Vent'anni fa il web, uscendo dagli ambiti della ricerca nel quale era stato "covato" per qualche tempo, si era proposto alla società come uno strumento innovativo, scarsamente compreso da masse tecnologicamente poco preparate. Erano i tempi in cui la Sardegna, grazie a Video On Line, si trovava, una volta tanto, in una posizione di avanguardia a livello nazionale, se non addiruttura europeo. Ho avuto l'opportunità di essere uno "pionieri" di questa tecnologia, realizzando, nel 1996, uno dei primi siti internet regionali (Linea Poggio) seguito, l'anno seguente, da Isola Sarda, che in quegli anni ha rappresentato una delle più significative finestre telematiche aperte sulla nostra isola.
Da allora, anno dopo anno, abbiamo assistito alla costante evoluzione del web, ed oggi ci troviamo praticamente tutti, grandi e piccini, dietro a una tastiera. Indubbiamente questa rivoluzione, che molti non consideravano affatto scontata, ha avuto enormi ripercussioni sulla società e, di conseguenza, sul nostro modo di vivere. In questo post vorrei soffermarmi su uno di questi ambiti, quello dell'informazione, anche perchè vi ho continuato ad operare attraverso questo blog e altre pubblicazioni.
Umberto Eco ha recentemente lanciato una provocazione affermando che il web sarebbe deleterio in quanto da voce a una massa di cretini. Questa affermazione mi fa venire alla mente un paragone che, forse, potrebbe aiutarci a capire cosa è successo e cosa succederà.
Il gioco del calcio. Anch'esso l'abbiamo visto trasformarsi nel corso del tempo. Il confronto tra oggi e gli anni 60-70 (che ho vissuto in prima persona) risulta impietoso: il calcio di oggi è un altro mondo. In Italia è lo sport più popolare, lo sport di tutti. Questa popolarità si è portata dietro anche aspetti negativi. I tanti tifosi, appassionati e corretti, si mischiano a gruppi di idioti che, con i loro comportamenti da bestie irresponsabili, rovinano lo sport più amato e tradizionale del nostro paese. In quanto popolare, poi, il calcio è diventato strumento di economia, finanza e politica, con tutto cio' che ne consegue: sponsorizzazioni che occultano i simboli storici sulle maglie, giocatori che cambiano casacca ogni sei mesi, doping, scommesse, imbrogli, politici e finanzieri che dirigono squadre e cosi' via.
Se ci pensate bene nel web sta succedendo qualcosa di simile. Nei primi anni l'indipendenza e la libertà della rete è stata ostacolata dai "poteri forti". Internet veniva dipinto come un luogo di perdizione e di falsità, rischioso per grandi e piccini. I detentori del potere, anzi dei poteri, capivano bene che controllare il web sarebbe stato molto più complicato della Tv o della carta stampata. Il caso di Indro Montanelli è emblematico. Uomo di destra, si è trovato in disaccordo con il principale leader della destra, non per motivi ideologici, ma semplicemente per il fatto che Berlusconi cerco' di controllarlo e "indirizzarlo".
Una stampa del tutto autonoma e indipendente, praticamente, non esiste. La sola presenza del finanziamento pubblico (cospicuo!) che viene erogato ai giornali, la dice lunga su come il potere politico sia in grado di influenzare la stampa. Non è un caso che l'Italia si trovi solo al 74° nella classifica internazionale della libertà di stampa. Con il sistema dei media tradizionali, il potere, politico ed economico, doveva cercare di influenzare quante? dieci, venti? testate giornalistiche per garantirsi una informazione "favorevole". Fattibile ... fatto. L'assenza di una adeguata legge sui conflitti di interessi ha addirittura consentito il controllo diretto dei media, da parte di forze politiche (dx e sx).
Il web ha modificato notevolmente questo approccio. Le fonti di informazione non sono piu' dieci o venti, ma cento, mille. Controllarle tutte è impossibile. Non serve nemmeno controllare il territorio, come fanno le organizzazioni criminali e i grandi partiti. Un sito può essere aperto anche a Timbouktu. Quale strategia adottare? Siamo ancora in una fase di transizione. I TG e i giornali cartacei sono ancora molto seguiti. Assistiamo, pertanto, a giochi di Risiko con nuovi gruppi di potere che lottizzano immediatamente tutto cio' che puo' essere utile. La recente nomina della Maggioni alla Presidenza della RAI e la trasformazione di TG2 e Rainews 24 in uno strumento di propaganda politica di estrema faziosità va ancora in questa direzione e ci fa capire che gli elementi di novità di cui si fa portatore Renzi si fermano alla sua carta di identità.
