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martedì 25 gennaio 2011

Le primarie capoterresi tra continuità e cambiamento

Veniamo quindi alle prossime Primarie del Centrosinistra. Diciamo subito che gli elettori di centrodestra non dovrebbero partecipare a questa consultazione, sarebbe un gesto di grave scorrettezza, il che significa che molti lo faranno.
Detto questo, l'elettore che intende sostenere il centrosinistra è chiamato a scegliere tra: Efisio Demuru, Francesco Dessì e Marco Zaccheddu.

Qualcuno mi ha detto: non conviene schierarsi. Meglio vedere chi vince le primarie e poi decidere chi sostenere. Sicuramente non conviene mai schierarsi, ma io non ho interessi privati da difendere o sostenere e dato che alla fine di questo lungo post esprimerò una preferenza, probabilmente mi attirerò l'antipatia degli altri due candidati. In realtà ritengo che il metodo clientelare e superficiale di selezione della classe dirigente rappresenti uno dei motivi di declino del nostro paese. Se vogliamo cambiare dobbiamo incominciare a prestare maggiore attenzione a questo importante momento della vita democratica: le elezioni. Quindi me ne frego delle convenienze e mi schiero. Poi magari qualcuno sarà in grado di convincermi, esponendomi le sue ragioni, che la mia non è la scelta migliore. E' così che dovrebbero svolgersi i confronti politici, non con la propaganda e men che meno con il voto di scambio.

Che atteggiamento può avere un elettore di centrosinistra di fronte alla proposta offerta dalle primarie capoterresi ?

Della scelta astensionistica "di protesta" o "di menefreghismo" ho già scritto nel post precedente. Una posizione ancora differente è quella di chi ritiene di non apprezzare, e quindi preferire, alcuno dei candidati che gli vengono proposti,. Si tratta di una posizione che rispetto e che, in determinate circostanze, anche io potrei adottare, anzi l'ho adottata nel caso delle ultime elezioni provinciali quando, di fronte a due candidati inaccettabili, ho preferito starmene a casa. La mia delusione per l'operato della giunta uscente, della quale tutti e tre i candidati hanno fatto parte, mi suggeriva di tenermi alla larga anche da queste primarie. Poi mi sono chiesto se, in prospettiva futura, questi tre candidati potessero offrirmi il medesimo scenario, oppure se ci fossero differenze sostanziali. tra di essi, tanto da spingermi ad avere una preferenza.
Facciamo un passo indietro per capire quali fossero i rapporti di forza all'interno della giunta uscente. Qui ovviamente si entra nel campo della "lettura politica" personale e soggettiva di una situazione, e l'idiota di turno non vi troverà ne prove ne tabelle con dati, ma solo opinioni.

Questa giunta è monopolizzata da un "gruppo" (adesso va di moda il termine lobby) costituito da alcune famiglie capoterresi del centro storico che hanno sempre dettato la musica che si è suonata in municipio. I risultati sono davanti agli occhi di tutti: una Capoterra piccola, divisa, bruttina; una Capoterra richiusa in se stessa, un cafona, disordinata.
Il direttore d'orchestra, negli ultimi dieci anni è stato Giorgio Marongiu che, forte di questa investitura, ha fatto il bello e il cattivo tempo in Via Cagliari prima di essere promosso tra i banchi del quasi inutile consiglio provinciale.

A chiunque abbia avuto a che fare con la giunta capoterrese saranno apparse evidenti la forza e e la personalità con cui Marongiu detiene il "potere", lasciando ben poco spazio agli altri comprimari. Tra questi ci sono tutti e tre gli attuali candidati, ma indubbiamente è Francesco Dessì il suo naturale successore, tanto da far sospettare qualche malizioso che Marongiu continuerebbe ad avere un ruolo importante nella futura giunta capoterrese come vero e proprio "sindaco ombra". Certamente anche Dessì avrà gli stessi "referenti" e sarà identica la linea politica.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare. E' quindi a Marongiu e al suo gruppo di potere che deve essere attribuita la responsabilità della politica di discriminazione che caratterizza Capoterra: si prendono i soldi di tutti i cittadini e li si utilizzano in modo diseguale, facendo figli e figliastri. E' questa, quindi la continuità che dobbiamo aspettarci.

Amministrare il Comune per tanti anni significa raccogliere un numero molto elevato di "clientes", persone che hanno ricevuto favori più o meno grandi e che, al momento del voto, saranno "chiamati" a mostrare la loro riconoscenza, portando i voti propri e delle loro famiglie. Sappiamo bene che ha sempre funzionato così. Si fa a destra, al centro e a sinistra.

Esiste in Italia un meccanismo che consente a chi ha il potere di replicarlo all'infinito. Questo meccanismo funziona quasi sempre e prova ne è la presenza di moltissimi dinosauri che riescono a mantenere una poltrona per una carriera politica che talvolta può durare anche cinquant'anni e non vengono messi da parte nemmeno in presenza di deblacle politiche, economiche o addirittura morali. Mi riferisco ovviamente a vicende nazionali e non locali. Grazie a Dio tutti i nostri candidati sono persone più che degne.

