Ieri sera nella sala della Cooperativa Poggio dei Pini si è tenuto l'atteso incontro dedicato alla presentazione della seconda fase del piano Hydrodata, che i lettori del blog conoscono molto bene, avendo presentato il dettaglio della prima fase, i commenti e le proposte di modifica. Per i meno attenti ricordo che si tratta dello Studio che definirà gli interventi di messa in sicurezza del territorio capoterrese devastato dall'alluvione del 22 ottobre 2008.
Questa introduzione mette bene in evidenza l'importanza dell'incontro tenutosi ieri sera presso la Cooperativa Poggio dei Pini. Erano presenti stampa e televisione, quindi oggi potremo leggere e vedere quanto riporteranno le "grandi" testate giornalistiche regionali. Considerando però che i giornalisti se ne sono andati quasi subito e che spesso la loro conoscenza delle problematiche tecniche mostra qualche defaillance, forse, potrà essere utile anche leggere il mio modesto resoconto, dato che seguo questi eventi sin dalla tragica mattina del 22 ottobre 2008.
Ma andiamo con ordine e parliamo dello studio.
La fase di analisi è stata affrontata dal Prof. Mancini (foto), incaricato dall'Autorità di Bacino del coordinamento dello studio di fattibilità e dall'Ing. Fresia. L'esposizione dell'analisi dei dati e delle considerazioni che costituiscono la base per gli interventi previsti dal piano è stata speditiva e il relatore ha utilizzato un linguaggio, non eccessivamente tecnico, adatto al pubblico presente. Devo dire che tutti gli intervenuti hanno avuto il dono della chiarezza e una buona abilità espositiva. In questo tipo di incontri con i cittadini è molto importante che sia così, perche un linguaggio troppo tecnico rischia di non fare arrivare alcun messaggio a chi ascolta.
A volte magari la semplificazione è stata però eccessiva. Come ben sapete ho partecipato direttamente, con l'Associzione 22 Ottobre, all'organizzazione di alcuni incontri con gli esperti effettuati nei mesi "caldi" del post alluvione. Il prof. Mancini, a mio avviso, nel tentativo di essere sintetico, non ha inquadrato li ruolo del lago di Poggio e della diga nel suo complesso, fornendo una visione parziale del problema che potrebbe avere fuoriviato qualche ascoltatore (soprattuto quelli che partivano gia "fuorviati").
E' un discorso lungo che ho già affrontato, ma si sa che nel nostro territorio essere imprecisi su questo argomento significa alimentare polemiche e fornire nuovi spunti ad alcuni invidiosetti che sin dal primo giorno hanno pensato di approfittare dell'alluvione per sfogare la bassa soddisfazione di danneggiare il proprio vicino. E' un brutto difetto purtroppo abbastanza diffuso nella nostra isola. Mancini non è del luogo e non sa che talvolta i sardi, invece di sostenersi per stare tutti un pò meglio, sono inclini a mettersi i bastoni tra le ruote per stare tutti un pò peggio.
Il lago è una cosa bella da preservare, certo. Ma questo è a mio avviso secondario rispetto al fatto che il lago serve al territorio in senso molto più ampio. La diga non è "fortunatamente" in piedi. I carotaggi effettuati sul corpo diga danno una risposta scientifica a questo genere di affermazioni. Il corpo diga al suo interno dopo l'alluvione era compatto e privo di infiltrazioni. Questa non è fortuna., sono caratteristiche fisiche del manufatto. Si è detto che questo evento è da considerare "millenario". Beh, si da il caso che la diga abbia retto anche a questo evento da record. Non è un forse o un se, non è un modello. Vogliamo parlare di fortuna? Allora diciamo che fortunatamente sono vive molte persone che avrebbero potuto non esserlo e prendiamocela con chi ha fatto costruire le case sul letto del fiume o le strade inadeguate. Questa è stata la vera fortuna di questa vicenda.
Se alcuni punti sono rimasti oscuri all'ascoltatore ciò non sarà dipeso da un deficit di chiarezza nell'esposizione, ma semmai da alcune indeterminazioni che, forse, sono ancora presenti nello studio o, in alternativa, ad alcuni dettagli cui non si voleva dare troppo risalto.
Diciamo subito cosa non è chiaro. Che ne sarà del lago di Poggio? Sinceramente non si è capito bene, nonostante questo argomento sia stato affrontato e siano state fatte alcune domande.
I relatori sono consci della presenza di altri studi che si sono occupati della messa in sicurezza della diga, riferendosi sicuramente allo studio Ravaioli, però non potevano non prevedere nel loro studio una soluzione anche per questo nodo. Cio confonde ancora di più l'ascoltatore che si chiede, se ci sono più studi, alla fine quale soluzione si adotterà? Chi lo decide? Anche questo, non si sa. Accontentiamoci del fatto che le cose, passo dopo passo, vanno avanti. I tasselli si metteranno alla fine ognuno al proprio posto e non siamo per forza pessimisti perchè, diciamolo subito, già questa seconda fase è molto meglio della prima. Sognamo e al limite proponiamo, che la terza ed ultima fase sia ancora migliore.
