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martedì 8 marzo 2011

Il ponte che non c'è scuote le coscienze con un sorriso


In quanto socio fondatore (qualcuno dice addirittura ispiratore) dell'Associazione 22 ottobre ho partecipato all'organizzazione della manifestazione intitolata "Il Ponte che non c'è". A prescindere dai risultati pratici che questo evento si prefiggeva, è stato importante per me, e penso per tutti quelli che l'hanno vissuto, questo momento che non esito a definire "straordinario".
Si è trattato di una manifestazione di protesta e di sensibilizzazione rispetto a una situazione di lentezza burocratica e scarso impegno politico e amministrativo. Nulla di nuovo, si potrebbe pensare. Moltissime manifestazioni vengono fatte sulla base di questi presupposti. Allora in che cosa consisterebbe questa "straordinarietà"?


Nello stile innanzitutto. Niente urla, niente blocchi stradali, niente esasperazione o insulti.
La gravità della situazione è stata esposta molto chiaramente dal Presidente della 22 Ottobre Antonio Sau nelle interviste televisive e da una strofa di quella canzone che è diventata l'inno della manifestazione: "i lavori non partono mai".
L'Associazione 22 ottobre è stata impegnata soprattutto in quella fase del post alluvione, quando ha organizzato alcuni interessanti momenti di incontro e di conoscenza per consentire alla popolazione., ancora choccata da ciò che era accaduto, di capire il come e il perchè. Dopo di allora, con il calmarsi delle acque (in tutti i sensi), il pallino è passato in mano alla burocrazia e alla politica che con i suoi tempi lentissimi, con le sue mille poltrone e con il continuo scaricabarile di responsabilità ha fatto si che dopo oltre due anni e mezzo non solo non ci siano opere realizzate, ma neanche i progetti.


Non tutto è andato storto, in questi 2 anni. I fondi per la ricostruzione sono stati messi a disposizione in tempi accettabili. Mi sento di essere molto bipartizan nel ricordare la rapidità dell'azione di Renato Soru, ma anche il fatto che l'attuale giunta regionale di centro destra ha già reperito quasi tutti i fondi necessari alla realizzazione delle opere previste dal cosiddetto "piano Hydrodata". Perlomeno 40 MLN, su 70 necessari, sono stati stanziati, poi forse qualcuno mi spiegherà il significato, invero criptico, di "Intesa Regione_ministero Ambiente" pubblicata nel sito della regione in data 11-12-2010 (scarica) che dovrebbe mettere a disposizione di Capoterra altri 29,5 MLN. Trovo veramente strano che, in seguito a quell'annuncio, nessuno abbia più parlato di questi soldi. Misteri della politica.
Se i soldi ci sono e i lavori vanno a rilento vuol dire che l'anello debole della catena si trova esattamente nei luoghi in cui le attività sono impantanate in questo momento e appare evidente che mancano completamente il coordinamento e la gestione generale degli interventi. Le attività vengono lasciate a seguire il loro corso andando ad incepparsi regolarmente qua e là. Gli assessori vengono sostituiti con ritmi da Luna Park (altro giro, altra corsa). I funzionari, probabilmente, fanno tutti il loro dovere, seguendo pedissequamente le normative e i regolamenti, ma non c'è un regista che, con intelligenza e con poteri superiori, dovrebbe coordinare il tutto. In realtà questo ruolo e questi poteri sono stati affidati al Commissario per l'emergenza, nonchè Governatore della giunta regionale sarda Ugo Cappellacci. Con quali risultati vedete un pò voi.

In questo contesto quale utilità può avere una manifestazione come quella del "Ponte che non c'è"? Certo non dovrebbero essere i cittadini a far superare gli ostacoli burocratici ed accelerare i lavori, ma è proprio quello che è successo. Non appena si è avuto sentore della manifestazione l'Ufficio Gare ha risolto una situazione di impasse che ristagnava dai primi di gennaio, quando tutti si aspettavano l'assegnazione definitiva dei lavori all'impresa che era arrivata prima nella graduatoria. Quello che è successo dopo è abbastanza noto, la questione dei 400 euro non pagati a Equitalia, e due mesi di "impantanamento". Improvvisamente, subito dopo l'annuncio della manifestazione, ecco che la situazione si sblocca e i lavori vengono assegnati. Eureka! Forse ci vorrebbe una manifestazione ogni mese, per ricordare a chi ha in mano un faldone di scartoffie che dietro quelle opere c'è la sicurezza di persone che hanno paura quando piove, c'è la tranquillità di cittadini e studenti che devono attraversare un guado da terzo mondo per giungere dall'altra parte di Poggio dei Pini.


