Chi sono i disinformati? Siamo noi. Disinformati su che cosa? Sull'attività della giunta comunale capoterrese. E chi lo dice? Lo dicono i consiglieri o assessori comunali e la loro claque. Bene, hanno ragione.
A questa catena logica di considerazioni manca un anello che chiude il cerchio. A chi spetta il compito di informare? Beh sempre a loro, alla Giunta. Quindi chi accusa i cittadini di essere disinformati è proprio il soggetto che dovrebbe informarli. La contraddizione appare evidente.
Chi si occupa dell'informazione a Capoterra? Il Comune con il suo sito così povero di contenuti e assolutamente privo di spunti di riflessione ed approfondimento? Forse l'Unione Sarda con i suoi brevi articoli che quando non raccontano la cronaca spicciola si trasformano in spot pre o post elettorali? No di certo. L'informazione e l'approfondimento in questo comune è molto forte grazie a Internet, grazie a CapoterraOnline a Capoterra.net , a Demos e a Facebook (e spero di non avere dimenticato nessuno).
In realtà quello che succede è frutto del cambiamento cui stiamo assistendo nel mondo dell'informazione, ma anche della politica. Esistono dei clichè collaudati che vengono ripetuti da generazioni di politici, anzi politicanti. Uno di questi riguarda proprio l'informazione.
Il giochino è il seguente: non ti faccio sapere quello che faccio e come lo faccio; faccio trapelare poche informazioni, solo quelle che mi fanno comodo, utilizzando mezzi di comunicazione che in qualche modo controllo e poi quando, casualmente (ma è meglio evitare), mi trovo davanti a qualcuno che mi pone domande scomode io rispondo: "lei non è informato!". Ha sempre funzionato.
Un altro trucchetto molto noto è quello di "conservare" per l'ultima parte della legislatura alcune "grandi realizzazioni", per esempio un centro sportivo, che lascino negli elettori l'idea di grande attivismo e capacità degli amministratori uscenti. Lo sappiamo tutti che prima delle elezioni è tutto un brulicare di cantieri. Per chi ha qualche annetto sulle spalle, e di elezioni ne ha viste molte, è una specie di rappresentazione teatrale.
L'obiettivo di questi lavori è sempre duplice: da un lato alterare e riepmpire di lustrini l'immagine, spesso spenta, del lavoro fatto (o non fatto) da una amministrazione, dall'altro, ahimè, alimentare il voto di scambio perchè i cantieri significano lavoro e buste paga.
Non quindi "la giunta dell'alluvione" e delle tante esondazioni che si sono succedute negli ultimi 12 anni senza prendere provvedimenti efficienti, quella del piano di protezione civile inesistente, quella dell'asilo "vista fiume" e delle palazzine costruite sul burrone di s'acqua e Tommasu. E nemmeno la Giunta degli scaricabarile e dell'emarginazione delle frazioni capoterresi.
Sia chiaro, se qualcuno pensa che io remi contro questa giunta per partito preso, si sbaglia. Questa è anche la giunta che in passato ha saputo dire un NO netto e coraggioso a un piano di massiccia speculazione edilizia che avrebbe irrimediabilmente rovinato il nostro territorio. E' la giunta che ha protestato (seppur senza successo) contro il continuo posizionamento di servitù nel territorio: elettrodotti, impianti di compostaggio puzzolenti etc. E' la giunta che in un modo o nell'altro dopo l'alluvione si è data da fare.
La cosa triste è che i giovani di oggi che si dedicano alla politica ereditano dai loro predecessori i medesimi schemi mentali e persino il linguaggio. E' da decenni che vedo facce nuove ma le frasi sono sempre le stesse. I giovani politici, trentenni o quarantenni, sono contenti quando riescono a fare un bel discorso nel quale trovo le stesse parole che sentivo negli anni 80 da Valerio Zanone, uno famoso per non dire nulla di concreto. E il bello è che pretendono anche di definirsi "di sinistra".
In questo modo, se ritenete che il paese abbia bisogno di un cambiamento, scordatevelo. Non lo avrete certamente da questi piccoli emuli di Pietro Longo, Zanone, Nicolazzi, De Mita, Martelli o Rutelli. Tra destra o sinistra, da questo punto di vista, sono realmente nella stessa tragica situazione. Basta poi che uno parli chiaro, in modo diretto e originale, con la sua testa per diventare un eroe, come Vendola o Saviano. In Sardegna forse così c'è solo Efisio Arbau. Mosche bianche.
Torniamo all'informazione. Il problema è che la realtà deve essere raccontata per quella che è, con i suoi chiaroscuri, altrimenti potremo tranqullamente definirci in uno stato di semi-democrazia o, se vogliamo di semi-regime. D'altronde i ricordi del regime, quello vero degli anni 30-40 non sono cosi deboli, e molti ricordano come veniva "controllata" l'informazione in quel periodo.
Proprio in questi giorni si fa un gran parlare di Internet e di Wikileaks. Si tratta di un attentato alla stabilità del sistema o solo il tentativo di riportare l'informazione su un livello più vicino alla verità? Mi occupo di informazione telematica da tempi pionieristici (1996), quindi forse potete immaginare quale sia la mia risposta personale a questa domanda.
Viviamo in un periodo di grandi turbolenze con grandi cambiamenti in atto (o comunque in pentola). La politica e l'informazione si adegueranno al cambiamento oppure cercheranno di riproporre sempre gli stessi schemi facendo finta di nulla? E l'elettorato come si comporterà?
