazione territoriale e della Vigilanza urbanistica) e dalla stessa dirigente illustrato in occasione dei due incontri organizzati dall’Associazione 22 Ottobre, il 14 marzo nella sala della Cooperativa Poggio dei Pini e il 5 aprile nel salone Bonfiglioli a Frutti d’Oro.

La Delibera afferma di dare mandato al Presidente e agli Assessori degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica, della Difesa dell’Ambiente e dei Lavori Pubblici, affinché si attivino per “identificare le iniziative operative” da portare con urgenza all’attenzione dell’esecutivo regionale.
Non è chiaro su quali iniziative operative si debbano concentrare i vari Assessori perché la Delibera, purtroppo, non le elenca, per cui temo che dovremo aspettare ancora prima di sapere cosa intendono fare i vari assessorati per la soluzione dei problemi sul nostro territorio.

Inoltre si dice che dovrà essere prestata particolare attenzione “all’esigenza di scongiurare, nelle more della messa in sicurezza del sistema fluviale del Rio San Girolamo, la realizzazione di ulteriori opere edili nel sito di Capoterra già gravato dall’alluvione”. Tale affermazione è l’atto formale che ha permesso al sindaco del Comune di Capoterra di emanare a sua volta una delibera nella quale si afferma l’esigenza di sospendere tutte le concessioni edilizie nell’area oggetto dell’esondazione del fiume.

Un fabbricato in costruzione a Frutti d'Oro 2


Quest’area è stata definita sulla base dei limiti apposti sulle fotoaeree dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, la cui cartografia è stata illustrata dal Dott. Monaci, Responsabile del Servizio Territoriale dell'Ispettorato Ripartimentale di Cagliari, sempre nell’incontro del 14 marzo. Per chi non avesse partecipato all’incontro ricordiamo che, di fatto, l’area di esondazione del San Gerolamo e dei suoi affluenti coincide quasi perfettamente con quella riportata nella originaria cartografia del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), basata su una perimetrazione eseguita dalla Provincia di Cagliari a seguito della precedente alluvione del 1999. All’epoca si occupò di questo studio (poi riportato nel PAI – area tratteggiata in rosso) il Dott. Salvatore Pistis, responsabile del Laboratorio Geologico Provinciale, che di fatto era riuscito a “prevedere” con una buona precisione ciò che è realmente successo il 22 ottobre.


Restiamo quindi in attesa che gli Assessori competenti relazionino quanto prima al Presidente sulle cose da fare, sperando che siano consigliati bene dai rispettivi tecnici e funzionari.
Aspettiamo, inoltre, di avere notizie circa l’affidamento dello studio idraulico, idrogeologico e geomorfologico, tanto decantato già dal mese di novembre, ed annunciato più volte come di imminente realizzazione, di cui invece sorprendentemente la delibera di ieri non fa il minimo cenno.

Non si capisce cosa stiano aspettando a definire gli atti per l’affidamento, visto che senza questa base di conoscenze non sarà possibile neppure prendere decisioni circa il destino dei vari ponti, strade, scuole, impianti sportivi, nonché ovviamente delle case e di tute le opere di regimazione del fiume e dei suoi numerosi affluenti.
Insomma, mi pare che la delibera non abbia sbloccato quasi nulla e che ci troviamo di fronte ancora ad una situazione di immobilismo.
E’ inutile, infatti, che si finanzino interventi per 26 milioni di euro, se poi non si sa come e dove realizzare questi interventi

Piccola nota di colore, chissà chi le scrive queste delibere, la solita “segretaria” distratta? Infatti in un paragrafo si legge “ aree interessate dal dissesto idroelettrico” (sic!!!).

A presto Rita

martedì 21 aprile 2009

Improvvisamente spunta fuori un piano di emergenza comunale

Non è vero che il Comune di Capoterra non dispone di un piano di emergenza comunale. Il piano esiste, lo ha comunicato il Sindaco di Capoterra Giorgio Marongiu intervenendo in diretta in una trasmissione radiofonica di Radio Press dedicata alla situazione del post alluvione.
Purtroppo non sono stati forniti dettagli su questo importante strumento di protezione della popolazione in caso di calamità naturali. Speriamo che il Comune di Capoterra lo possa pubblicare al più presto, in modo da smentire le voci secondo cui non esisterebbe.
D'altronde, ad essere sinceri, il 22 ottobre non è intervenuto nessuno che abbia cercato di fare qualcosa per prevenire o mitigare gli effetti devastanti dell'alluvione. Marongiu ha addirittura affermato che il Comune sarebbe intervenuto anche in occasione della piena di Pasqua? Come i lettori del blog sanno sono stati due cittadini ad attivare le forze dell'ordine affinchè venisse chiuso il pericolosissimo guado sotto il ponte crollato di Poggio dei Pini. Anche io e Giacomo facciamo parte del Piano di emergenza? Se così fosse penso che l'avrei saputo.
Si cercano alibi dietro le scartoffie. Non importa a noi cittadini se a garantirci la sicurezza nelle emergenze siano gli addetti del Piano Comunale, di quello Provinciale, Regionale, della Protezione Civile o l'Esercito. A noi vanno bene anche gli Harlem Globetrotters o i Fantastici 4.
Ma che squallido scaricabarile è questo, sulla pelle della gente In certe situazioni il silenzio sarebbe perlomeno più dignitoso.

La realtà che tutti abbiamo visto è che, nonostante un allerta meteo importante diramato la sera prima e un allarme partito quando ci si è resi conto che le precipitazioni nella zona di Capoterra stavano assumendo proporzioni di grave pericolo, nessuno è intervenuto, impedendo il passaggio dei veicoli sui ponti prima che l'onda assassina travolgesse le persone. Nessuno ha attivato segnalatori luminosi o acustici, nessun avviso alla popolazione è stato impartito. Ma allora su questo piano di emergenza sbandierato dal sindaco che cosa c'è scritto? Quando è stato approvato?
Tiriamo fuori le carte, possibilmente non quelle del poker. Questa volta i cittadini vogliono "vedere" il bluff.

Risveglio dal letargo

Domani è il 22 aprile e l'alluvione del S. Girolamo compirà sei mesi.
Sei mesi di travaglio, sei mesi di immobilismo, sei mesi di scaricabarile.