Il lago e la diga attualmente si trovano nella linea principale del corso del fiume, verrebbe messo invece in una posizione "derivata". In pratica si realizzerebbe un grande canale laterale che corre lungo le strade 26 e 51 di Poggio dei Pini (dalla Terrazza al lungolago). Questo canale dovrebbe avere una portata lievemente superiore a quella della piena del 22 ottobre. (quindi ampio e profondo, diciamo anche piuttosto brutto). Questa soluzione era presente anche nella prima fase dello studio e significava la morte dell'invaso, non più alimentato dal Rio S. Gerolamo. La differenza di questa nuova proposta consiste nella presenza di una traversina (mi si perdoni la terminologia) che farebbe confluire nel lago l'acqua nelle situazioni di magra, cioè quando il rio ha una portata "normale". In caso di piena l'acqua supererebbe questo sbarramento e confluirebbe nel "canalone" filando dritta verso valle, evitando il lago, e portandosi dietro tutto l'apporto di materiale solido della piena. In questo modo, nel caso di un evento di piena, la diga si troverebbe estromessa dal flusso principale del fiume e quindi la sua tenuta non rappresenterebbe più un elemento di criticità. Detta così, a parte la presenza del canale-monstre, questa soluzione sembrerebbe rappresentare l'uovo di Colombo, avremmo la moglie ubriaca e la botte piena e avremmo salvato capra e cavoli.
Ma come funziona? Ecco.. è proprio quello che non ho capito. Il fatto che non l'abbiano capito nemmeno i geologi e gli ingegneri presenti in sala mi fa sospettare che non tutto sia chiaro.
Per gli altri interventi si sono mostrate le sezioni degli argini, e dei canali, non dimenticando neanche un centimetro. Invece di questo canale non si è fornita alcuna indicazione numerica e questo ha impedito ai non pochi esperti presenti in sala di esaminare la caratteristiche di questa soluzione e valutarne i pro e i contro. Il sospetto è che questo canale sia così brutto e profondo da rischiare di diventare esso stesso la nuova cartolina di Poggio dei Pini, in luogo di un lago trasformato in una pozza di fango.
Il lago resta, certo, ma di che dimensione? Lago o pozza? Un altro elemento sospetto è la mancanza (perlomeno nella diapositiva mostrata in sala) dello sghiaiamento della terra portata dalla piena dentro il lago, intervento che invece era presente nello studio di prima fase. Una dimenticanza? L'eliminazione di quella terra costituisce il primo importante passo per ridare al piccolo bacino idrico un minimo di funzionalità. Ricordiamoci che l'invaso oggi ha una capienza di appena 40.000 mc contro i 250.000 originari.
Vediamo gli altri interventi previsti a Poggio. Sparisce l'assurdo viadotto che era stato posizionato nei pressi delle Piscine e che convogliava tutto il traffico del centro residenziale in una stretta e tortuosa strada, quella che porta alle scuole di Sa Birdiera.
Un viadotto verrà invece realizzato più o meno nella stessa posizione in cui si trova l'attuale attraversamento del fiume, a partire dalla cabina Telecom. Una rotonda veicolerà il traffico nell'incrocio posizionato presso l'attuale bivio per l'Osservatorio astronomico.
Si è accennato al problema dell'Hydrocontrol sottolineando come la scelte di proteggere o meno l'edificio con alcune scogliere dipenderà anche dalle decisioni che l'amministrazione regionale prenderà sull'utilizzo di quell'edificio. Un altro punto interrogativo, insomma.
Altra novità è costituita dalla presenza, all'interno del piano, di interventi relativi al reticolo idrico minore che si trova a monte e che attraversa l'abitato di Poggio dei Pini. Si prevede la realizzazione di alcune briglie selettive che interecetteranno il trasporto solido. Alcuni attraversamenti dei ruscelli presenti in quella zona dovranno essere adeguati alle portate raggiungibili in caso di piena.
Nota dolente è invece rappresentata dall'atteggiamento nei confronti della zona sportiva.
Mentre ovunque si è pensato alla realizzazione di argini e barriere a protezione di case o edifici addirittura situati all'interno dell'alveo naturale (vedi Hydrocontrol), per la zona sportiva si punta il pollice verso e si adotta la soluzione "deppis morri". Non solo si dice che quella zona è indifendibile (e perche?), ma addirittura che quell'area dovrà essere destinata a fungere da valvola di sfogo di tutta la terra portata dal fiume durante le piene. E' un pò come se il camion della spazzatura di tutto il quartiere, quando è pieno, scaricasse la monnezza nel vostro pianerottolo.
