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domenica 7 marzo 2010

Bravo Giorgio

La critica, si sa, è più diffusa dell'elogio. Non mi riferisco solo alla politica. Fa probabilmante parte della natura umana mettere in maggiore evidenza quello che non va e dare per scontato quello che invece funziona. Pensiamoci, anche nei rapporti tra due persone spesso è così. Può darsi che anche il mio blog soffra di questa distorsione, ma d'altronde sarebbe in buona compagnia, dato che tutta la stampa penso adotti la medesima impostazione.
La chiave di lettura, però, potrebbe essere diversa. Nel mio caso penso di poter dire che la critica è collegata al desiderio di vivere in un mondo migliore, a cominciare dalla cose che accadono nel comune in cui vivo. Mi infastidisce molto la falsità e la mistificazione, percui talvolta ho sentito la necessità di diffondere altre informazioni e opinioni.

In Italia è una pratica diffusa utilizzare l'informazione come strumento di lotta politica, per difendere i propri referenti (o proprietari) ed attaccare i nemici. La verità è un optional: si racconta solo se fa comodo. Siamo così abituati a questo stato di cose che questo modo assurdo di gestire l'informazione ci sembra la normalità. Gli stranieri, invece, ne restano esterrefatti. Per carità non voglio estendere questa regola a tutti i giornalisti professionisti nostrani che si occupano di politica. Diciamo ... a quasi tutti. C'è poi da dire che il giornalista è, tra le altre cose, un lavoratore che deve comunque portare a casa la pagnotta.
Ovviamente se la cosa vale per le pubblicazioni cartacee, non è escluso che possa valere per quelle telematiche, che ultimamente stanno prendendo piede. C'è, però, una grossa differenza. Il web è illimitato mentre i media tradizionali sono pochi. Non ci vuole molto a controllarli o a stringere accordi, se si gestisce il potere. Molto più difficile controllare tutta internet. Ho l'impressione che gli ambienti politici non abbiano realmente capito la "rivoluzione telematica" in atto. Se qualcuno apre un blog e incomincia scrivere, la prima preoccupazione è quella di capire "da che parte sta", oppure come controllarlo o come metterlo a tacere. Potrebbe funzionare con qualcuno, ma non credo che potrebbe funzionare con tutti. Forse sarebbe quindi meglio prendere atto del cambiamento ed adeguarsi accettando con serenità un futuro in cui ci saranno più occhi e più voci ad osservare e commentare l'operato di chi ha responsabilità nell'amministrare la cosa pubblica.
Nel nostro piccolo mondo capoterrese si è potuta notare questa inadeguatezza al cambiamento da parte di qualche politico locale che ha reagito in maniera scomposta al fenomeno che ho battezzato "Cyber Capoterra", cioè a quel consistente movimento di volontariato che si è attivato dopo l'alluvione e che spesso ha utilizzato il web come strumento di interconnessione e cassa di risonanza. Dietro questo movimento spontaneo, anche considerando il momento storico in cui si è sviluppato, c'era ovviamente la preoccupazione per lo stato in cui si è trovato da un giorno all'altro il nostro territorio e il desiderio di dare una mano per la ricostruzione. Questi impulsi provengono evidentemente dalla parte sana della società e testimoniano ideali positivi come la solidarietà e il desiderio di costruire un futuro migliore. Ideali utopistici? Può darsi. Intanto a Poggio dei Pini la piccola rivoluzione ha fatto un passo avanti e quegli ideali si stanno trasformando in cambiamento reale.
In questo contesto è quindi possibile che i cittadini o le associazioni, anche tramite il web, effettuino delle richieste, avanzino proposte o in taluni casi, muovano delle critiche nei confronti della pubblica amministrazione. Può anche essere che ci siano fraintendimenti, che l'informazione sia giunta all'interlocutore in modo incompleto. La risposta non può essere il silenzio. Al contrario, l'informazione deve essere amplificata, così come il confronto. L'investitura popolare nei confronti di chi amministra non significa "fai tutto quello che vuoi, non raccontare nulla e ci risentiamo tra x anni". I consiglieri comunali sono tanti, uno si occupi della comunicazione con i cittadini, è cosi' difficile? Se un'amministrazione agisce per il meglio è tutto suo interesse farlo sapere ai cittadini. Invece non si racconta nulla e se qualcuno abbozza una protesta gli si dice bellamente: "lei non è informato". Non funziona così. Se invece il sistema di selezione della classe dirigente deve essere quello basato su una informazione assente, sul clientelismo, sui favori e sulle promesse da elargire nei giorni della campagna elettorale, va da se che il risultato sarà negativo: avremo case costruite sui fiumi, piani di emergenza assenti, e poi scuole, strade, ospedali e così via.

Il blog o la pubblicazione telematica, se è veramente libera, oltre a svolgere questa funzione di diffusore di informazione, di amplificatore di partecipazione, dovrebbe estranearsi dalla guerriglia tra i partiti e le fazioni politiche. Tanto per fare qualche esempio "Il Giornale" non parlerà mai bene D'Alema e "la Repubblica" non parlerà mai bene di Berlusconi. Mi è spiaciuto sapere che qualche critica da me scritta nei confronti del Comune di Capoterra sia stata interpretata secondo questa logica dell' "amico o nemico". Eppure ho espresso talvolta anche il mio apprezzamento, per quel poco che può contare, nei confronti dell'operato dell'amministrazione comunale capoterrese e l'ho fatto in più di una occasione. Ho ricordato come la giunta Marongiu, in entrambe le legislature da lui presiedute, abbia posto un argine al tentativo di cementificare la piana di Capoterra. Ricordo la triste stagione delle bombe e quindi anche il coraggio con cui alcuni amministratori hanno fermamente respinto i tentativi di imporre le scelte urbanistiche con la forza. Sebbene il nostro Comune, così come la stragrande maggioranza dei comuni sardi, fosse sprovvisto di un piano di emergenza. Dopo l'alluvione il sindaco ha promesso di adottarne uno entro l'autunno 2009 e così è stato.
Del post alluvione se ne è parlato a lungo, così come di ciò che non ha funzionato. Non si può negare però che la situazione dopo un cataclisma del genere fosse assai delicata e che tra rimborsi e le mille sistemazioni provvisorie di tutte le infrastrutture, il Comune di Capoterra non si sia mobilitato facendo quello che poteva.

Una battaglia di cui non ho conoscenza diretta, ma che seguo periodicamente sui giornali, riguarda il tentativo di posizionare sul territorio capoterrese servitù di tutti i tipi: dai mega elettrodotti, agli inceneritori. Va bene, non bisogna farsi prendere dalla sindrome NIMBY (Not In My BackYard) ma nemmeno accettare la politica del "TMC" (Tutta la Merda a Capoterra). Penso che l'esperienza dell'impianto di compostaggio sia stata sufficiente. La giunta comunale di Capoterra e il Sindaco Giorgio Marongiu si sono opposti ai tentativi di piazzare nuovi elementi che possano incidere negativamente sulla qualità della vita dei cittadini nel nostro territorio, hanno inoltre chiesto che le nuove linee elettriche interrate che serviranno l'impianto di Sarroch, utilizzino il percorso della nuova strada SS 195 e che vengano rimosse quelle esistenti. Bravo Giorgio, così si fa.

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