Smaltita la sbornia elettorale ecco che gli "orsi" si risvegliano dal letargo. La caccia alle poltrone e il consolidamento degli equilibri di potere hanno fatto il loro corso, avendo priorità su tutto. Sugli sfollati che vivono lontano dalle loro case distrutte, sulle migliaia di persone che percorrono strade insicure, su un territorio che ha urgente bisogno di interventi. Ora è venuto il tempo di pensare a questa ferita ancora aperta che è stata lasciata a sanguinare per così tanto tempo.

Ad ogni modo, anche a causa di una certa pressione esercitata dall'opinione pubblica, sembra che l'elefantiaca macchina del potere regionale si decida a muoversi.
sono di oggi due notizie, riportate dal Giornale di Sardegna (leggi pdf).
Dopo lo scandalo delle licenze edilizie concesse dal Comune di Capoterra nel gennaio 2009 per costruzioni da realizzare a Frutti d'Oro 2, nel bel mezzo del letto del fiume esondato, ecco che oggi il Comune stesso corre ai ripari emanando una delibera che sancisce il blocco di nuovi volumi urbanistici in tutta l'area esondata, come perimetrata dalla cartografia ufficiale della Regione anche da noi pubblicata a suo tempo.
Anche in questo caso si assiste a un tentativo di scaricabarile: "doveva farlo la Regione". Invece l'ha fatto il Comune oggi. Diciamo noi: perchè non l'ha fatto prima?

In Viale Trento si sveglia l'assessore all'Urbanistica Asunis, che ha dato mandato agli assessori di Lavori Pubblici, Difesa Ambiente ed Enti Locali di definire gli interventi urgenti per ridurre il rischio idrogeologico. Gli assessorati si sono dati 30 giorni di tempo per effettuare questa definizione, mentre entro 3 mesi il Comune dovrebbe adeguare il proprio piano di fabbricazione a quanto emergerà da queste analisi.


Io mi chiedo a questo punto che fine abbia fatto il famoso Studio Idrogeologico da 500 mila euro avviato con urgenza dalla giunta Soru e del quale non se ne sa più niente. Desaparecido?
allo stesso modo non si è più sentito parlare di "Patto del Fiume" e di partecipazione della popolazione alle scelte che caleranno dall'alto su questo territorio. Eppure a Capoterra si è recentemente formata una Associazione (22 Ottobre) che ha proprio questo obiettivo e che si è dimostrata particolarmente preparata nelle discipline relative al riassetto idrogeologico tanto da avere contribuito in molte occasioni a indirizzare gli stessi soggetti istituzionali nella direzione di un percorso di ricostruzione ottimale.

Un altro fronte di cui si conosce l'esistenza, ma su cui esiste un comprensibile riserbo, è quello dell'inchiesta giudiziaria collegata al disastro del 22 ottobre. Ne parla sempre il Giornale di Sardegna (leggi pdf) che , in effetti, non riporta alcuna informazione definitiva. Serve però a ricordare ai lettore dell'esistenza anche di questo fronte e di rispondere alla domanda: chi è colpevole di tutto questo? Ho un personale presentimento e penso di conoscere la risposta. In un paese che non ha individuato colpevoli per le più grandi stragi nazionali, un paese in cui il sistema legislativo è composto da un intrico di scappatoie e di cavilli, anche questa volte non vi saranno colpevoli per quelle cinque bare.
E' probabilmente che tutti quanti ci concentriamo, lavoriamo e spingiamo per dare risposta a un'altra domanda "quando torneremo a vivere una vita normale?".
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immagine: khuasi

lunedì 20 aprile 2009

Non giochiamo con i numeri

Nel corso dell'ultimo "faccia faccia" di Videolina alcuni dei partecipanti, in particolare il sindaco di Capoterra Marongiu e il Direttore della Protezione Civile Regionale Cicalò, hanno sciorinato molte cifre al pubblico degli ascoltatori che, ovviamente, non ha potuto fare altro che assorbirle senza fiatare.
In Italia i giornalisti non confutano ciò che i loro intervistati dicono, si limitano ad ascoltare e a fare domande che spesso sono "concordate" se non addirittura suggerite. Quando poi l'interlocutore è un politico, la soglia di cautela del giornalista raggiunge il massimo livello, perchè è ben nota la possibilità di vedersi bruciata la carriera nel caso di una "mossa falsa". Dato che la mia voce, per quanto flebile è totalmente libera, consentitemi di aggiungere qualcosa a quelle cifre per fornire un quadro un più preciso della situazione.
E' chiaro che in un contesto del genere la verità raramente potrà emergere, tutti sono bravi e nessuno sbaglia. La gente muore nelle case costruite in un letto di fiume ma non è colpa di nessuno: evento eccezionale, imprevedibile, mutamento climatico. ma nemmeno per sogno: questa è la terza piena in 9 anni!!

Il vecchio ponte sulla SS195 nel giorno di Pasqua

Ecco quindi che Cicalò dice candidamente che "non è vero che in Sardegna sono solo due i comuni che dispongono di un piano di emergenza, sono pochi ma non due". Le domande giuste sarebbero "e allora quanti sono?, perchè sono così pochi?, ma il giornalista non le fa, accontentiamoci del "pochi", siamone orgogliosi!
Il Sindaco Marongiu questa volta è apparso più preparato. Ricordiamo quando in novembre aveva posizionato uno dei pochi monumenti archeologici del suo territorio, l'edicola votiva di S. Barbara presso la sorgente de Sa Scabitzada, alla bellezza di 550 metri sul livello del mare invece di 230.
Questa volta niente errori. Effettivamente nelle giornate di sabato e domenica (Pasqua) nel territorio capoterrese sono caduti "solo" 50 mm di pioggia nelle 24 ore. Un'inezia rispetto ai 450 mm in tre ore caduti su Capoterra il 22 ottobre. Quindi perchè preoccuparsi? L'assoluta assenza di precauzioni ed interventi preventivi del Comune e della Protezione Civile sono del tutto giustificati? Abbiamo già scritto che il guado di Poggio dei Pini è stato lasciato incustodito dalla Cooperativa e dal Comune e la gente ha dovuto decidere autonomamente se rischiare la sorte oppure no. Sarebbe questa la gestione dell'emergenza di un paese civile? Vogliamo parlare delle gente di Rio S. Girolamo e di Frutti d'Oro 2 che ha paura? E' colpa loro se quando vedono piovere per due giorni di seguito ritorna il terrore di quei momenti?
Alla lista dei numeri sciorinati ne manca però uno. Molto importante.
Sapete qual'era la previsione di precipitazione per il 22 ottobre emessa il giorno prima? 50 mm. Invece ne sono piovuti 450. Il fatto è che, come ci hanno spiegato i meteorologi, se è vero che è possibile prevedere una situazione meteoclimatica di allerta moderata, diventa impossibile prevedere l'evento estremo come quello del 22 ottobre. Questo vuol dire che a Pasqua sarebbe potuto accadere di nuovo. Eravamo preparati? Nemmeno per sogno. E' venuto giù il finimondo a Portoscuso, 50 km più in la, questa volta ci è andata bene, e la prossima?