Numericamente questo sistema è attaccabile. Difatti non è pensabile che un centro di potere possa avere, per esempio a Capoterra, 10 mila voti clientelari. Costerebbe troppo. Il trucco sta nel convincere anche gli altri utilizzando promesse, sorrisi, salamelecchi e spandimenti di simpatia. Voto di scambio + imbambolati, vittoria assicurata.

L'unico modo di interrompere questo gioco consiste nello svegliarsi e nel convincere la maggior parte delle persone non coinvolte nel "voto di scambio" a supportare quei candidati che risultano più convincenti nella prospettiva di attivare un processo di miglioramento dell'amministrazione che si trasformerà, inevitabilmente, in una migliore qualità della vita per i cittadini. Non è che in Danimarca o in Germania sono amministrati da supereroi, hanno semplicemente amministratori più competenti e onesti perche se li scelgono loro così, sapendo che gli conviene.

Tornando alle nostre primarie capoterresi, bisogna notare che la "corrente" Marongiu-Dessì non le voleva fare. Il motivo va evidentemente ricercato nella preferenza verso il sistema di raccolta dei consensi "porta a porta" e la propensione per una spartizione anticipata di poltrone da affidare ai possibili concorrenti.

Una dimostrazione di ciò è rappresentata dalla mail che ho ricevuto alcuni giorni fa dalla "piccola peste" della giunta capoterrese, Roberta Marcis, che, nel tentativo di portare acqua al mulino del suo candidato di fiducia, commette un autogol, definendo addirittura "antidemocratico" il ricorso alle elezioni primarie e affermando che Dessì disporrebbe del consenso del 70% dell'elettorato. Tutti sanno, anche quelli non dotati della tanto sbandierata laurea (breve) che è esattamente il contrario. Le primarie costituiscono una grande prova di democrazia, perché consentono agli elettori delle grandi coalizioni di scegliere i candidati senza dovere subire le scelte provenienti dalle segreterie dei partiti. Hanno anche cercato di spingere per l'istituzione di un seggio unico (guarda caso nel centro di Capoterra) in modo da scoraggiare la partecipazione. E' evidente che, alla faccia del 70% di consensi millantato da Roberta, questa competizione suscita qualche timore anche per chi si presenta come favorito.

A volere le primarie sono stati soprattutto gli altri due candidati, Demuru e Zaccheddu. veniamo quindi a loro. Alcune domande mi sorgono spontanee: dato che entrambi sono stati assessori nella giunta che ha guidato questo comune negli ultimi 10 anni, in che cosa dovrebbero discostarsi dalla quella linea di governo già rappresentata dal loro collega Dessì? E ancora: come è possibile che possano oggi promettere di adoperarsi per una Capoterra "unita" pur avendo fatto parte di una giunta che ha proseguito nella storica politica dell'emarginazione e della crescita disordinata? Solitamente si propone un cambiamento rispetto a qualcosa, ma potrebbe apparire poco coerente proporre un cambiamento rispetto a .. se stessi.

Dato che non è pensabile che queste primarie siano una rappresentazione teatrale, l'unica possibilie ragione consiste nell'ammettere che la giunta capoterrese fosse nelle mani di un solido gruppo, capitanato da Marongiu, e che gli altri soggetti rappresentassero elementi di contorno, cui veniva affidato qualche incarico secondario unitamente a rigide direttive da seguire. O mangi la finestra o salti dalla finestra e se non ti sta bene "zacca stradoni!". Ovviamente nessuno ci darà ufficialmente questa versione, ma a mio avviso è la più credibile e, tra l'altro, mi sembra veramente tipica nel nostro sistema politico. Demuru e Zaccheddu hanno deciso di liberarsi da questo tipo di abbraccio, rendendosi conto che non aveva alcun senso recitare per altre 5 anni un ruolo di gregario, facendo cose sulle quali, perdipiù, spesso non erano d'accordo. Non credo quindi che la loro decisione di correre da soli dipenda dal desiderio di conquistare la poltrona più importante. Penso invece che alla base della loro decisione ci sia una profonda insoddisfazione per quello che è stato fatto e una volontà di percorrere strade diverse. Non a caso le parole d'ordine che ho sentito recentemente sono le stesse che Franco Bayre e il gruppo di Demos Capoterra predicano sin da tempi non sospetti. Ci si potrebbe chiedere perché uno non si dimette se non è d'accordo con quello che decide la sua maggioranza. Domanda lecita. In realtà in quella situazione se uno si dimette non risolve niente. Vieni sostituito da un'altro "alzapaletta", il suo impegno politico finisce li. Se l'alternativa è accontentarsi di realizzare almeno alcune delle cose che ci si è riproposti di fare, capisco la scelta di Demuru e Zaccheddu e d'altronde non dimentico che in occasione di una delle scelte più infelici di questa amminitrazione comunale, il posizionamento del palazzetto dello sport all'interno del centro storico, Demuru e Marrapese si erano (inutilmente) opposti. Non so se sarei capace di accettare questo genere di compromessi, ma nella vita è impossibile non farne. Sta a noi elettori giuidicare, è però indubbio che se vogliamo continuità dovremmo sostenere Francesco Dessì, mentre se vogliamo un cambiamento (nell'ambito della coalizione di centro sinistra) è opportuno che sosteniamo uno degli altri due candidati. Io voglio un cambiamento e lo voglio netto, quindi seguirò questa seconda strada.

