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mercoledì 24 marzo 2010

Geologi sugli scudi o sulla graticola?

Sino al 22 ottobre 2008, nell'agro di Capoterra il geologo non se lo filava nessuno. Nel resto del mondo non so, ma penso che la situazione non fosse molto diversa. La geologia era vista come una disciplina scientifica specialistica, magari interessante nelle sue applicazioni più estreme (vulcani, terremoti) ma un noiosa e di dubbia utilità per risolvere i problemi quotidiani del cittadino comune. Il geologo viene visto come un tipo un po' stravagante come Mario Tozzi, vestito sempre in modo sportivo, che se ne va per le campagne chiamando con nomi simili all'etrusco quello che per tutti noi è un semplice "perdigoni".
La situazione è drasticamente e drammaticamente cambiata quando, il 22 ottobre del 2008, centinaia di persone sono state sommerse da una valanga d'acqua, di pietre e di fango provenienti da quello che solitamente era un misero ed innocuo ruscelletto. Nuove domande si sono fatte largo in tutti noi: perche è successo? cosa fare ora? come proteggerci?.

Si da il caso che le risposte a queste domande ce le hanno date proprio loro. Quei simpatici omini (o donnine) con il martelletto e le pietre sempre in tasca: i geologi.
Nella coscienza e nella conoscenza di tutti noi si è aperto un mondo nuovo. Nuovi termini hanno cominciato a diventare di uso comune e se qualcuno prima non conosceva nemmeno il significato di "tracimazione", ecco che in tanti ci siamo trovati a parlare di piezometri, letto di magra, argini, tempo di ritorno, conoidi, sghiaiamento e chi più ne ha più ne metta. Qualcuno si è addirittura inventato il "canale spalmatore", ma io stesso una volta ho scritto "regimentazione". Perdonateci, cari amici geologi.
In poche parole ci siamo resi conto di una profonda ignoranza non solo del cittadino comune, ma anche di chi amministra e prende decisioni importanti per la vita di tutti noi.
In questo contesto, anche considerando lo stato di confusione, di paura e di indecisione seguiti al quel tragico evento, penso che questo blog abbia svolto un ruolo importante. Anche grazie ad articoli come "Analfabetismo geologico" il Blog è diventato un punto di riferimento, non solo a livello comunale, per tutti quelli che volevano sapere e per quelli che avevano qualcosa da insegnare.
Da queste basi è poi nata l'Associazione 22 Ottobre, che proprio in questi giorni compie 1 anno di vita. Non è un caso che Presidente e Vice Presidenti di questa associazione siano geologi. L'Associazione ha svolto un ruolo rilevantissimo per ampliare la nostra conoscenza su un argomento di cui tutti hanno improvvisamente compreso l'importanza e ci ha consentito di squarciare quel velo di ignoranza che generava anche paura dell'ignoto e incertezza per il futuro. Da quel punto fermo si doveva partire per ricostruire, analizzando il presente per capire in quale direzione andare.

