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venerdì 12 dicembre 2014

Lo schiaffo della strada 27

Poggio dei Pini ha qualcosa in comune con la Bologna definita da Francesco Guccini "signora dai fianchi un po' molli col seno sul piano padano ed il culo sui colli".  Il territorio di Poggio si estende, infatti dalla pendici del Monte S. Barbara alla pianeggiante tuerra capoterrese del rione di Pauliara. 
La strada 27 si trova all'estremità della lottizzazione, nella parte più bassa. Chi ha costruito la sua casa in quel luogo aveva le finestre che si affacciavano sulla campagna, con ampi vigneti e dolci colline che degradano verso il mare. Un paesaggio meno aspro rispetto ai boschi e alle scarpate rocciose di S. Barbara, ma che dalla sua ha la comodità della vicinanza alle strade principali e un terreno più facile da utilizzare per via della minore pendenza. 

Nel corso dei decenni i residenti di Pauliara hanno dovuto sopportare la realizzazione di ben due elettrodotti con i relativi tralicci. Quello che sta per succedere proprio di fronte alla strada 27 è, però, ben altra cosa. E' in fase di realizzazione la strada a scorrimento veloce. Vediamo tutti i giorni i mezzi che preparano i pilastri. Sinceramente non conosco il programma e non so quando esattamente saranno conclusi i lavori di questo tratto di strada, ma è ormai questione di mesi. 
La realtà è che questa arteria passerà a pochi metri (anche 30) dalle case della strada 27 e indubbiamente la vita di chi vi abita sarà profondamente modificata. 
Chi è venuto a vivere a Poggio dei Pini lo ha fatto per una ben precisa scelta di vita, andando a cercare lontano dalla città un tipo di vita che h bisogno di campagna, di natura, di verde, di ampi spazi. Chi abita a Poggio non ci è finito per caso, lo ha scelto proprio per queste caratteristiche. 

Indubbiamente trovarsi a pochi metri da una strada a scorrimento veloce, con i camion che sfrecciano a pochi metri dalle tue finestre significa la fine di questo paradigma, Significa, in un certo senso, non essere più a Poggio dei Pini, esserne espulsi.
Alcuni residenti, tardivamente, si sono mobilitati nel tentativo di cambiare ciò che, con progetti approvati, gare d'appalto espletate ed espropri decretati, è ormai inevitabile.

Sono state sollevate anche alcune polemiche, tanto per cambiare. Si dice che questa strada non servirà a nulla. E' vero, ma solo parzialmente. Molti ancora  non hanno capito che questa strada non porterà a Cagliari, ma si fermerà sulla dorsale consortile di Macchiareddu, nei pressi dell'impianto Enichem.
I residenti di Poggio dei Pini non la imboccheranno per andare a Cagliari, ma la useranno solo per andare verso Assemini e la Carlo Felice. A questo proposito vi invito a leggere il post "La Cagliari Pula non esiste". Sarà utile anche per andare nell'altra direzione, verso Sarroch e Pula, ma ricordiamoci che il collo di bottiglia di Villa S. Pietro resterà sempre li' a creare ingorghi nel periodo estivo. Men che meno la useranno i residenti delle frazioni costiere. Ci si potrebbe chiedere, a ragione, se questa fosse realmente la soluzione migliore, anche in considerazione dei molti milioni di euro che saranno spesi. Il tracciato desta certamente delle forti perplessità. Ne ho parlato diffusamente nel post intitolato "lo strano slalom della nuova ss 195".
Non possiamo pero' negare che la presenza della nuova strada alleggerirà il traffico che attualmente grava sulla SS 195 rendendo più scorrevole il traffico anche sulle altre strade. 

Altra polemica riguarda l'inquinamento. Certamente, direbbe Catalano, è meglio respirare l'aria del bosco rispetto a quella che si trova presso una strada trafficata. Milioni di persone vivono però in zone piene di strade e di traffico, mangiano cibi provenienti da chissà dove, carni di animali allevati in modi "profittevoli", vegetali di plastica. Viviamo, amiamo talvolta ci ammaliamo. Potremmo dare la colpa a qualsiasi cosa che non rispetti tutti i crismi di ciò che consideriamo "sano e naturale". In realtà è impossibile, tranne che in alcuni casi ben precisi, ricondurre lo stato di salute a uno solo degli  elementi che fanno parte dell'ambiente antropizzato in cui viviamo. 

In ultimo le accuse alla Cooperativa. Qualcuno ritiene che avrebbe potuto opporsi e combattere per difendere i propri soci. Io non credo proprio che avrebbe potuto impedire o far spostare i lavori. Per farlo bisogna essere mafiosi. Le è stato espropriato un fazzoletto di terra. Un eventuale ricorso sarebbe stato rigettato, come quello di chiunque altro. E' invece sacrosanta la protesta per la mancata informazione che i soci interessati, o meglio ancora l'intera comunità, avrebbero dovuto avere nel 2006 , quando il tracciato è stato reso pubblico.  Oltre all'informazione, i soci colpiti da quella che per loro è una vera disgrazia avrebbero potuto sentire la vicinanza della Cooperativa che invece non ha mosso ciglio.  Oggi che non c'è più nulla da fare ritengo che la Cooperativa e l'intera comunità debbano riconoscere a questi soci un ristoro per il danno subito. Dato che in un certo senso non vivono più nella stessa Poggio in cui vivono gli altri, perlomeno che non paghino più per intero la quota sociale. 

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