Di Marco Zaccheddu e della sua attività di consigliere comunale ahimè, non so molto. Non dimentico però due cose che per me hanno un grande significato.

Tutti ricorderete la situazione che si era creata nell'immediato post alluvione, quando alcune persone avevano deciso di attribure le colpe dell'accaduto al laghetto di Poggio dei Pini. Si disse addirittura che era crollato, qualcuno urlo' "poggini assassini" a testimonianza di come ci fosse chi seminava odio e divisioni nella nostra comunità. Con il tempo e, mi permetto di dire, grazie anche a questo blog, la verità è venuta a galla. Oggi sappiamo che il lago non ha avuto alcun ruolo nell'evento e che, anzi, ha svolto una seppur limitata azione di freno e contenimento. Per fortuna sappiamo anche che questo simbolo ambientale del territorio di Capoterra verrà riportato all'antico splendore e nella massima sicurezza. E' sicuramente importante per chi, come me, abita a Poggio dei Pini, ma anche per tutti quei capoterresi che credono in una unica comunità che comprenda tutti i quartieri del comune. Ebbene in quei giorni Marco Zaccheddu, e il suo collega di giunta e di partito Giacomo Mallus erano tra quelli che inveivano contro questa "pericolosa bacinella che stava sulla loro testa", forse per distogliere l'attenzione dei cittadini da responsabilità dell'aministrazione locale che il magistrato deve ancora chiarire.

Non mi risulta che Zaccheddu e Mallus, nonostante vi siano state molteplici occasioni per farlo, abbiano mai fatto ammenda di quella posizione sbagliata (e anche offensiva) e questo mio avviso una scarsa capacità di creare legami e una buona dose di ignoranza (nel senso di mancanza di conoscenza) il che è esattamente il contrario di ciò che serve a Capoterra oggi.

In altre occasioni ho colto il nervosismo di Zaccheddu nell'assistere alla nascita di alcune associazioni nel territorio capoterrese devastato dall'alluvione. Quell'evento è stato un dramma, un trauma per la nostra comunità, ma ci ha lasciato un regalo prezioso, il germe dell'amicizia e dell'unità, che ha preso forma anche in questi soggetti. Solo chi ha una visione limitata può accogliere negativamente il fiorire dell'associazionismo e del volontariato. Vedere le associazioni come un soggetto che ti può portare via i voti dimostra una visione della politica che non condivido . Per queste ragioni non appoggerò Marco Zaccheddu.

Efisio Demuru è l'unico, tra i tre candidati, con cui ho avuto occasione di confrontarmi più volte durante gli ultimi anni, questo anche grazie alla sua presenza nel web che dimostra apertura verso i nuovi mezzi di comunicazione e predisposizione alla trasparenza. Questo elemento è per me molto importante perchè la trasparenza rappresenta uno dei vettori principali del cambiamento. Inoltre Demuru è una persona che sa costruire, sa creare legami e me ne sono accorto dall'atteggiamento di fronte alle critiche che, come nel mio caso, sono state talvolta anche molto decise. Il dialogo non si è mai interrotto. Un altro elemento molto importante che vorrei trovare nella giunta capoterrese è la competenza. E' necessario un salto di qualità a Capoterra da questo punto di vista, maggiore competenza significa maggiore possibilità di effettuare scelte corrette e di utilizzare meglio le risorse disponibili. Tra i tre candidati Efisio è sicuramente il più preparato. Per queste ragioni Demuru rappresenta la scelta migliore secondo me, in queste primarie del centrosinistra.