Questo è uno dei punti più deboli di tutto il piano su cui penso che tecnici e politici dovrebbero intervenire. Si è parlato molto di tempi di ritorno. Se può non essere conveniente salvare una zona dove centinaia di persone svolgono una importante attività della vita, lo sport, ritengo sia possibile realizzare una protezione che la preservi perlomeno da eventi di media portata e tempi di ritorno di 50-100 anni.
Veniamo ora alla zona della foce e alla lottizzazione Rio S. Giroamo. Nello studio di prima fase l'intervento era caratterizzato da un alveo ristretto e un argine elevato (oltre 3 metri) che avrebbe racchiuso su tre lati la lottizzazione, rendendola simile a un fortino. Inoltre l'altezza degli argini avrebbe avuto un notevole impatto sulle infrastrutture costringendo all'elevazione di tutti i raccordi stradali. Questa opzione non prevedeva pero' alcuna delocalizzazione. La nuova proposta contiene altre due opzioni. La seconda prevede la realizzazione di un lungo canale largo 50 m. completamente cementato, di andamento seprentiforme da rio S. Girolamo sino alla foce. Non vi sarebbe alcun argine mentre vi sarebbero alcune (poche) delocalizzazioni relative a qualche struttura e (mi sembra) un paio di abitazioni.
La terza proposta, considerata una via di mezzo, prevede un canale di larghezza inferiore (30 metri) con le sponde di cemento ma il fondo naturale e un'area golenale piuttosto larga. Con questa soluzione ci sarebbe meno cemento, ma le delocalizzazioni sarebbero molte di più. Direi che a occhio e croce dovrebbero essere delocalizzate una quindicina di abitazioni di rio S. Girolamo. L'area golenale sarebbe protetta da un piccolo argine alto circa mezzo metro, che non crea quindi particolari problemi alla viabilità.
Tre soluzioni che, viene detto, avrebbero un costo simile. L'assessore Carta si è impegnato ad effettuare altri incontri con la popolazione e quindi la decisione su quale strada seguire dipenderà molto dalle indicazioni provenienti dalla cittadinanza. E' quindi opportuno che i residenti di Rio S. Girolamo e Frutti d'Oro 2 si riuniscano, discutano e decidano su quale soluzione dare un impulso maggiore.
Si è ribadito il concetto che la delocalizzazione non dovrebbe comportare oneri per i proprietari interessati dall'intervento, atri particolari sarebbero prematuri in questa fase, ma ovviamente sono attesissimi da parte dei diretti interessati.
Un elemento importante relativo agli interventi che prevedeono le canalizzazioni è la manutenzione. Come sottolineato molto chiaramente dal geologo Tilocca, senza manutenzione l'effetto mitigatore del rischio di queste opere andrebbe piano piano a ridursi perche, dopo ogni piena, terra e detriti si depositerebbero sul fondo del canale, riducendone le sezioni di deflusso. Nei periodo di siccità la vegetazione corprirebbe il canale (vedere attuale alveo s. Lucia). In Sardegna questa manutenzione non viene finanziata, pertanto NON SI FA.
Problema soldi. L'insieme degli interventi del piano Hydrodata costa circa 65 milioni di euro. Come sappiamo i soldi stanziati ammontano a 35 milioni lordi. Mancano 30 milioni. Devono cercarli i politici. Intanto si partirà con le attività e poi si dovranno trovare i soldi per completare le opere.
Noi cittadini rabbrividiamo quanto sentiamo queste cose, troppe incompiute, troppi ritardi influenzano il nostro potenziale ottimismo.
Date e tempi. Durata e inizio. Impossibile parlare di durata, tantopiù che mancano parte dei soldi. Per quanto riguarda l'inzio l'assessore Carta si sbilancia indicando l'inizio dei lavori per il prossimo giugno. Io non dico niente. Speriamo che sia vero, teniamo a mente questa data.
Alcune note "politiche". Il Sindaco di Capoterra e l'intera giunta erano assenti a questo importante incontro. Io sono solo un cittadino, certo, non sono una capricciosa primadonna della politica di un comune sardo di 23 mila abitanti (ullallà), pero sono già andato quattro volte a Frutti d'Oro nell'ultimo anno per assistere a importanti incontri lin cui si parlava dell'alluvione e vi ho sempre trovato il Sindaco. Non mi sono mai sentito offeso perchè questi incontri non si sono tenuti a cento metri da casa mia, come certamente non si sarà offeso nessun residente di Rio S. Girolamo se questa volte è venuto a Poggio ospite della Cooperativa. E' questo il modo di tenere unita una comunità e mostrarsi dalla parte dei cittadini? Un vero autogol.