E' vero che ci sono numerose allerta meteo in Sardegna nel corso dell'anno? E' possibile creare un allarme ogni volta? Allarme no, allerta si. E' questo il lavoro che avrebbe dovuto fare Cicalò.
L'allarme potrà essere attivato quando si verificheranno altre condizioni di pericolo. Quell'acqua che ha invaso le case di Frutti d'Oro aveva fatto "saltare" le rilevazioni pluviometriche ben tre ore prima che si riversasse sulla gente mettendo a rischio la vita di molte persone. E' difficile fare piani di emergenza? Meglio niente allora?

Fermate Cimabue!

Dal Il Giornale di Sardegna del 18 aprile 2009

Niente più case nelle zone alluvionate di Capoterra. Il provvedimento sarà emanato entro un mese dalla Giunta Cappellacci. L'annuncio è dell'Assessore agli Enti locali e all'Urbanistica, Gabriele Asunis: «L'amministrazione regionale sta predisponendo la delibera e identificando l'ambito territoriale interessato dal Pai "Piano di assetto idrogeologico". Del resto in queste zone, ogni nuovo edificio può produrre l'"effetto tappo"». Compreso quello dell'edificio di Frutti d'Oro 2, in costruzione grazie a una concessione edilizia del 22 gennaio 2009.
«Qualsiasi nuova casa sottrae velocità al fluido». Tradotto: allagamenti in condizioni normali, inondazioni e devastazioni in casi eccezionali come quello del 22 ottobre. «E noi vogliamo in tutti i modi scongiurare una situazione come quella che si è verificata sei mesi fa. Per questo produrremo una normativa in tal senso. Entro un mese. Perché quando in gioco c'è la vita delle persone, siamo pronti a intervenire».
Attenzione però: «Niente contro il sindaco di Capoterra - continua Asunis - ma che si prenda le sue responsabilità senza correre da mamma Regione che tanto poi aggiusta tutto. Sarebbe bastata una delibera del Comune che, una volta identificata la zona a rischio, bloccasse l'attività edilizia».
Cioè, il Comune di Capoterra avrebbe potuto bloccare l'edilizia nelle zone a rischio, in una volta sola e senza incorrere in niente di irregolare, quale potrebbe essere il rifiuto di una concessione edilizia. Ma non l'ha fatto. E non è che ci volesse molto: «Basta riunire il consiglio comunale, allegare la planimetria in questione, ed è fatta», spiega l'assessore agli Enti locali. Che insiste: «Marongiu poteva fare due cose: rilasciare le concessioni o fare la delibera. Ha scelto la prima via». Perché? Un passo indietro: martedì scorso la Giunta Cappellacci fa un sopralluogo a Capoterra, «per monitorare la situazione, per constatare quanto si fosse aggravata dopo le piogge di Pasqua », racconta Asunis. «Durante la nostra visita abbiamo notato i cantieri e abbiamo chiesto spiegazioni al sindaco. Che ci ha detto di avere le mani legate, di non poter far altro che rilasciare concessioni, perché poi i costruttori ricorrono al Tar».
Il resto è storia, con il governatore Ugo Cappellacci che prende in seria considerazione la possibilità di una normativa regionale per fermare l'edificazione. Da parte sua, Giorgio Marongiu dice che non sapeva niente della licenza rilasciata il 22 gennaio 2009 per una casa a Frutti d'Oro 2. Sa invece - lo ribadisce ieri - che il Comune di Capoterra ha un piano d'emergenza comunale di protezione civile per il rischio idrogeologico. «Che però non è stato approvato», dice. Dalla Protezione civile confermano in parte: «È vero, qualche settimana fa abbiamo ricevuto dal Comune un documento datato 2006. E ora sono in corso interlocuzioni tra noi e loro: dobbiamo valutare se il piano che abbiamo ricevuto contenga tutti gli elementi previsti dal manuale emanato dalla Protezione civile per la pianificazione comunale, lo stesso che la Regione ha fatto proprio con disposizione del precedente assessore all'Ambiente, Cicito Morittu. Una volta che noi esprimiamo le nostre considerazioni, il Comune in questione approva il piano. Cosa che - per la verità - può fare anche prima ».
Magari Capoterra ha un proprio piano d'emergenza per il rischio idrogeologico, forse l'ha già approvato in attesa del parere della Protezione civile? La risposta: «Questo noi non lo sappiamo».
Roberto Murgia, Il Giornale di Sardegna

domenica 19 aprile 2009

Il ponte "sbolognato"

Il "ponte per Pauliara" è ormai una storia fiabesca, mitica ormai quasi quanto quella del "ponte sul fiume Kwai". E' una fiaba anche perchè se ne parla, ma di concreto non c'è ancora niente. Non è partita neanche la progettazione, figuriamoci quanto tempo passerà ancora prima di essere realizzato e collaudato.
Nel frattempo, da sei mesi, la gente di Poggio dei Pini può scegliere tra i 7 km della rischiosissima "strada dei Genovesi" (curva cieca), i 3,5 km del tratturo percorribile solo da fuoristrada con guado ai campi sportivi, oppure la roulette russa del guado sotto il ponte crollato.
Mi è stato riferito che nei giorni immediatamente successivi a quest'ultima piena di Pasqua (vedi articolo) una "signora" con una utilitaria e a bordo alcuni bambini del basket sia rimasta bloccata con la macchina in mezzo al guado che, ovviamente, dopo la piena è piuttosto sconquassato. Allucinante. In un contesto di rischio e di devastazione come questo, gli "irresponsabili" consentono a questo guado di essere attraversato non solo quando il rio è in secca, ma anche quando è in piena!

