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mercoledì 7 ottobre 2009

I giornalisti dell'alluvione

E' passato quasi un anno dal 22 ottobre. In quel giorno, e per i tre successivi, sono rimasto senza corrente elettrica e quindi senza la possibilità di vedere i telegiornali. Eppure, da quanto mi è stato poi riferito, la disinformazione ha imperversato sin dal primo momento. La sarabanda delle corbellerie (eufemismo) mediatiche è stata inaugurata da Egidiangela Sechi al TG di Videolina che dette la falsa notizia del crollo della diga di Poggio.


La diga in terra è oggi più robusta di prima
In questo blog abbiamo seguito molto da vicino tutti questi fatti. A un anno di distanza, oggi forse ci rubano un sorriso alcuni attori di quei giorni, come l'incredibile e mai dimenticato consigliere comunale che, un mese dopo l'evento, affermò alla radio che la responsabilità di ciò che era accaduto era del piccolo bacino pedemontano. Che dire poi dello psicologo che si cimentò in identiche argomentazioni.
Anche a causa di questi signori, per mesi ho incontrato persone residenti nelle lottizzazioni costiere che si avvicinavano al lago di Poggio come se fosse il Vajont e dicevano, un delusi, "ma allora non è vero che è crollata". Quelle informazioni errate, quelle valutazioni affrettate, rischiavano di fare molti danni, incidendo una profonda ferita nel tessuto sociale del nostro comune (poggini assassini) e premendo per la distruzione di un'opera che, come poi è stato dimostrato dagli esperti, ha addirittura attenuato la forza dell'onda di piena.

C'è mancato poco che anche le autorità competenti, sotto pressione in quei giorni difficili e sempre poco inclini a prendersi responsabilità, cedessero al tentativo di riversare sul "lago espiatorio" responsabilità che, invece, stavano di casa proprio presso quegli uffici pubblici da cui era partito il maldestro tentativo di scarica-barile.
Come molti lettori sanno in questo blog abbiamo svolto un grosso lavoro per fare emergere la verità, quella suggerita dalla scienza e non dall'immaginazione o dall'interesse politico.
Mi hanno aiutato in questo compito alcuni di voi e, permettetemi di dirlo, sono fiero di quello che abbiamo fatto.
Sulla base di queste "fondamenta" è poi nata una Associazione, la 22 Ottobre, che in modo molto serio, ha organizzato una serie di incontri di alto livello scientifico. Alla fine si è fatta largo la consapevolezza, anche tra i residenti delle lottizzazioni costiere, della vera natura di quel piccolo ma utile bacino di espansione per le spallate che le piene del fiume ogni tanto hanno dato e continueranno a dare. Non, quindi, dighe da abbattere, ma semmai piccoli invasi da costrure per combattere la desertificazione, e costituire un freno per regimi torrentizi sempre piu "tropicalizzati". embrava un argomento chiarito. Pensavo che avessimo superato quell' "analfabetismo geologico" con cui in queste pagine Rita Lai ha posto all'attenzione di tutti noi una realtà che era stata per troppo tempo presa sotto gamba.

I giornalisti, si sa, devono piombare sulla notizia ed è a volte difficile per loro cedere alla tentazione di "infarcire" le informazioni reali per renderle più appetibili.
A Capoterra era arrivata anche Striscia la Notizia ad incalzare il sindaco Marongiu, che di certo non avrebbe ricevuto questo trattamento dall'Unione Sarda, sempre molto benevola nei suoi confronti (elezioni con cambio-casacca in vista, auguri).
Nonostante alcune partigianerie, non si può dire però che due giornalisti dell'Unione (Mariagrazia Marilotti e Andrea Piras) non siano stati ben presenti nel territorio e non abbiano dato voce anche a chi, come noi, non aveva santi in paradiso o cadaveri nell'armadio da nascondere.
Il giornalista della nuova Mauro Lissia, con stile più diretto e coraggioso, ha invece sparato alcune pesanti bordate politiche con articoli di denuncia che potevano valere per uno qualsiasi dei 1000 disastri ambientali d'Italia, senza però entrare nel merito della situazione ambientale di questo territorio specifico, argomento del quale ha dimostrato la stessa competenza che io ho nell'origami.

