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sabato 15 gennaio 2011

Il ponte di Pauliara di nuovo bloccato. Rivolta con le carriole?

Doccia scozzese per i residenti di Poggio. Nella giornata di ieri abbiamo avuto due notizie: una calda e una fredda. Incominciamo con quella buona, anzi ottima.
La Regione Sardegna in ambito di finanziaria ha approvato lo stanziamento di 1,5 milioni di euro (500.000 x 3 anni) da destinare al ripristino delle strutture sportive danneggiate dall'alluvione, allo stesso tempo la somma destinata al rifacimento della diga è stata incrementata a 4 MLN di euro. Non voglio dilungarmi su questa notizia, ma mi preme sottolineare che le strutture sportive di quartiere non sono imprese commerciali in senso stretto, ma costituiscono elementi che fanno parte della vita di chi vive in un territorio contribuendo non solo alla salute fisica, ma anche alla formazione della persona.
Come è noto a Poggio dei Pini la Cooperativa ha fornito e fornisce ai residenti servizi che solitamente vengono erogati dalle strutture pubbliche. In ambito sportivo, poi, gli utilizzatori degli impianti di Poggio non sono solo i soci della Cooperativa, ma intere generazioni di residenti di tutta Capoterra e anche oltre, hanno giocato o si sono allenati nei campi di Pauliara. Adesso che sono stati stanziati i fondi per il ripristino del territorio nella zona della costiera del Rio S. Girolamo, sarebbe stato ingiusto se questa zona sportiva, solo perchè di proprietà privata (ma di utilizzo aperto a tutti) dovesse essere destinata a diventare una pietraia.
L'aveva detto Cristian Solinas (consigliere regionale) in occasione dell'incontro sul progetto Hydrodata, lui che in quei campi ci ha scorazzato da ragazzino. Dalle stanze del potere regionale è riuscito a correggere questa ingiustizia. Che dire, il meccanismo del potere e i giochi della politica potranno anche non piacerci, ma adesso la musica è questa e in quei palazzi o suoni quella melodia oppure sei un fuori dall'orchestra. Mi piacerebbe cambiare musica, ma fino a quel momento apprezzo i suonatori che concretizzano le loro idee, come ha fatto Cristian.
Veniamo invece alla nota dolente. La burocrazia non ha smesso di intralciare il penoso processo di realizzazione del Ponte di Pauliara. Sebbene i soldi siano stati messi a disposizione immediatamente (un mese dopo l'alluvione, c'era ancora Soru), sul procedimento di attuazione di questo ponte si è abbattuta una cappa burocratica spaventosa.
Ha iniziato il Comune con un vergognoso scaricabarile che ha fatto perder 6 mesi, hanno continuato le procedure, con progetti di tutti i tipi, visti di tutti gli enti competenti, analisi, sondaggi e chi più ne ha più ne metta. Dopo 2 anni, in ottobre, parte la gara. Ma non è finita qui. L'assegnazione ufficiale alla società vincitrice (la IFRAS SpA) tarda ad arrivare. Cosa è successo? Tutto regolare, parrebbe, anzi quasi perchè l'Agenzia delle Entrate segnala che il direttore tecnico della società non ha pagato una tassa per la bellezza di 400 euro. Immaginate, cari amici, che per una cosa del genere la costruzione del ponte non va avanti e se non inizia subito il ponte rischia di non essere pronto nemmeno per il prossimo autunno.
Non sappiamo cosa succederà nell'immediato, ci sarà un ricorso? E quanto tempo ancora passerà prima che i lavori di questo benedetto ponte vengano avviati, anzi ultimati?
Ci si rende conto che una intera comunità è costretta ad attraversare un guado ormai ridotto a una groviera grazie allo scaricabarile del sindaco Marongiu? Le lettere, i veti, le denunce e i rinvii a giudizio degli ultimi tempi impediscono a chiunque di intervenire e certamente non può farlo la Cooperativa che non ha alcuna titolartà sull'alveo del fiume cosi come sui collegamenti stradali vicinali.
Mi viene da pensare al popolo delle carriole. Quello che a L'Aquila se ne è fregato del divieto e si è messo a rimuovere le macerie.
Mi sorprende, sinceramente, che a Pauliara e a Poggio i residenti non abbiano pensato a una simile forma di protesta. Potrebbero riversarsi nel guado con pale e carriole e ricoprire le buche. Dieci o venti persone in qualche ora otterrebbero il duplice risultato di dare una lezione ai politici e migliorare il transito del guado. Penso ai cacciatori capoterresi, che solo qualche settimana dopo il 22 ottobre 2008, avevano già ripristinato le loro piste di caccia con tanto di ruspa, incuranti di autorizzazioni e quant'altro. Non va bene? Certo, ma aspettare tre anni è invece giusto?
Invece a Poggio la protesta che va di moda è quella dei parolai, ultimamente impegnati ad attaccare con veemenza la nuova guida della cooperativa con qualsiasi pretesto. Nel guado, oltre al San Girolamo, si riversano fiumi di parole, petizioni, polemica sterile. Quando c'è da faticare, nessuno è disponibile e dire che farebbe bene anche al fisico imbolsito dai panettoni natalizi.

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