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mercoledì 2 gennaio 2013

Il controsenso di Poggio. Con la TARES il Comune chiederà di pagare servizi che si rifiuta di gestire

Dopo l'IMU del 2012, quest'anno arriva una nuova tassa comunale. Si tratta della la TARES che va ad integrare la precedente TARSU, tassa sui rifiuti solidi urbani, andando a coprire anche altri servizi, come la manutenzione delle strade e l'illuminazione pubblica. Si prevede un incremento medio a famiglia di circa 80 euro. L'ammontare della nuova tassa dipenderà dalla grandezza della abitazioni a prescindere dal numero di residenti o della quantità di rifiuti prodotti. Questo significa che a Poggio dei Pini l'aumento sarà molto più sostenuto della media e colpirà pesantemente famiglie che hanno assistito alla perdita del potere d'acquisto di stipendi e pensioni e al progressivo aumento non solo del costo della vita, ma anche della tassazione basata sulla casa. 

Viene quindi penalizzato chi ha deciso di vivere in una casa ampia, costruendola con i risparmi derivanti da redditi già ampiamente sottoposti a una delle tassazioni sul lavoro più alte d'Europa. Non importa se poi magari non ha i soldi per il riscaldamento o possiede una Fiat Panda. Il fisco si abbatte solo sulla casa, anche se è l'unica cosa che possedete.
Si bada solo al metro quadro, anche se la casa è accessoriata con rubinetti in oro massiccio, piscina olimpionica o mobili Luigi XVIII; la tassa è sempre la stessa. 
Colpisce nel mucchio: cassintegrati, disoccupati, pensionati con 800 euro al mese o commercianti ed imprenditori colpiti dalla crisi vengono tassati allo stesso modo dei tanti figli delle caste che hanno succhiato la linfa vitale di questo paese negli ultimi decenni.

Non pochi hanno pensato di vendere la propria abitazione. Anche volendo il mercato immobiliare e la stagnazione dei mutui bancari impone il semaforo rosso. In questo momento sono proprio le abitazioni più grandi a soffrire maggiormente la crisi immobiliare. Risultano difficilmente vendibili anche in seguito a consistenti ribassi del loro valore. 

A questo scenario desolante, che vale per tutta l'Italia, si aggiungono elementi di preoccupazione specifici del territorio capoterrese. 
Il residente di Poggio deve versare un ulteriore obolo alla Cooperativa Poggio dei Pini che pesa anche più dell'IMU. In cambio riceve in pratica solo un servizio di guardiania; un pò poco per quella cifra.
Il Comune di Capoterra incassa il 75% dell'IMU e ha applicato ai redditi dei suoi cittadini l'addizionale IRPEF più elevata dell'intera regione. Adesso incasserà anche la TARES che viene esplicitamente assegnata, oltre che per il servizio di ritiro dei rifiuti solidi urbani, anche per la manutenzione delle strade e dell'illuminazione pubblica. Un mare di soldi confluisce nelle tasse comunali con Poggio dei Pini che, in virtù delle sue case più grandi, partecipa in misura assai superiore al 10% della popolazione residente. Molto probabilmente andiamo a toccare il 30/40% di tutte le tasse comunali. Nessuno ha mai volto dire quanta dell'IRPEF, della TARSU, dell'IMU (ex ICI) proviene da Poggio dei Pini, perchè è un numero che striderebbe troppo rispetto alla quantità di servizi erogati dal Comune (quasi zero).
A ciò si deve aggiungere anche il costo dell'acqua che, in virtù di un accordo ben poco chiaro siglato tra Comune e Cooperativa anni fa ha portato a una richiesta di ben 630 mila euro a carico dei soci della Cooperativa, una cifra di molto superiore a quella prevista e accantonata. Inutile dire che la scarsa chiarezza è riconducibile ai fumosi rapporti esistenti tra Comune e Cooperativa e vanno a creare una situazione che, alla fine, danneggia i cittadini, oggi difesi dal TAR contro le inadempienze di entrambi i soggetti.

Gli abitanti di Residenza del Poggio non hanno nemmeno un condominio, pagano solo le normali tasse comunali e ricevono strade, acqua illuminazione etc. L'anno scorso con i soldi pubblici sono state anche rifatte le reti idrica e fognaria nuove di zecca. Pochi metri più in là abitano quelli di "Poggio dei Pirla", che per decenni hanno pagato per gli stessi servizi 100 mila euro ogni anno e si apprestavano a rifare tutto a proprie spese (5 milioni di euro).

Poggio è quindi la gallina dalle uova d'oro. I suoi residenti, in cambio del poco onorevole ruolo di "vacche da mungere", vengono ripagati dal Comune con un trattamento tutto speciale. Non vengono erogati dal Comune nemmeno i servizi fondamentali, quelli che per legge vengono assegnati da sempre agli enti pubblici, nemmeno la bolletta ENEL dell'illuminazione. La Cooperativa, tranne che nei due anni dell'amministrazione guidata da Giacomo Cocco (2009 e 2010), ha sempre avvallato e favorito questo comportamento, danneggiando i propri soci che si trovano quindi tra l'incudine e il martello. Ecco adesso arrivare questa TARES da pagare per le strade e l'illuminazione, proprio mentre il comune si appresta a spendere altre migliaia di euro dei cittadini per opporsi in Consiglio di Stato alla sentenza del TAR che lo obbliga a gestire proprio quei servizi per i quali sono state create queste nuove tasse.  A Poggio dei Pini si assiste quindi a un incredibile controsenso: il Comune chiederà tasse aggiuntive per gestire servizi che si rifiuta di erogare

2 commenti:

Nuova Associazione Torre delle Stelle ha detto...

Innanzitutto buon anno a tutti gli amici di Poggio.
L'articolo ci pare che illustri perfettamente la patologia profonda che caratterizza molte amministrazioni comunali sarde. Una visione del cittadino da trattare come un sudditto fino a quando una pronuncia giudiziaria impone il rispetto di principi giuridici elementari, è l'unica che riescono a concepire (se non c'è un adeguato rientro in termine di clientelismo elettorale). Adesso con la TARES questa degenerazione viene messa in luce ancor più nitidamente.
A Torre delle Stelle ora si aprirà un altro fronte, quello che riguarda la parte ricadente in territorio di Sinnai (circa il 12% del totale del comprensorio). Anche questa amministrazione, purtroppo, continua a considerare la frazione come un mero bancomat da cui incassare i soldi e poi scappare. E i cittadini dovranno cercare tutela, ancora una volta, in sede legale. Alla faccia della gestione condivisa e della partecipazione della cittadinanza!
Un cordiale saluto a tutti.

Giorgio Plazzotta ha detto...

Una amica del Blog mi ha segnalato che anche a Santa Teresa di Gallura hanno presentato un ricorso dello stesso tipo, credo che la lottizzazione si chiami Santa Reparata. Insomma credo che tra sentenze di TAR e Consiglio di Stato e aumento delle tasse comunali espressamente destinate alla manutenzione delle opere di urbanizzazione sia veramente assurdo continuare ad opporsi alla legge.

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