In questo percorso siamo stati accompagnati da quei geologi e da quegli ingegneri che si sono messi a disposizione, partecipando agli incontri informativi dell'Associazione o scrivendo in questo e in altri siti telematici. Non faccio nomi, ringrazio ancora tutti indistintamente.
Il geologo si è trovato quindi al centro dell'interesse dell'opinione pubblica. Penso che sia onesto dire che una delle tante lezioni dateci da questo evento sia stata proprio la consapevolezza di avere tutti quanti trascurato questa importante branca del sapere, di avere considerato poco utili nozioni che, drammaticamente, si sono rivelate decisive rispetto a quanto è accaduto in quella tragica mattina. Mi spingo a dire che se la geologia, e quindi i professionisti che la rappresentano, fossero stati maggiormente considerati in passato, quella tragedia, con i suoi morti e i suoi danni materiali, ma sopratutto morali, si sarebbe potuta evitare.
Il geologo sa leggere il terreno, riconosce i residui di un argine anche dopo molti secoli. Non avrebbe permesso l'edificazione nell'alveo di un fiume e la costruzione di infrastrutture inappropriate.
Su questo contesto si inseriscono tanti altri fattori: la politica con i suoi mille centri di potere, le normative che spesso si intersecano, gli strumenti di pianificazione. Tutti elementi che caratterizzano l'elefantiaca burocrazia del nostro paese.
E' difficile capire come stiano le cose. E' difficile capire chi deve fare cosa. Anche chi si mette a cercare seguendo il filo di Arianna delle mille competenze e responsabilità, è destinato a perdersi in un labirinto.
Sappiamo che il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) indica il grado di rischio dei territori in cui sono costruite le nostre case e rappresenta, quindi, anche uno strumento di base per la pianificazione urbanistica. In poche parole, dove è rischioso non si costruisce, se il PAI dice "no rischio", semaforo verde per ruspe e cantieri. Sappiamo anche che il PAI del Comune di Capoterra non prevedeva alcun rischio per tutto il bacino del Rio S. Girolamo, e del Masone Ollastu quasi come se non esistesse. e nonostante le esondazioni del 1999 e del 2005.
E' chiaro come il sole, alla luce di quel che è successo, che quel PAI non presentava la situazione nel modo corretto. Anzi ad essere sincero in un mio post del 9 novembre 2008 intitolato "Anche il Piano Idrogeologico spazzato via dalla piena", lo avevo definito senza eufemismi "una schifezza", dando degli incompetenti a non meglio identificati responsabili di questo strumento.
Lo stesso tema è stato ripreso recentemente (17 marzo) dal giornalista della Nuova Sardegna Mauro Lissia che, esponendo le medesime condivisibili perplessità nei confronti del PAI, ne ha attribuito la completa responsabilità proprio ai geologi.
Insomma, geologi sugli scudi o sulla graticola?
Il fatto è che il cittadino (ed evidentemente anche il giornalista che però dovrebbe meglio documentarsi) non è in grado di comprendere le miriadi di intrecci di responsabilità che caratterizzano la burocrazia italiana. E' già molto se riusciamo a comprendere il significato di questo PAI e, logicamente siamo portati ad attribuirne la responsabilità ai geologi in senso lato, solo per il fatto che sappiamo che sono loro a lavorarci.
In realtà, ci tiene a precisare l'Ordine dei Geologi, il PAI è stato redatto sulla base delle indicazioni fornite dal CINSA (Centro Interdipartimentale di Ingegneria) dell'Università di Cagliari, quindi ingegneri e non geologi!
Noi cittadini possiamo anche fare spallucce e pensare che, per noi, poco cambia. Chi doveva lavorare bene ha lavorato male. Ma ovviamente per i geologi queste precisazioni sono importanti, tant'è che l'Ordine ha pubblicato in comunicato che riporto integralmente e che spiega in modo dettaglliato come sanno le cose.

COMUNICATO STAMPA

Al Direttore del quotidiano “La Nuova Sardegna

In riferimento all’articolo pubblicato su “La Nuova Sardegna” mercoledì 17 marzo, ed avente per titolo “Le aree alluvionate non erano a rischio”, visti i contenuti riportati dal pezzo giornalistico, l’Ordine dei Geologi della Sardegna ritiene doverose alcune precisazioni.

L’autore dell’articolo segnala i Geologi quali responsabili della ridefinizione della perimetrazione del rischio idrogeologico nello studio di variante del Piano di Assetto Idrogeologico eseguito dal Comune di Capoterra nell’anno 2006 e precisa: “Nell’ultima perimetrazione delle aree a rischio di inondazione gli autori del Pai — piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico — i terreni lungo il fiume e la superficie della foce che contiene la lottizzazione ‘Frutti d’Oro due’ non sono compresi”.

L’autore continua esplicando: “salta fuori in tutta la sua imbarazzante chiarezza: l’autorevole staff di geologi incaricato di stabilire quali fossero le aree a rischio di alluvione sembrano essersi basati sui danni provocati dai disastri degli anni 1999, 2003 e 2004.

Ed infine dall’articolo riporta: “gli svarioni commessi dai geologi sono una traccia di lavoro per la Procura”.