Diverso da tutti, Angelo Pani, ha vissuto questa tragedia dal di dentro. Il disastro ha colpito il luogo in cui vive e che conosce molto bene; era "sul posto" sin dalle prime ore di quel mattino con la sua macchina fotografica. Angelo è una penna esperta, d'accordo, ma in ogni pezzo che ha fatto è riuscito a informare toccando il cuore del lettore. I suoi pezzi hanno saputo lenire e consolare una parte della mia disperazione per la ferita subita da questo territorio che amo. Poggio dei Pini, per chi ci abita, è una moglie, una fidanzata, una figlia.
Da alcune settimane, forse perchè ci avivciniamo all'anniversario del disastro e i direttori dicono "scrivi qualcosa di scottante su Capoterra", ecco che i giornalisti sono ricomparsi sulla scena del delitto. Mai l'avessero fatto. Ogni giorno apro il giornale e leggo cose incredibili che mi lasciano esterrefatto.
Apre le danze Maria Francesca Chiappe, che il 26 settembre scorso scrive "quanto ai danni dovuti alla diga che ha ceduto". Incredibile, la Chiappe è indietro di un anno. Dove è stata in tutto questo tempo? Di certo da queste parti non si è mai vista.
Il 1 ottobre Andrea Piras definisce il S. Girolamo "fiume assassino", complimenti per la fantasia! Poi aggiunge: "Il sindaco Giorgio Marongiu non ha molta voglia di perdersi in chiacchiere". Slurp!. E dato che Marongiu viene dipinto come un uomo d'azione perchè non si fa raccontare quali sono i lavori effettuati dal comune e, soprattutto, dove sono stati eseguiti? Perche non fa un bel pezzo sul Piano di Emergenza che non c'è e che invece doveva esserci? Chi c'era del Comune il 22 ottobre a fermare la macchina di Annarita Lepori prima che venisse trascinata via? Un più di coraggio, su. Noi che leggiamo non abbiamo l'anello al naso.

