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lunedì 10 maggio 2010

Il lago che ritarda la piena

Pubblico volentieri questo contributo inviato dall'Ing. Alessandro Carta che ci fornisce alcune osservazioni sullo studio Hydrodata e in modo particolare sul ruolo attribuito al lago di Poggio. Personalmente ho trovato particolarmente interessante la considerazione sul ruolo che questo pur piccolo bacino può svolgere nei confronti delle piene. Si è difatti detto, ed è riportato anche nello studio, che il lago, con i suoi circa 250 mila metri cubi di capacità (oggi ridotti a 40 mila) non sarebbe in grado di contenere una piena come quella del 22 ottobre 2008 che ha riversato alla foce circa 4.500.000 metri cubi d'acqua e fango. E' vero. Pero' L'ing. Carta ci fa riflettere sul'azione di ritardo svolta dal bacino e sulla decisiva influenza che questo ritardo potrebbe avere sul piano di emergenza che riguarda tutti i territori che si trovano a valle di esso.

Giorgio Plazzotta


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di Alessandro Carta


Dalla illustrazione del nuovo progetto Hidrodata si è notato che, mentre sono state tenute in conto alcune osservazioni della Cooperativa Poggio dei Pini, il progetto stesso, da quanto si è riusciti a cogliere in tale sede, è rimasto praticamente invariato per quanto riguarda il laghetto, cioè il lago grande. La cosa non è assolutamente secondaria e, a mio avviso, deve essere affrontata subito, prima che gli interessati si convincano che la soluzione sia ormai scontata e definitiva.
Io avevo a suo tempo, in occasione di alcuni incontri al riguardo, formulato una osservazione sulla necessità di considerare tale lago come struttura esistente atta a costituire una (certo moderata) laminazione delle piene. Tale osservazione di larga massima, proposta in modo sicuramente affrettato e qualitativo, pare non abbia avuto alcun esito e neppure alcun momento di approfondimento. E’ pertanto rimasto lo schema che prevede un setto divisorio di circa 200 metri fra il torrente in piena e il lago, del quale non è facile dedurre la cinematica di funzionamento nelle varie situazioni meteoriche e le relative quote idriche, ma si immaginano i costi imponenti e le difficoltà di gestione dell’impianto.
E’ chiaro che il dimensionamento di tale setto, graficamente illustrato come un paramento quasi astratto, necessita probabilmente anche di uno spessore planimetrico maggiore, dovendo sopperire a spinte idrostatiche e dinamiche notevoli e varabili secondo l’evolversi degli eventi meteorici. Oltre alla necessità di impianti a monte e a valle atti a regolamentare l’ingresso al lago e lo sfioro.
Ma, a parte tali valutazioni economiche, in alternativa a tale schema, che comunque necessiterebbe di varie precisazioni, mi pare sia necessario effettuare una serie di considerazioni sulla opportunità generale di far attraversare l’ambito del lago da parte del torrente sia in fase di magra che in occasione di piene.
E’ parso infatti di capire che agli effetti della laminazione delle piene il volume di invaso del lago (orginariamente mi risulta di circa 250.000 mc) sia stato considerato irrilevante in rapporto ad una portata di piena del torrente come quella rilevata il 22 ottobre 2008 (calcolata in 409 mc/sec, in tale località). In effetti, ma solo quando il lago fosse inizialmente vuoto, si avrebbe un tempo di riempimento dell’invaso di circa 10 minuti, durante il quale a valle non scenderebbe una goccia d’acqua. E’ comunque un buon intervallo di preavviso per l’attivarsi di sistemi di allarme non solo a Poggio ma anche su tutta l’asta del torrente fino alla foce.
Una prima considerazione deve esser fatta sulla esigenza assoluta, al contrario di quanto avvnuto in occasione del nubifragio del 22 ott. 2008 (assolutamente inaspettato) di operare un continuo monitoraggio delle perturbazioni in arrivo, già diverse ore prima dell’evento, in modo da attivare le necessarie misure di sicurezza compresa quella di svuotare con la dovuta e possibile tempestività e gradualità il lago in occasione del paventarsi di eventi che vengano giudicati sicuramente preoccupanti. Facendo defluire per esempio una portata di 25 mc/sec il lago si svuota in circa tre ore. E’ evidente che in occasione di eventi simili l’acqua nel lago si ripristinerebbe comunque e subito, consentendo almeno un periodo di riempimento come quello calcolato (10 minuti).
Un’altra considerazione riguarda, per assurdo, la maggiore sicurezza che avrebbe qualsiasi arteria di traffico a valle del lago rispetto a quelle a monte dello stesso per la quale non è possibile alcun preavviso sull’arrivo della piena.
Ma il discorso deve essere ulteriormente approfondito con le seguenti altre considerazioni.