domenica 23 gennaio 2011

Capoterra si prepara alle elezioni

Domenica 30 gennaio si svolgeranno le primarie del centrosinistra in vista delle le elezioni comunali di Capoterra. I candidati sono, in ordine alfabetico, Efisio Demuru, Francesco Dessi e Marco Zaccheddu. In questo articolo vorrei concentrarmi sul significato di questa competizione dal punto di vista di un elettore capoterrese. E' il nostro momento. I politici locali hanno imperversato nelle nostre vite e nei mass media per cinque anni. Hanno scelto dove dislocare le infrastrutture sportive (tutte nel centro storico), hanno deciso di abbandonare a se stessi i residenti di Pauliara (tanto sono di Poggio), hanno giocato allo scaricabarile per non prendersi le proprie responsabilità e cosi via.
Adesso tocca a noi scegliere chi guiderà il Comune per i prossimi cinque anni. Si lo so che esiste la partitocrazia, che gli apparati di partito si stanno muovendo, come hanno sempre fatto, per fare andare le elezioni nella direzione preferita da lobbies e centri di potere vari, ma ciò non toglie che spetta sempre a noi decidere. Anche la scelta di disattivare il cervello o di comportarsi da pecora è una scelta che fa carico sempre a noi.
Questo blog è attivo dalla fine del 2007 e da quel momento abbiamo trattato temi che, al 99% riguardavano il territorio di Capoterra e quindi, più o meno direttamente, coinvolgevano l'amministrazione comunale capoterrese.
In qualche caso abbiamo applaudito alle iniziative prese dalla giunta di Via Cagliari. Altre volte abbiamo messo in luce carenze più o meno gravi. Se è vero che in questo blog, e per la verità anche in altri siti capoterresi, non si è profusa molta tenerezza nei confronti della giunta capoterrese è anche vero che il principale quotidiano locale (Ugnone Sarda) ha instaurato una vera love story con il sindaco e la sua giunta.

Quando giunge il momento delle elezioni, come d'incanto, si alza il sipario sempre sulla stessa commedia. Quelli che sino al giorno prima non facevano altro che protestare per tutte le manchevolezze degli amministratori, si dimostrano improvvisamente comprensivi e di scarsa memoria. I candidati, dal canto loro, si attivano nella campagna elettorale, dicendo a tutti quello che vogliono sentirsi dire, ci manca solo che promettano "u pilo" come Cetto Laqualunque. E' il famoso teatrino della politica a cui partecipano attivamente anche gli elettori. Una parte considerevole dei voti, difatti, non viene conquistata dal candidato più meritevole, quelli che hanno amministrato meglio, quelli che dimostrano di avere le competenze più adatte e la visione del futuro che corrisponde alle aspettative dell'elettore. Le elezioni si vincono quasi sempre sulla base del voto di scambio, delle amicizie, delle lobbies, della capacità di promettere favori e intrallazzi.
Questo sistema ha portato allo sfascio l'Italia, traghettandola sempre più lontano dai livelli di di quei paesi, come la Francia e la Germania, che dovrebbero rappresentare il nostro punto di riferimento. Gli elettori italiani hanno cantato per decenni "finchè la barca va, lasciala andare, tu non remare", ma adesso la barca non va più. Una possibile risposta, adottata da molti elettori, è quella dell'astensionismo. Come dimenticare che alle recenti elezioni provinciali ha votato solo il 24% degli aventi diritto e che il vincitore di quella competizione, Grazianeddu Milia, è stato scelto dal 13% dell'elettorato?
Certo in quell'occasione gli elettori hanno dato un segnale forte di insofferenza, però la scelta astensionistica significa anche rinunciare a incidere sul futuro della società in cui viviamo, lavoriamo, andiamo a scuola. Io credo invece che proprio in questo momento sia necessario "remare", parafrasando la canzone della mitica Orietta nazionale. Anche il singolo cittadino può fare la sua parte e il momento delle elezioni è uno dei pochi in cui anche noi poveri cristi abbiamo la possibilità di dire la nostra. Dopo non sarà più possibile, per cinque lunghi anni, la nuova giunta comunale molto probabilmente andrà per i fatti suoi, come hanno fatto tutte quelle precedenti e se non siete un cosiddetto "grande elettore" sarete costretti a subire e basta.
