di Lorella Vargiu
L’impianto di trattamento rifiuti
Cacip di Capoterra in questi giorni di gran caldo ha investito gli abitanti dei
dintorni, anche a notevole distanza, con masse d’aria particolarmente maleodoranti
emesse dalle lavorazioni che si effettuano al suo interno.
Di seguito alcune considerazioni
basate sulle informazioni di cui si dispone.
Mappa dell’impianto
allegata alla Det. Serv. Ecologia Prov. CA n 216 del 20/11/2010
Per la scarsa qualità di
riproduzione del documento, la disposizione dei diversi settori di impianto è di
fatto illeggibile.
La disposizione dell’impianto
effettivamente realizzato, all’interno del sito prescelto, sembra non
corrispondere con la pianta allegata alla determinazione (cfr. foto seguenti).
Immagine satellitare dell’impianto in costruzione, tratta
da Sardegna 3D
Questa immagine rappresenta le
prime fasi di costruzione dell’impianto. Si colgono alcuni riferimenti sul
terreno correlabili con la mappa sopra. Sembra che l’impianto sia costruito in
una porzione spostata a destra e in basso rispetto all’area, più vasta, della
pianta di progetto.
Immagine satellitare dell’impianto in funzione, tratta
da Google Earth.
In questa immagine la maggior
parte degli impianti è celata dai capannoni, i quali ospitano probabilmente
gran parte delle strutture che nella pianta originaria erano distribuite su
un’area più vasta. Quindi, la maggior parte degli impianti sembra
effettivamente confinata.
In alto a sinistra un piazzale di
stoccaggio a cielo aperto di materiali solidi sciolti scuri (compost?,
rifiuti?).
In alto a destra due grandi
vasche a cielo aperto, collegate ai capannoni dell’impianto mediante linee
protette (nastri trasportatori? condotte?).
Immagino che le vasche ospitino
compost in maturazione (ma, per quanto ne so, potrebbero essere anche le vasche
che ospitano i rifiuti in ingresso).
Se odori possono essere diffusi
nell’ambiente, questi proverranno intensi, all’aperto, soprattutto dalle vasche
e dai rifiuti accumulati, ma anche dallo stoccaggio del compost.
A questo proposito si evidenzia
che la delibera autorizzativa regionale (Prot. 12453 Det.343 del 24/4/2007,
Art. 5), prescrive:
“-il locale di ricezione
(dei rifiuti n.d.r.) deve essere mantenuto in depressione, garantendo almeno
tre ricambi/h; devono essere, pertanto, mantenuti in perfetta efficienza le
prese e le cappe di aspirazione collocate in corrispondenza delle zone di
carico/scarico dei nastri e delle principali apparecchiature, nonché i sistemi
di tenuta messi in opera al fine di evitare fuoriuscite di emissioni diffuse
maleodoranti;”
“-la maturazione e lo
stoccaggio del materiale raffinato dovranno avvenire adottando gli opportuni
presidi per evitare la dispersione eolica dello stesso e la dispersione di
sostanze maleodoranti”.
Se i materiali nei cumuli e nelle
vasche sono rifiuti, questi non sono in un locale di ricezione e pertanto non è
applicata la prima delle due prescrizioni citate.
Se invece i materiali nei cumuli
sono compost maturo e nelle vasche compost in maturazione, non è stata
applicata la seconda prescrizione.
Poiché è evidente che
nell’impianto vi sono vasche ed accumuli di materiali a cielo aperto, deve
essere imposta l’immediata osservanza delle prescrizioni della delibera
autorizzativa regionale, per il confinamento di tutti i depositi/stoccaggi di
materiali maleodoranti.
Fonti di odori meno visibili ma
non meno avvertibili, se si esclude lo scarico diretto di fluidi non depurati
(perseguibile per legge), potrebbero essere date inoltre da eventuali
dispersioni, nel suolo o nelle acque superficiali, di percolati o fluidi in
lavorazione attraverso pozzetti, canalette o vasche/basamenti in calcestruzzo
difettosi. L’individuazione di questo genere di fonti richiede una
caratterizzazione delle acque e dei suoli, lunga e dispendiosa. Andrebbe
affrontata solo se il problema degli odori non si risolvesse con l’applicazione
delle prescrizioni citate sopra.
Passando tutti i giorni, nel
corso dell’anno, accanto all’impianto, si notano per lo più odori molto intensi
(diciamo pure intollerabili) di rifiuti, spesso odore di rancido (acidi)
intenso ed aggressivo e, nelle migliori condizioni, solo odori di letame. Con
l’inizio della bella stagione gli odori hanno subìto un forte incremento di
intensità ed un viraggio da dominante odore di rifiuti a dominante odore di
acidi.
Occorre evidenziare che
l’impianto fa uso anche di acido cloridrico, non so in quale fase di
lavorazione.
Per quanto riguarda il controllo
della qualità dell’aria, la Determinazione regionale prescrive la realizzazione
di un sistema di monitoraggio delle emissioni e delle ricadute al suolo, con
frequenza annuale, sui parametri acido solfidrico, ammoniaca, polveri e unità
odorimetriche al biofiltro.
Mi sembra evidente che una sola
misurazione annua può non essere sufficiente, considerata la notevole
variabilità delle emissioni dell’impianto anche nel corso della stessa giornata
e tra la stagione fredda e la calda.
Questo potrebbe spiegare anche
perché i controlli non avrebbero dato risultati.
Occorre richiedere una
maggiore frequenza delle rilevazioni di monitoraggio, da effettuarsi senza
preavviso, in concomitanza con i picchi giornalieri e stagionali delle emissioni
maleodoranti.
La nota sopra è stata redatta allo scopo di cercare spiegazioni alle numerose
domande girate in rete nelle scorse settimane, utilizzando materiali accessibili
sempre in rete e traendone le considerazioni più immediate.
Ci possono essere
perciò dati e ragioni di cui non si è al corrente e che potrebbero giustificare
i disagi che la popolazione subisce.
L'impianto di compostaggio è un servizio
per la collettività e consente il raggiungimento di obiettivi di salvaguardia
dell'ambiente.
E' interesse di tutti che possa operare in piena efficienza e
in modo sostenibile per la cittadinanza che vive ed opera nelle sue
adiacenze.
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