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martedì 4 luglio 2017

Mailing list, Mailchimp e Umberto Eco


La posta elettronica è lo strumento di comunicazione telematico "primordiale". Esiste, praticamente,  sin da quando si è diffusa la rete Internet, anche perchè comunicare velocemente è stata la prima delle oggi innumerevoli applicazioni di questa formidabile tecnologia.
Negli anni '90 la posta elettronica era l'unico strumento di comunicazione telematica diretta tra due o più persone. oggi, lo sappiamo, ce ne sono molti altri: Whatsup, Chat, sistemi di Collaboration, Facebook, Twitter etc.
Ben presto la posta elettronica fu utilizzata per mettere in comunicazione gruppi di individui più numerosi, dando vita a quelle che vennero chiamate "mailing list".
Lo strumento era, però, sempre lo stesso usato per le mail "singole", pensiamo a Outlook o, più recentemente,  Gmail.  Bastava inserire tra i destinatari una serie di indirizzi e il gioco era fatto.

Sin da allora, e parliamo ormai di 20 anni fa, questo metodo mostrò alcuni limiti. Se la lista di persone era numerosa il programma poteva andare in errore: "too many recipients, troppi destinatari". Se uno dei tanti indirizzi era stato disattivato la mail non partiva e bisognava individuare e rimuovere gli indirizzi non più validi.  Il mittente della comunicazione si trovava con più di un grattacapo da risolvere. Altro problema riguardava la privacy. Inserendo tutti gli indirizzi "in chiaro" questi venvano mostrati a tutti gli altri destinatari. In questo modo, oltre al fastidio di comunicazioni spesso non desiderate, inutili, quando non fastidiose, il mittente procura un disagio e anche un danno a tutti i suoi interlocutori, peraltro spesso non consenzienti. 
Il problema non deve essere sottovalutato e sdoganato come "normale e ineluttabile fastidio della vita moderna", come il rumore del traffico. Non tutte le "comunicazioni" sono amichevoli.  Tramite mail si possono commettere reati di natura penale, come la truffa o la diffamazione. Avere il proprio indirizzo esposto "in chiaro" significa partecipare ed essere testimoni di eventi che possono avere strascichi giudiziari, con tutte le indesiderate conseguenze che ne derivano.

Alcuni di questi problemi vennero risolti, o perlomeno affievoliti, con l'introduzione del cosiddetto "CCN copia conoscenza". Con questo stratagemma perlomeno gli indirizzi non venivano mostrati agli altri partecipanti.
Con la diffusione della posta elettronica e diventando Internet una "tecnologia di massa", si sono purtroppo diffusi quegli utilizzi impropri della posta elettronca che tutti conosciamo con il termine di "spam": le mail indesiderate.
Con il maturare delle tecnologie, la mailing list non si sono più gestite con i programmi di posta elettronica, ma con applicazioni ad esse dedicate.
Se è vero che i primi strumenti degli anni 90 erano ben poco "user friendly" e destinati all'utilizzo degli addetti ai lavori, sono emersi nell'ultimo decennio strumenti formidabili, potenti, facili da usare e gratuiti.
Uno di questi, probabilmente il più conosciuto, si chiama Mailchimp. La versione gratuita può gestire sino a 2000 destinatari. Non pochi, vero? Ovviamente nessuno vede gli indirizzi degli altri destinatari, ma forse la caratteristica più utile di questi software è la possibilità di iscriversi, ma anche di rimuoversi autonomamente dalla lista. Aldilà del fatto che si tratta di un diritto sancito dal Garante della Privacy, appare evidente che questa caratteristica risponde a criteri di eleganza, correttezza e rispetto nei contronti dell'interlocutore.  Di contro la mancanza di queste attenzioni "basilari"  denota  arroganza, menefreghismo e mancanza di rispetto. Non dico più nemmeno ignoranza, perche  dopo 20 anni di posta eletronica non ci si può più giustificare con scuse tipo "il computer ohh che cosa difficile!".

Veniamo agli altri strumenti. Perchè utilizzare la mail per inviare articoli e non affidarsi a un sito oppure a Facebook? I motivi sono due: uno buono l'altro molto meno. Quello buono è: ci sono ancora utenti, soprattutto nella fascia di età più avanzata, che non usano Facebook o Twitter, ma possono essere raggiunti via email. L'altro motivo è che su Facebook l'utente decide con chi essere in contatto e rimuovere le persone "indesiderate", mentre una mail fastidiosa è molto più difficile da filtrare. In poche parole se il vostro indirizzo mail finisce nelle mani di uno "spammer" c'è ben poco che possiate fare.