Veniamo quindi alla nostra Capoterra. Il mio è un ragionamento personale e non rappresenta una analisi politica approfondita che richiederebbe l'esame di tutte le delibere comunali, le votazioni etc. Da qualche anno seguo abbastanza da vicino le vicende politiche del comune, anch'io svegliato dalla valanga d'acqua del 22 ottobre 2008.
Ho scritto e lo ribadisco che questa giunta ha commesso alcuni errori molto gravi e non voglio entrare nel merito per non dilungarmi. C'è però una "questione capoterrese" che doveva trovare risposte negli anni scorsi e deve rappresentare, a mio avviso, una delle direttive principali di qualsiasi azione futura di governo. Mi riferisco alla necessità di costruire, non con i mattoni, ma innanzitutto con le teste, la consapevolezza che la Capoterra di oggi è diversa da quella di 50 anni fa; è abitata da 25 mila residenti (non da capoterresi e intrusi) e composta da diversi nuclei urbani. La giunta che ha governato il paese negli ultimi dieci anni si è dimostrata totalmente inadeguata e incapace di risolvere questo problema e, anzi, ha aggravato la situazione con alcune scelte molto discutibili. Il fatto che si sia verificata l'"alluvione del millennio" ha amplificato le responsabilità di una politica basata sulla concentrazione delle risorse di tutti a vantaggio di pochi e cioè delle lobbies manovrate da alcune famiglie capoterresi del centro storico.
In definitiva il mio giudizio sulla giunta uscente è negativo. Inoltre non ho trovato nell'azione di questa giunta quei valori in cui un elettore di sinistra dovrebbe riconoscersi, in particolare la solidarietà e l'ugualianza. Quando si alimentano le divisioni, quando si gioca allo scaricabarile sulla pelle dei cittadini che abitano in zone più o meno privilegiate non si può parlare di solidarietà. Poco importa quale sia il simbolo o il colore, quello che conta sono i fatti.
Pur essendo un elettore orientato a sinistra, in queste condizioni non avrei problemi a votare per altri schieramenti, soprattutto a livello comunale; in un ambito in cui il valore delle singole persone riesce talvolta a emergere rispetto al lacci e lacciuoli degli apparati di partito o delle lobby nazionali e internazionali che governano la nazione. Sono anni che mi chiedo dove sia la destra a Capoterra, da chi sia composta e che cosa proponga. I casi sono due: o sono sordo io, o sono muti loro. Non so se ciò sia dovuto a scarso spessore dei rappresentanti del centro destra capoterrese oppure se, come al solito, quella parte politica si muove esclusivamente nel sottobosco delle lobbies e delle clientele. Questo spiegherebbe il perchè io non sia riuscito a sentirne nemmeno la voce. Si tratta della "mala politica" che ho cercato di descrivere in un post precedente. Certamente non rappresenta la risposta migliore per la nostra comunità. Inoltre stiamo parlando di quei soggetti che in passato hanno costruito nel letto del fiume e che sarebbero stati pronti, se non avessero perso le elezioni, a completare l'opera trasformando la tuerra capoterrese in una metropoli di cemento e desolazione. Questi signori direi che è meglio continuare a lasciarli all'opposizione.
Ci sono poi altri due soggetti che, probabilmente, cercheranno di incidere sulla società capoterrese: Carlo Carcangiu che propone sopratutto la rivolta delle frazioni costiere in risposta alla politica di emarginazione di tutte le giunte capoterresi del passato e Franco Bayre, alfiere di una politica nuova e fuori dagli schemi e dalle logiche di partito. Intorno a lui negli ultimi anni si è riunito un nutrito gruppo di persone che potrebbero davvero far voltare pagina alla politica capoterrese, con la certezza che non vi sarebbero "debiti di riconoscenza" e impegni all'obbedienza nei confronti di ordini provenienti da Cagliari se non addiruttura da Roma. Non nego che mi piacerebbe assistere a questo cambiamento e spero che Franco Bayre, oggi cavaliere solitario della giunta capoterrese, possa avere un ruolo di primo piano in quella futura.
Ad ogni modo Franco non è tra i candidati delle primarie del centrosinistra. Il 30 non sarà scelto ilsindaco, ma il candidato del centrosinistra. Gli elettori che fanno riferimento a quest'area politica saranno invitati a scegliere tra tre candidati che hanno fatto parte della giunta uscente.... (continua)