Ma le cose più incredibili le ho lette ieri sulla Nuova Sardegna. Mauro Lissia cita le sue fonti: "consulenti di Torino sentiti dagli investigatori e i forestali nel rapporto alla Procura". E cosa dicono? Sebbene io abbia seguito tutte le conferenze scientifiche indette sul tema alluvione in quest'ultimo anno, conferenze a cui hanno partecipato i maggiori esperti di tutte le discipline legate all'idrogologia, all'ingegneria idraulica e alle scienze forestali ecco che spuntano nuove teorie: "un dato su tutti: ancora trenta-quaranta minuti di pioggia e la diga di Poggio dei Pini avrebbe collassato". Detto così sembrerebbe preoccupante, ma pensandoci un e facendo 4 conti l'impressione è che all'incolpevole Lissia abbiano rifilato una "sola".
Mi sono preso le tabelle del pluviometro di quella giornata, sempre pubblicate su questo blog. L'evento è iniziato alle 6 ed è terminato alle 9. In queste 3 ore sono caduti ben 372 mm di pioggia che, come noto, rappresentano il record mai registrato in Sardegna per quanto riguarda l'intensità. Cosa vuol dire quindi "altri 40 minuti di pioggia", a quale intensità? Quella dell'ultima mezzora o quella del momento più intenso?
Vediamo entrambi i casi. Se fosse proseguita l'intensità dell'ultima mezz'ora sarebbero caduti altri 30 mm di pioggia portando il totale a 402. Ma come si fa a dire che con 402 mm. la diga sarebbe crollata e con 372 no?
Supponiamo invece che fosse piovuto per 40 minuti alla massima intensità. Tra le 6,30 e le 7,00 sono caduti 160 mm di pioggia. Vogliamo aggiungere altri 128 mm. ai nostri 372 che rappresentano già il record? E facciamolo, così raggiungendo 500 mm di pioggia in 3 ore e 40. La diga sarebbe crollata? Forse, ma sarebbe stato il diluvio universale quindi perchà preoccuparsi se non siamo Noè? Dobbiamo avere ben chiaro che quello che è avvenuto il 22 ottobre è un evento estremo, che può anche capitare di nuovo e che dobbiamo adattare le infrastrutture a quelle portate. Ma ha senso ipotizzare valori molto più elevati? In queste condizioni nessuna opera sarebbe mai sufficiente.
L'articolo prosegue disegnando il seguente scenario apocalittico "la barriera era zuppa d’acqua, una marmellata di terra". Mamellata.., ma siamo sicuri che si trattasse di una relazione scientifica? L'avrà scritta mica l'orso Yoghi?
Perchè non dovrei invece credere all'ing. Novella (no Geologo, gravissima imprecisione) del Genio Civile e agli esperti che, dopo avere effettuato le indagini piezometriche, hanno dichiarato che l'interno della diga era integro e realizzato con materiali di ottimo livello.
E quindi, come nelle quartine di Nostradamus l'oscuro presagio termina con la catastrofe "sul centro di Poggio dei Pini sarebbe piombata una cascata spaventosa, con rischi facili da immaginare". Lissia è certamente all'oscuro della simulazione realizzata da un gruppo di ricercatori incaricato dall'Università di Cagliari (non Torino sorry). La simulazione era incentrata proprio sugli effetti di un'eventuale collassamento della diga di Poggio. Chi, non è il caso di Lissia, ha seguito i seminari organizzati dall'associazione 22 Ottobre, ha potuto ascoltare l'esposizione dell'ing. Andrea Lazzari, che è specialista proprio in simulazioni idrauliche. Questa simulazione racconta di effetti apprezzabili, ma non drammatici alla foce (+ 50 cm. livello e 0.3 m/sec velocità) ed esclude l'interessamento della zona abitata di Poggio dei Pini che si trova in una posizione più defilata verso sud e sopraelevata.

Ci sono poi molte imprecisioni nella frase "a Poggio dei Pini hanno creato un crocevia ai piedi di un bacino idrico in equilibrio instabile. Oltre al ponte una strada, quella che filava e ancora fila lungo il rio San Girolamo, una strada incollata all’argine del fiume e sotto la diga. Non doveva essere costruita là, strada e ponte dovevano essere altrove".
Forse si ignora che il lago, la diga e anche le stradine esistevano da prima della creazione della lottizzazione Poggio dei Pini e che la diga è stata creata dopo la strada. Quella in cui si è verificata la sciagura è un strada vicinale comunale, denominata dei Genovesi, che esiste da sempre. Anzi prima, in luogo del ponticello, c'era un guado, ancora più rischioso. Da come viene presentata la frase sembrerebbe invece che quell'arteria sia stata progettata al momento della realizzazione della lottizzazione. La strada che "fila lungo il Rio S. Girolamo, oltre il ponte", non è stata neanche esondata perchè in quel punto l'alveo è incassato nella vallecola di "Su Strumpu" e quindi l'argine è al sicuro. I problemi si sono verificati più a valle, nella zona sportiva che è però ben lontana dalla diga. Insomma molte inesattezze, scarsa precisione e, a mio avviso, anche qualche oscura manovra. Staremo a vedere.

5 commenti:

Giorgio Plazzotta ha detto...

invatomi da Rita Lai

Bravo Giorgio, ottima la tua ricostruzione delle notizie scodellate dai giornalisti inesperti e tuttologi da un anno a questa parte, che non sanno neppure decifrare i contenuti delle relazioni scientifiche, travisandone ed alterandone i contenuti. Ricordo che una giornalista (preferisco non fare nomi) in sede di una conferenza stampa svoltasi in Cooperativa, all'indomani dell'alluvione, disse a un ingegnere che spiegava come si fossero svolti gli eventi: "Scusi ma non possiamo usare dei termini più comprensibili? Cosa significa tracimazione del corpo della diga?". Lo sapevano anche i bambini cosa era la tracimazione, bastava andare sulla diga e guardarla per capirlo, non servivano esegesi dei termini.

