Qualche giorno fa ho avuto la fortuna di trascorrere alcune ore nella meravigliosa spiaggia di Murtas in quel di Quirra tra il Sarrabus e l'Ogliastra. Un lunedi di fine settembre con il cielo completamente terso e poco vento trasforma in paradiso semideserto una qualsiasi delle spiagge sarde. A settembre gli spazi si amplificano, i rumori della natura prendono il sopravvento, cancellando il vociare dei bagnanti, i motori marini, le musiche e i fastidiosissimi racchettoni ferragostani.
In quella spiaggia di Murtas, lunghissima, dieci chilometri di sabbia bianca con piccoli sassolini neri, trovandomi insieme a si e no altri 8 bagnanti, ho avuto quasi una sensazione di timore. Una solitudine a cui non ero più abituato sin da quando, ragazzino negli anni 70, ricordo di essere andato nell'allora deserta spiaggia di Tuarredda, presso Chia, senza immaginare che sarebbe diventata un vero e proprio carnaio.
Dopo di allora le cose sono assai cambiate. Le spiagge più belle sono state assalite dal cemento delle seconde case e si sono trasformate in tanti Poetto. Solo poche, perchè particolarmente fuori mano e molto lunghe, hanno mantenuto, anche in alta stagione, un rapporto uomo/natura nettamente favorevole a quest'ultima. Mi vengono in mente alcune spiagge della Costa Verde e della Gallura. Anche le piccole spiagge del Golfo di Orosei, per quanto quasi irraggiungibili via terra, risultano affollate di bagnanti scaricati da rumorosissimi barconi.
Nella spiaggia di Murtas, il cemento e le orde di turisti sono state tenute alla larga "grazie" alla presenza della base militare del Salto di Quirra. Non intendo, in questo post, addentrarmi nello spinoso argomento delle servitù militari e del relativo inquinamento, perchè la storia che vi voglio raccontare ha come protagonista una signora di mezza età che ama il silenzio e le spiagge deserte.
Quella mattina, contemplavo spaesato i chilometri di sabbia chiara senza anima viva e guardavo il mare piatto e azzurro sognando di poterlo navigare a vela. Improvvisamente ho notato qualcosa di insolito. Una macchia scura si avvicinava alla riva nuotando poco sotto la superficie dell'acqua. Un animale marino? Ma quale? Una tartaruga! Enorme, che bella! Man mano che si avvicinava alla spiaggia è apparso chiaro che si trattava di un esemplare di Caretta caretta. Le ho viste negli acquari e nei documentari, ma mai in libertà e certamente mai avrei pensato di vederle a quella distanza dalla spiaggia. Ho sentito di casi di spiaggiamenti di grossi animali marini feriti, disorientati o moribondi. La nostra amica Caretta, nuotava lentamente affiorando in superficie con la sua testolina usata a mo' di periscopio. Era giunta a circa due metri dal bagnasciuga, mentre una coppia di turisti stranieri le andava incontro con la macchina fotografica puntata. Evidentemente a Caretta non piace essere fotografata, e non piace la gente. Come darle torto. Ha quindi "girato i tacchi" e lentamente ha ripreso il largo.
Questa esperienza è stata emozionante, ma anche un po' triste.
Ho pensato che Caretta, che date le dimensioni deve avere una certa età, fosse nata su quella spiaggia molti anni fa e che, come accade alle tartarughe marine, vi stesse facendo ritorno per deporre le uova. D'altronde per quale altro motivo si stava dirigendo verso la pericolosa terraferma.
La nostra presenza su quella spiaggia l'ha disturbata. Chissà se ci ha riprovato nelle ore successive. Ho fortemente sperato che ritornasse.
Le località del Mediterraneo nelle quali queste tartarughe riescono a trovare le condizioni indispensabili per la riproduzione sono in costante diminuzione. Leggo su Wikipedia che ci sono alcune zone di nidificazione note, e alcuni siti nei quali si sono verificate deposizioni occasionali. Nessuno di questi si trova in Sardegna, strano per una terra così selvaggia. Eppure forse avremmo dovuto imparare qualcosa dalla triste fine della foca monaca. Gli amanti del business dovrebbero pensare al fatto che la presenza di fauna costituirebbe una grande attrazione turistica per una regione che dal punto di vista del costo dei trasporti sarà sempre svantaggiata.
Credo che dovremmo aiutare caretta a tornare, dovremmo aiutare i pesci e i delfini a ripopolare i nostri mari.
Scusa Caretta per averti disturbato lunedi' mattina,. Mi scuso a nome della mia specie di animali-bestie per quello che abbiamo fatto alla tua specie.
Nessun commento:
Posta un commento