Per adesso abbiamo avuto segnali contrastanti. Pensiamo alle ultime elezioni provinciali, quando è andato a votare solo il 24% degli aventi diritto. Il vincitore, condannato in primo grado per "murigo", ha festeggiato come se fosse una grande vittoria popolare.
Un altro elemento importante di questo teatrino delle elezioni è sempre l'informazione, in particolare la stampa che è sempre stato lo strumento principe per le campagne elettorali, ancor più della televisione. In Sardegna, o meglio nella provincia di Cagliari, dire stampa significa dire Unione Sarda. Sono vecchio abbastanza per avere visto questo giornale lanciarsi a peso morto nelle campagne elettorali, scagliarsi in modo addirittura brutale contro politici "ostili" non tanto all'ideologia, ma soprattutto agli interessi economici del proprio editore di turno. Ieri Grauso, oggi Zuncheddu. Ho visto Federico Palomba dipinto come un delinquente dal balente puripregiudicato Antonangelo Liori negli anni 90, lui si vero e comprovato delinquente. Ho assistito alla vergognosa campagna mediatica contro Renato Soru, l'unico leader veramente libero che i sardi abbiano avuto negli ultimi 50 anni. Anche a livello comunale, l'Ugnone ha i suoi favoriti. Li spinge e protegge senza alcuna vergogna.
Clamoroso un articolo pubblicato sul quotidiano cagliaritano una decina di giorni fa. Un articolo che riguarda il sindaco di Capoterra. Marongiu, insieme ad altre persone aveva ricevuto due avvisi di garanzia nei mesi successivi all'alluvione. Indagare in un caso del genere, con morti e disastri è un atto dovuto, soprattutto alle famiglie di chi ha perso la vita. I reati su cui si indagava erano "disastro colposo" e "omicidio colposo". Uno grave e l'altro no? Non proprio, purtroppo entrambi molto pesanti.
E' doveroso ricordare che si è innocenti sino a prova contraria e che chi amministra si espone a responsabilità che è molto difficile prevenire. Talvolta dietro un reato vi sono gravi inadempienze, illeciti, corruzione etc, ma non sempre sei in grado di controllare tutto ciò di cui sei responsabile quando hai una carica pubblica e ti fai carico anche delle azioni dei collaboratori. Dall'altro lato non è possibile che in questo paese una persona possa essere travolta e morire per avere attraversato un ponte sottodimensionato.
Ad ogni modo saranno i processi a fare il loro corso e a stabilire come stanno le cose, il compito del giornalista sarebbe quello di raccontare la realtà. E invece... guardate in po' come è stata pubblicata questa notizia sull'Unione. Potete scaricare il file originale. In grande nel titolo "Disastro colposo, Sindaco scagionato". In piccolo alla fine dell'articolo troviamo la frase "l'omicidio colposo è contestato a Cocciu, Novella e Marongiu". Non si capisce facilmente che, a essere stato rinviato a giudizio per omicidio colposo è la stessa persona che nel titolone è stata annunciata come "scagionata". Un altro dettaglio che trovo significativo: l'articolo NON è firmato da alcun giornalista. Eppure c'è sempre una firma o una sigla in tutti gli articoli, anche quelli sul barboncino smarrito. In questo no, come mai? Dev'essere la vergogna. Dato che l'articolo era "pilotato" perlomeno il povero giornalista che l'ha dovuto confezionare ha preferito evitare di apporvi il proprio nome.
Chissà quanti lettori frettolosi, nel leggere cotanto titolone di assoluzione, avranno richiuso il giornale pensando che il Sindaco era del tutto estraneo all'indagine sull'alluvione e quindi pronto a essere rivotato anche alle prossime comunali (anche se non può essere eletto).
Non avranno di certo capito che invece dovrà essere processato per omicidio colposo. Dopo le indagini, difatti, il magistrato rinvia a giudizio solo qualora abbia trovato degli elementi di colpevolezza, che dovranno essere vagliati in sede processuale. Immagino che se il rinvio a giudizio avesse colpito Renato Soru lo stesso giornale avrebbe titolato "Soru processato per omicidio" e non "Soru scagionato". La verità può essere raccontata in molti modi.
Qualcuno potrebbe dire: non lo leggere, il giornale. Io ci sto ma allora che il giornale restituisca i milioni di euro ricevuti dallo stato per informare, non per disinformare. L'informazione non è solo un business, è un servizio pubblico fondamentale.
Controllare un giornale, soprattutto un giornale con la squallida tradizione politica dell'Unione, è facile nel nostro corrotto paese. Non si può invece controllare Internet, che nel post alluvione, a Capoterra ha ricevuto un notevole impulso. Solo chi non ha capito niente può pensare di fermare Internet. Potrebbe cercare di intimidire i titolari di un sito, di due siti, ma anche cosi facendo non potrebbe impedire che ne vengano aperti altri.
Chissà se a Capoterra i titolari dei siti ricevono pressioni, intimidazioni, volte a "mitigare" la loro voglia di raccontare le verità, i fatti e le opinioni scomode. Se li incontrate, chiedeteglielo.
L'ultimo dubbio riguarda voi lettori/elettori. Che influenza avrà questo modo di informarsi non più monopolista e distorto sul vostro rapporto con la politica. Che rapporto avrà il mesto raccolto seguito ad una semina sbagliata a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni? Continueremo con gli stessi meccanismi oppure decideremo di cambiare?