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venerdì 29 aprile 2016

Dove sta andando Poggio? Un paragone tra il microcosmo Poggio e il macrocosmo Italia

Aldilà delle notizie che i lettori del blog, in particolare quelli che risiedono a Poggio, possono ricevere dal Notiziario della Cooperativa, dalla stampa e anche, perchè no, dai volantini anonimi e dalle chiacchiere da bar, mi chiedo, di tanto in tanto, dove sta andando Poggio dei Pini, quali siano gli scenari in prospettiva e come la situazione presente possa influenzarli e indirizzarli. E' un esercizio che dovremmo fare sempre per evitare di concentrarci solo sulle singole  problematiche (lotti, tariffe, servizi che funzionano o meno etc.) senza valutare come le decisioni prese oggi potrebbero influenzare, in meglio o in peggio, la nostra vita al Poggio.


E' vero che ci sono amministratori nel CdA della Cooperativa che si assumono la responsabilità di affrontare e risolvere (o non risolvere) le varie problematiche. Sono loro che tengono il timone della barca e trovo assolutamente utopistiche quelle proposte di "gestione condivisa" in un contesto di 2300 abitanti.  Ma il nostro ruolo di passeggeri è nullo? Non credo e lo dimostra il fatto che, in tante occasioni, i residenti hanno saputo far sentire la propria voce.  Basti pensare se così non fosse entrambe le nostre pinete sarebbero state rase al suolo dalla lottizzazione proposta nel 2005. E questo è solo un esempio. In realtà il nostro ruolo dipende anche da noi, dall'interesse nei confronti di ciò che avviene intorno a noi, dalla nostra partecipazione alle decisioni che poi determineranno le scelte. 
Guardacaso domani sabato 30 aprile si svolgerà uno di questi momenti, con l'assemblea di approvazione del bilancio societario e l'elezione di alcuni consiglieri. Ci andrete? Poi vi lamenterete?

Il CdA attuale ha avuto due anni per lavorare e, oggi, siamo in grado di valutare il suo operato. E' certamente importante soffermarsi sulle varie questioni: l'aumento delle tariffe idriche, il risultato di bilancio (che è tornato in pareggio), i lavori di ristrutturazione degli edifici Saggiante, la realizzazione di giardini, la vendita di piccoli appezzamenti di terreno, i rapporti con il Comune di Capoterra, il nuovo piano di lottizzazione, la comunicazione. Insomma di carne al fuoco ce ne sarebbe. Alcuni di questi argomenti li abbiamo affrontati anche qui nel blog con alcuni di voi che hanno scritto e con moltissimi di voi che hanno letto.
In questo post vorrei invece fornire una mia valutazione sul CdA e in particolare sugli amministratori delegati che si stanno assumendo gran parte delle responsabilità.

A mio avviso il CdA attuale rappresenta un unicum nella storia della Cooperativa. La sua peculiarità è costituita dall'essere frutto di un compromesso nato ancor prima della presentazione delle candidature. Non, quindi, frutto dei tipici giochi di potere della politica, i cosiddetti "inciuci" realizzati per accontentare Tizio o Caio, ma un compromesso nato dalla consapevolezza che lo scontro frontale tra gruppi che hanno visioni differenti su come gestire il bene comune, possa alla fine danneggiare tutti quanti, portando alla morte del bambino che tutti pretendono di voler salvare.
Ovviamente un compromesso, per definizione, da una parte cercherebbe di accontentare tutti, proponendola un po' cotta e un pò cruda. Dall'altra scontenterà chi la vorrebbe solo cotta o chi la vorrebbe solo cruda.  

Volendo generalizzare, a Poggio abbiamo vissuto tre stagioni amministrative. La prima è iniziata negli anni della fondazione ed è durata sino alla metà degli anni 90. In quei 30 anni sappiamo bene quali incredibili idee e lungimiranti progettazioni abbiano portato alla realizzazione di un gioiello più unico che raro. Non è corretto affermare che mancassero i contrasti, ma tutto avveniva in un contesto di "costruzione" e tutti quanti erano ingegneri e muratori. Nessuno, in quegli anni, veniva a Poggio trovando la "pappa pronta", era necessario l'apporto di tutti.