A fronte di tali affermazioni, l’Ordine dei Geologi della Sardegna, ritiene che quanto riportato nel suddetto articolo sia ingiusto e lesivo nei confronti di un’intera categoria. In aggiunta, da una semplice e rapida analisi degli atti oggetto dell’articolo, emerge che le note pubblicate sono prive di riscontri, fuorvianti, inesatte e impregnate di gravi e infondate accuse. A ciò l’Ordine si riserva di intervenire in tutte le sedi competenti. Senza voler produrre polemiche fini a se stesse e tantomeno voler entrare nel merito dell'estensione territoriale degli studi eseguiti, (per il quale si rimanda alla consultazione della documentazione ufficiale), ma con il solo fine di esporre la realtà dei fatti e di tutelare la professionalità dei Geologi, questo Ordine ritiene significativo evidenziare quanto segue:

- Le perimetrazioni originarie del P.A.I. furono inizialmente approvate con Decreto dell’Assessore dei Lavori Pubblici della RAS n°3 del 21 febbraio 2005, pubblicato sul BURAS n°8 del 11/03/05, con il quale fu data esecutività alla deliberazione della Giunta Regionale n°54/33 del 30/12/2004, di adozione e parziale approvazione, quali norme di salvaguardia, del "Piano Stralcio di Bacino per l’assetto idrogeologico" (PAI), riguardante anche il territorio comunale di Capoterra;

- Nell’anno 2005 il comune di Capoterra affidò al Centro Interdipartimentale di Ingegneria e Scienze Ambientali dell’Università degli Studi di Cagliari (CINSA), l’incarico di provvedere alla mappatura di dettaglio per la definizione del pericolo e del rischio idrogeologico.

- Il suddetto Centro Interdipartimentale di Ingegneria (CINSA), ha prodotto le relative elaborazioni idrauliche ed inoltre le verifiche su opere di difesa realizzate e da realizzare. Il CINSA, quindi, nel merito dell’incarico affidatogli, ha elaborato una proposta di revisione della perimetrazione della pericolosità e del rischio idraulico;

- Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 17/12 del 26/04/06, sono state approvate le nuove perimetrazioni proposte dallo studio del CINSA, a seguito della realizzazione di interventi di mitigazione e di studi di maggior dettaglio delle aree a pericolosità e rischio di inondazione ai sensi degli articoli 4 c. 5 e 37 c. 7, delle norme di attuazione del PAI. Inoltre nella medesima deliberazione, il Comune di Capoterra è stato individuato quale unico responsabile della manutenzione, pulizia e mantenimento della funzionalità delle opere di mitigazione, finalizzate a garantire la pubblica e privata incolumità;

Sulla base di quanto sopra evidenziato e quindi dall’esame dei documenti pubblici, si osserva che l’incarico di revisione del P.A.l. e quindi delle perimetrazioni della pericolosità e del rischio idraulico per il Comune di Capoterra, è stato affidato non a un singolo geologo o ad uno studio di geologia bensì al Centro Interdipartimentale di Ingegneria e Scienze Ambientali dell’Università degli Studi di Cagliari (CINSA), senza quindi che nessun Geologo fosse incaricato di tali prestazioni. Si evidenzia tra l’altro che anche l’art. 37 delle N.d.A. del P.A.I. - Varianti ed aggiornamenti del PAI – non prevede la presentazione di una relazione di compatibilità idraulica (che ai sensi delle medesime norme di attuazione deve essere presentata a firma congiunta da un Ingegnere e da un geologo) e dunque nessun ufficiale apporto del Geologo nella stesura delle progettazioni di variante idraulica.

Ci chiediamo pertanto quale sia “l’autorevole staff di geologi incaricati di stabilire quali fossero le aree di alluvione”, così come riporta l’articolista, visto che in nessun atto ufficiale della variante P.A.I. depositato presso il Comune di Capoterra o presso gli Enti preposti al controllo, figurano Geologi incaricati di eseguire tale prestazione professionale.

In virtù di quanto precisato, questo Ordine professionale ribadisce che nessun Geologo è stato incaricato della redazione della variante del P.A.I. prodotta dal Comune di Capoterra. Sarebbe stato opportuno aspettarsi un diretto coinvolgimento della categoria dei Geologi, proprio in conseguenza di quegli episodi avvenuti in occasione dei nubifragi del 1999, 2003 e 2004 citati dall’autore dell’articolo. Questo per rigor di logica, per buon senso e per la purtroppo crescente fragilità del territorio, sarebbe dovuto avvenire in quanto la definizione del pericolo e del rischio idraulico non può essere eseguita prescindendo dalle caratteristiche geologiche, morfologiche e idrogeologiche del bacino idrografico di riferimento e in particolare senza l’identificazione della fascia di esondazione geomorfologica e della stima del trasporto solido, materie queste, tutte di stretta competenza del Geologo.