La zona in cui verrà realizzato il nuovo ponte per il rione Pauliara


Torniamo al ponte. Ne abbiamo già parlato (vedi articolo), si sa più o meno dove dovrà essere realizzato. La copertura finanziaria è stata già garantita da molto tempo (10 novembre), con una ordinanza del Commissario per l'Emergenza che stanziava 1 milione di euro (leggi).

Da allora non è successo più niente. O meglio, si è attivato solo lo "scaricabarile".
Il Comune di Capoterra non ha mai fatto segreto di non gradire la gestione di questo progetto. "Avrebbero dovuto affidarlo al Genio Civile!" Ma in questo paese deve fare tutto il Genio Civile, che tra l'altro era già impegnato nei lavori di ripristino della diga di Poggio dei Pini, unico lavoro realmente eseguito in tutti questi mesi?
Perchè il Comune non voleva occuparsi di questo progetto? Da fonti comunali ho sentito queste due versioni, che sanno tanto di scuse: "
  • Perchè le procedure comunali sarebbero complesse, con gare di appalto che fanno perdere tempo, il Genio civile può muoversi più rapidamente.
  • Perchè la Regione non aveva trasferito i soldi al Comune.

Quindi il Comune decide di temporeggiare e perde 5 mesi di tempo non facendo niente, e dice che se il lavoro lo avesse fatto il Genio Civile si sarebbe perso meno tempo. Ma che senso c'è in tutto questo? Che cosa c'è sotto? Si tratta solo di incapacità e palese inadeguatezza o c'è dell'altro?

Per quanto riguarda il denaro (argomento in cui la competenza dei nostri amministratori raggiunge livelli di eccellenza), non mi sembra credibile che in presenza di un'ordinanza del Commissario per l'Emergenza che assegna 1 milione di euro al Comune, questo Ente non possa farsi anticipare dalla banca almeno la cifra necessaria per la progettazione. Questo problema dei soldi viene comunque superato a fine marzo con un trasferimento di 100 mila euro dalla tesoreria regionale al Comune.

C'è da dire che le elezioni anticipate sono costate care alla cittadinanza capoterrese colpita dall'alluvione. Indubbiamente la macchina regionale, o perlomeno alcuni dei suoi ingranaggi, hanno cessato di funzionare durante il periodo elettorale e nel conseguente periodo di cambio della giunta. Forse è questa l'unica cosa che possiamo rimproverare a Renato Soru. La sua scelta strategica per le elezioni, perdipiù perdente, hanno finito per pagarla i senza tetto, gli isolati di Pauliara e tutti quelli che rischiano una grave emergenza sanitaria nei prossimi mesi.

In seguito al trasferimento dell'anticipo, essendo caduta anche la scusa della mancanza dei fondi, il Comune, vara il "Piano Triennale Opere pubbliche".

L'Unione sarda del 7 aprile recita: "Una proposta per assicurare sicurezza, e servizi alla popolazione. È stato votato all'unanimità, per la prima volta con parere favorevole anche dell'opposizione il piano triennale per le opere pubbliche illustrato nei giorni scorsi dall'assessore ai lavori pubblici Efisio Demuru .... Nel piano triennale si parla anche dell'adeguamento e messa in sicurezza di via dei Genovesi, che collega Pauliara e Rio San Girolamo alla strada statale 195. Ancora .... la ricostruzione del ponte di Pauliara per far uscire il rione dall'isolamento.

Ed eccolo qua il Ponte per Pauliara, nel Piano comunale. Prima rifiutato, poi inserito, come il figliol prodigo tra le opere da realizzare. Ma evidentemente i nostri prodi rappresentanti comunali di fare quel ponte proprio non ne volevano sapere ed ecco che ... il 14 aprile il Governatore Cappellacci decide finalmente di occuparsi dei suoi "terremotati" visitando i luoghi dell'alluvione. Evidentemente il nostro sindaco in quest'occasione si è avvicinato al governatore e gli ha detto "ascurta, deu kustu ponti non du bollu, ti ddu potzu torrai?". Il Governatore forse avrebbe anch'egli voluto rispondere "zacca stradoni", ma bonariamente ha acconsentito e fu così che il ponte per Pauliara fu "sbolognato" al Genio Civile e il comune restituì alla Regione i 100 mila euro che aveva avuto come anticipo. E le stelle stanno a guardare .. e la gente attraversa la me..lma a piedi.

(to be continued)

venerdì 17 aprile 2009

Chi è il vero Presidente della Poggio dei Pini?

Probabilmente una società cooperativa come quella di Poggio dei Pini può farsi rappresentare da chiunque, nelle pubbliche assemblee, negli incontri televisivi a diffusione regionale, negli articoli e nelle interviste sui giornali e persino nei tanto sbandierati incontri personali con il Governatore Cappellacci che avvengono durante la digestione del pranzo a casa dello zio. Tutto lecito per carità.
Il fatto poi che a svolgere questa funzione sia una persona dotata di una capacità oratoria tra le più raffinate che io abbia potuto ascoltare in 20 anni di assemblee a Poggio dei Pini, rende il dott. Antonio Sechi un rappresentante estremamente qualificato e, probabilmente opportuno.
Egli infatti forse non chiamerà i carabinieri per proteggere un guado pericoloso nel corso della piena pasquale, ma perlomeno non li chiama per cercare di zittire i soci vocianti alle assemblee.
Non sono rilevanti, poichè parliamo di "rappresentatività", ne i gravi errori compiuti da questa amministrazione e forse ancora di più da quella degli anni '90 presieduta dallo stesso Sechi. Errori di cui oggi paghiamo duramente le conseguenze lamentate, senza alcuna vergogna, dagli stessi artefici.
Sappiamo bene che le parole sono parole e i fatti sono fatti.
Non è neanche troppo importante il fatto che chi ci rappresenta oggi non sia stato eletto dai soci della Cooperativa, bensì cooptato direttamente dal Consiglio di Amministrazione della stessa. A Poggio dei Pini siamo abituati a ben altre ambiguità.
Ciò che invece mi sembra impossibile non constatare, dopo le numerose apparizioni solitarie del dott. Sechi in tutti i mass media, incontri pubblici ed inseguimenti a Cappellacci è: dove è finito il dott. Calvisi, presidente in carica della Cooperativa, eletto con il suo consiglio dalla maggioranza dei soci tre anni fa?
La domanda non è assolutamente tendenziosa perchè appare evidente che, in linea generale, ci si aspetterebbe che a rappresentare una società nei momenti difficili e nelle occasioni importanti sia quasi sempre il Presidente.
Considerata la scarsa informazione che oltrepassa il formidabile "muro di gomma" poggino, dobbiamo pensare che il Presidente si sia dimesso, oppure forse c'è stato solo un avvicendamento de facto?
Quali altri conigli o verranno estratti dal cappello a cilindro della Cooperativa?

