Il 10 marzo a Poggio dei Pini si terrà un Referendum per i soci della Cooperativa. Il quesito più importante mira a sospendere per almeno 3 anni la realizzazione di nuovi lotti nell'ambito di quella che oggi non può essere più considerata una "variante" al vecchio Piano di Lottizzazione del 1970, ma una vera e propria nuova lottizzazione. La differenza non è da poco, dato che le regole, dopo 40 anni sono profondamente cambiate. Non mi riferisco solo alle problematiche ambientali, ma anche a quelle economiche. Oggi il lottizzante è sottoposto a una serie di incombenze e di costi che incidono profondamene sul conto economico. L'intervento che l'attuale dirigenza della Cooperativa si appresta a portare avanti non è accompagnato da un progetto di dettaglio con tutti gli elementi che contribuiscono a definire la effettiva convenienza per la società e per i soci.
Eppure le variabili sono tante. Me ne vengono in mente solo alcune: prezzo di vendita dei lotti, numero di lotti venduti all'anno, costi di progettazione, costi opere di urbanizzazione primaria e secondaria, interessi bancari, tasse sulla proprietà (IMU), spese legali e notarili.
Ci sono poi i costi indiretti: depauperamento del verde, aumento della densità abitativa, impatto sulla risorsa idrica che già oggi da segnali molto preoccupanti.
Aldilà dei conti economici e delle prospettive future, non si può ignorare la situazione attuale. Non solo per la gravissima crisi economica, ma proprio per la difficoltà che ha colpito il mercato immobiliare. Alcuni fattori rendono oggi particolarmente sconveniente la costruzione di nuove abitazioni. I trend demografici sono negativi, ci sono quindi moltissime case inutilizzate. La tassazione sulle abitazioni rende sempre meno conveniente l'investimento immobiliare. Da più parti giungono stimoli a costruire meno, cercando di migliorare l'efficienza energetica delle abitazioni. Le case di Poggio, si sa, sono molto più grandi della media. Le tasse si basano sulla dimensione e, pertanto sono molto più pesanti. Anche la TARSU, che presto si trasfomerà in TARES, seguirà lo stesso principio. Inoltre, per comprare una casa grande, è quasi sempre necessario un mutuo bancario. Le banche, sovraesposte dai titoli spazzatura e da quelli degli stati a rischio default, non fanno più prestiti. Insomma, in due parole crisi nera. Ci sono moltissime case in vendita a Poggio dei Pini, luogo che resta uno dei più belli ed accoglienti della provincia, nonostante le ferite non rimarginate dell'alluvione e una gestione inefficiente della Cooperativa.
A tutti i soci che hanno messo in vendita la loro abitazione o il lotto, la realizzazione di nuovi lotti edificabili da parte della Cooperativa renderà ancora più difficile il proprio progetto.
Difficile dire quanto siano perchè ci sono numerose agenzie immobiliari. Se però andiamo sul sito subito.it e facciamo una ricerca, troviamo 46 case e 17 lotti. A queste dovremmo aggiungere le proprietà di persone che, frastornate da ciò che sta accadendo, a mettere la propria casa in vendita non ci provano neanche. Sebbene il referendum del 10 marzo sia solo consultivo e i vertici della Cooperativa possono poi fare ciò che vogliono, magari adducendo qualche motivazione in politichese, sembra del tutto motivata la proposta di rimandare questa decisione a momenti migliori, sperando che nel frattempo venga presentato un dettagliato master plan di questo progetto.
1 commento:
Proviamo ad ipotizzare cosa potrebbe accadere se il referendum vedesse una maggioranza di soci favorevoli alla moratoria.
Magari i nostri amministratori, quelli legati all' "ancienne regime", che erano abituati a spendere senza ritegno il denaro dei soci (contributi) ed il denaro derivante dalla vendita dei lotti (mancata realizzazione di nuove infrastrutture e mancata manutenzione delle esistenti) escludendo la possibilità di indebitare la società potrebbero cimentarsi in una gestione virtuosa improntata al risparmio ed al contenimento delle spese.
Chissà, magari potrebbero scoprire che programmando un serio bilancio preventivo che tenga conto esclusivamente delle entrate correnti si può fare buona amministrazione. Magari putranno decidere di sollecitare il Comune al rispetto della legge del 1942 ed all'adempimento sollecito del disposto del TAR nella recente sentenza. Magari anche dedicarsi alla cura del verde pubblico ed alla manutenzione degli immobili di proprietà, che francamente qualcuno è in serio degrado.
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