I residenti di Poggio si riuniscono domenica alle 18 per parlare di quello che sta succedendo.
E' uno strano periodo questo. Stiamo vivendo la peggiore crisi economica che si ricordi a memoria d'uomo, ma invece di darsi da fare per cambiare e allontanarsi dal baratro il paese sembra narcotizzato.
E' uno strano periodo questo. Stiamo vivendo la peggiore crisi economica che si ricordi a memoria d'uomo, ma invece di darsi da fare per cambiare e allontanarsi dal baratro il paese sembra narcotizzato.
Incredibilmente, a governare la crisi troviamo esattamente gli stessi protagonisti che l'hanno generata. Questo accade a tutti i livelli territoriali: a Roma come a Cagliari, ma anche a Capoterra e a Poggio dei Pini.
Siamo forse tutti terrorizzati e temiamo che le cose possano andare ancora peggio in futuro. Come sotto i bombardamenti di una guerra distruttiva, ci rinchiudiamo nella cantina sperando che passi o mettiamo la testa sotto la sabbia sperando che sia solo un brutto sogno.
Eppure a Poggio, come a Capoterra, dovremmo avere imparato che il silenzio non porta a nulla di buono. Nel silenzio sono state costruite case e asili nel letto dei fiumi capoterresi, in silenzio a Poggio sono stati sprecati milioni di euro dei tempi delle "vacche grasse" dispersi in mille rivoli, senza realizzare alcun nuovo servizio. In silenzio è stato più volte modificato il tracciato di una strada, la nuova 195, che è ancora lungi dal vedere la luce, con buona pace di quei cittadini di Poggio che dovrebbero vedersela sfilare sotto il naso a pochi metri dalla loro finestra.
In silenzio passano gli anni, siamo arrivati al quarto anniversario dell'alluvione, senza che i soldi stanziati per la messa in sicurezza del territorio devastato vengano spesi dando avvio alle opere. In silenzio i lavori del ponte di Pauliara, che avrebbe dovuto essere consegnato a dicembre 2011, si sono interrotti dopo un incredibile cedimento strutturale sono ripresi con la lentezza di una lumaca. In silenzio per oltre un anno e mezzo, la società che gestiva la raccolta dei nostri tributi non ha versato 2 milioni di euro al Comune. Soldi che non rivedremo mai più. Nessuno si è dimesso, per carità, anzi nell'amministrazione di Capoterra ha festeggiato questa incredibile debacle con un bel rimpasto, facendo fuori gli unici due assessori appartenenti al gentil sesso.
Ma torniamo a Poggio. Cosa è successo dopo la "restaurazione" della vecchia guardia al governo della Cooperativa? Moltissime cose a proposito delle quali il Comitato Noi per Poggio, rappresentato nel CdA da ben 7 consigliere, emarginate in minoranza, informa puntualmente i residenti. Aldilà delle solite antipatiche operazioni di lobbismo, così tipiche dell'ambiente poggino, della mancata informazione e della scarsa trasparenza sugli atti amministrativi della Cooperativa, stanno accadendo fatti gravi che rischiano di incidere profondamente sulla vita di tutti i residenti e sul bilancio della Cooperativa.
Siamo ormai vicini al fatidico pronunciamento del TAR sulla cessione delle opere di urbanizzazione al Comune di Capoterra. L'avvio del procedimento è atteso per il il prossimo mese. L'esito sembra scontato e il Comune di Capoterra, come quello di Maracalagonis, Palau e tanti altri nel territorio nazionale, dovrà farsi carico di questi servizi per cui i cittadini pagano le tasse da decenni, e che tasse!
La legge, grazie all'istituto della prescrizione, non consente di recuperare tutto ciò che è stato impropriamente speso nel passato, ma consentirebbe alla Cooperativa di essere rimborsata per i costi sostenuti negli ultimi 5 anni, che ammontano approssimativamente a circa 600 mila euro. Ovviamente per ottenere questo rimborso la Cooperativa deve partecipare al processo. Gli attuali vertici della Coop non hanno intenzione di farlo, per motivi che sono facilmente riconducibili all'inciucio del cemento.
Lo spreco dei denari dei soci (o, se vogliamo, dei cittadini) rappresenta un danno non tanto perchè svuota le tasche, ma perchè priva la comunità (o la società) di risorse che potrebbero essere utilizzate per la realizzazione di nuovi servizi o per il miglioramento di quelli esistenti. I soldi sono comunque soldi e noi nello spreco delle amministrazioni ci siamo cresciuti, ma i danni che può fare il cemento sono permanenti e irrimediabili, soprattutto in un luogo come Poggio dei Pini che ha nella bellezza del paesaggio e sull'armonia urbanistica il suo punto di forza. La Cooperativa sta ripresentando al Comune un piano molto simile a quello che nel 2007 aveva scatenato la protesta dei soci a causa della presenza di lotti (quindi case e cemento) in alcune zone di pregio paesaggistico che tutti i poggini vorrebbero mantenere inalterate (pinete, lago etc.). Oggi, ancor più di ieri, rimangono senza risposta le domande: perche dobbiamo realizzare queste case? quali vantaggi ne avrà la Comunità? Qualcuno risponde che costruire case sarebbe la vocazione della Cooperativa Poggio dei Pini, facendo rivoltare nella tomba coloro che hanno fondato dal nulla questo posto.
In realtà queste nuove case saranno costruite a condizioni molto diverse da quelle previste nel Piano di Lottizzazione del 1970 e la loro edificazione non porterà alcun vantaggio economico alla Cooperativa, anche ammesso, e non concesso, che in quella sede i soldi non vengano sprecati in spese inutili o non dovute, in consulenze varie.
La dislocazione dei lotti, dopo la rinuncia alla realizzazione dei quartieri "di montagna" dell'Osservatorio e di S. Barbara, andrà a ridurre le zone che oggi creano dei cuscinetti verdi tra le case, modificando sensibilmente l'armonia urbanistica di Poggio dei Pini. Ma, allora, dato che questo intervento porterebbe solo svantaggi, perchè farlo? La risposta credo che possa essere trovata nel fiume di denaro che si genera con gli interventi in edilizia: progetti, scavi, movimenti terra, fondazioni, costruzioni, coperture etc. Il tutto condito dalle regole privatistiche della Coop caratterizzate da scarsa trasparenza e ampia discrezionalità per chi si troverà ai vertici della società. Un piatto di soldi e di potere quindi molto ricco a cui i soliti noti non intenderanno certamente rinunciare. Dopo il banchetto, i residenti, e la Cooperativa resteranno con un pugno di mosche e il Poggio, con il suo lago e le sue pinete cementificate, sarà meno bello ed accogliente.
Che dire poi della bolletta idrica da 450 mila euro tramite la quale il Comune cerca di scaricare su Poggio dei Pini buona parte del consumo idrico di tutto il comune?
Anche in questo caso pare che la Cooperativa non si stia opponendo, tanto i soldi non sono i loro. E' quindi il caso che i soci, come nel 2008, si facciano sentire per difendere il luogo in cui hanno scelto di vivere con le proprie famiglie, perchè se non ci si muove rapidamente si troveranno di fronte al fatto compiuto ed allora sarà troppo tardi.
Il Comitato Noi per Poggio ha organizzato un incontro pubblico nel corso del quale saranno trattati questi argomenti. Si terrà domenica 23 settembre alle 18 nella sala delle assemblee.
Nessun commento:
Posta un commento