Incredibile ma vero: si continua a costruire dentro l'alveo del fiume

Vi invito a leggere l'articolo pubblicato dal Giornale di Sardegna di oggi (scarica). La notizia è clamorosa e sconvolgente ... trovate voi altri aggettivi: dopo quello che è successo il 22 Ottobre si continua a costruire nel letto di piena del Rio S. Girolamo.
La messa in sicurezza di queste nuove case, così come gli eventuali danni che dovessero subire nel caso di una futura alluvione (tocchiamo pure ferro, ma adoperiamoci affinchè quella pagina di storia non si ripeta) ricadrà su tutti i cittadini.
Vi invito ad inviare i vostri commenti sulla vicenda.

mercoledì 15 aprile 2009

Confronto tra S. Antioco e Capoterra

Nel weekend pasquale, come abbiamo visto, si è verificata una nuova emergenza maltempo nella Sardegna meridionale. Vi proponiamo un confronto tra gli interventi di due delle amministrazioni interessante: S. Antioco e Capoterra.

Dall'Unione Sarda di ieri:
SANT'ANTIOCO
Il primo allarme è scattato la mattina del giorno di Pasqua a Sant'Antioco. A lanciarlo il sindaco che si è svegliato con il paese allagato. I tombini della rete fognaria hanno incominciato a saltare uno dietro l'altro e i liquami a invadere le strade. Nelle campagne, poi, è successo il finimondo. I rii Maladroxia e S'Arriaxiu si sono gonfiati a dismisura esondando e bloccando le strade: La frazione di Maladroxia è stata praticamente tagliata in due dal fiume. La strada di Sa Barra è rimasta bloccata, come quella per le spiagge all'altezza di Is Pruinis. Il sindaco Corongiu ha messo in campo una task-force di dipendenti comunali e ha raccomandato ai cittadini di non muoversi di casa mentre a Sant'Antioco arrivavano vigili del fuoco e squadre di Forestali.

CAPOTERRA. .................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

domenica 12 aprile 2009

Memorandum pasquale

Evidentemente avevamo bisogno di un "memorandum". Il 22 Ottobre il cielo ha scaraventato sulla terra 400 mm d'acqua in 3 ore. Sono passati sei mesi da allora e sembra che qualcuno si sia dimenticato tutto.


Eppure, le rovine di Poggio dei Pini, i ponti crollati e il "the day after" della zona sportiva sono ancora là a memoria (speriamo non perenne) del disastro. Gli abitanti delle case più danneggiate di Rio S. Girolamo e Frutti d'Oro 2 sono ancora "sfollati". Possiamo tranquillamente dire che, dopo sei mesi, sia stato fatto poco, toppo poco.
E si badi bene, non parlo solo di infrastrutture o di disagi, come il dovere effettuare un percorso più lungo o attraversare tratti di strada dissestata. Mi riferisco alla sicurezza e alla salute; a quelle fogne a cielo aperto che con il caldo formeranno un cocktail molto pericoloso e alla assoluta mancanza di sicurezza causata da quelle infrastrutture pericolose-pericolanti.

Nonostante le decine di dipendenti, il Comune di Capoterra e la Cooperativa Poggio dei Pini non sono riusciti o non hanno neanche pensato, in tutto questo tempo, ad elaborare nemmeno uno straccio di piano di emergenza provvisorio. Non dico molto: una sirena, un addetto alla chiusura degli attraversamenti sui corsi d'acqua, un pò di informazione. Almeno consentite alla gente di fuggire visto che non siete in grado di proteggerla!

Sono stati invece i cittadini (io e Giacomo) ad avvisare sin da giovedì sera le forze dell'ordine dell'arrivo di una perturbazione per il quale era stato diramato un allerta meteo moderato (lo stesso del 22 ottobre). Niente panico, ma allerta e almeno venga chiuso quel quado.

Come ho scritto giovedì sera, dal momento in cui il rio ha incominciato ad ingrossarsi, il guado di Poggio dei Pini è stato lasciato colpevolmente incustodito e gli automobilisti hanno così potuto giocare alla "roulette russa" a 50 metri dal punto in cui due persone sono state trascinate via, perdendo la vita.
Ho poi saputo che la polizia municipale capoterrese ha posizionato prima una inutile "fettuccia" e poi alcune transenne all'imboccatura di questo guado ma, incredibilmente, qualche imbecille le ha ripetutamente rimosse!!

Ad ogni modo nella giornata di oggi le costanti (anche se fortunatamente non torrenziali) precipitazioni hanno ingrossato i corsi d'acqua creando un certo allarme in tutto il territorio capoterrese. Non so quanti mm. di pioggia siano caduti e quale sia stata la portata raggiunta dal fiume, forse 60 mc/sec.
Se è vero che i politici hanno dimenticato, o fanno finta di ignorare, l'alluvione del 22 ottobre, chi l'ha vissuta sulla propria pelle vive ancora con la paura e quando piove viene da chiedersi "come sarà il fiume adesso?", "come sarà più a monte?", "qual'è la situazione dei ponti, del guado?".

Uno degli aspetti positivi di questa tragedia è l'amicizia che si è creata tra chi vive da una parte e dall'altra del Rio. Ecco quindi che su Facebook gli amici di Frutti d'Oro chiedono a quelli di Poggio com'è la situazione a monte, attivando un "monitoraggio" un pò sui generis ma comunque certamente più efficace del "nulla" realizzato dalle istituzioni "competenti" ( o incompetenti?). Come diceva De Andrè "dal letame nascono i fiori". In una comunità suddivisa in frazioni-fazioni che si ignorano o si accusano a vicenda qualcuno ha pensato bene di seminare amicizia e collaborazione.
Ho fatto un pò di foto e qualche filmato del s. Girolamo, in questa giornata pasquale. Spero che servano a ricordare, se proprio ce ne fosse ancora bisogno, che il fiume si può assopire e risvegliare quando vuole.










Il tratto del Rio a monte del lago.