1) Innanzitutto è un po’ contradditorio il fatto che il volume dell’acqua nel lago quantitativamente sia considerato rilevante, e quindi preoccupi gli insediamenti a valle per la eventuale tenuta della diga, mentre la stessa quantità di acqua sia considerata irrilevante sotto l’aspetto della laminazione della piena. E’ evidente che i fenomeni sono connessi e paralleli e che si debba considerare l’effetto lago, più che come smorzamento della piena, come un efficace ed utilissimo preavviso.
2) Ma un vantaggioso effetto di laminazione vero e proprio può esservi comunque nel caso di eventuali accumuli idrici dovuti ad intasamenti locali a monte, come quello verificatosi probabilmente nella zona dell’Hydrocontrol per l’accumulo di detriti e quant’altro, in occasione dei quali, al momento del cedimento di tale sorta di diga, vi è un deflusso istantaneo (o quasi) dell’accumulo idrico relativo. Dato che la quantità d’acqua connessa a tali fenomeni risulta in genere notevolmente più ridotta rispetto al volume di invaso del lago, questo sarebbe atto a smorzarlo interamente. E ciò sia nella fase di riempimento del lago che, anche se in misura ridotta, a lago già pieno.
3) Ma vi è di più. Infatti si è fatto fin qui riferimento ai tempi di riempimento del lago in occasione dell’evento più calamitoso avvenuto (409 mc/sec) calcolato in circa 10 minuti. Da tale momento si attiverebbe però il deflusso dallo sfioratore che, se sufficientemente dimensionato, è atto a smaltire la portata massima previa formazione graduale di un sovralzo del liquido, che dipende dallo sfioratore e che si raggiunge solo a regime. Anche tale fase consente ulteriori tempi di allarme dell’ordine di altri 5 minuti (nel complesso 15 minuti di preavviso). Vi è poi da considerare che, per fortuna, non tutti gli eventi sono così catastrofici come quello citato. Già infatti tutta la progettazione delle varie opere pare sia stata improntata su un dimensionamento bilanciato su eventi meno intensi e più frquenti, con una portata di massima piena sotto i 200 mc/sec che consentirebbe di raddoppiare il tempo di allarme preventivo suddetto, valutabile quindi in circa mezz’ora. E’ evidente che in occasione di eventi meteorici più frequenti, ma pur sempre preoccupanti, si avrebbero ben più ampi tempi di messa in sicurezza della viabilità e delle zone di possibile invasione dell’acqua. Mentre nessun preavviso si avrebbe con la soluzione proposta da Hydrodata con la quale, senza l’effetto smorzante del lago, l’onda di piena arriverebbe improvvisa con la sua massima potenza distruttiva.
4) Ma vi sono altri motivi per preferire alla soluzione Hydrodata quella qui prospettata, e cioè:
a) lo scopo di creare proprio nel lago una zona di accumulo dei detriti (massi, alberi ecc.) maggiormente gestibile nel dopo alluvione, che può addirittura costituire non una passività ma una risorsa attiva (almeno al fine di sopperire alle spese di pulizia della zona) per la possibile formazione di un cantiere di scavo con ripristino dei livelli del fondo lago. Si sottolinea che altrimenti tali materiali si spargerebbero lungo le zone di golena, con spese di ripristino molto maggiori;
b) è evidente poi il vantaggio di avere in fase di scorrimento a valle del lago solamente acqua, senza trasporto solido, che crea vari tipi di problemi all’alveo e alle strutture di ogni genere, anche con pericoli di accumulo di materiali dove non è opportuno che ciò avvenga (ponti, ecc.);
c) sarebbe salvato il microclima del lago che ormai si è formato e con la miscelazione dell’apporto dei tre torrenti che confluiscono, solo in parte risulta compromesso;
d) si avrebbero notevoli vantaggi di carattere paesaggistico per la permanenza del lago ormai considerato bene identitario;
e) vi sarebbe una sostanziale maggiore sicurezza degli insediamenti esistenti a valle; infatti la diga, ormai collaudata da un evento oltre ogni limite di attendibilità, dovrà essere adeguata nell’impiantistica necessaria (scarico di fondo, monitoraggi sulla stabilità e i livelli) oltreché naturalmente per quanto riguarda l’opera di sfioro, che è stata sostanzialmente la causa di molti problemi.

In conclusione, il transito dell’acqua nel lago, ferma restando la necessità di conferire ogni sicurezza all’opera di invaso, nel suo livello orignario, non può che conferire svariati vantaggi a tutto il sistema, e non solo a Poggio dei Pini, che con l’adeguamento della viabilità al contorno, riacquisterà sicurezza e godibilità.
Quanto sopra potrà formare oggetto di ulteriori analisi ove ci venga fornito il progetto su DVD, possibilmente prima che diventi impossibile modificarlo.
Cordiali saluti,

Poggio dei Pini, 17.04.2010


Alessandro Carta

4 commenti:

maurizio cadone ha detto...

