Ieri era la notizia del giorno. Tutti assolti gli imputati nel processo per l'alluvione di Capoterra del 2008. Un argomento importante, un argomento spinoso. Lungi da me l'intenzione di commentare questa sentenza dal punto di vista giuridico. Non ho le competenze e non sono state depositate le motivazioni. Propongo invece di approfittare di questo momento per trarre indicazioni e riflessioni utili non per valutare il passato, ma per programmare il futuro.
Vorrei inanzitutto esprimere la mia affettuosa vicinanza ai parenti delle vittime, che non hanno certamente trovato conforto in questa sentenza. Capisco la difficoltà nell'accettare che la morte dei loro cari sia dovuta an semplice colpo di un destino malvagio, senza responsabilità di alcuno.
Questa sentenza, che va rispettata, è comunque anche la fine di un incubo per alcune persone che si sono trovate ad affrontare un lungo e doloroso procedimento giudiziario, al termine del quale sono stati ritenuti innocenti.
Quindi, colpa della natura? Assolutamente no. Ho sempre contrastato l'idea della "piena millenaria". Secondo me la responsabilità di ciò che è accaduto (e mi riferisco alle disgrazie, non alla piena) è totalmente umana, ma è da attribuire a un intero sistema e non alla singola pedina che, tra una scartoffia e l'altra, si è trovata con il "cerino in mano" in quel fatidico 22 ottobre del 2008.
Non so se la condanna di qualcuna di queste pedine avrebbe alleviato il dolore e il senso di ingiustizia dei familiari delle vittime o, più in generale, della popolazione che ha a cuore ciò che avviene nella nostra società. Può darsi. Ma avrebbe in qualche modo risolto il problema? Avrebbe colpito nel segno delle reali responsabilità? Non credo. Forse sarebbe stato uno stimolo a cambiare qualche cosa, ma non è questo il significato di una condanna penale. Non devono pagare alcuni per una responsabilità che è dell'intero sistema. Questo segnale per cambiare, pero', se vogliamo, possiamo coglierlo anche senza una eclatante condanna.
La vicenda che si è conclusa ieri (e forse è solo il primo atto) mi insegna tante cose anche alla luce di ciò che sta accadendo oggi con il nuovo Viadottodi Poggio dei Pini e nell'amminitsrazione della Cooperativa.
Parliamoci chiaro. Ci sono state due grosse alluvioni megli ultimi venti anni (1999 e 2008) e in entrambi i casi, nel momento in cui la piena si è rovesciata sui ponticelli situati presso il lago di Poggio, alcune automobili sono state trascinate via. Nel 1999, direi fortunatamente e grazie all'intervento di alcune persone, i malcapitati se la sono cavata con un grande spavento. Purtroppo nel 2008 è andata peggio, molto peggio. Ecco quindi che trovo che l'idea dell'autoregolamentazione sia semplicemente assurda. L'idea di lasciare il ponticello così com'è deve essere contrastata con la stessa forza con cui tutti diciamo no all'orribile viadotto della Metassociati. Come ha egregiamente scritto David Nilson in un recente post, queste sono "le cose sbagliate". Ci sono tante altre soluzioni e, come sapete, il telecontrollo sarebbe proprio "the right thing". Anche se l'attuale normativa rende impercorribile questa strada, si cambi la normativa. Non è solo una questione di Poggio dei Pini, ma riguarda i cento, mille ponticelli che si trovano nella medesima situazione. Non è pensabile spendere 10 milioni di euro per cento, mille ponticelli. Questo viadotto in cemento sarebbe la vera condanna al processo per l'alluvione: facciamo pagare al paesaggio, alla natura.
Un'altra importante considerazione riguarda l'amministrazione della Cooperativa e le relative responsabilità. Quella del Presidente certamente, ma anche del CdA e dei singoli soci. Non so se l'avete capito ma in quell'aula giudiziaria non c'era solo il legale rappresentate, ma con lui c'eravamo tutti e 850 noi soci della Cooperativa. Amministrare la Cooperativa non è un gioco da ragazzi che si deve prendere alla leggera. Quando si dice che "ci sono grandi responsabilità" non è retorica, il processo conclusosi in primo grado ieri credo che chiarisca molto bene questo concetto.
Ecco perchè dovremmo stare attenti a certi atteggiamenti alla "viva il parroco" che mi è sembrato di scorgere in più di una occasione. Il prezzo della pressapochezza e dell'improvvisazione potrebbe essere molto alto. Chi dirige la Coop dovrebbe prendere in seria considerazione anche le competenze della squadra che la amministra e coinvolgere i soci che possono dare una mano nelle varie discipline. A Poggio dei Pini, tra i soci e i loro familiari, ci sono competenze di altissimo livello in tutti i campi dello scibile. Mi rivolgo in modo critico anche all'attuale CdA, che trovo particolarmente debole sotto questo punto di vista. State attenti perchè questa mancanza di competenza potrebbe costare cara. Perlomeno cercate di coinvolgere i soci che possono (e vogliono) dare una mano. Capisco che questo processo di coivolgimento sia reso diffcile dal clima di sospetto ed insinuazione che viene alimentato da pochi incoscienti e dall'assalto alla Coop portato avanti da chi, palesemente, ha interessi politici.
