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venerdì 7 agosto 2009

Racconto semiserio di una visita all'ambulatorio di Poggio dei Pini, là dove regna l’inciviltà e il degrado.

"La donna avanzava lievemente curva, trascinando a fatica i piedi per il sentiero polveroso aperto a tratti verso zone più ampie, qua e là circondate da radi ciuffi di erba secca. Sul fondo, al margine della radura i muri scrostati di una minuscola chiesetta bianca.
“Il medico riceve dalle 9.00 alle 12.00” recava scritto un cartello, appeso sbilenco, attaccato con nastro adesivo ormai secco alle sbarre arrugginite di un cancelletto a lato.
Con un sospiro di rassegnazione la donna pensò che doveva ancora aspettare per un pezzo l’arrivo del medico, così si avviò stancamente verso il basso muretto che limitava il piccolo patio sul davanti della chiesa. Avrebbe potuto offrirle un po’ d’ombra e un sedile sul quale poggiarsi in attesa dell’apertura del cancelletto al lato. Avrebbe voluto sedersi, o soltanto appoggiarsi per dare tregua al dolore che la tormentava, ma volto lo sguardo verso il portico dovette distoglierlo velocemente: un odore nauseabondo si levava dall’intonaco scrostato e sbriciolato che si miscelava a cumuli si escrementi che gli uccelli dovevano aver accumulato nel corso degli anni.
Con un moto di disgusto la donna si allontanò, e, non sapendo come ingannare l’attesa, si trovò nuovamente davanti al ruginoso insieme di rete metallica e sbarre, che sotto la spinta tremula della mano si aprì su un fatiscente cortiletto: cinque metri quadrati di sterpaglie secche, qua e là interrotte da bottiglie di birra e plastica. Rifiuti di vario genere intorno, ma finalmente tre gradini sbrecciati di cemento, dietro i quali una porta scrostata, che un tempo doveva essere stata di una qualche gradazione di marron, si apriva su uno stanzino dalle pareti macchiate di umidità. Un vecchio caminetto sul fondo enfatizzava ancor più le piastrelle staccate che rendevano instabili alcune sedie di plastica bianche, sulle quali distinte signore dal collo ornato di perle e signori con costose magliette di marca, portavano avanti colte conversazioni sulla società, la politica, la sanità e l’igiene…”

Il luoghi protagonisti del racconto della nostra lettrice

…e si potrebbe andare avanti per ore a raccontare il degrado e l’umiliazione che ormai avvolge Poggio dei Pini, e non parlo dei danni fatti dall’alluvione, ma da quelle piccole, ma enormi trascuratezze che stanno trasformando Poggio in un ghetto.
Non vedono i nuovi amministratori le cunette piene di sterpaglie e la spazzatura che ci circonda?

Angela Melis distinta signora Poggina di mezza età.

3 commenti:

Giorgio Plazzotta ha detto...

Angela il tuo messaggio tocca vari punti dolenti.
Il problema della spazzatura, lo sappiamo, è certamente legato anche all'efficienza di quei soggetti che hanno il compito di tenere puliti i luoghi ma, chiaramente, il problema principale, e forse la soluzione dello stesso, sono collegati a quei meccanismi che spingono mani maleducate a lanciare rifiuti di vario tipo un po' dove gli capita.
Sebbene una mancata risoluzione di quest'ultima problematica raramente porta a sensibili miglioramenti, penso che sia opportuno il tuo richiamo ad una maggiore attenzione nei confronti di questo problema anche da parte dei nuovi amministratori.

Per quanto riguarda invece le strutture fatiscenti di proprietà della Cooperativa (o pubbliche, il discorso non cambierebbe), il tuo racconto mi fa pensare con amarezza alle tante risorse sprecate in passato, alle mancate manutenzioni e ad un utilizzo veramente inappropriato di un patrimonio immobiliare che oggi non rende nemmeno le tasse che ci paghiamo. Qualcuno mi ricordava che in passato i bilanci erano sempre in attivo (vendendo lotti!!), perchè quei soldi non sono stati usati per mantenere il efficenza gli immobili e trovarne un utilizzo che garantisse uan fonte di reddito?
Sicuramente bisognerà fare qualcosa, ma quegli intonaci fatiscenti, quegli impianti sportivi non agibili, quelle strutture semi-abbandonate richiedono ingenti investimenti.
E' importante che la Cooperativa effettui una seria pianificazione economica e che cerchi risorse che vadano al di la della solita cementificazione che ci trasformerebbe prima o poi in una anonima periferia.

giacomo ha detto...

Ciao, è tutto vero quello che scrive questa Signora, ma è anche vero che per onore della cronaca reale, l'ambulatorio descritto è di proprietà del comune di Capoterra, ha il suo ambulatorio il bravissimo dott. Buffa , che prima aveva l'ambulatorio presso il centro commerciale, e che per motivi a me sconosciuti ma comunque poco chiari l'aveva dovuto lasciare.

Sarebbe il caso che si facesse luce su questo punto molto strano della vita poggina, per vedere se esistono irregolarità su quanto ho detto.

Per quanto riguarda le cunette è vero, sono da risistemare, ma sempre per citare dati reali , sono rimaste così gia per 6 mesi dopo l'alluvione, mi sembra che ci sia la ruspa rotta ( gia da tempo ), o forse è stata aggiustata , comunque questo nuovo cda ha ereditato una situazione gravissima appunto piena di situazioni di degrado, adesso diamo fiducia e pazientiamo almeno quanto basta , d'altronde siamo stati anni e anni in cui non si poteva neanche contestare, proprio per la mancanza di comunicazione.

Un altra cosa, bisognerebbe anche capire che al Poggio ci sono due medici, e che criticandone uno si potrebbe fare anche della scorretta pubblicità.


ciao Giacomo

Giorgio Plazzotta ha detto...

Adalberto Buffa è anche il mio medico. Non ho inteso nel racconto di Angela una critica diretta nei suoi confronti (il locatario non ripara intonaci e mattonelle).
E' inoltre vero quello che hai detto su alcune situazioni poco chiare relative al tentitivo dello stesso medico di stabilire il suo ambulatorio nel centro commerciale.

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