A Poggio dei Pini è nato un nuovo giardino dove giovani
ontani crescono rigogliosi tra filari di eucalipti. Hanno messo radici anche le
tamerici e alcune robinie mostrano i baccelli gravidi di semi, sicuro presagio
di nuove piantine che arriveranno nelle stagioni a venire. L’alveo del rio San
Gerolamo, nel tratto compreso tra le piscine e il ponte a monte del lago, è un
tripudio di piante e cespugli che meriterebbero una citazione nell’album delle
passeggiate poggine. Se fossimo stati più attenti a valorizzare le nostre
risorse, avremmo potuto ospitare in questo giardino il ministro dell’Ambiente che
ci ha fatto recente visita. E magari avremmo potuto invitare anche l’assessore
regionale ai Lavori Pubblici che, invece, ha preferito farsi fotografare a
ridosso delle case di Frutti d’Oro. E, immersi nel verde, avremmo potuto
immortalarci con un selfie in compagnia del sindaco e dei nostri
amministratori.
Peccato. Già, peccato, perché avremmo potuto mostrare ai
vertici del potere di Roma e della Sardegna, al primo cittadino di Capoterra e
a tutta la pletora di invitati il miracolo di una piccola foresta fuorilegge nata
e cresciuta dove non sarebbe dovuta esistere. Quella distesa di piante,
cespugli e rovi, infatti, costituisce un pericolo perché intasa un canale dove
scorre un torrente che dopo un acquazzone può diventare
un fiume impetuoso. Le autorità che ci
hanno onorato della loro presenza hanno discusso della necessità di
salvaguardare l’ambiente e dei milioni occorrenti per realizzare viadotti,
argini, sistemi di monitoraggio. Tutte opere importanti per la cui
realizzazione sgomitano imprese e professionisti del settore. Peccato sia mancato il tempo per parlare delle
poche centinaia di euro necessarie per ripulire quel piccolo tratto del rio San
Gerolamo, appena 135 metri, dove una barriera di alberi ostacola il regolare
deflusso dell’acqua e può trasformare un temporale in un disastro.
Angelo Pani
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