Il guado dei campi sportivi e la diga del lago piccolo











Il canale scolmatore del lago di Poggio e l'asilo di S. Girolamo










Il vecchio ponte sulla SS195 e la foce del Rio S. Lucia (Maramura)

sabato 11 aprile 2009

Utilizzo dei siti meteo

di Lorella Vargiu
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Le mie personali prove di controllo meteo sul sito www.meteoam.it

In questi giorni le precipitazioni sono state intense e ci giunge la notizia che, su molti siti meteorologici ufficiali e non, si segnalano altri fenomeni meteorologici in arrivo.
La sera del 9 aprile, per verificare i fenomeni già in corso, mi metto davanti al portatile e provo a seguire gli eventi sul sito del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare che sembra riportare l’informazione più completa e interpretabile, in tempo quasi reale. I dati infatti si riferiscono a 2-3 ore prima dell’ora attuale, cosa che può consentirti di capire, se riesci ad interpretare correttamente, se qualcosa sta per arrivare sopra la tua casa.
A mezzanotte, nel sito www.meteoam.it posso dunque vedere le immagini di tre ore prima:


Dalle immagini, mi sembra di poter capire che:

  • a sud della Sardegna, sulla costa della Tunisia, si trova un denso corpo nuvoloso in rotazione antioraria attorno ad un punto centrale (indicato in rosso nella Figura 1)
  • l’animazione fornita dal sito mostra che la formazione non si sposta o è molto lenta

  • il corpo nuvoloso si espande lentamente

  • è accompagnato da scariche elettriche piuttosto concentrate (Figura 2)

  • l’altezza delle nubi sulla Tunisia ha un massimo di 7700 m (Figura 3), per quel che ne so, non molto elevata (ho sentito, da un esperto del servizio meteo ARPAS, che le nubi il giorno dell’alluvione raggiungevano i 13000 m).

Quello che mi interessa adesso è capire se questa formazione possa spostarsi e/o estendersi alla Sardegna.
Resto perciò in osservazione:

La formazione sembra stazionaria sull’area marina prospiciente la costa tunisina.

Non pare ancora interessata la Sardegna e i fenomeni temporaleschi sembrano stazionari al largo della Tunisia, oltreché in attenuazione.

La mattina del 10 aprile, la situazione è la seguente:

La perturbazione mi sembra quasi esaurita, con uno strascico presso la Sicilia occidentale.
Una domanda: è corretto monitorare in questo modo la situazione meteo?
E’ possibile mettere tutti in grado di usare correttamente gli strumenti dei siti meteo?
A questo punto, sarebbe utile chiedere agli esperti della Protezione Civile, a quelli del Servizio Meteo Regionale e del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare se un simile utilizzo dei dati sia razionale e attendibile, se c’è il rischio di interpretazioni errate, qual’è il modo migliore e corretto per utilizzarli.

Si sottolinea un fatto:
le previsioni meteorologiche, utili nel segnalare l’avvicinarsi di perturbazioni più o meno intense, si dimostrano totalmente inadeguate a fornire supporto in corso di evoluzione dei fenomeni meteorologici, perché utilizzano modelli di simulazione calibrati sull’andamento normale delle precipitazioni e non sui fenomeni estremi.

Le immagini in tempo quasi reale, al contrario, rappresentano i fenomeni nella loro forma effettiva e possono consentire l’individuazione di eventi critici in arrivo anche ad un profano, purché dotato delle opportune istruzioni per l’uso.
Perciò credo che si debba fare uno sforzo per indicare a tutti come utilizzare questi strumenti meteo in modo rigoroso e semplice, ma questo compito non compete ad un privato cittadino: compete agli esperti degli enti preposti.

In conclusione:

aumentare l’informazione e la consapevolezza della popolazione può aiutare a mitigare gli effetti dell’attuale mancanza di un piano particolareggiato di protezione dalle alluvioni e di un sistema efficiente di allertamento.

mercoledì 8 aprile 2009

Irresponsabili

Sono le 18.30 di mercoledi 8 aprile. Come ogni giorno infrasettimanale sto percorrendo la strada che da Macchiareddu porta a Poggio dei Pini, passando prima per la dorsale consortile e poi per le stradine interne delle campagne capoterresi.
Una pioggia fitta e battente in un cielo grigio mi fa pensare che questa stagione, la più piovosa che memoria d'uomo ricordi da queste parti, non vuole proprio finire e continua piovere. Da un certo punto di vista, come ho scritto in un pezzo di qualche mese fa, questa pioggia ha anche un effetto positivo. Mischiandosi con gli scarichi fognari che confluiscono nel Rio San Girolamo, posticipa il disastro a cui assisteremo molto presto se, come appare evidente, le reti fognarie non saranno riparate prima dell'arrivo del caldo. Presto il rio scomparirà, lasciando solo .....

Nella strada che percorro le pozzanghere sono ampie e profonde. Devo stare attento all'acquaplaning perche al mio passaggio si alzano due muri d'acqua. Rallenta Giorgio. Poi mi viene da pensare: e il guado? Come sarà quel guado scalcinato sotto il ponte crollato? E' un rischio, certamente. Non devo andare a Pauliara ma voglio dare un'occhiata.
In una bella giornata di sole, con il fiume ridotto a un ruscello, capisco che la gente passi di la. E' molto comodo. Le altre strade sono lunghe e pericolose: 3 o 7 km. Il comune di Capoterra, impegnato nel gioco dello scaricabarile, non ha mai sistemato lo stradello che conduce al guado che si trova in quella valle di lacrime che cono i campi sportivi.

Buca per buca, tanto vale passare sotto la diga. Ma oggi non si può, arriva molta acqua dal cielo e verrà rilasciata per ore dalle pendici scoscese del S. Barbara e dell'arco montano che circonda la valle del S. Girolamo. Non si può rischiare che, a un certo punto, il livello e la forza dell'acqua, che come abbiamo visto è imprevedibile, arrivi al punto di trascinare l'automobile. Come è possibile correre un rischio del genere sei mesi dopo quello che è successo; quelle auto e quelle persone trascinate via a pochi metri da dove oggi si continua a sfidare la sorte anche in una giornata di forte pioggia.
Mi avvicino alla zona del ponte crollato e guardo l'accesso al guado, provvisorio e incustodito, APERTO.