Il plauso stavolta lo faccio invece a Christian Solinas, (foto, consigliere regionale) non tanto per le ovvie parole di ottimismo che spesso i nostri rappresentanti profondono quando sono in presenza del corpo elettorale, quanto per avere intelligentemente centrato alcuni punti deboli del piano sia a Poggio (diga e zona sportiva) che a S. Girolamo (problema delocalizzazioni) . Nelle sue parole ho sentito l'eco di quanto dico da tempo pensando alla ricostruzione: gli uomini di oggi, con i loro potenti mezzi, non possono fare meno di quanto realizzato dagli uomini di 100 anni fa. E' triste e ingiusto un piano che preveda un impoverimento del territorio, del suo paesaggio, delle sue strutture.
Infine un mio pensiero conclusivo. Credo che la soluzione per la rinascita del nostro territorio debba passare anche dalla conoscenza messa a disposizione dai tecnici (e quindi bene gli studi Hydrodata, Ravaioli e quant'altro), ma questo elemento dovrebbe integrarsi all'interno di una visione complessiva sociale, economica, ambientale del territorio che dovrebbe costituire la vera missione dei rappresentanti del popolo che si trovano a dover decidere la qualità della vita nostra, delle nostre famiglie e di quelli che verranno. Non è poco, ma la direzione è quella. Servono le persone giuste.
Ma andiamo con ordine e parliamo dello studio.
La fase di analisi è stata affrontata dal Prof. Mancini (foto), incaricato dall'Autorità di Bacino del coordinamento dello studio di fattibilità e dall'Ing. Fresia. L'esposizione dell'analisi dei dati e delle considerazioni che costituiscono la base per gli interventi previsti dal piano è stata speditiva e il relatore ha utilizzato un linguaggio, non eccessivamente tecnico, adatto al pubblico presente. Devo dire che tutti gli intervenuti hanno avuto il dono della chiarezza e una buona abilità espositiva. In questo tipo di incontri con i cittadini è molto importante che sia così, perche un linguaggio troppo tecnico rischia di non fare arrivare alcun messaggio a chi ascolta.
A volte magari la semplificazione è stata però eccessiva. Come ben sapete ho partecipato direttamente, con l'Associzione 22 Ottobre, all'organizzazione di alcuni incontri con gli esperti effettuati nei mesi "caldi" del post alluvione. Il prof. Mancini, a mio avviso, nel tentativo di essere sintetico, non ha inquadrato li ruolo del lago di Poggio e della diga nel suo complesso, fornendo una visione parziale del problema che potrebbe avere fuoriviato qualche ascoltatore (soprattuto quelli che partivano gia "fuorviati").
E' un discorso lungo che ho già affrontato, ma si sa che nel nostro territorio essere imprecisi su questo argomento significa alimentare polemiche e fornire nuovi spunti ad alcuni invidiosetti che sin dal primo giorno hanno pensato di approfittare dell'alluvione per sfogare la bassa soddisfazione di danneggiare il proprio vicino. E' un brutto difetto purtroppo abbastanza diffuso nella nostra isola. Mancini non è del luogo e non sa che talvolta i sardi, invece di sostenersi per stare tutti un pò meglio, sono inclini a mettersi i bastoni tra le ruote per stare tutti un pò peggio.
Il lago è una cosa bella da preservare, certo. Ma questo è a mio avviso secondario rispetto al fatto che il lago serve al territorio in senso molto più ampio. La diga non è "fortunatamente" in piedi. I carotaggi effettuati sul corpo diga danno una risposta scientifica a questo genere di affermazioni. Il corpo diga al suo interno dopo l'alluvione era compatto e privo di infiltrazioni. Questa non è fortuna., sono caratteristiche fisiche del manufatto. Si è detto che questo evento è da considerare "millenario". Beh, si da il caso che la diga abbia retto anche a questo evento da record. Non è un forse o un se, non è un modello. Vogliamo parlare di fortuna? Allora diciamo che fortunatamente sono vive molte persone che avrebbero potuto non esserlo e prendiamocela con chi ha fatto costruire le case sul letto del fiume o le strade inadeguate. Questa è stata la vera fortuna di questa vicenda.
Se alcuni punti sono rimasti oscuri all'ascoltatore ciò non sarà dipeso da un deficit di chiarezza nell'esposizione, ma semmai da alcune indeterminazioni che, forse, sono ancora presenti nello studio o, in alternativa, ad alcuni dettagli cui non si voleva dare troppo risalto.
Diciamo subito cosa non è chiaro. Che ne sarà del lago di Poggio? Sinceramente non si è capito bene, nonostante questo argomento sia stato affrontato e siano state fatte alcune domande.
I relatori sono consci della presenza di altri studi che si sono occupati della messa in sicurezza della diga, riferendosi sicuramente allo studio Ravaioli, però non potevano non prevedere nel loro studio una soluzione anche per questo nodo. Cio confonde ancora di più l'ascoltatore che si chiede, se ci sono più studi, alla fine quale soluzione si adotterà? Chi lo decide? Anche questo, non si sa. Accontentiamoci del fatto che le cose, passo dopo passo, vanno avanti. I tasselli si metteranno alla fine ognuno al proprio posto e non siamo per forza pessimisti perchè, diciamolo subito, già questa seconda fase è molto meglio della prima. Sognamo e al limite proponiamo, che la terza ed ultima fase sia ancora migliore.