sabato 15 gennaio 2011

Il ponte di Pauliara di nuovo bloccato. Rivolta con le carriole?

Doccia scozzese per i residenti di Poggio. Nella giornata di ieri abbiamo avuto due notizie: una calda e una fredda. Incominciamo con quella buona, anzi ottima.
La Regione Sardegna in ambito di finanziaria ha approvato lo stanziamento di 1,5 milioni di euro (500.000 x 3 anni) da destinare al ripristino delle strutture sportive danneggiate dall'alluvione, allo stesso tempo la somma destinata al rifacimento della diga è stata incrementata a 4 MLN di euro. Non voglio dilungarmi su questa notizia, ma mi preme sottolineare che le strutture sportive di quartiere non sono imprese commerciali in senso stretto, ma costituiscono elementi che fanno parte della vita di chi vive in un territorio contribuendo non solo alla salute fisica, ma anche alla formazione della persona.
Come è noto a Poggio dei Pini la Cooperativa ha fornito e fornisce ai residenti servizi che solitamente vengono erogati dalle strutture pubbliche. In ambito sportivo, poi, gli utilizzatori degli impianti di Poggio non sono solo i soci della Cooperativa, ma intere generazioni di residenti di tutta Capoterra e anche oltre, hanno giocato o si sono allenati nei campi di Pauliara. Adesso che sono stati stanziati i fondi per il ripristino del territorio nella zona della costiera del Rio S. Girolamo, sarebbe stato ingiusto se questa zona sportiva, solo perchè di proprietà privata (ma di utilizzo aperto a tutti) dovesse essere destinata a diventare una pietraia.
L'aveva detto Cristian Solinas (consigliere regionale) in occasione dell'incontro sul progetto Hydrodata, lui che in quei campi ci ha scorazzato da ragazzino. Dalle stanze del potere regionale è riuscito a correggere questa ingiustizia. Che dire, il meccanismo del potere e i giochi della politica potranno anche non piacerci, ma adesso la musica è questa e in quei palazzi o suoni quella melodia oppure sei un fuori dall'orchestra. Mi piacerebbe cambiare musica, ma fino a quel momento apprezzo i suonatori che concretizzano le loro idee, come ha fatto Cristian.
Veniamo invece alla nota dolente. La burocrazia non ha smesso di intralciare il penoso processo di realizzazione del Ponte di Pauliara. Sebbene i soldi siano stati messi a disposizione immediatamente (un mese dopo l'alluvione, c'era ancora Soru), sul procedimento di attuazione di questo ponte si è abbattuta una cappa burocratica spaventosa.
Ha iniziato il Comune con un vergognoso scaricabarile che ha fatto perder 6 mesi, hanno continuato le procedure, con progetti di tutti i tipi, visti di tutti gli enti competenti, analisi, sondaggi e chi più ne ha più ne metta. Dopo 2 anni, in ottobre, parte la gara. Ma non è finita qui. L'assegnazione ufficiale alla società vincitrice (la IFRAS SpA) tarda ad arrivare. Cosa è successo? Tutto regolare, parrebbe, anzi quasi perchè l'Agenzia delle Entrate segnala che il direttore tecnico della società non ha pagato una tassa per la bellezza di 400 euro. Immaginate, cari amici, che per una cosa del genere la costruzione del ponte non va avanti e se non inizia subito il ponte rischia di non essere pronto nemmeno per il prossimo autunno.
Non sappiamo cosa succederà nell'immediato, ci sarà un ricorso? E quanto tempo ancora passerà prima che i lavori di questo benedetto ponte vengano avviati, anzi ultimati?
Ci si rende conto che una intera comunità è costretta ad attraversare un guado ormai ridotto a una groviera grazie allo scaricabarile del sindaco Marongiu? Le lettere, i veti, le denunce e i rinvii a giudizio degli ultimi tempi impediscono a chiunque di intervenire e certamente non può farlo la Cooperativa che non ha alcuna titolartà sull'alveo del fiume cosi come sui collegamenti stradali vicinali.
Mi viene da pensare al popolo delle carriole. Quello che a L'Aquila se ne è fregato del divieto e si è messo a rimuovere le macerie.
Mi sorprende, sinceramente, che a Pauliara e a Poggio i residenti non abbiano pensato a una simile forma di protesta. Potrebbero riversarsi nel guado con pale e carriole e ricoprire le buche. Dieci o venti persone in qualche ora otterrebbero il duplice risultato di dare una lezione ai politici e migliorare il transito del guado. Penso ai cacciatori capoterresi, che solo qualche settimana dopo il 22 ottobre 2008, avevano già ripristinato le loro piste di caccia con tanto di ruspa, incuranti di autorizzazioni e quant'altro. Non va bene? Certo, ma aspettare tre anni è invece giusto?
Invece a Poggio la protesta che va di moda è quella dei parolai, ultimamente impegnati ad attaccare con veemenza la nuova guida della cooperativa con qualsiasi pretesto. Nel guado, oltre al San Girolamo, si riversano fiumi di parole, petizioni, polemica sterile. Quando c'è da faticare, nessuno è disponibile e dire che farebbe bene anche al fisico imbolsito dai panettoni natalizi.

mercoledì 12 gennaio 2011

Ciao, come stai?

Caro Signor Plazzotta,
probabilmente non conosce la nostra Associazione, ma noi conosciamo il blog da lei curato dedicato alla comunità di Poggio dei Pini.

La nostra è un'Associazione di Volontariato nata da pochi mesi che opera a Capoterra nell'ambito del sociale attraverso varie iniziative che coinvologono e interessano, appunto, gli abitanti del nostro territorio.

Una di queste, forse la più reale e concreta, è stata l'apertura da ormai 3 mesi (in collaborazione con l'Oratorio di Capoterra, la Caritas e la Provincia di Cagliari) del centro CIAO - Centro Informativo di Ascolto e Orientamento - che si occupa di accogliere e aiutare coloro che vivono un particolare momento di difficoltà e rivolto a tutti i cittadini, compresi gli stranieri, che vivono nel nostro territorio.

Convinti fino in fondo di seguire e proseguire su questa strada, in occasione della 97° Giornata delle Migrazioni, abbiamo pensato di incontrare gli stranieri presenti nel nostro territorio. Sarà un incontro in cui si potranno ascoltare, raccontare e condividere difficoltà, speranze, desideri e proposte. Sarà un momento in cui si ascolterà in modo semplice cosa sarebbe piaciuto trovare a Capoterra, cosa abbiamo trovato, cosa piacerebbe trovare. Porremo una domanda chiave, che da il nome alla serata:
"Ciao, Come Stai?".
Si svolgerà a Capoterra Domenica 16 Gennaio alle 18.30, presso la Casa Melis in corso Gramsci. A seguire ci sarà un piccolo rinfresco presso il Salone dell' Oratorio di Capoterra in via Vittorio Emanuele 34.