A titolo di cronaca, ricordiamo che proprio nei giorni 11 e 12 febbraio 2010, i Geologi sardi erano riuniti in assemblea nell’aula Consiliare del Comune di Capoterra e presso la sede Universitaria del Dipartimento di Scienze della Terra a Cagliari, per discutere le problematiche legate alla vulnerabilità del territorio e derivanti dal pericolo idrogeologico, con particolare riferimento proprio al caso del Rio San Girolamo. Durante l’incontro però, non ricordiamo la presenza di giornalisti, né tantomeno quella del sig. Lissia, né abbiamo avuto conoscenza di resoconti nella stampa locale nei giorni a seguire.

Questo Ordine quindi, è costretto suo malgrado a precisare che i Geologi, con coscienza, professionalità e dedizione, sono da sempre e costantemente impegnati nel territorio, nella sua pianificazione sostenibile e nel suo governo.

I Geologi, non meritano attacchi ingiustificati e densi di colpevoli inesattezze quali quelli riportati nell’articolo suddetto, il quale pare abbia citato più che la realtà dei fatti, delle informative destituite di ogni fondamento e verità fattuale.

Per quanto sopra evidenziato, l’Ordine dei Geologi della Sardegna, ritiene che l’articolo pubblicato mercoledì 17 marzo da “La Nuova Sardegna” con titolo “Le aree alluvionate non erano a rischio” a firma del sig. Lissia, sia intriso di gravi imprecisioni che risultano pesantemente diffamatorie nei confronti della categoria professionale da questo rappresentata. Si chiede pertanto a codesta Direzione de “La Nuova Sardegna”:

- La pubblicazione per intero del presente comunicato stampa, con pari evidenza dell’articolo uscito lo scorso 17 marzo;

- La pubblicazione di una smentita e di una rettifica ufficiale per i contenuti riportati nell’articolo dello scorso 17 marzo e ritenuti lesivi nei confronti dei Geologi.

E’ interesse ed auspicio dell’Ordine dei Geologi della Sardegna, fermo restando quanto precisato in questo comunicato, che in futuro si instauri un costruttivo dialogo tra le parti coinvolte in questa vicenda, sopratutto quando oltre alle ingenti ferite al territorio, vi sono in gioco le vite umane.

A concludere, credendo di fare cosa utile, ricordiamo l’articolo 1 delle Norme deontologiche riguardanti l’esercizio della professione di Geologo in Italia approvate dal Consiglio Nazionale dei Geologi nella seduta del 19 dicembre 2006, testimonianza e riprova che questa professione è soprattutto a servizio dei cittadini e del territorio.

La professione del geologo è di preminente interesse pubblico e generale e deve essere esercitata nel rigoroso rispetto della normativa vigente, nonché delle disposizioni contenute nel presente Codice Deontologico di Autodisciplina e di Etica Professionale.

Il geologo fa propri e si riconosce nei fondamentali princìpi costituzionali di libertà, eguaglianza, solidarietà e democrazia.

In particolare il geologo si riconosce nei princìpi costituzionali di salvaguardia della salute e dell’ambiente ed opera per la tutela ed integrità geologica del territorio, anche con azione di prevenzione e mitigazione dei rischi di dissesto, siano essi naturali o indotti da intervento antropico.”

Il Presidente dell’Ordine dei Geologi della Sardegna

Dott. Geol. Davide Boneddu

1 commento:

gianleonardo corda ha detto...

Dici bene Giorgio:
noi comuni cittadini spesso ignoriamo i ruoli e le competenze, per questo abbiamo il diritto-dovere di informarci con tutti i mezzi, ovviamente anche attraverso la stampa. Dunque compito del buon giornalista è trovare la notizia, verificarla con serietà e divulgarla nel modo più corretto possibile, soprattutto quando, come in questo caso, sono in corso indagini molto delicate per la ricerca di precise responsabilità.

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