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martedì 27 giugno 2017

Nuvole di polvere e vecchie incrostazioni

di Angelo Pani
Comunque vada a finire questo pasticcio, la polemica sui soci morosi ammessi al voto ha consentito di portare alla conoscenza di tutti un certo modo di agire  dei nostri amministratori  (vecchi e nuovi) che è stato importato pari pari dalle competizioni politiche più importanti  e ha finito col diventare una normale prassi di comportamento. Mi riferisco al frenetico attivismo che anima le settimane cruciali prima del voto.

A ogni elezione per il rinnovo del Consiglio di amministrazione di Poggio dei Pini partecipano mediamente 600 elettori. Per semplificare il ragionamento uso cifre tonde ma i dati reali non si discostano di molto. I soci che si recano alle urne sono mediamente 350, i restanti 250 consegnano la delega a un amico. Ogni gruppo che intende partecipare alle elezioni deve organizzarsi per tempo e, prima di tutto, prepara (o lo riceve in eredità da un precedente amministratore) uno schedario nel quale sono inserite tutte le informazioni possibili su ogni socio: orientamento politico, amicizie, numeri di telefono e contatti web. Questo “casellario elettorale” viene compilato sulla base delle conoscenze personali e sfruttando più o meno abusivamente i dati in possesso della Cooperativa. La schedatura degli elettori potrà far inorridire ma è una pratica usata anche a Poggio da tutti gli schieramenti; chi oggi strilla lamentando il continuo invio di mail alle caselle private di posta elettronica sa bene che non ci sono anime candide e farebbe bene a tacere.
Torniamo ai numeri: 350 votanti, 250 deleghe. Se escludiamo le elezioni di tre anni fa (quando i due gruppi storicamente contrapposti si presentarono uniti), le competizioni elettorali  vengono vinte quasi sempre con a pochi voti di scarto. Un buon organizzatore della campagna elettorale deve conoscere quasi tutti i soci e deve valutare bene su quali può fare affidamento. Deve sapere chi voterà per lui presentandosi al seggio e deve avere un buon numero di amici fidati ai quali consegnare le deleghe che è riuscito a raccogliere. Questa è la cornice all’interno della quale si muovono candidati e simpatizzanti e, a mio parere, tutto questo deve essere considerato come fisiologico in una normale competizione elettorale. Teniamo conto del fatto che in una realtà piccola come quella di Poggio dei Pini, le amicizie, il buon vicinato e le frequentazioni personali hanno un peso notevole e si fa presto a sapere chi parteggia per quello e chi invece preferisce quell’altro. In più, assai difficilmente si riuscirà a convincere uno dei 350 soci votanti a cambiare preferenze. Diventa determinante raccogliere il maggior numero possibile di deleghe e raggiungere gli indecisi. Questa volta è accaduto qualcosa di più. E’ stato attivato un contatto con un gruppo di poggini momentaneamente fuori dai giochi e che poi è stato riammesso al voto: un’operazione che solo gli amministratori in carica hanno la possibilità di fare. E’ accaduto anche in passato? E’ probabile, ma chi oggi usa questo argomento per giustificare l’attuale vertice dovrebbe spiegare perché ha taciuto per tanto tempo e non l’ha pubblicamente denunciato quando sarebbe stato possibile intervenire.
Siamo ritornati al caso dei soci morosi ammessi al voto del maggio scorso. Abbiamo appreso che è pratica corrente proporre un piano di rientro agli abitanti di Poggio che sono rimasti indietro coi pagamenti e non si può non convenire che questo fa parte delle regole di buona amministrazione. Tutto nella norma, dunque, ma il diavolo sta nei dettagli.
I TEMPI: è lecito proporre un piano di rientro alla vigilia del voto? Io credo che questa coincidenza sollevi più di una perplessità in quanto, ammettendo al voto alcuni soci che ne erano esclusi, viene alterata la composizione del corpo elettorale.  Perché si è scelto proprio quel momento? Se l’accordo fosse stato stipulato subito dopo il voto non ne avrebbero certo sofferto le casse della Cooperativa e nessuno avrebbe potuto accusare gli amministratori di aver giocato sporco.
I NUMERI: quanti sono i soci morosi? A quanto mi consta, sono assai di più dei 16 ai quali è stato proposto il piano di rientro. Sulla base di quali criteri sono stati scelti questi sedici e gli altri sono stati esclusi? E’ questa una domanda cruciale alla quale il presidente Anedda non si può sottrare. Ma c’è di più: i magnifici sedici possono essere stati determinanti nella vittoria elettorale della sua coalizione? E ancora: questo fatto poteva essere prevedibile?  La risposta ai due ultimi quesiti è sì. Ripeto: POSSONO essere stati determinanti e la cosa era sicuramente prevedibile in quanto le elezioni a Poggio si vincono per una manciata di voti. Anche questa volta, infatti, è andata così.
Le domande sui tempi in cui sono stati stipulati i piani di rientro e sui metodi adottati per scegliere le persone alle quali concedere questo beneficio non possono essere definiti pettegolezzi o tentativi di delegittimazione come il fronte “filogovernativo” sta cercando di fare. Chi detiene il potere e ha compiuto queste scelte non può cavarsela atteggiandosi a vittima di calunnie.
Facciamo un’operazione un po’ azzardata: proviamo a ipotizzare che i magnifici sedici abbiano votato compatti per chi ha proposto loro il piano di rientro e, per vedere di nascosto l’effetto che fa, azzeriamo i loro voti e sottraiamo a ciascun candidato della lista guidata da Sandro Anedda 16 preferenze. Il risultato è sorprendente. Otteniamo infatti un risultato che stravolge l’esito della competizione elettorale del 6 maggio. Due consiglieri dell’attuale maggioranza verrebbero retrocessi e, al loro posto, entrerebbero in Consiglio di amministrazione due candidati della lista di Emilio Sanna che risulterebbe vincitrice con una salda maggioranza: 9 consiglieri  contro 6. Ho fatto questo calcolo per far comprendere quale possa essere il peso di pochi voti in più nelle competizioni elettorali di Poggio. Ma aggiungo a chiare lettere che questo è solo un ESEMPIO DI STUDIO e l’operazione NON è applicabile nel caso in esame in quanto nessuno può dire con certezza come abbiano votato i magnifici sedici. Se conoscessimo i loro nomi (cosa che non mi interessa sapere) potremmo ipotizzare dove vanno le loro simpatie elettorali ma nulla di più. Per quanto possa apparire inverosimile, potrebbero aver riversato i loro voti sulla coalizione sconfitta o averli distribuiti tra i candidati dei due schieramenti.
Come vedi, caro Giorgio, il motivo del contendere  esiste ed è molto serio e, come me, molti poggini che non si riconoscono necessariamente in quelli che tu chiami calunniatori di professione vogliono sapere se il 6 maggio hanno partecipato a una elezione regolare o a una partita truccata. Ci sarebbero altre cose da aggiungere ma non voglio tediare troppo e chiudo osservando che sollevare la polvere può far bene se ci consente di vedere le magagne di oggi e le incrostazioni di assai più lunga data.
a.p.