Il lago e la diga attualmente si trovano nella linea principale del corso del fiume, verrebbe messo invece in una posizione "derivata". In pratica si realizzerebbe un grande canale laterale che corre lungo le strade 26 e 51 di Poggio dei Pini (dalla Terrazza al lungolago). Questo canale dovrebbe avere una portata lievemente superiore a quella della piena del 22 ottobre. (quindi ampio e profondo, diciamo anche piuttosto brutto). Questa soluzione era presente anche nella prima fase dello studio e significava la morte dell'invaso, non più alimentato dal Rio S. Gerolamo. La differenza di questa nuova proposta consiste nella presenza di una traversina (mi si perdoni la terminologia) che farebbe confluire nel lago l'acqua nelle situazioni di magra, cioè quando il rio ha una portata "normale". In caso di piena l'acqua supererebbe questo sbarramento e confluirebbe nel "canalone" filando dritta verso valle, evitando il lago, e portandosi dietro tutto l'apporto di materiale solido della piena. In questo modo, nel caso di un evento di piena, la diga si troverebbe estromessa dal flusso principale del fiume e quindi la sua tenuta non rappresenterebbe più un elemento di criticità. Detta così, a parte la presenza del canale-monstre, questa soluzione sembrerebbe rappresentare l'uovo di Colombo, avremmo la moglie ubriaca e la botte piena e avremmo salvato capra e cavoli.
Ma come funziona? Ecco.. è proprio quello che non ho capito. Il fatto che non l'abbiano capito nemmeno i geologi e gli ingegneri presenti in sala mi fa sospettare che non tutto sia chiaro.
Per gli altri interventi si sono mostrate le sezioni degli argini, e dei canali, non dimenticando neanche un centimetro. Invece di questo canale non si è fornita alcuna indicazione numerica e questo ha impedito ai non pochi esperti presenti in sala di esaminare la caratteristiche di questa soluzione e valutarne i pro e i contro. Il sospetto è che questo canale sia così brutto e profondo da rischiare di diventare esso stesso la nuova cartolina di Poggio dei Pini, in luogo di un lago trasformato in una pozza di fango.
Il lago resta, certo, ma di che dimensione? Lago o pozza? Un altro elemento sospetto è la mancanza (perlomeno nella diapositiva mostrata in sala) dello sghiaiamento della terra portata dalla piena dentro il lago, intervento che invece era presente nello studio di prima fase. Una dimenticanza? L'eliminazione di quella terra costituisce il primo importante passo per ridare al piccolo bacino idrico un minimo di funzionalità. Ricordiamoci che l'invaso oggi ha una capienza di appena 40.000 mc contro i 250.000 originari.
Vediamo gli altri interventi previsti a Poggio. Sparisce l'assurdo viadotto che era stato posizionato nei pressi delle Piscine e che convogliava tutto il traffico del centro residenziale in una stretta e tortuosa strada, quella che porta alle scuole di Sa Birdiera.
Un viadotto verrà invece realizzato più o meno nella stessa posizione in cui si trova l'attuale attraversamento del fiume, a partire dalla cabina Telecom. Una rotonda veicolerà il traffico nell'incrocio posizionato presso l'attuale bivio per l'Osservatorio astronomico.
Si è accennato al problema dell'Hydrocontrol sottolineando come la scelte di proteggere o meno l'edificio con alcune scogliere dipenderà anche dalle decisioni che l'amministrazione regionale prenderà sull'utilizzo di quell'edificio. Un altro punto interrogativo, insomma.
Altra novità è costituita dalla presenza, all'interno del piano, di interventi relativi al reticolo idrico minore che si trova a monte e che attraversa l'abitato di Poggio dei Pini. Si prevede la realizzazione di alcune briglie selettive che interecetteranno il trasporto solido. Alcuni attraversamenti dei ruscelli presenti in quella zona dovranno essere adeguati alle portate raggiungibili in caso di piena.
Nota dolente è invece rappresentata dall'atteggiamento nei confronti della zona sportiva.
Mentre ovunque si è pensato alla realizzazione di argini e barriere a protezione di case o edifici addirittura situati all'interno dell'alveo naturale (vedi Hydrocontrol), per la zona sportiva si punta il pollice verso e si adotta la soluzione "deppis morri". Non solo si dice che quella zona è indifendibile (e perche?), ma addirittura che quell'area dovrà essere destinata a fungere da valvola di sfogo di tutta la terra portata dal fiume durante le piene. E' un pò come se il camion della spazzatura di tutto il quartiere, quando è pieno, scaricasse la monnezza nel vostro pianerottolo.