Non sono un tecnico, ma le considerazioni dell'ing. Carta a me paiono sacrosante. Condivido tutte le osservazioni e mi auspico che la Cooperativa le produca in contraddittorio, sempre che possibile, alle determinazioni di Hydrodata. Tra l'altro il raddoppio dei canali e i muraglioni a valle andrebbero a deturpare irrimediabilmente, come brutte cicatrici, il nostro territorio.
Saluti.

Maurizio Cadone

Giorgio Plazzotta ha detto...

Maurizio, come sai la Cooperativa è un interlocutore accreditato anche nei confronti di quegli enti che prenderanno le decisioni sul futuro del bacino, ivi compreso il sistema lago-diga.
Aggiungerei che la rapidità e la competenza con cui la Cooperativa è intervenuta in questa fase di definizione dello studio hydrodata ha consentito al Comune di Capoterra di predisporre le osservazioni richieste dalla regione con tempi incredibili (1 settimana per rispondere!).
Le osservazioni della Cooperativa sono state orientate ad un drastico cambiamento di alcune soluzioni contenute nella fase 1 e molte di queste osservazioni sono state prese in considerazione tanto che le soluzioni contestate sono state modificate nella fase due. Restano ancora due grossi problemi: la situazione-diga e la zona sportiva per cui la Cooperativa continuerà ad insistere affinchè si trovino soluzioni più idonee.
Ricordiamoci anche che la soluzione hydrodata non à l'unica presente sui tavoli della regione, quindi non consideriamola come punto di riferimento, perlomeno per il settore lago-diga (lo dicono loro stessi).
Per quanto riguarda invece il fatto che sulle attività svolte nei confronti della diga di Poggio siano intervenuti anche altri fattori non tecnici ma alimentati da certe paure e da certi attacchi provenienti da persone ignoranti e invidiose, io, se mi permettete, vorrei ricordare il grande lavoro di sensibilizzazione, di diffusione delle informazioni e di ricerca della verità che è stato svolto da questo mio modesto blog dove abbiamo sbugiardato (non io ma i lettori) chi ha fatto pressioni per distruggere questo elemento che valorizza e protegge l'intero territorio cominale.

Lo ricordo non tanto per attribuirmi meriti o medaglie ma anche perchè qualche distruttore proprio qui a Poggio spala merda addosso al mio blog per squallidi fini personali.

Anonimo ha detto...

Ricordo benissimo il lavoro meritorio svolto dal blog. Mi rassicurano le Tue parole sulla attività di vigilanza svolta dalla Cooperativa. Devo dirTi che temo qualche scellerata immodificabile indicazione da parte di Hydrodata accolta dalla R.A.S.. Ciò detto mi permetto una piccola aggiunta: quanto sono spasmodicamente lunghi i tempi della burocrazia. Quel benedetto ponte per Pauliara è ancora così lontano.
Lo sai che se la borbonica burocrazia nostrana recuperasse un normale indice di efficienza, diciamo alla francese, il PIL italiano avrebbe uno spunto pari a 30 punti percentuali in più ?
Dal 22 ottobre 2008 sono passati 566 giorni; ci pensi ?
Spero che i politici non arrivino a prevedere anche una cerimonia di inaugurazione quando e se verrà realizzato (il ponte).
Anziché pernacchie scoregge chimiche. Vergogna.
Una piccola aggiunta (...Ti è dovuta...): il Tuo lavoro per l'informazione è impagabile.
Saluti.

Maurizio

Giorgio Plazzotta ha detto...

Direi che in questo contesto la Cooperativa non ha svolto solo un' attività di vigilanza, ma la presenza nel CdA di persone come Maria Rita Lai che conosce il nostro territorio come le sue tasche oltre ad essere geologa ed esperta proprio in questo particolare settore delle opere idrauliche, ha fornito degli elementi utili alla revisione del piano.
Sul ponte hai ragione. I lavori avrebbero dovuto già essere assegnati ma gli enti responsabili stanno perdendo tempo con la burocrazia. Manca purtroppo un coordinamento e le cento berritas non fanno altro che ritardare l'azione. Su questo posso dirti che stiamo protestando e spingendo ma smuovere l'efante che come hai giustamente sottolienato riguarda l'intero paese, non è facile.
Dobbiamo purtroppo accontentarci del fatto che, considerta la burocrazia italiana, sulla situazione alluvione ci si sta muovendo piu' in fretta che in altre situazioni, ma si sarebbe potuto fare molto di piu.

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