Uno potrebbe dire: "metti le tue informazioni in un blog". Saranno disponibili per miliardi di persone e potranno essere ricercate nei motori di ricerca, organizzate in cartelle tematiche all'interno del sito. Tutte funzioni utilissime. Pensate a questo blog che, attivo da ben 10 anni, costituisce una specie di "enciclopedia" degli eventi chesi riferiscono al territorio capoterrese.  Le mail vengono consumate, cestinate e se ne perde traccia. Il blog resta. Perchè quindi rilanciare gli articoli via email?

Vedete, se da un lato i potenziali lettori del vostro sito sono miliardi, è difficilissimo attrarre anche uno solo di essi. Chiedete di farvi raccontare la sua esperienza da quel poggino che, dopo aver realizzato un sito dedicato alla natura, si è reso conto che raccoglieva solo una visita al giorno, la sua.
Non è affatto facile essere raggiunti su internet, e lo è ancor meno se si scrive in "itagliano" o se gli argomenti vengono trattati in modo inadeguato. In questi casi, l'utilizzo dello "spam" diventa l'unico modo per farsi sentire e talvolta si ripetono cose già trite e ritrite pur di mantenere viva l'attenzione. 

Il motivo di questo articolo, che vuole richiamare alcuni concetti fondamentali della comunicazione digitale, non è puramente accademico. Come viene utilizzata la mail a Poggio? Sappiamo che nel 2009 la Cooperativa aveva richiesto il consenso esplicito e firmato ai soci per potere realizzare la sua prima mailing list. Prima di quella data le comunicazioni della Cooperativa viaggiavano sotto forma cartacea.  Dato che fui l'artefice di quella inziativa ricordo che qualcuno storse il naso per il "formalismo" causato dalla compilazione del modulo. Provate solo a immaginare, con tutti questi Soloni del diritto che ci sono in giro,  cosa sarebbe successo se non l'avessi fatto.
Questo blog dispone di uno strumento automatico della piattaforma "blogger" di Google che vi consente di "iscrivervi" per ricevere via email gli articoli del blog. Le mail che riceverete contengono anche la funzione che vi consentirà di rimuovervi. Insomma, vi iscrivete voi, vi rimuovete voi.

Ora non so se le benemerite associazioni di Poggio abbiano creato mailing list senza un preventivo consenso informato. Sta di fatto che se anche dovessimo ricevere una comunicazione ogni tanto, magari su iniziative culturali o ludiche, non credo sarebbe il caso di lamentarsi. Voglio osare di più, passi anche la mail (unica per fortuna) con cui in passato un amministratore della società aveva pubblicizzato tra i soci la sua attività di consulente finanziario, provocando un comprensibile fastidio. Una.. tantum (vedete anche io uso citazioni latine). Ma un continuo martellamento dei cabasisi è ben altra cosa. 

Ben diverso è il caso in cui queste mail, per il loro numero e per il contenuto propagandistico spesso legato a diatribe condominiali, dovessero essere veicolate utilizzando indirizzi raccolti qua e là. Purtroppo è ciò che accade a Poggio. Fa abbastanza specie che gli autori di quello che oltre ad essere un reato è una vera e propria cafonaggine, perseverino bellamente giustificandosi con affermazioni tipo "eh ma se uno mi chiede di rimuoverlo io, bontà mia, lo tolgo".  addirittura gli indirizzi vengono esposti "in chiaro" alla mercè di tutti come se fossimo negli anni '90. 
Ma non funziona così, lo dice la legge.  Poi nei comunicati si leggono riferimenti particolareggiati alla norma X e Y e si bacchettano Tizio e Caio, ma con quale faccia tosta?
Vi invito a suggerire a questi signori di utilizzare un programma come Mailchimp per la loro attività propagandistica, rispettando così, oltre alla legge, anche voi (come persone)  e il vostro indirizzo mail. E' un programma gratuito e utilizzo estremanente semplice.

Il riferimento a Umberto Eco non è un refuso, ma un indovinello che sono certo avrete ben compreso.

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