Sono stato un sostenitore di Renato Soru, e in un certo senso lo sono ancora. Ho accolto con soddisfazione il suo ingresso in politica, ho condiviso e difeso le sue più importanti realizzazioni, come il master&back o quella legge "salva coste" che ha arginato inutili colate di cemento pronte a depauperare la prima risorsa economica dell'isola. Anche il salvataggio della cementificazione delle pinete di Poggio dei Pini, che era stato tentato nel 2007 dalla Cooperativa, lo dobbiamo in gran parte a quei vincoli paesaggistici che hanno bloccato quella e molte altre speculazioni. Ho sperato che avesse successo il tentativo di imporre un modo diverso di fare politica, pur conscio che si scontrava con quel sistema massonico-mafioso che, infatti, ci ha portato dentro il baratro. Ho sinceramente sofferto per la sconfitta del 2009.
Sono ancora un sostenitore di Renato Soru come leader di Tiscali, una società interamente sarda che è riuscita a imporsi e a resistere, mentre in tanti crollavano, in un mercato difficile e ipertecnologico, dimostrando che Sardegna non significa solo turismo, e agropastorizia. Può giocare anche altre carte nel settore delle tecnologie e dell'industria.
Soru, si sa, dal punto di vista politico, è stato accoltellato innanzitutto dai compagni di partito che hanno remato contro, peraltro di nascosto, come è ormai tradizione di questo partito.
Francamente mi sarei aspettato che, dopo quell'esperienza, Soru abbandonasse completamente il campo della politica e ancor più quel partito pieno di Giuda.
Invece no. E' rimasto all'interno del PD, tra i maggiorenti o capicorrente, macchiandosi, in questo modo, delle stesse gravi responsabilità che questa forza politica ha per il presente della nostra isola e dell'intera nazione. Che delusione.
Che delusione vedere che non ha battuto ciglio, mentre decine dei consiglieri regionali del suo partito venivano scoperti "con le mani nella marmellata", appropriandosi di soldi che avrebbero dovuto essere utilizzati per l'attività politica, peraltro contro il volere del popolo italiano, e invece venivano spartiti in improbabili rimborsi chilometrici e acquisti di beni di lusso voluttuari. Tutto questo mentre il 50% dei giovani sardi non trova lavoro, gli imprenditori si ammazzano, i sardi emigrano.
Scrive Massimo Dadea, senza peraltro citare Soru: "Che tristezza poi quei “neofiti” della politica, ex campioni della società civile, ieratici depositari del rinnovamento che, dopo aver imparato, con straordinaria facilità, il peggio della politica, la mettono a disposizione delle peggiori cause. Quelli che, dopo aver demonizzato la politica e i partiti, aver evocato “cupole” da demolire, “poteri forti” da smantellare, “consorterie” da spazzare via, hanno scoperto i vantaggi della politica politicante".
Hai capito Renato, dopo essere stato accoltellato, vieni anche sbeffeggiato. Perchè sei restato li? Perchè non ti occupi solo d'impresa? Forse, purtroppo, la risposta è nella frase di Dadea. La politica ti serve, serve a tutti. Senza la politica non si può stare a galla ad alti livelli, nel mondo imprenditoriale.
Forse è così, ma io, se mi permetti, ti rimprovero di non avere avuto il coraggio di uscire da quella casta e di contribuire a cambiare veramente la società in cui vivi. Tu sei stato accoltellato, ma poi hai accoltellato noi.
Grazie Renato. Deu si du paghiri.
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