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giovedì 28 gennaio 2016

Il nuovo viadotto di Poggio emblema di un Italia brutta e inadeguata anche nell'architettura


Il 22 ottobre del 2008, a Capoterra,  la natura ha dato una dimostrazione della sua forza e ha ricordato le sue leggi, fatte di improvvisi fenomeni meteorologici che, di tanto in tanto, possono essere anche 100 volte più imponenti della media, scombinando i piani di chi preferirebbe costruire un po' di tutto lungo gli argini di fiumi e ruscelli, lungo le sponde del mare, dei laghi, sui costoni delle montagne etc. A Poggio dei Pini. grazie alla professionalità di chi ha progettato la lottizzazione negli anni '60, gli edifici sono ubicati in zone sicure, ma ovviamene le strade e la diga attraversano un alveo che oggi sappiamo, può raggiungere portate che non erano state previste con tale imponenza. 

Non dimentichiamo che  nel 2008 due persone sono state travolte e uccise a Poggio mentre attraversavano una strada ed altre hanno seriamente messo a repentaglio la propria vita. Anche nel 1999 si erano rischiate vittime nello spesso punto. Non dimentichiamo nemmeno che nel 2008 la diga in terra è stata superata dalla piena, ed è cosa gravissima. Intervenire per garantire la sicurezza delle infrastrutture a rischio, quindi, ma come? 

La soluzione su cui sembra puntare la Regione Sardegna sta facendo discutere. Un viadotto molto lungo, e soprattutto orribile, anonimo, banale, Costerà oltre 7 milioni di euro rischiando di deturpare per sempre uno dei pochi esempi di città-giardino, dove le abitazioni (a parte qualche rara eccezione) sono incastonate nella natura in modo armonioso, lasciandole lo spazio che merita. 

Poi verrà la volta del lago su cui incombe un enorme canale che caratterizzerebbe il paesaggio frapponendosi tra chi oggi percorre la strada 26 lungolago e quello che diventerebbe una pozza circondata da cemento. Tutto ciò, ovviamente, al costo di altri 6 milioni di euro versati dai contribuenti. 

E' un trend preoccupante. L'Italia, che qualche secolo orsono era la patria universalmente riconosciuta della cultura, della bellezza architettonica e del paesaggio, da un pò di tempo a questa parte sta producendo emerite schifezze.  I grandi architetti realizzano le loro strutture in altri lidi, un pò ovunque nel nuovo mondo globalizzato, dagli Emirati Arabi, alla Cina, Singapore, ma anche nelle più vicine Spagna e Scandinavia. Qui spendiamo miliardi di euro in opere che non funzionano (tipo il Mose), oppure strutture usa e getta che non lasciano il segno (tipo Expo), per non parlare di edifici banali che mortificano centri storici di grande e talvolta immenso valore. Sono cresciuto a Cagliari e ho vissuto come una violenza l'edificazione del terrificante palazzo della giunta della Regione Sardegna. Sembra che sia stato adattato al valore dei suoi inquilini invece che a quello del contesto architettonico in cui andava ad inserirsi.     

Dovremmo chiederci molte cose, da cittadini e contribuenti che vedono le proprie tasse utilizzate in questo modo. Come è possibile che con oltre 7 milioni di euro si realizzi un viadotto caratterizzato da linee così banali che lo avrebbe disegnato in modo più originale anche un alunno delle prime classi di disegno nelle scuole medie (inferiori).  Ci sarebbe da chiedersi quali vincoli vengono imposti al progettista dagli elevati costi di tutte le altre voci che intervengono nella realizzazione di un'opera pubblica. Quanti di quei 7,5 milioni se ne vanno in progettazioni, direzione dei lavori e altro?