Piuttosto mi stupisco che il giornalista Lissia esprima certi concetti e affermi di aver letto certi risultati nel fascicolo del Nucleo Ispettivo della Forestale, non ancora depositato alla Procura della Repubblica, per i seguenti motivi:
- a quanto mi risulta il sig. Liscia abita, o ha abitato, a Poggio dei Pini, e comunque conosce la posizione della diga rispetto alle strade, ai ponti esistenti da molto prima della nascita del centro residenziale e addirittura prima dell’esistenza dell’Azienda Agricola Saggiante, proprietaria e realizzatrice della diga, pertanto mi aspetterei che fosse ben informato sui tempi di realizzazione di opere idrauliche e viarie.
- Inoltre vorrei capire come fa ad affermare che l’acqua sarebbe piombata sul centro di Poggio, che geograficamente si trova a monte della diga. Le case di Poggio poste a valle della diga sono veramente assai poche, ed in ogni caso come dimostrato dalla simulazione del dambreak (rottura improvvisa per collasso strutturale) illustrata dall’Ing. Lazzari, anche in caso di rottura del corpo arginale, l’acqua e la terra sarebbero passati dentro il canyon sottostante, che ha delle pareti alte circa 25 m rispetto alle quote delle case, ma non sarebbe fuoriuscita da lì.
- Non capisco come faccia a sostenere che dalle perizie risulti che “la diga era una marmellata di terra pronta a collassare”. Ricordo che la diga, come attestato da ingegneri e geologi, non ha subito alcuna lesione strutturale né in occasione dell’alluvione del 1999, nè in quella del 2008. Le analisi geotecniche e le rilevazioni del livello idrico (mediante i piezometri) effettuate da esperti geologi all’indomani dell’alluvione, hanno, semmai detto l’esatto contrario di quanto afferma lui. Infatti hanno dimostrato che non c’era alcuna imbibizione del corpo arginale e che la terra che lo costituiva non era affatto prossima alla liquefazione anzi era completamente ASCIUTTA, segno che non era avvenuta alcuna filtrazione dal corpo arginale. E’ invece accertato la sua erosione del paramento verso valle (con riduzione di circa 1/5 della sezione originaria) dovuta solo ad uno scavalcamento sommitale (detto TRACIMAZIONE), attestato da tutte le fotografie e da tutti i tecnici che si sono occupati della diga.

continua)

Giorgio Plazzotta ha detto...

segue dal precedente



- Sarebbe interessante sapere chi sarebbero questi “consulenti di Torino” che avrebbero certificato che con 40 minuti di pioggia la diga sarebbe andata giù. Mi risulta che l’unico consulente che ha avuto un incarico inerente la diga sia l’Ing. Ugo Ravaglioli, professore dell’Università La Sapienza di Roma che ha avuto il seguente incarico: “Incarico per elaborazione di Analisi, Studi, Valutazioni e Soluzioni propedeutiche alla definizione degli interventi di messa in sicurezza della Diga di Poggio dei Pini e relative soluzioni alternative”, così come risulta dalla consultazione del sito della RAS (http://www.regione.sardegna.it/pdf/2009consulenze.pdf) e come pubblicato nel BURAS n. 3 del 30/01/2009. Forse il giornalista ha fatto un po’ di confusione con un altro incarico, affidato dall’Agenzia del Distretto Idrografico alla società Hydrodata di Torino, che però non riguardava affatto la diga ma, al contrario, consiste in uno studio di dettaglio della fascia fluviale del Rio S. Gerolamo e che dovrebbe contenere le indicazioni idrauliche e idrogeologiche per mettere in sicurezza tutto l’alveo e le infrastrutture che lo intersecano, come si può d’altronde leggere nello stesso sito ufficiale della società torinese (http://www.hydrodata.it/). Tale studio, tra l’altro, non è stato ancora completato né consegnato alla RAS e tanto meno agli ispettori della Forestale.

