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venerdì 12 gennaio 2018

Una collina di canne infestanti: la Coop minaccia di denunciare l'ANAS

Ricevo e rilancio il seguente articolo pubblicato oggi sul sito www.giuseppeeliamonni.it
Periodicamente compio sopralluoghi nel territorio per tener d’occhio (!) alcune situazioni e verificare di persona le numerose segnalazioni che arrivano dal personale della Coop e dai residenti. Ne approfitto soprattutto il sabato e la domenica, quando non sono in ufficio e posso concedermi belle passeggiate con mio figlio Davide. L’altra sera ci siamo addentrati all’interno del cantiere della nuova 195 (ammetto quindi che abbiamo commesso un illecito, ma come leggerete ne è valsa la pena). 
Siamo saliti sul ciglio della collina artificiale in via di realizzazione lungo la parte terminale della strada 27, nel punto in cui la nuova statale lambisce la nostra lottizzazione. Una collina che la Cooperativa raccomandò proprio affinchè si schermasse il più possibile un’opera pubblica che porterà inquinamento paesaggistico, acustico, atmosferico. La speranza era che, impiantandovi una fitta vegetazione, si potesse perlomeno lenire i danni subiti dalle decine di abitazioni che, lo ricordo, sorgono a pochi metri. Ebbene, mi trovavo sulla cima di quella collina a considerare quel cantiere aperto, e abbandonato, domandandomi se noi Poggini dovremmo sperare che i lavori restino sospesi (come sono di fatto) col rischio di dover convivere con quella ferita aperta, o dovremmo al contrario sperare che riprendano e si concludano quanto prima, quand’ecco che mio figlio richiama la mia attenzione esclamando: “Babbo: ti sembra normale che qui sia pieno di conchiglie?” e mi fa vedere il palmo della mano pieno di conchiglie, e mi fa notare che tutto il rilevato, attorno a noi, ne è pieno. “No, Davide…” gli rispondo “…non è affatto normale!”.

Fin qui il racconto. Ma in questa storia non c’è nulla di simpatico. Le prime verifiche che ho fatto effettuare a dei tecnici confermano i miei timori: il fatto che quella terra sia, evidentemente, di origine palustre, presa da chissà dove (verosimilmente dal fondo del Santa Lucia) significa che su quella collina non potranno mai crescere alberi ad alto fusto e neanche arbusti che consentano di realizzare siepi e neppure la più comune macchia mediterranea: su una terra del genere potrebbero crescere al massimo canne, salicornie e altre essenze che, rispetto alle nostre esigenze, possiamo e dobbiamo considerare infestanti. Il rischio è che le decine di famiglie che abitano dinanzi a quella collina subiscano, oltre all’inquinamento e alla privazione dell’orizzonte, anche il danno di una collina ricoperta di canneti infestanti, proliferatori di zanzare e rischiosissimi d’estate. Uno sfacelo si aggiungerebbe allo sfregio.

Abbiamo quindi deciso di denunciare questo fatto in tutte le sedi. Pretendiamo di sapere se l’esecuzione di quella collina rispetti quanto previsto dal progetto e se anche così fosse vogliamo che quella terra sia rimossa e sostituita con una terra adatta al fine che dovrebbe raggiungere. Di seguito la lettera di denuncia che noi Amministratori abbiamo inviato a tutti gli enti interessati (ANAS, ARPAS, etc.).


OGGETTO: NUOVA S.S.195, RISCHI AMBIENTALI CONNESSI AL RIUTILIZZO DI TERRE E ROCCE DA SCAVO

La presente per ottenere dei chiarimenti e denunciare alcune anomalie riscontrate nell’esecuzione della collina artificiale in via di realizzazione all’altezza della strada 27 della lottizzazione di Poggio dei Pini, in prossimità dell’attraversamento del rio S. Gerolamo.

Da verifiche effettuate da tecnici professionisti ci risulta, infatti, che la terra utilizzata per realizzare la suddetta collina siacostituita da diversi strati di materiale argilloso di colore grigio scuro, ricco di frammenti conchigliari (lamellibranchi e gasteropodi) che denoterebbero la provenienza da un’area palustre; tale materiale potrebbe essere stato estratto in corrispondenza della zona in cui insiste il viadotto S. Lucia, unica area in cui, lungo il tracciato della strada in costruzione, si possano rilevare tali depositi di evidente ambiente paludoso-salmastro (Stagno di Capoterra).

Se così fosse, a causa delle particolari caratteristiche chimico-fisiche e geopedologiche (alta salinità, tessitura argillosa, compattezza e impermeabilità accentuate ulteriormente dalla fase di compattazione del rilevato) essa renderebbe impossibile la messa a dimora e il successivo attecchimento e idoneo sviluppo vegetativo delle essenze che, dovrebbero attutire l’inquinamento visivo, acustico e atmosferico generato dalla nuova strada che, lo ricordiamo, sorge a ridosso di numerose abitazioni, distanti poche decine di metri. Tale collina finirebbe insomma per acuire il danno che si sarebbe voluto invece lenire, poiché il rilevato si coprirebbe di canne e altre essenze infestanti, moltiplicatrici d’insetti e particolarmente pericolose in caso d’incendio.

Tutto ciò considerato, anche a tutela degli interessi dei residenti, nonché evidentemente della Scrivente, chiediamo:

1) Cosa prevedano il progetto e il capitolato relativamente alle opere da realizzare in quel tratto e relativamente ai materiali da costruzione che si sarebbero dovuti utilizzare (origine, natura, modalità di posa, etc.);

2) Cosa prevede il piano di riutilizzo delle terre e rocce da scavo (redatto ai sensi delle norme vigenti), e se nell’ambito di tale piano siano state valutate le compatibilità di tali terre con l’ambito territoriale interessato, che non è evidentemente un ambito palustre, ma al contrario un ambito collinare con depositi alluvionali ciottoloso-sabbiosi di origine granitica, in cui la vegetazione naturale è costituita da essenze tipiche della macchia mediterranea (lentischio, corbezzolo, fillirea, ecc.) e da esemplari arborei rappresentati da olivastri, lecci e sughere, che mal si adattano ai substrati pedologici salmastro-paludosi;

3) Che tipo di essenze vegetali si prevede di mettere a dimora sulle due scarpate del rilevato artificiale costituente la collina, al fine di mascherare la strada e fungere da filtro verso le case;

4) Cosa sia stato realizzato finora e in quali tempi si prevede il completamento dei lavori;

5) Se quanto realizzato finora corrisponda a quanto prescritto dal progetto e dal capitolato e dal piano di riutilizzo delle terre e rocce da scavo;

6) Se l’ARPAS ha fornito parere positivo circa l’utilizzo di tali materiali nella costituzione del corpo del rilevato.

In difetto procederemo senz’altro a promuovere ogni azione legale e chiediamo alle Autorità in indirizzo di intervenire affinchè sia garantito il rispetto dei capitolati e delle norme di settore, nonché siano tutelati gli interessi dei residenti.

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