Poggio dei Pini è una comunità in cui vivono, da ormai tanti anni, persone che provengono da Paesi lontani. Ci piacerebbe poter coinvolgere quante più persone possibile, ma i mezzi che abbiamo a disposizione non sono sufficienti.
Le chiediamo, pertanto, di appoggiare questa nostra iniziativa, pubblicando la locandina della serata nel Suo blog (che troverà in allegato), e se conosce personalmente qualcuno che possa essere interessato a partecipare, estendere l'invito da parte nostra.

La ringraziamo in anticipo e contiamo nella sua collaborazione!

Associazione di Volontariato Sconfinando

Per info contattare la Dott. Silvia Cois al 3287435380
oppure il numero del Centro 070/729279


venerdì 7 gennaio 2011

La mala politica

Sono un analista informatico e mi capita spesso di effetuare analisi costo-benefici. Se ci pensate bene, tutti quanti noi, qualsiasi sia la nostra professione, effettuiamo questo tipo di analisi in continuazione.

Capita sia quando ci troviamo al supermercato a fare la spesa, così come quando dobbiamo fare un investimento importante o una scelta di vita. Ci troviamo a valutare i pro e i contro, che mettiamo in una ipotetica bilancia. Poi togliamo il chiodo e cerchiamo di capire da che parte pende. Talvolta ci troviamo nella condizione di non avere dubbi, perchè i "pro" sono nettamente più pesanti dei "contro", o viceversa. In altre situazioni di maggiore equilibrio, siamo costretti comunque a dovere optare per una delle due o più soluzioni. Anche nell'amministrazione di realtà più grandi della nostra famiglia, mi piacerebbe che prevalesse questo tipo di analisi. In realtà sappiamo tutti che non è così.
Ciò non avviene quando entra in campo la faziosità. Mi vengono in mente almeno due ambiti della nostra vita in cui la faziosità prende spesso il sopravvento sulla ragionevolezza: la mala politica (quella marcia di oggi, non quella di Socrate) e il tifo sportivo.
Quante volte, nel tifare la nostra squadra di calcio, abbiamo minimizzato le colpe dei nostri giocatori, ingigantendo quelle degli avversari o incolpando l'arbitraggio? Poi magari a mente fredda e rivedendo la moviola ci accorgiamo che la "gannedda" l'aveva fatta il nostro mediano, o che il rigore che avevamo urlato in realtà era una simulazione del nostro centravanti, ma molto probabilmente non lo ammetteremo mai, soprattutto non di fronte a un tifoso dell'altra squadra. Purtroppo anche in politica succede lo stesso e i risultati sono quelli che vediamo, non solo nei dibattiti televisivi, ma anche nelle scuole, nei posti di lavoro, nei problemi dei giovani o dei pensionati.
La mala politica è fatta di tattica, strategia e sotterfugio molto più che di idee e progetti. In politica il bene della "fazione" di appartenenza viene prima di quello dei cittadini. Quando una proposta proviene da altri, sarà osteggiata a priori, anche se ottima. Il successo della proposta degli "avversari" deve essere evitato a qualunque costo, a prescindere dagli effetti positivi che potrebbe avere per il cittadino. Eh si perchè se hanno successo gli altri, questo suonerebbe come una sconfitta per la propria "fazione".
Un altro tipico giochetto politico è quello di attribuire agli avversari le proprie colpe, anche se con illazioni pretestuose. A questo proposito mi viene in mente un esempio poggino. Negli anni 80/90 i notiziari della Cooperativa avevano un direttore iscritto all'albo dei giornalisti. In modo alquanto curioso, dopo pochi mesi di lavoro, i direttori si dimettevano puntualmente, tant'è che alle fine, esauriti tutti i giornalisti di Capoterra, il notiziario era diventato un misero foglietto dattiloscritto che veniva redatto da "ignoti". Ho fatto personalmente parte della redazione dell'ultimo Notiziario "ufficiale" diretto da un noto giornalista e scrittore capoterrese nel 1998. Le interferenze da parte di chi gestiva la Cooperativa a quell'epoca furono talmente forti da provocare, poco dopo, le dimissioni del direttore. Bene, oggi questo stesso Solone della libertà di informazione che cercava di imbrigliare l'esterrefatto giornalista, accusa il sottoscritto di essere addirittura un monopolista a Poggio. Parlare di monopolio su Internet è ovviamente un controsenso, ma forse la cosa può essere "bevuta" da qualche sprovveduto poco telematizzato. In realtà questo Blog ed il suo piccolo successo non dipendono da qualche investitura di palazzo a cui quel signore è abituato, ma a duro lavoro e passione. Anche domani questo nostro politico di razza se ne può aprire uno, ma non lo farà perchè è molto più facile criticare ed infangare che costruire e lavorare.
In politica, comunque, la cosiddetta "macchina del fango" da i suoi risultati (è difatti molto utilizzata), peccato che rovini l'armonia sociale. Quando si creano queste polemiche l'osservatore esterno poco informato sarà tentato a pensare che c'è qualcosa che non va in entrambi i contendenti e si allontanerà lasciando campo libero ai più potenti, che quasi mai sono i più giusti. Lo stesso avviene quando si vuole nascondere un proprio errore o una valutazione che poi il tempo e i fatti hanno dimostrato essere sbagliata. Errare humanum est, ma ammettere l'errore ... mai. Piuttosto si cercherà di costruire una storia "modificata" contente pezzi di verità misti a dimenticanze e falsificazioni.
Ancora un esempio poggino: la famosa variante che prevedeva la cementificazione delle pinete e la presenza di una decina di lotti in terreni su cui, pochi mesi dopo, si è riversata una valanga d'acqua e di fango. Questa variante non solo è stata duramente contestata da centinaia di soci, ma anche criticata da associazioni ambientaliste a caratura nazionale e bocciata dalla Regione. Nonostante questa vera e propria debacle, costata ai soci quasi 100 mila euro di progettazione, qualcuno continua a dire "fatela andare avanti" anche se è impossibile, oppure dice che la nuova è uguale a quella bocciata, altra cosa impossibile. Ci si arrampica su qualsiasi specchio pur di non ammettere che, forse, qualcosa non andava in quel progetto.
Qualcuno però l'ha approvato subito. Sapete chi? Il Comune di Capoterra. E come mai questo improvviso "amore" per le proposte della Cooperativa Poggio dei Pini, dopo anni di scaramucce? La risposta è cruda: perchè il Comune sa benissimo che da molti anni avrebbe dovuto prendere in carico le infrastrutture di Poggio, e quindi occuparsi della relativa manutenzione. Solo con i nuovi lotti la Cooperativa avrebbe avuto le risorse per continuare a fare questo incredibile regalo all'amministrazione capoterrese. Sapete quanto costa ai soci della Cooperativa questo regalo? Ve lo dico subito: 100 mila euro ogni anno! E sapete quanti soldi sono entrati nelle casse del comune solo dall'ICI di Poggio dei Pini negli ultimi 10 anni? 750 mila euro. Per portare avanti queste iniziative, che appaiono poco convenienti per i soci, è però necessario il silenzio informativo, guai a raccontare e informare, i "sudditi" potrebbero mangiare la foglia. I blog liberi, da Wikileaks a questo, danno fastidio.
Un altro classico elemento che vi farà capire se avete a che fare con persone indipendenti o con un soggetto politico è costituito dai cosiddetti "falsi volontari". Si tratta di quelle persone che vi avvicinano con fare amichevole e vi danno "il consiglio giusto" solitamente condito da qualche bella calunnia. Uno potrebbe chiedersi cosa spinge queste persone a dedicare il proprio tempo a dare consigli a voi, a bussare alle vostre porte, consegnare volantini. Vi consiglio di indagare. Se scoprirete qualche poco celato interesse professionale o qualche parentela che vi porta direttamente ai capi-fazione, allora saprete di essere vittima di una strumentalizzazione politica. E' molto probabile che a Poggio si costruiranno nuove aree lottizzabili, e dovranno essere affidati lavori ai professionisti che si occupano di edilizia. Inoltre la Cooperativa, soprattutto se fosse poco trasparente, non è obbligata a seguire le procedure dell'ente pubblico e può assegnare lavori in modo più "diretto". Insomma ci siamo capiti. Ovviamente non troverete queste persone quando c'è bisogno di volontariato vero.