Questo è uno dei punti più deboli di tutto il piano su cui penso che tecnici e politici dovrebbero intervenire. Si è parlato molto di tempi di ritorno. Se può non essere conveniente salvare una zona dove centinaia di persone svolgono una importante attività della vita, lo sport, ritengo sia possibile realizzare una protezione che la preservi perlomeno da eventi di media portata e tempi di ritorno di 50-100 anni.
Veniamo ora alla zona della foce e alla lottizzazione Rio S. Giroamo. Nello studio di prima fase l'intervento era caratterizzato da un alveo ristretto e un argine elevato (oltre 3 metri) che avrebbe racchiuso su tre lati la lottizzazione, rendendola simile a un fortino. Inoltre l'altezza degli argini avrebbe avuto un notevole impatto sulle infrastrutture costringendo all'elevazione di tutti i raccordi stradali. Questa opzione non prevedeva pero' alcuna delocalizzazione. La nuova proposta contiene altre due opzioni. La seconda prevede la realizzazione di un lungo canale largo 50 m. completamente cementato, di andamento seprentiforme da rio S. Girolamo sino alla foce. Non vi sarebbe alcun argine mentre vi sarebbero alcune (poche) delocalizzazioni relative a qualche struttura e (mi sembra) un paio di abitazioni.
La terza proposta, considerata una via di mezzo, prevede un canale di larghezza inferiore (30 metri) con le sponde di cemento ma il fondo naturale e un'area golenale piuttosto larga. Con questa soluzione ci sarebbe meno cemento, ma le delocalizzazioni sarebbero molte di più. Direi che a occhio e croce dovrebbero essere delocalizzate una quindicina di abitazioni di rio S. Girolamo. L'area golenale sarebbe protetta da un piccolo argine alto circa mezzo metro, che non crea quindi particolari problemi alla viabilità.
Tre soluzioni che, viene detto, avrebbero un costo simile. L'assessore Carta si è impegnato ad effettuare altri incontri con la popolazione e quindi la decisione su quale strada seguire dipenderà molto dalle indicazioni provenienti dalla cittadinanza. E' quindi opportuno che i residenti di Rio S. Girolamo e Frutti d'Oro 2 si riuniscano, discutano e decidano su quale soluzione dare un impulso maggiore.
Si è ribadito il concetto che la delocalizzazione non dovrebbe comportare oneri per i proprietari interessati dall'intervento, atri particolari sarebbero prematuri in questa fase, ma ovviamente sono attesissimi da parte dei diretti interessati.
Un elemento importante relativo agli interventi che prevedeono le canalizzazioni è la manutenzione. Come sottolineato molto chiaramente dal geologo Tilocca, senza manutenzione l'effetto mitigatore del rischio di queste opere andrebbe piano piano a ridursi perche, dopo ogni piena, terra e detriti si depositerebbero sul fondo del canale, riducendone le sezioni di deflusso. Nei periodo di siccità la vegetazione corprirebbe il canale (vedere attuale alveo s. Lucia). In Sardegna questa manutenzione non viene finanziata, pertanto NON SI FA.
Problema soldi. L'insieme degli interventi del piano Hydrodata costa circa 65 milioni di euro. Come sappiamo i soldi stanziati ammontano a 35 milioni lordi. Mancano 30 milioni. Devono cercarli i politici. Intanto si partirà con le attività e poi si dovranno trovare i soldi per completare le opere.
Noi cittadini rabbrividiamo quanto sentiamo queste cose, troppe incompiute, troppi ritardi influenzano il nostro potenziale ottimismo.
Date e tempi. Durata e inizio. Impossibile parlare di durata, tantopiù che mancano parte dei soldi. Per quanto riguarda l'inzio l'assessore Carta si sbilancia indicando l'inizio dei lavori per il prossimo giugno. Io non dico niente. Speriamo che sia vero, teniamo a mente questa data.
Alcune note "politiche". Il Sindaco di Capoterra e l'intera giunta erano assenti a questo importante incontro. Io sono solo un cittadino, certo, non sono una capricciosa primadonna della politica di un comune sardo di 23 mila abitanti (ullallà), pero sono già andato quattro volte a Frutti d'Oro nell'ultimo anno per assistere a importanti incontri lin cui si parlava dell'alluvione e vi ho sempre trovato il Sindaco. Non mi sono mai sentito offeso perchè questi incontri non si sono tenuti a cento metri da casa mia, come certamente non si sarà offeso nessun residente di Rio S. Girolamo se questa volte è venuto a Poggio ospite della Cooperativa. E' questo il modo di tenere unita una comunità e mostrarsi dalla parte dei cittadini? Un vero autogol.
