di Franco Magi
Già a seguito dell’inaspettatamente euforico comunicato
stampa ufficiale della Cooperativa del 18 novembre 2016, immediatamente
successivo all’incontro dei tre amministratori della Cooperativa con l’Assessore
regionale dei LL. PP. Maninchedda, nonché delle rassicurazioni pubblicamente
offerte dal presidente della Cooperativa Sandro Anedda nel corso della affollata
riunione serale, avevo espresso i miei fondati dubbi circa la disponibilità
regionale alla:
- possibilità
di ridiscutere il progetto preliminare, a giudizio dell’Assessore “non
vincolante”;
- possibilità di
inserimento di modifiche “anche
sostanziali”;
- possibilità di
accogliere ogni suggerimento utile a
migliorare l’opera, comprese eventuali ipotesi di soluzioni
alternative.
Ed
invero, a seguito del mio intervento nella riunione del Comitato, lo stesso
Sandro Anedda aveva dovuto candidamente ammettere che “forse era stato preso in giro” (parole
testuali).
Infatti, avevo sottolineato
l’impossibilità tecnica, da parte dell’Assessore Maninchedda, di adempiere alle
rassicurazioni fornite agli amministratori della Cooperativa (così come tratte
dal comunicato stampa ufficiale)
L’affermazione secondo cui
“si aprirà nei prossimi mesi tutta la
procedura per l’individuazione dei professionisti (obbligatoriamente diversi
dagli autori del progetto preliminare) che elaboreranno il progetto
definitivo” confermava in modo inequivocabile le preoccupazioni dello
scrivente.
Ed invero, non già la
sparuta sentenza di un Tribunale amministrativo regionale, ma direttamente la
legge stabilisce che “le indicazioni in esso contenute (progetto
preliminare) sono vincolanti per il progettista, tanto che nella verifica del
preliminare e nella validazione del progetto esecutivo deve essere certificata
la conformità delle soluzioni progettuali adottate rispetto al documento
preliminare (artt. 46 e 47 del citato D.P.R. n. 554/1999 e
s.m.).
Naturalmente una costante
ed ossequiosa giurisprudenza afferma
che “va ritenuta illegittima la
delibera comunale di approvazione del progetto definitivo (e, quindi, anche di
quello esecutivo) dell'opera che risulti incisivamente non conforme ai criteri,
vincoli ed indirizzi stabiliti nel progetto
preliminare”.
E’ appena il caso di
rilevare che anche il nuovo codice degli appalti (D.lgs 50/2016) all’art. 23
comma 7 stabilisce espressamente che “il
progetto definitivo individua compiutamente i lavori da realizzare, nel rispetto delle esigenze, dei criteri,
dei vincoli, degli indirizzi e delle indicazioni stabiliti dalla stazione
appaltante e, ove presente, dal progetto di fattibilità” (il progetto di fattibilità equivale
al preliminare del precedente codice del 2006).
Ovviamente, senza scomodare
le norme o il codice degli appalti, né tantomeno acquisire inutili pareri legali
(vista l’ovvietà testuale della disposizione), non si può non rilevare che
sarebbe assurdo affermare l’opposto, soprattutto quando un progetto preliminare
è costato 100.000 euro e nessun professionista o studio di ingegneria che si
aggiudicasse l’elaborazione del progetto definitivo rifarebbe un progetto
diverso senza essere pagato (e comunque il RUP non potrebbe mai validarlo, per
le ragioni già esposte).
Purtroppo, tali mie
preoccupazioni si sono rivelate fondate, come testimonia in modo
incontrovertibile la comunicazione arrivata ieri in Cooperativa, a firma del
direttore generale dell’Assessorato dei LL. PP., di risposta alla giustissima
richiesta di chiarimenti del presidente della Cooperativa Sandro
Anedda.
Nella premenzionata
comunicazione, il dott. Edoardo Balzarini – direttore generale di LL. PP. -
smentisce clamorosamente quanto affermato nel comunicato stampa della
Cooperativa, beffardamente confermando che “tutte le proposte, le osservazioni ed i
rilievi presentati dai soggetti interessati dalla realizzazione delle opere,
verranno esaminate durante la redazione delle successive fasi di
progettazione (progetto definitivo)”, vieppiù evidenziando “l’esigenza che le soluzioni proposte siano
compatibili con le scelte di carattere generale già adottate e non determinino
ritardi nel procedimento in corso”.
Tradotto: se ancora il
presidente Andedda avesse dubbi, non si potrà modificare proprio nulla!
Al massimo una imbellettata
di colori e di panchine.
Premetto che nel comportamento degli amministratori
della Cooperativa non vedo assolutamente malafede, ma sorprende vivamente
l’inesperienza, la superficialità e l’insipienza amministrativa mostrate.
Era macroscopicamente evidente a chiunque che ci stavano
solo prendendo in giro, ed ora abbiamo prova scritta.
Era un po’ come credere alla famosissima vendita della fontana di
Trevi nel film del grande Totò.
Il Comune di Capoterra ha
invece mantenuto ferma la propria posizione e non si è fatto certo prendere in
giro, seppur costantemente sollecitato alla adozione di una nuova delibera.
Ed ha più volte ribadito
che non si mette in discussione la messa
in sicurezza, ma che la stessa dovrà avvenire nel rispetto del consolidato
equilibrio estetico, ambientale e paesaggistico con una modifica delle forme,
dei materiali e della tipologia del viadotto progettato, definito all’unanimità
dal Consiglio comunale “di rara bruttezza”.
Su questo argomento non possiamo permetterci divisioni:
sono infatti fermamente convinto che uniti vinceremo questa colossale sfida.
Occorre una mobilitazione generale.
Il ruolo della Cooperativa è fondamentale, e per questo
invito tutti a non strumentalizzare l’inesperienza degli attuali amministratori
ma semmai ad aiutarli. Io sono pronto. E come me penso tutti gli abitanti di
Poggio dei Pini, senza distinzione di età e di opinione
politica.
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