Purtroppo ogni anno uno o più "cicloni mediterranei" colpiscono replicando, in aree geografiche diverse, le medesime scene che tutti i capoterresi non possono dimenticare, quelle del 22 ottobre 2008.
Non siamo ancora a ottobre, il mese più pericoloso da questo punto di vista, e già Lipari è stata colpita. Dove sarà la prossima catastrofe? Vogliamo davvero giocare alla roulette russa e magari sperare che non ricapiti per un bel pò?
Forse è il caso di rinfrescarsi la memoria per non dimenticare. Un modo è quello di leggere questo articolo contenente gli atti del convengo nazionale intitolato "Dissesto Idrogeologico. Il pericolo idrogeologico e la gestione del territorio in Italia", svoltosi a Roma nel giugno del 2011 e organizzato dalla SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), il CNR-PI (Istituto di Ricerca sulla Protezione Idrogeologica) e l'AII (Associazione Idrotecnica Italiana).
C'è la sensazione che la tragedia capoterrese possa essere considerata di serie B rispetto ad altre zone più conosciute (Cinque Terre) o politicamente meglio rappresentate (Sicilia). D'altronde sono gli stessi sardi che sembrano avere dimenticato questo territorio. Pensate che l'area del S. Girolamo non è solo di serie B a livello nazionale, ma viene addirittura discriminata e trascurata dalla stessa giunta del piccolo comune-patrigno di Capoterra.
Questo intervento in un convegno nazionale, redatto dai geologi Maria Rita Lai e Antonio Sau, rispettivamente vicepresidente e presidente della Associazione 22 Ottobre, ha acceso un piccolo riflettore su quella che sta lentamente diventando una tragedia dimenticata.
La pubblicazione può essere scaricata cliccando qui.
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