E che dire dell'Unità, quotidiano fondato nientopopodimeno che da Gramsci. Oggi, controllato dal PD, getta fango sulla parte più debole della società, i disoccupati, i pensionati, i lavoratori e sui loro rappresentanti . Inutile dire che il buon Gramsci si rivolta nella tomba.
Il trend pero' è inesorabile. La RAI è destinata a diventare organo di stampa del governo, priva di sport ed entertainment che sono ormai nelle mani delle Tv a pagamento. Il web, anche grazie al fenomeno Facebook, è sempre piu' usato per informarsi. Chi detiene il potere non è stupido. Mantenerlo è una esigenza fondamentale, anzi, è li che sta il vero skill del politico: come conservare la poltrona. Tutto il resto non conta.
Cosa succede a livello locale, per esempio nella nostra Capoterra? La regola generale della nostra amministrazione è copiare, con qualche anno di ritardo, quello che fanno gli altri. Cosi' come le nuove tecnologie, le idee, i trend nascono sempre negli USA e arrivano in Italia dopo qualche anno, a Capoterra siamo sempre indietro di qualche anno rispetto alla penisola. Pensate che abbiamo ancora un sindaco del PSI, partito che andava forte (anche con le tangenti) negli anni 80-90 e che ora è quasi scomparso, con percentuali da prefisso telefonico.
E' ovvio che con questa arretratezza, anche l'utilizzo di Internet in ambito informativo è andato a rilento. Il sito del Comune, come peraltro accade quasi sempre, è "istituzionale", con notizie ufficiali e interazione con il cittadino praticamente nulla.
Sul fronte dei social media è stata inviata una figura di secondo piano, il volenteroso Mallus, che si è fatto in quattro per difendere l'indifendibile, spesso facendo più danni che altro con le sue frequenti contraddizioni. E' anche vero che una parte dei consiglieri comunali è meglio che non scriva, perchè quando lo fanno fioccano gli errori grammaticali.
Erano belli i tempi in cui bastava fare una telefonata ai quotidiani locali per "dolcificare" una notizia fastidiosa, oppure per enfatizzare qualche gazzosa amministrativa. Un clamoroso caso di questo tipo è stato smascherato proprio da questo blog nel 2010, vedi il pezzo "I disinformati".
Oggi quel tipo di controllo non è piu' possibile. A utilizzare internet non sono più i soliti quattro nerd tecnologici. Su facebook ci vanno quasi tutti, fanno circolare le notizie, si organizzano in manifestazioni, spesso capitanate dagli infaticabili coniugi Salvetti.
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Quando il Comune ha fatto qualche errore (e sono stato veramente molti) .. altrochè insabbiamento e muzzigasurda. La notizia si diffonde immediatamente e in qualche caso, vedi le bollette idriche illegalmente gonfiate, la gente è andata a bussare alle porte di Via Cagliari. Grazie a Internet abbiamo anche saputo tutto sui 2.6 milioni di euro sprecati con il caso Gema, dei 6 milioni di euro non richiesti al Cacip, sino ai 60 mila euro che dovranno essere rimborsati a un privato che voleva costruire un autolavaggio dove non si può.
Dato che Internet non si può ne ignorare ne arrestare, la strategia è quella ci cercare di cavalcare la tigre. Qualche tempo fa è comparso un blog pilotato da un personaggio anonimo (sic) che cercava di portare acqua al mulino della giunta capoterrese in modo così maldestro da essere "scammuffato" immediatamente. Quel blog è subito sparito.
L'intento appare chiaro, contrastare la gran massa di notizie vere, talvolta miste a supercazzole e illazioni, ma comunque genuine, inserendo notizie addomesticate, o giudizi privi di alcun contenuto informativo, ma favorevoli, E' probabile che questa strategia sarà intensificata in futuro, anche perchè una amministrazione è in grado, come accaduto a Pula, di ringraziare questi pseudo giornalisti con incarichi vari, se non addirittura poltrone. Ne vedremo delle belle alle prossime elezioni.
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