Una Smart scura, minuscola, si appresta a scendere verso l'acqua. Ma all'autista il S. Girolamo deve essere sembrato l'Acheronte. Inverte la marcia e torna indietro. Bravo! Chi passerà dopo?
Ma come è possibile, mi chiedo, che nessuno abbia pensato di chiudere questo passaggio, perlomeno in una situazione simile? Il terreno è della Cooperativa Poggio dei Pini. Provo a chiamare, 725218. Niente. Faccio il numero di telefono delle guardie giurate per chiedere se avessero ricevuto indicazioni, in caso di pioggia, di transennare quel passaggio. Nessuna risposta.
A casa il computer mi dice che per oggi e domani è stata diramata una allerta meteo per la Sardegna meridionale e vedo nella foto satellitare un grosso ammasso nuvoloso che si trova tra la Tunisia e la Sardegna. Non dobbiamo tutti improvvisarci meteorologi, non dobbiamo sostituirci alla protezione civile e soprattutto non dobbiamo più giocare alla roulette russa passando sopra i fiumi in piena. BASTA!
Chi ha le responsabilità della gestione delle infrastrutture faccia la sua parte. Non mi sembra un impresa ciclopica mettere una transenna nei giorni di pioggia. Quel guado è utile a molti, inutile negarlo. Il nuovo ponte arriverà tra un anno o forse anche dopo, ma se ci si comporta come bambini con un giocattolo pericoloso, c'è anche la possibilità che quel passaggio venga chiuso anche quando, in primavera, il rischio sarà cessato.
Sulla scrivania prendo in mano un foglietto arrivato l'altro giorno con la posta (snail mail). E' della Parrocchia locale. Leggo "si deve riconoscere che si sta lavorando alacremente, soprattutto da parte della Cooperativa, a ripristinare il territorio e a rimetterlo in sicurezza, nonostante la limitatezza dei mezzi e del personale disponibile". Alla faccia della sicurezza.
Prossimi appuntamenti: è Pasqua tra pochi giorni e presto ci saranno le elezioni della Cooperativa.

martedì 7 aprile 2009

Servono soldi 2

In allegato all'articolo precedente pubblico il comunicato stampa di Christian Solinas, che si riferisce al suo emendamento alla finanziaria regionale.
ALLUVIONE:SOLINAS (PSDAZ),10 MLN FINANZIARIA PER INFRASTRUTTURE (AGI) -
Cagliari, 4 apr. - A cinque mesi di distanza dall'alluvione che, il 22 ottobre scorso, devasto' alcuni centri del Cagliaritano, le comunita' colpite, in particolare quella di Capoterra, stentano a ritornare alla normalita'. La denuncia e' del consigliere regionale del Psd'Az Christian Solinas che stamane, in una conferenza stampa, ha illustrato un emendamento, da inserire nella manovra finanziaria 2009, per stanziare 10 milioni di euro da destinare all'avvio di un piano straordinario di interventi di infrastrutturazione, in capo alla competenza esclusiva dell'assessorato regionale ai lavori Pubblici. "Chiedo alla Giunta e alla commissione Bilancio, che iniziera' martedi' l'esame della legge finanziaria", ha spiegato l'esponente sardista, "di dare un segnale forte di solidarieta' alle popolazioni che attendono di uscire dall'emergenza".
Le difficolta' di riportare alla normalita' la situazione, secondo Solinas, dipendono anche dallo "spezzettamento delle competenze tra istituzioni ed enti che rendono piu' complicata linterlocuzione tra i vari soggetti e impediscono, di fatto, una strategia organica di ripristino".
La proposta del consigliere regionale prevede, inoltre, che gli stanziamenti e le economie, comprese le risorse non ancora spese per la ristrutturazione di opere pubbliche, confluiscano anch'esse nel fondo unico. Le preoccupazioni sono acuite dall'avvicinarsi della stagione estiva, in particolare per le condizioni igienico-sanitarie della zona dove, ancora il sistema fognario, in seguito allo straripamento del Rio Girolamo, riversa i liquami prima nel lago e poi nel mare. Genera apprensione, inoltre, lo sversamento di acque nere dal centro abitato di Capoterra verso l'area del Casic dove sono presenti numerose attivita' agricole e serre.

Servono soldi!

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato in anteprima la notizia dello "sblocco" dei finanziamenti che consentiranno perlomeno di avviare la progettazione del "Ponte per Pauliara". Abbiamo registrato anche i primi commenti soddisfatti, ma non dimentichiamoci che si tratta solo del 10% di una delle tante attività e che questi soldi erano già stati stanziati dalla giunta Soru. Nulla di nuovo quindi. Ci son ancora tante opere che ancora non partono (sebbene finanziate) e moltissime altre non sono mai state oggetto di finanziamento, ma saranno comunque necessarie affinchè questo territorio diventi un area in cui poter vivere in sicurezza e con una qualità della vita perlomeno simile a quello che esisteva prima.

Abbiamo ripetuto tante volte che molte opere dipenderanno dallo Studio Idrogeologico dell'area, per il quale la giunta Soru ha stanziato 500 mila euro. Ebbene, di questo studio non si ha alcuna notizia. Desaparecido. E' iniziato? E' stato affidato? E che ne è di quel "patto del fiume" tra gli enti e la popolazione che è stato annunciato dal resp. del Distretto Idrografico ing. Silvano il 29 novembre davanti a centinaia di alluvionati (leggi il nostro articolo)?

Su tutti questi temi esiste, a 6 mesi di distanza dall'evento alluvionale, il più assoluto silenzio. E' un silenzio che qualcuno cerca di rompere: innanzitutto noi in questo blog che dal giorno dell'alluvione diffondiamo informazione, documentazione, partecipazione e unità. Ultimamente è attiva l'Associazione 22 Ottobre, che è riuscita a radunare i massimi esperti delle discipline scientifiche legate all'idrogeologia realizzando due incontri con la popolazione che hanno certamente aiutato a capire che cosa è successo quel giorno, che cosa succederà in futuro e ad avere una idea di quello che bisogna fare, da subito.