Costoro, dietro a qualsiasi collaborazione, sarebbero pronti a sospettare brogli e imbrogli. Ovvio che finchè sono in azione questi "spalmatori di fango" (o, se volete, "inquinatori di pozzi") la nostra comunità sarà in grado di offrire molto meno di ciò che potrebbe.
2 commenti:
Caro Giorgio, ti racconto: la prima alluvione di cui ho ricordo data 1942 e accadeva, a Ottobre, a Lanusei (1 persona travolta), nel 1946 (se ben ricordo) il Campidano subì un grave fatto alluvionale (Elmas, S.Sperate, altri comuni prossimi a Cagliari travolti dalla "bomba" ma allora si chiamava ancora pioggia molto intensa, non ho memoria di morti ma forse se ne possono contare). Nel 1952 ero marinaio su una nave e ci siamo trovati a fronteggiare il maltempo proprio a Sud della Sardegna e anche allora danni da acqua in Campidano. Nel 1956 il ponte sul rio Piccocca al termine dei settefratelli - ponte sparito - e per molti anni vi era stato realizzato un ponte in legno. Nel 1985 (Settembre), in auto, diretto a Lanusei con moglie e figlie (auto 500) e fra Villaputzu e Tertenia pioggia torrenziale, mi fermo su un breve rialzo stradale e osservavo l'acqua salire di livello sulla pietra miliare fino alla scomparsa dei numeri presenti, avevo adocchiato una collinetta dove riparare ma per fortuna dopo qualche ora l'acqua era defluita. Di quelle subite a Poggio tutto conosciamo. Un Poggino (ora deceduto) mi aveva raccontato che lui frequentava questo posto all'epoca della azienda Saggiante e in prossimità del nostro amato ponticello in coda al lago era pressochè perenne un rio d'acqua a modo di pantano. Ma allora mi chiedo il Magistrato perchè non fa il processo alla "nuvolaccia" anzichè al Presidente della Cooperativa perchè lui non ha indirizzato la nuvolaccia su Poggio. Ergo pensiamo a prestare un poco di attenzione quando ci muoviamo in simili condizioni atmosferiche ed eviteremo inutili costi nei processi, l'uomo non ha doti di onnipotenza e ha il dovere di rispettare la forza della natura. Io spero che questo autunno ci regali una nuova "nuvolaccia" con l'immancabile "bomba" e in quel caso mi terrò a debita distanza dai conseguenti pericoli e analogo consiglio darò a chi incontrerò. In fin dei conti basta aspettare un pochino e il mare si prende volentieri il di più. Cioè "saggezza". Ciao Giampaolo LaI
Mi sento di fare i complimenti a Giorgio per questo pezzo, per il grande equilibrio e la grande lucidità che dimostra nel riprendere e artualizzare una vicenda che ha fatto soffrire tutti noi e oggi, con queste assoluzioni, dà un giusto sollievo ad alcuni e una comprensibile amarezza ad altri. Le vittime di quella mattina sono un lutto che non dimenticheremo mai, ma guai a cercare capri espiatori, guai a concentrare su un amministratore responsabilità talmente diffuse da essere. appunto, come ben dice Giorgio, sistemiche. Sono contento che Giovannino Calvisi sia stato assolto e sarà necessario continuare a insistere sul fatto che la Coop non gestì in maniera irresponsabile il territorio. In nome di Licia e Antonello, però, non dovremo smettere mai di migliorare norme e prassi di gestione del territorio. La sensibilità è molto mutata ma (lo dimostra la vicenda del viadotto) le istituzioni continuano a essere miopi. A tal proposito, aggiungo alle considerazioni di Giorgio una sola: ricordiamoci sempre che la Coop (specie rispetto a un passato nel quale gestiva autonomamente il territorio) non può incidere praticamente nulla nelle scelte pubbliche, a malapena possiamo realizzare qualche staccionata (e anche per queste dobbiamo passare il vaglio di Comune e Regione!). Lo evidenzio perchè ci siamo abituati ad esigere dalla Coop poteri o quantomeno possibilità che invece non ha. Purtroppo o per fortuna non saprei dire, ma è così. Ciò detto, condivido l'auspicio che quante più persone competenti si facciano avanti per gestire, nei prossimi anni, Poggio dei Pini. Ma attenzione: non abbiamo bisogno di persone che si limitino a esprimere pareri (ancor meno senza essere responsabilizzati nel fornirne di professionali): abbiamo bisogno di persone che "si rimbocchino le maniche e si sporchino le mani" prendendo sulle spalle gli stessi oneri e gli stessi rischi che si assunsero i vari Giampiero Atzori avantieri, i vari Giovanni Calvisi ieri e noi oggi. Di persone che suggeriscano agli amministratori cosa si dovrebbe fare di volta in volta ne avremo sicuramente sempre bisogno, ma la principale necessità sarà sempre quella di avere persone che, sentiti i pareri, prendano poi le decisioni. Ruolo ingrato che capiscono solo coloro che l'hanno provato. Vedo infatti al Poggio molti erogatori di pareri (e non sempre titolati a esprimerne...) e pochissimi disposti all'impegno personale. Cerchiamo giovani uomini, presto prestissimo toccherà a loro.
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