La seconda stagione è quella della "politica". Molti soci fondatori, anche per questioni di età, si sono allontanati dalla gestione della Cooperativa, lasciando il passo a una nuova generazione di amministratori che ereditavano logiche provenienti dalla stessa società italiana, cosi' intrisa di politica e di lobbysmo. In quegli anni si è costruito ben poco, anche se sono entrate nelle casse della Cooperativa ingenti risorse provenienti dalla vendita di lotti a prezzi molto elevati. I frutti di chi ha costruito nella prima fase sono stati raccolti tra la fine degli anni 90 e i 2000, ma quelle risorse si sono disperse in mille rivoli.  La logica della cicala avrebbe portato alla distruzione di questo luogo perchè, dopo avere esaurito le risorse dei lotti, i bilanci hanno incominciato a far registrare passivi da brivido che, senza interventi correttivi, avrebbero portato al fallimento della società. Nel frattempo la cementificazione (200 lotti anche in pineta) avrebbe ridotto notevolmente la bellezza di questo posto e l'incremento della popolazione avrebbe messo a rischio il livello di servizi esistente (acqua).  

Dal 2007 al 2015 abbiamo assistito alla fase della "rivolta", amplificata dal fatto che i precedenti detentori del potere, nonostante i risultati negativi, non solo non si sono fatti da parte, ma hanno ostacolato in tutti i modi (e sottolineo tutti) quel cambiamento di rotta richiesto a gran voce dalla stragrande maggioranza dei soci.  I contrasti hanno certamente creato ferite nella comunità, ma hanno impedito di andare verso il baratro. So che qualcuno mi guarda storto per avere preso parte attiva a quel processo di cambiamento, ma mi basta una passeggiata nelle pinete con i miei bastoni da nordic walking per pensare che ne è valsa la pena. 

Pensateci bene, quanto è diversa la storia di Poggio dei Pini da quella del nostro paese? 
Possiamo creare un collegamento logico tra il microcosmo Poggio e il macrocosmo Italia?
Anche l'Italia ha vissuto la sua fase entusiasmante di costruzione, è stata avvinghiata dalla politica sino all'orlo del tracollo. Sta vivendo aneliti di cambiamento e tentativi di scrollarsi di dosso una classe dirigente che ha portato il Paese indietro di molto nel livello di progresso e di benessere. 

Se condividete con me questo paragone, potete notare, in questo confronto, che Poggio è avanti di un passaggio, perchè il cambiamento è già stato compiuto ed è stato assorbito. 

Gli attuali amministratori, dicevo, rappresentano un compromesso tra tre anime esistenti nella comunità. Giuseppe Monni rappresenta lo spirito rivoluzionario dei Comitati che, mettendoci la faccia, hanno salvato le pinete di Poggio, hanno tentato di far intervenire il Comune-patrigno nella gestione di strade e fognature, hanno messo in luce gli utilizzi non appropriati dei soldi dei soci. 
Il Presidente Sandro Anedda rappresenta il pragmatismo di chi parla poco e cerca di essere concreto. Poggio, da un lato, è un luogo delle meraviglie e ha bisogno dei "sogni" di Giuseppe, perchè è così che è nato questo posto, da un sogno che si sono raccontati "tre amici al bar". La presenza di Sandro impedisce ai "voli" di essere pindarici e porta concretezza. Federico è giovanissimo, ma la sua laurea da record la dice lunga sulle sue capacità. Il suo legame con la politica può certamente far storcere il naso, ma rappresenta il collegamento con una realtà che non possiamo far finta di ignorare.      
Non tutte le anime della comunità sono state incluse in questo "compromesso". 
Sono restati esclusi certi portatori di interessi personali, i rancorosi vendicativi e quelli che, seppur in buona fede, vanno sempre contro a qualsiasi cosa presi dall'impeto di distruggere ciò che sta in piedi. 

All'assemblea di domani prenderanno la parola cercando di mettere in evidenza il bruscolino nell'occhio altrui, anche se ben ricordiamo il loro passato fatto di pinete cementificate, soldi buttati al vento, lavori inutili, parcelle, consulenze, deficit, fallimenti.

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