Per finire mi chiedo, domanda forse retorica di questi tempi in cui le fughe di notizie dalle procure sono all’ordine del giorno, come fa un giornalista a venire in possesso di informazioni così delicate in possesso solo del Nucleo Ispettivo della Forestale? Ricordo che l’inchiesta ha per oggetto la ricostruzione dei fatti per omicidio colposo plurimo. Come si possono dunque pubblicare notizie palesemente imprecise e contraddittorie con un presupposto così grave?

Sandro Atzeni ha detto...

Tutto vero, fa parte della voglia di protagonismo di molti e non importa che tipo di notizie si divulghino, è importante contare su una nutrita platea che più è attenta quanto più il racconto è catastrofico e l'oratore dà l'impressione del tuttologo che avalla la sua preparazione con termini ricercati e incomprensibili ai più, un pò come quando gli "onorevoli" parlano in politichese. A tante parole sono seguiti pochi fatti e se ricapitasse oggi?
Il territorio è preparato ad un'evenienza del genere? Come sempre la storia non insegna nulla. Credo che le necessità del territorio, con il trascorrere del tempo, cadranno nell'oblio e non è improbabile che il disastro si ripeta (vedi Messina). Confesso che non mi dispiacerebbe se l'associazione 22 ottobre si costituisse lista civica e si presentasse alle prossime comunali del maggio 2011

WildTuareg ha detto...

Bravissimi entrambi, Giorgio con il suo articolo, denso di riferimenti precisi...e la Dott.ssa Lai...epertissima nei Piani di assetto idrogeologici....Mi chiedo: quante volte, ancora, dovremo avere solo critiche e commenti negativi, specie sugli organi di stampa, quando abbiamo già una lista di informazioni così completa? Credo utile e concreto pensare ad effettuare le opere di messa in sicurezza di tutta la zona, ma i giornalisti sovra-citati, fuorchè l'ottimo Pani che elogio anch'io, ritengono di poter fare di un articolo commemorativo da quattro soldi (laddove l'informazione è soggettiva e carente nei riferimenti documentari), la loro inchiesta-scoop? Non di sole parole, vive l'uomo. Attendiamo le pubblicazioni preannunciate dai giornali, sugli avvisi di garanzia (a quanto pare anche nomi "importanti" e non immediatamente ricollegabili al nostro territorio) ai responsabili della sciagura. Ma c'importa fino ad un certo punto. Cioè quasi niente.
Ciò che c'importa davvero sono i fatti e la messa in sicurezza DEFINITIVA del nostro amatissimo luogo di vita. Attendiamo, purtoppo da troppo, lungo tempo, il Piano Regionale di assetto idreologico, fermo da tempo immemore, e i Piani di Intervento dettagliati, appaltati ed operativi.
In un contesto politico attualmente in carica, che predilige occuparsi di piani d'ampliamento della cementificazione selvaggia e di nucleare, quale tutela ambientale, riusciremo ad ottenere?
I signori Consiglieri eletti, sono cortesemente pregati di non venire a Capoterra, nell'anniversario, tristissimo, dell'alluvione, solo per propaganda elettorale e retorica. Vengano, non con sole promesse, se hanno il coraggio, ma con atti esecutivi alla mano.
Noi non dimentichiamo e siamo stanchi d'aspettare e di riporre la nostra fiducia (ed il nostro voto) in chi non ha le capacità, nè la volontà concreta d'agire seriamente.
Ornella Corda, Rio San Girolamo, le Case del Sole.

Giorgio Plazzotta ha detto...

una nota per il "coraggioso" che invia commenti anonimi. Scrivimi perlomeno per email è ovvio che qui non pubblico commenti anonimi, tantomeno invettive.

Avverto anche i volenterosi che si stanno rileggendo i 309 articoli di questo blog, tutti piuttosto lunghi, alla ricerca di errori e imprecisioni, che troveranno senz'altro piu d'una. Sarò lieto di pubblicare le vostre precisazioni.

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