Dobbiamo chiederci seriamente, prima che sia troppo tardi, se queste soluzioni progettate e prossime alla fase esecutiva, rappresentino la giusta risposta, non solo alle esigenze di sicurezza nella circolazione stradale (sacrosante), ma anche all'altrettanto sacrosanto dovere di preservare, per le generazioni future, l'armonia dei luoghi in cui la gente vive. Le soluzioni individuate costituiscono la strada migliore secondo una visione complessiva e non parziale del problema? 
Ci potrebbero essere soluzioni alternative? Se si, quali?
Che fare? 

Questi temi sono stati al centro dell'attenzione della affollata riunione tenutasi sabato 16 gennaio a Poggio dei Pini. L'organizzatore, il consigliere comunale Franco Magi, (che a questo punto sarà anch'egli considerato "mio amico" dallo sparuto gruppetto di penosi parassiti che infesta la nostra comunità) ha sensibilizzato i residenti con l'obiettivo di ottenere modifiche al progetto, che è ancora in una fase preliminare.

Che fare? Ha senso una mobilitazione dei residenti, oppure è una battaglia persa in partenza?
Piuttosto che andare a sensazione potremmo basarci su cosa è avvenuto in passato, proprio a Poggio dei Pini (ma, ovviamente, anche altrove). Ne parleremo in un prossimo post. Nel frattempo vi invito ad inviare le vostre considerazioni o proposte.

8 commenti:

silvio ceccarelli ha detto...

Ciao Giorgio, premetto che non sono particolarmente competente sulla materia ma ho avuto occasione di ascoltare commenti di tecnici. In effetti qualcuno si chiede come mai non sia stata presa in considerazione la demolizione del fabbricato ex hidrocontrol, che probabilmente è stato la causa, o una delle concause, dell'onda di piena del 2008. E come mai nessuno abbia pensato di progettare un ponte, con tutte le caratteristiche di sicurezza previste dalle norme post alluvione, proprio su quel tratto di fiume che costeggia il detto fabbricato, che auspichiamo sia demolito. Si otterrebbe il collegamento con Capoterra in totale sicurezza e si eviterebbe di vedere devastato il territorio in coda al lago.

Giorgio Plazzotta ha detto...

Ciao Silvio. La realizzazione di quell'edificio nell'alveo del fiume è certamente scandalosa. Il fatto poi che fosse destinato a un centro di ricerca sull'Idraulica ha un che di fantozziano. A Parte questo io sinceramente non credo che l'Hycrocontrol abbia avuto un ruolo nella dimensione della piena. Al limite potrebbe averlo avuto il rilevato del ponticello che si trova li vicino e quello poco più a monte presso la chiesetta di S. Girolamo, ma anche qui parliamo di dimensioni minime e di supposizioni. Anzi aggiungo che l'intero discorso "pulizia dell'alveo a monte" vada preso con le pinze. Cosa intendiamo? che l'alveo debba essere ruspato tutti gli anni? deve essere rimodellato? Anche io non sono esperto, ma proprio per questo vorrei sapere qualcosa in piu', ad esempio, sulla possibilità di sostituire il nuovo ponte con un attraversamento supportato da monitoraggio elettronico della piena che impedisca il passaggio in condizioni di rischio. Probabilmete questo sistema costerebbe una frazione dei 7 milioni di euro, ma qualora si ripresentasse la piena chi abita nei rioni aldilà del ponticello (quindi anche tu) resterebbe isolato per alcuni giorni.

Giacomo ha detto...

