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giovedì 12 gennaio 2017

BEFFATA LA COOPERATIVA POGGIO DEI PINI NO AL VIADOTTO – SI ALLA MESSA IN SICUREZZA IL VIADOTTO RIMARRA’ “DI RARA BRUTTEZZA”

di Franco Magi
Già a seguito dell’inaspettatamente euforico comunicato stampa ufficiale della Cooperativa del 18 novembre 2016, immediatamente successivo all’incontro dei tre amministratori della Cooperativa con l’Assessore regionale dei LL. PP. Maninchedda, nonché delle rassicurazioni pubblicamente offerte dal presidente della Cooperativa Sandro Anedda nel corso della affollata riunione serale, avevo espresso i miei fondati dubbi circa la disponibilità regionale alla:
-     possibilità di ridiscutere il progetto preliminare, a giudizio dell’Assessore “non vincolante”;
-     possibilità di inserimento di modifiche “anche sostanziali”;
-     possibilità di accogliere ogni suggerimento utile a migliorare l’opera, comprese eventuali ipotesi di soluzioni alternative.

Ed invero, a seguito del mio intervento nella riunione del Comitato, lo stesso Sandro Anedda aveva dovuto candidamente ammettere che “forse era stato preso in giro” (parole testuali).
Infatti, avevo sottolineato l’impossibilità tecnica, da parte dell’Assessore Maninchedda, di adempiere alle rassicurazioni fornite agli amministratori della Cooperativa (così come tratte dal comunicato stampa ufficiale)
L’affermazione secondo cui “si aprirà nei prossimi mesi tutta la procedura per l’individuazione dei professionisti (obbligatoriamente diversi dagli autori del progetto preliminare) che elaboreranno il progetto definitivo” confermava in modo inequivocabile le preoccupazioni dello scrivente.
Ed invero, non già la sparuta sentenza di un Tribunale amministrativo regionale, ma direttamente la legge stabilisce che “le indicazioni in esso contenute (progetto preliminare) sono vincolanti per il progettista, tanto che nella verifica del preliminare e nella validazione del progetto esecutivo deve essere certificata la conformità delle soluzioni progettuali adottate rispetto al documento preliminare (artt. 46 e 47 del citato D.P.R. n. 554/1999 e s.m.).
Naturalmente una costante ed ossequiosa giurisprudenza afferma che “va ritenuta illegittima la delibera comunale di approvazione del progetto definitivo (e, quindi, anche di quello esecutivo) dell'opera che risulti incisivamente non conforme ai criteri, vincoli ed indirizzi stabiliti nel progetto preliminare”.
E’ appena il caso di rilevare che anche il nuovo codice degli appalti (D.lgs 50/2016) all’art. 23 comma 7 stabilisce espressamente che “il progetto definitivo individua compiutamente i lavori da realizzare, nel rispetto delle esigenze, dei criteri, dei vincoli, degli indirizzi e delle indicazioni stabiliti dalla stazione appaltante e, ove presente, dal progetto di fattibilità(il progetto di fattibilità equivale al preliminare del precedente codice del 2006).
Ovviamente, senza scomodare le norme o il codice degli appalti, né tantomeno acquisire inutili pareri legali (vista l’ovvietà testuale della disposizione), non si può non rilevare che sarebbe assurdo affermare l’opposto, soprattutto quando un progetto preliminare è costato 100.000 euro e nessun professionista o studio di ingegneria che si aggiudicasse l’elaborazione del progetto definitivo rifarebbe un progetto diverso senza essere pagato (e comunque il RUP non potrebbe mai validarlo, per le ragioni già esposte).
Purtroppo, tali mie preoccupazioni si sono rivelate fondate, come testimonia in modo incontrovertibile la comunicazione arrivata ieri in Cooperativa, a firma del direttore generale dell’Assessorato dei LL. PP., di risposta alla giustissima richiesta di chiarimenti del presidente della Cooperativa Sandro Anedda.
Nella premenzionata comunicazione, il dott. Edoardo Balzarini – direttore generale di LL. PP. - smentisce clamorosamente quanto affermato nel comunicato stampa della Cooperativa, beffardamente confermando che “tutte le proposte, le osservazioni ed i rilievi presentati dai soggetti interessati dalla realizzazione delle opere, verranno esaminate durante la redazione delle successive fasi di progettazione (progetto definitivo)”, vieppiù evidenziando “l’esigenza che le soluzioni proposte siano compatibili con le scelte di carattere generale già adottate e non determinino ritardi nel procedimento in corso”.
Tradotto: se ancora il presidente Andedda avesse dubbi, non si potrà modificare proprio nulla!
Al massimo una imbellettata di colori e di panchine.
Premetto che nel comportamento degli amministratori della Cooperativa non vedo assolutamente malafede, ma sorprende vivamente l’inesperienza, la superficialità e l’insipienza amministrativa mostrate.
Era macroscopicamente evidente a chiunque che ci stavano solo prendendo in giro, ed ora abbiamo prova scritta.
Era un po’ come credere alla famosissima vendita della fontana di Trevi nel film del grande Totò.
Il Comune di Capoterra ha invece mantenuto ferma la propria posizione e non si è fatto certo prendere in giro, seppur costantemente sollecitato alla adozione di una nuova delibera.
Ed ha più volte ribadito che non si  mette in discussione la messa in sicurezza, ma che la stessa dovrà avvenire nel rispetto del consolidato equilibrio estetico, ambientale e paesaggistico con una modifica delle forme, dei materiali e della tipologia del viadotto progettato, definito all’unanimità dal Consiglio comunale “di rara bruttezza”.
Su questo argomento non possiamo permetterci divisioni: sono infatti fermamente convinto che uniti vinceremo questa colossale sfida. Occorre una mobilitazione generale.
Il ruolo della Cooperativa è fondamentale, e per questo invito tutti a non strumentalizzare l’inesperienza degli attuali amministratori ma semmai ad aiutarli. Io sono pronto. E come me penso tutti gli abitanti di Poggio dei Pini, senza distinzione di età e di opinione politica.

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