Un'altra caratteristica del politico è la faccia tosta. L'altro giorno in TV ho visto un politico che ha passato la sua gioventù a manifestare con violenza negli anni di piombo (menando sia giovani che poliziotti), Oggi, diventato ministro, si erge a difensore della polizia e inveisce contro i manifestanti. A Poggio, chi ha buttato al vento centinaia di migliaia di euro in operazioni sbagliate si erge a maestro nell'economia.
C'è poi la tattica della delegittimazione dell'avversario; quando qualcuno dà fastidio, perchè magari opera bene e non può essere contrastato con i fatti, si mettono in giro illazioni di vario tipo che mirano a scalfirne l'immagine.
Che dire poi del'abitudine, tipica della mala politica, di nascondere i risultati positivi ottenuti da chi non appartiene alla tua fazione? E dire che a Poggio il destino del lago sembrava segnato. Salvarlo, dopo quello che era successo e dopo gli attacchi portati avanti da alcuni invidiosi, sembrava una impresa impossibile. Oggi invece sappiamo con certezza che tra qualche anno una delle bellezze naturalistiche simbolo dell'intero comune, tornerà a vivere con il medesimo splendore di prima. Di questo ovviamente i faziosi non fanno menzione.
Dulcis in fundo, come se tutto ciò non bastasse, talvolta arrivano le minacce e le intimidazioni più forti, a cominciare dalle gomme delle auto squarciate per finire chissà dove.

Insomma, ho provato a descrivere cosa intendo per mala politica elencando un campionario di tattiche e trucchi a cui assisto da 35 anni in televisione e, purtroppo, da qualche anno anche nel luogo in cui vivo. C'è da chiedersi: ma serve la mala politica in un piccolo paese semidevastato dall'alluvione, con poche risorse economiche e molte cose da fare?

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