2 commenti:

Giorgio Plazzotta ha detto...

Angelo si, a Poggio si fa anche "politica" nell'amministrare la Cooperativa. Io abito qui dal fine degli anni 80 e credo di avere sempre assistico a campagne elettorali con raccolta di voti ( ti ricordi quando non c'era un limite alle deleghe?) sorrisi strette di mano e supercazzole. Come hai ben sottolineato tu, esistono a Poggio come in ogni altra competizione elettorale certe dinamiche nella raccolta e gestione del consenso. E' un cancro che andrebeb debellato, oppure si tratta di qualcosa che, considerate anche le dimensioni della nostra comunità, è ineluttabile? Quindi se parliamo di azioni volte a rafforzare il consenso prima delle elezioni sono d'accordo con te e sono d'accordo con Tonino sul fatto che alcune di queste (come i piani di rientro) potrebbero anche essere espressamente vietate da un "codice etico". Sarà ovviamente impossibile che in questo codice si possa scrivere "vietato tappare le buche 3 mesi prima delle elezioni" per evitare di raccogliere consenso alterando il voto. Le buche tappatele prima.
Sono invece contrario alla lettura secondo cui chi vivne coinvolto in un piano di rientro debbe subire una pressione psicologia che lo porterà a votare l'amministratore che glielo propone. Per me questa è una forzatura bella e buona.
Allo stesso modo credo che serva chiarezza sui numeri. Tu parli di 16 voti che avrebbero potuto alterare il risultato del voto, ma siamo certi che quei 16 soci abbiano votato? Credo si possa verificare e tu avresti potuto farlo prima di esprimere il tuo teorema.
Per quanto riguarda il riferimento alla mailing list mi trovi in totale disaccordo, ma scrivero' un pezzo su questo argomento quando avro' tempo.

Giorgio Plazzotta ha detto...

da Angelo Pani
No, Giorgio, non ho mai pensato che i magnifici 16 potrebbero aver votato per la lista Anedda perché succubi di una pressione psicologica. Ho pensato a una eventualità ancora peggiore. Tutto quel discorso che ho fatto sugli schedari elettorali serve a far comprendere che il referente di ogni schieramento politico è in grado di sapere, con una buona approssimazione, quale socio potrà dargli il voto e quale, invece, sceglierà la lista avversaria. Questo è un dato di fatto sul quale, credo, tutti possiamo essere d’accordo. Ora vado avanti. Per quanto lo Statuto di Poggio dei Pini preveda che i soci morosi non possano votare, è invalso l’uso di varare piani di rientro per rateizzare i debiti; in questo modo, anche i soci che non sono in regola col pagamento delle quote sociali vengono ammessi al voto. Questa operazione, per quanto non prevista dallo Statuto, può essere considerata lecita. Ma può essere utilizzata anche per scopi assai poco nobili, ad esempio, per truccare le carte durante le elezioni. Entro nei dettagli: un amministratore di non specchiate virtù che voglia ricandidarsi al governo di Poggio dei Pini può varare un concordato prima del voto e inserire tra i beneficiari solo i soci morosi che sono tra i suoi elettori escludendo gli altri. In questo modo ha la possibilità di acquisire un pacchetto di voti in più che può fargli vincere le elezioni. Un aiutino non proprio regolare. Come ho già detto prima (e lo ripeto: siamo nel campo delle possibilità), questo può accadere oggi e può essere accaduto anche in passato. Al momento possiamo dire che gli ingredienti ci sono tutti (piano di rientro per soci morosi varato poco prima delle elezioni; soci ammessi al concordato e soci no; vittoria per pochi voti di scarto) ma non possiamo andare oltre un ragionevole sospetto. Una cosa è sicura: aver scoperto il gioco (qualunque sia l’utilizzo che ne è stato fatto) renderà più difficile ripeterlo in futuro.

a.p.

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