Il plauso stavolta lo faccio invece a Christian Solinas, (foto, consigliere regionale) non tanto per le ovvie parole di ottimismo che spesso i nostri rappresentanti profondono quando sono in presenza del corpo elettorale, quanto per avere intelligentemente centrato alcuni punti deboli del piano sia a Poggio (diga e zona sportiva) che a S. Girolamo (problema delocalizzazioni) . Nelle sue parole ho sentito l'eco di quanto dico da tempo pensando alla ricostruzione: gli uomini di oggi, con i loro potenti mezzi, non possono fare meno di quanto realizzato dagli uomini di 100 anni fa. E' triste e ingiusto un piano che preveda un impoverimento del territorio, del suo paesaggio, delle sue strutture.
Infine un mio pensiero conclusivo. Credo che la soluzione per la rinascita del nostro territorio debba passare anche dalla conoscenza messa a disposizione dai tecnici (e quindi bene gli studi Hydrodata, Ravaioli e quant'altro), ma questo elemento dovrebbe integrarsi all'interno di una visione complessiva sociale, economica, ambientale del territorio che dovrebbe costituire la vera missione dei rappresentanti del popolo che si trovano a dover decidere la qualità della vita nostra, delle nostre famiglie e di quelli che verranno. Non è poco, ma la direzione è quella. Servono le persone giuste.
9 commenti:
Ciao Giorgio,
ritengo la Tua disamina sull'incontro di ieri molto esaustiva e corretta: solo sulla nostra zona sportiva ho percepito una differente conclusione.
Infatti mi è apparso di capire che il ragionamento del Dr. Mancini (Hydrodata) fosse il seguente: la zona sportiva è indifendibile nel senso che è probabilmente impossibile o antieconomico proteggerla al 100% da eventuali eventi millenari come quello del 22 ottobre.
Nulla vieta, però, non essendoci abitazioni, che si adottino degli accorgimenti che limitino le conseguenze di eventuali piene e che consentano di ricreare una zona sportiva funzionale ed efficiente.
A mio giudizio il ragionamento sulla zona sportiva è simile a quello sul mantenimento dei laghi: anch'essa è indispensabile per la nostra Comunità.
Franco Magi
Ciao a tutti, anch'io ringrazio Giorgio per l'articolo, sintetico ed esauriente, e anch'io concordo con Franco sull'intepretazione da dare alla questione zona sportiva. Lo studio Hydrodata ha il solo compito di prevedere opere di difesa contro i famigerati eventi millenrari: per Hydrodata, quindi, la zona sportiva è indifendibile da quel tipo di eventi. Ma nulla vieta (ed anzi, l'assessore è perfettamente consapevole e, credo, d'accordo) a realizzare opere che difendano la zona sportiva da eventi di minor portata (50-100-200 anni). La nostra battaglia, oltre che per far sghiaiare il lago (e sono certo che il Genio civile interverrà)avrà d'ora in poi l'obiettivo di far proteggere la zona sportiva. Christian Solinas è stato molto chiaro sul punto. Intanto, però, possiamo dire con soddisfazione che la mobilitazione dei cittadini, ed in particolare della Cooperativa Poggio dei Pini,ha portato finalmente un risultato concreto: il secondo Piano Hydrodata ha recepito il 90% delle modifiche migliorative suggerite dalla Proposta firmata dal consigliere Rita Lai, e fatte proprie dal Comune di Capoterra. E' un grande successo, che ci conforta e ci convince che anche sul lago e sulla zona sportiva potremo ottenere miglioramenti. E dobbiamo riconoscere all'assessore Carta di aver svolto un ruolo fondamentale, nel recepimento delle istanze del territorio.
Mi permetto di inserirmi nel dibattito per una modestissima considerazione in merito alla zona sportiva. Per quel poco che so io è stata realizzata in parte abusivamente su terreno demaniale. Non mi risulta che sia stata sdemanializzata, quindi l'occupazione rimane abusiva.
Ed ora la considerazione rappresentata da una domanda retorica: quale può essere l'investitore che mette a rischio i propri soldi sapendo che non viene messo in sicurezza da un evento simile a quello de 22 ottobre 1008? Oppure riteniamo che si possano lasciare le strutture così come sono, utilizzarle fino al prossimo evento, e sperare che a rimediare i prossimi danni intervengano il buon Maurizio ed i suoi amici?
Il tono può sembrare sarcastico, non offendetevi, ma il problema esiste e la soluzione non mi sembra possa essere quella di una modesta difesa da piccoli o grandi acquazzoni. Il problema della zona sportiva deve esssere affrontato e trattato come tutti gli altri interventi che si dovranno realizzare per ridare vivibilità a tutte le comunità insistenti su questo territorio.
Silvio mi sembra di avere capito che quella parte di area demaniale a cui ti riferisci sia di ampiezza non rilevante rispetto al resto del contesto. Occhio a non fare passare un'idea sbagliata solo per non avere quantificato bene il fenomeno.
Quello che dici sull'opportunità di un intervento in mancanza di protezione è invece condivisibile. In realtà invece bisogna ottenere una protezione dell'area da eventi di intensità medio-alta pur senza raggiungere i 400 mc/sec del 22 ottobre. A questa condizione penso che i margini di rischio imprenditoriale per strutture di tipo sportivo possano essere sufficientemente ridotti per permettere qualche investimento.