Le entità che operano direttamente sul territorio, invece, non hanno contribuito alla conoscenza. Qualcosa ha fatto la Cooperativa Poggio dei Pini, radunando la popolazione del centro residenziale in alcune occasioni. Si tratta però di una azione nella quale la sacrosanta richiesta del ritorno alla normalità si intreccia con l'interesse alla cementificazione di zone in cui il rischio idrogeologico, come la realtà ha purtroppo dimostrato, è assai elevato. Il Comune di Capoterra sembra invece uno spettatore in questo contesto. Il Sindaco e gli assessori, incalzati dalla stampa, si limitano a dire "non ci hanno dato i soldi, non possiamo fare niente", che poi pare sia anche vero. Oppure "il ponte avrebbe dovuto farlo il Genio civile, perchè lo hanno affidato a noi?". Che sarebbe come dire "siamo degli incapaci, non sappiamo neanche sistemare un guado provvisorio o un paio di buche nella strada, ma perche ci fate fare i ponti?". Ci hanno almeno rappresentati e hanno difeso i nostri diritti? Quali azioni hanno fatto per difendere il loro territorio sul quale oggi incombe il terrore della crisi sanitaria e dove la viabilità in alcune zone è da 6 mesi del tutto simile a "the day after"? Ancora una volta Capoterra si è dimostrata madre-matrigna per i cittadini delle lottizzazioni periferiche. Come ci si può lamentare della poca coesione sociale esistente nel comune e del fatto che molti cittadini "immigrati" nelle frazioni non si sentano "capoterresi" se l'amministrazione assume un comportamento di questo tipo? Sono proprio atteggiamenti di questo tipo che seminano la divisione.

La presenza, in questo contesto di abbandono, di non pochi consiglieri comunali residenti nelle frazioni, testimonia come nel Comune di Capoterra, più che una logica di partiti o di proposte, regni la logica dell'emarginazione delle frazioni. Il fatto, poi, che l'emarginazione ed il menefreghismo siano stati perseguiti anche in occasione di una disgrazia dalle proporzioni catastrofiche, rende il comportamento di queste persone imperdonabile. Certamente ci ricorderemo di loro alle prossime elezioni.

La Regione Sardegna ha iniziato molto bene, con i rimborsi rapidissimi. Poi però le dimissioni del Governatore hanno provocato l'empasse in alcuni uffici regionali, con i conseguenti gravi ritardi di cui oggi stiamo pagando le conseguenze. E i soldi? In ottobre la regione ha stanziato un cospicuo finanziamento con il quale sono stati ristorati i danneggiati e sono state finanziate le opere di cui abbiamo parlato sinora.

Ma tante altre cose: la sistemazione dell'alveo del fiume dalla foce sino al monte, il piano di emergenza, la eventuale delocalizzazione di alcuni edifici, la ricostruzione di altri 4 ponti secondo criteri compatibili con le portate del 22 ottobre, la sistemazione della viabilità principale e minore, la messa in sicurezza degli invasi (laghetti), sono tutte opere che non hanno ancora ricevuto alcun finanziamento. La finanziaria è in discussione in questo mese di aprile. Una cosa è certa: ad oggi non c'è un euro per le aree alluvionate. Il governo nazionale non ha dato niente sin dal primo giorno, mentre ha riversato fiumi di denaro su altre aree del paese colpita da eventi molto meno problematici (restano famosi i 150 Mln per pochi cm. di cenere su Catania).
In questo contesto si stanno muovendo i consiglieri regionali capoterresi (guardacaso entrambi residenti nelle frazioni) Marco Espa e Cristian Solinas.
Il primo ha presentato una proposta di legge regionale da 40 MLN (scarica), mentre il secondo ha annunciato un emendamento alla finanziaria per 10 MLN. Non conosciamo il contenuto della richiesta di Solinas.

La proposta di Marco Espa contiene molte delle indicazioni che l'Associazione 22 Ottobre e alcuni interventi di questo blog hanno fatto emergere negli scorsi mesi, in particolare il riferimento al Parco Fluviale del S. Girolamo. E' molto probabile che anche il rappresentante dei quattro mori intenda muoversi sullo stesso fronte, tant'è che ho più volte sollecitato una azione comune.
Purtroppo la politica ha le sue leggi e prevede lo scontro tra i "poli". Speriamo invece che per ricostruire la valle del S. Girolamo si crei una unità di intenti che consenta di ottenere i finanziamenti necessari; perchè una cosa è chiara: senza soldi non avremo alcuna sicurezza e saremo predisposti ad altra distruzione in occasione della prossima alluvione (tra 5 anni o il prossimo ottobre?). Avremo laghi prosciugati con incendi e boschi in fumo, ponti inedeguati che crolleranno di nuovo alla prossima alluvione oltre a fare da tappo, creando onde di piena.
Seguiamo quindi con interesse cosa accadrà nella finanziaria regionale. Per ora non c'è niente e i nostri due prodi dovranno scontrarsi con un'orda famelica in cerca di denari.
Non servono solo soldi. Anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Quello che è successo deve insegnare anche a noi a rispettare questa natura e ciò che le appartiene e a vivere in maggiore armonia con essa.

giovedì 2 aprile 2009

Primi lavori negli impianti fognari a Pauliara

di M. Rita Lai
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Dopo quasi 5 mesi e mezzo sono iniziati, da circa una settimana, i lavori di rifacimento degli impianti fognari nella zona di Pauli Ara. In particolare venerdì scorso alcuni operai, dipendenti di una ditta d’appalto esterna di Abbanoa, hanno iniziato a rimettere in sesto la centrale di sollevamento fognario, presente subito a valle del guado della zona sportiva, realizzata proprio nel bel mezzo dell’alveo divagante del fiume.
La centrale era stata completamente devastata dal fiume in piena e tutte le sue parti riempite di sabbia e massi, la recinzione in acciaio era stata travolta dalla forza di massi e tronchi e completamente divelta e accartocciata, il piazzale e la sala pompe erano completamente riempiti di sabbia e grossi massi, come si può vedere anche nelle foto sottostanti.











L’impianto di sollevamento fognario come si presentava a febbraio

L’impianto di sollevamento fognario visto da valle




La zona dell’impianto oggi: sulla destra si nota la nuova recinzione e a sinistra i sacchi pieni di detriti
Insomma qualcosa inizia a muoversi, sarà un primo segnale della lenta ripresa verso la normalità degli impianti fognari? Adesso speriamo che, come più volte promesso, Abbanoa avvi al più presto anche i lavori sulle condotte distrutte. Secondo le ultime informazioni raccolte in questi giorni, pare che il progetto esecutivo, che doveva essere predisposto dalla Ditta vincitrice della gara d’appalto, stia per arrivare alla conclusione e subito dopo inizieranno i lavori.

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