Il "Ponte che non c'è" oggi è rappresentato da uno striscione di 10 metri teso tra una sponda e l'altra della forra del Rio S. Girolamo, proprio di fronte alle cascate di Su Strumpu. E' il simbolo di un nuovo modo di protestare contro le angherie della burocrazia; un modo di fare pressione sulle istituzioni. Il messaggio che con l'ironia e il sarcasmo forse si possono ottenere più risultati che con l'aggressione e la violenza. Il discorso del Governatore dell'Isola che non c'è prima del taglio del nastro scuote le coscienze con un sorriso. Un capolavoro a mio avviso, così come tutta la manifestazione, organizzata con scarsissimi mezzi dai pochi volontari della 22 ottobre.
Non è un caso che a questa iniziativa sia stato dato un così ampio riscontro nei mass media. RAI3 e Videolina hanno proposto due servizi nei loro rispettivi TG regionali (vedi RAI3 - vedi Videolina) e hanno mostrato all'intera regione un'immagine vivace, originale e costruttiva dei cittadini capoterresi, quella di gente che ama e difende la propria terra. Il video della canzone dedicata al Ponte che non c'è ha raggiunto in pochi giorni 700 visualizzazioni su Youtube (scarica). Uno dei nostri iscritti mi ha avvicinato alla fine della manifestazione per dirmi: "in un momento come questo mi sento veramente fiero di far parte dell'Associazione 22 ottobre".
Sin dalla sua nascita i politici locali hanno visto questa associazione con un certo fastidio, come un possibile antagonista politico, un elemento che disturba chi è solito gestire gli "orticelli elettorali" alla vecchia maniera: una promessa, un voto. Siamo stati chiamati "quelli del Gange" da chi voleva minimizzare la portata e anche le responsabilità di chi ha amministrato questo territorio ignorando il rischio idrogeologico e si è detto più volte che questa associazione si sarebbe costituita in movimento politico o partito, cosa che non solo non è avvenuta, ma non avverrà mai.

Un grande successo di critica quindi, ma non di pubblico, come suol dirsi. Nonostante il volantinaggio porta a porta e il tam tam telematico, solo un centinaio di persone ha partecipato a questo evento, molte delle quali non residenti a Poggio dei Pini.
Perdipiù stonava la scarsa presenza proprio dei cittadini di Pauliara, quelli maggiormente interessati dalla realizzazione ponte. Certamente non erano presenti quelli che nel corso delle riunioni sono soliti stracciarsi le vesti con lamenti greci, chiedendo alla Cooperativa di fare qualcosa per realizzare il ponte o pretendendo che venga sistemato un guado che si trova in area demaniale alluvionata, pertanto palesemente al di fuori della competenza della Cooperativa. Erano presenti molti amministratori della Cooperativa e, di conseguenza, non c'erano tutti quei soggetti, singoli o raggruppati, boicottano e "remano contro" nel tentativo, vano, di salvare un onore mai messo in discussione e una notevole coda di paglia, preferendo ammazzare Sansone con tutti i Filistei. Anche in questo caso si è mostrata una Poggio dei Pini divisa come non mai, una Poggio in cui anche chi avrebbe il compito istituzionale di lavorare per la pace e per l'armonia si dimostra del tutto inadeguato a svolgere questo ruolo.
In questo contesto turbolento, ognuno ha la possibilità di mostrare ciò che ha dentro. Sta a noi decidere se essere manichini immobili, se picconare la nostra stessa casa oppure cercare di costruire un mondo migliore anche partendo dal nostro quartiere, perche no?