La manutenzione ordinaria e straordinaria e' prevista per legge, questo non vuol dire che deve essere fatta ogni anno, solito discorso all'italiana. La mauntenzione non e ' mai stata fatta e neanche dopo incendi e due alluvioni. il rilevato crollato a monte del fabbircato Hidrocontrol non e' per niente irrilevante , 20/40 mila mc d'acqua hanno creato l'onda di piena. Quando si analizzano i dati non si deve cadere in tentazione di vendette o simili comportamenti idioti. Qualsiasi oggetto stabile nel rio ha rallentato l'energia distruttiva, l'hidrocontrol ha rallentato le acque e quindi ridotto il potere distruttivo dato dall'energia, un po' come un molo fuori da un porto, inoltre, essendo alto mediamente un metro , e' stato abbastanza irrilevante. Coni e imbuti rallentano la portata e non la pressione, quindi riducono l'enerfia. Questo ponte nuovo non ridurra' i problemi, le acque e le sabbie arriveranno sempre con vemocita' dentro il lago, acqua piu' sabbia = piu' peso = piu' energia e meno tempo . Le cose da fare prima del magna magna del nuovo ponte sono : manutenzione mdel rio a norma di legge proprio per levare le sabbie in quanto ostacoli instabili e nel contempo amplificatrici del danno a valle quindi nel lago, rimozione del rilevato che porta alla chiesa di San Gerolamo e accertamento di chi l'ha progettato e di chi ha dato l'incarico per quello sbaglio palese e ancora li presente. Per il nuovo ponte suggerisco un colore giallo a pois viola, sempre meglio di arrugginimenti scagazzo style

Ciao Giacomo.

silvio ceccarelli ha detto...

Ciao Giorgio, non hai preso in considerazione la mia proposta di fare ex novo il ponte che va dalla strada 52 verso Capoterra. Con questo ponte, realizzato con le stesse caratteristiche oggi proposte per quello in coda al lago, nessun abitante delle strade dalla 39 alla 75 rimarrebbe isolato in quanto avrebbe un collegamento sicuro verso Capoterra.

Giorgio Plazzotta ha detto...

Hai ragione Silvio non avevo ben capito cosa intendevi e non ci avevo pensato. in effetti mi sembra una buona idea pero' bisognerebbe comunque mettere in sicurezza l'attraversamento in coda lago perche non deve accadere che gente venga spazzata via mentre lo attraversa. la soluzione potrebbe essere una strada con sistema di sbarramento collegato con una stazione meteo.

Giorgio Plazzotta ha detto...

un ponte in zona hydrocontrol sarebbe meno lungo e quindi costerebbe meno perche nella zona in coda al lago l'alveo è piu' ampio a causa della presenza di un secondo ruscello da attraversare

Giacomo ha detto...

Vorrei parlare del rudere pastorale di meta' ottocento che motlissimi avevano difeso, un bene identitario avente valore storico , archologico e sociale, una risorsa di tutti che questi ultimi cda, i vari gruppetti di sciocchi, non hanno saputo far vivere per motivi perversi e di incapacita' gestionale. Oggi questa risorsa di Poggio che sarebbe potuta essere una zona d ritrovo a fini naturalistici , e' stata venduta dall'attuale cda , unica persona che si e' opposta e' la Consugliera Paola Espa , alla quale dobbiamo moltp anche in termini di impegno per la questione acqua per le zone alte , impegno politico.

La vendita del Rudere di Poggio e ' inoltre, secondo me, un'offesa alla Sardegna e alla sua storia, un'offesa a Poggio dei Pini, l'ennesima, fatta da chi non sa e non vuole condividere e invece gradisce comandare in maniera arcaica e retrograda .

Questa mentalita' e' la stessa che fece nascere la Poggio sport , 500 milioni di lire di fallimento pagate dai soci e volute da colui che ancora si nasconde ma continua a occuparsi del Poggio da dietro le qunte. Io chiamero' questa persona " Disastro storico "

Magari servirebbe fare un teafiletto specifico. La difesa del rudere e' la difesa della vita sociale e quindi della vera risorsa di Poggio , la risorsa che e' stata distrutta dal gregge dei presuntuosi e spesso interessati al denaro personale.


Ciao Giacomo

Giorgio Plazzotta ha detto...

Giacomo infatti siamo fuori tema. ti invito a scrivere un post sul rudere e a inviarmelo. Lo pubblicherò, come sempre, qualsiasi cosa contenga, tranne reati perchè non ho tempo da passare in tribunale.

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