Per non ingenerare equivoci, approfitto dello spazio per precisare al Sign. Magi , a nome della Direzione Scientifica dello Studio dell'Assetto fisico del Riu San Girolamo-Masone Ollastu etc. che nè il Prof. Mancini nè il sottoscritto afferiscono ad Hydrodata.
Inoltre, er quanto attiene al tema dello "sghiaiamento della terra" così come sollevato dalla apprezzabile sintesi del curatore del Blog, vorrei rassicurare sul fatto che come Direzione di progetto, ho sollevato in sede istituzionale tale tema, anche con lo scopo di assicurare, tramite un bypass artificiale, il recapito alla foce dei sedimenti oggi deposti all'interno o a monte dell'invaso (La proposta non è nel progetto in quanto come è stato detto, non rientra nello studio il futuro della diga). Probabilmente non sarà facile adottare tale linea progettuale, dato che trattandosi di un precedente assoluto (aggiungo che anche in tal senso si potrebbe parlare per il San Girolamo di "Intervento pilota"), le difficoltà che si presenterebbero sul piano delle autorizzazioni "ambientali" e quindi dei costi (caratterizzazioni, selezioni delle idonee granulometrie tramite vagliature),non sarebbero poche. Ma vado dicendo da tempo in diverse sedi che ne vale la pena e che tale tipo di prassi renderebbe i progetti di salvaguardia idraulica pienamente sostenibili in termini ambientali fisici. Ricordo inoltre che il progetto (del Comune) di difesa delle spiagge a Nord della Foce del Riu San Girolamo prevede anche l'impiego di sabbie da terra. Quale migliore occasione di questa per coniugare utilità e buon senso?. Credo che l'alta competenza dimostrata dal pubblico di ieri e dai cittadini di Poggio dei Pini e di san Girolamo,possa rendere realistica anche una proposta simile. Mi scuso per non averne discusso ieri, ma ho preferito che si desse priorità al resto, anche a costo di non render merito al contributo diretto ed indiretto che i geologi hanno dato allo studio fin qui svolto.
Sono comunque a disposizione per qualunque ulteriore chiarimento per chi fosse interessato all'argomento.
Ringrazio dell'ospitalità
Giovanni Tilocca,
geologo libero professionista.
Ammetto che l'idea dell'utilizzo della sabbia del lago per "ripascimento" l'avevo avuto da tempo ma non mi sono mai permesso di avanzarla perchè temevo fosse improponibile e ionon ho le competenze necessarie.
Approfitto della disponibilità del dott. Tilocca per chiedere se puo fare luce sulla soluzione bypass lago fornendo qualche dato in più in modo che sia più facile farsi una idea di quale sarebbe la situazione se venisse attuato quell'intervento. Offro la disponibilità di questo modesto blog alla pubblicazione di eventuali files Pdf contenenti specifiche e qualsiasi ulteriore intervento di approfondimento proveniente dalla Direzione Scientifica del Progetto o dalla società Hydrodata.
Mi preme far sapere che è possibile attivare un confronto telematico con i cittadini non solo attraverso questo blog, ma coinvolgendo l'intera rete dei siti capoterresi.
gentile Dr. Tilocca,
prendo atto del fatto che né Lei, né tantomeno il Dr. Mancini afferite ad Hydrodata.
Per quanto invece attiene allo sghiaiamento del lago di Poggio dei Pini, volevo inoltre portare a conoscenza dei lettori del blog che sono state avviate tutte le procedure propedeutiche al raggiungimento di tale scopo: Infatti - come giustamente rappresentato dal Dr. Tilocca - il Servizio del Genio Civile di Cagliari ha predisposto l'assegnazione di un incarico professionale per la elaborazione del piano di caratterizzazione, in quanto il corso del Rio San Gerolamo è inserito in area potenzialmente a rischio inquinamento.
Franco Magi
Franco se riesci a fornirmi qualche dettaglio in più su questo intervento di sghiaiamento mi piacerebbe rilanciare la notizia anche sul Portale della Coop
Contesto totalmente questo piano, non partendo anche dalla base che vede che questo fiume era totalmente intasato e mai manutenzionato ,lo reputo monco di un fattore di analisi importantissimo.
Questo piano vede soltanto la tanta acqua caduta e non appunto altri fattori, se avesse visto soltanto la mancanza di manutenzione lo avrei contestato ugualmente.
Lo reputo pericoloso in due parti, la prima è la zona del lago grande e questo canale assurdo, la seconda è il canale previsto a monte della lottizzazione SAn Girolamo, due interventi anche pericolosi.
In poche parole una delle cose giuste che si potrebbero fare è queslla di fare la manutenzione ordinaria e in questo caso straordinaria, in parole povere penso che le cose più elementari a volte sono le più indicate.
Ciao Giacomo
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