2 commenti:

Rita ha detto...

Come ha scritto Giorgio, la manifestazione ha visto la partecipazione di numerosi residenti di altre lottizzazioni che ci hanno fatto i complimenti per la buona riuscita e la sarcastica rappresentazione dei fatti, pur se con ricordi tragici e molto tristi.
Sorprende effettivamente il disinteresse dei tanti abitanti di Pauliara e non solo, come di quelli che risiedono nel resto della lottizzazione di Poggio dei Pini.
Evidentemente non si è capito il senso di ciò che l'Associazione 22 ottobre, voleva comunicare.
Certo lo sblocco della gara d'appalto (ma siamo sicuri che tutto filerà liscio?) avrà fatto credere ai residenti che ora i lavori inizieranno presto e qualcuno avrà pensato che era inutile manifestare.
Ma la vera motivazione che stava dietro la manifestazione era contenuta nel volantino consegnato in tutte le case.
Tra qualche mese lo stato di emergenza finirà (luglio 2011) e con essa anche tutte le deroghe consentite dall'Ordinaza del Presidente del Consiglio dei Ministri: i progetti per la messa in sicurezza del territorio non sono neppure stati progettati, ad eccezione di un unico tratto compreso tra la foce e la SS 195. E tutto il resto?
I quattro ponti da ricostruire? quello per la chiesetta di S. Girolamo, quello dell'Hydrocontrol, quello sulla strada 26 in coda al lago, quello sulla SS 195 chi li progetterà e quando? Dovemo aspettare altri 4 anni per vedere una gara d'appalto?
E gli altri lavori di messa in sicurezza del fiume tra la SS 195 e l'Hydrocontrol?
E i lavori di messa in sicurezza della diga?
Tra 4 anni i finanziamenti saranno insufficienti perchè le materie prime (calcestruzzo, ferro, ecc.) aumenteranno di prezzo e i soldi non basteranno, perciò i lavori non si potranno fare.
Dobbiamo svegliarci e far capire ai politici che i progetti devono essere finiti entro il mese di luglio e le gare d'appalto devono partire entro il 2011.
Sennò tuto ciò che si è detto e scritto non sarà servito a nulla!

E' per questo motivo che abbiamo organizzato la manifestazione e non certo per parlare solo del "Ponte che non c'è".
Evidentemente ai poggini di tutto ciò non interessa un granchè.
Oppure sono tutti rassegnati a continuare a vivere in questa precaria situazione, che ad ogni pioggia crea ansia e agitazione a chi vive lungo il fiume, e non solo.

Giorgio Plazzotta ha detto...

Giacomo Cillocu mi invia questo messaggio.

Una manifestazione molto divertente e ben organizzata, per un solo fine, far costruire un ponte che se ci fosse stato prima avrebbe evitato delle perdite umane.

La cosa grave e anzi, gravissima, è stata la scarsa partecipazione in generale, ma sopratutto l'assenza di molti consiglieri del cda di Poggio, di alcune istituzioni importanti ( non facciamo nomi che è meglio ) e anche del Grusap che si impegna ormai sul campo della protezione civile.

Vorrei che fossero fatti i nomi dei consiglieri presenti, anche di coloro che non essendo consiglieri hanno partecipato e che magari sono simpatizzanti di altri schieramenti.

Non partecipare ha segnato in maniera indelebile alcuni, che come sempre mettono al primo posto il loro ego in quanto sono egoisti e incapaci, vorrei che chi non ha partecipato e mi riferisco ad alcuni consiglieri ( esclusi i giustificati ) non venissero più rivotati per il motivo di incapacità a gestire il Poggio, e a un comportamento molto infantile che va assolutamente rimarcato e di cui il Poggio stesso si deve liberare una volta per tutte.

La situazione è vergognosa e tra le tante cose , invito i giovani del Grusap a liberarsi da alcuni vecchi che insegnano a comportarsi male e che sono incollati in questa associazione rubando il posto ai giovani e a essere prima di tutto politicanti anzichè vedere soltanto il fine nelle cose, che in questo caso era SacroSanto, non fatevi coinvolgere da persone che hanno la faccia bella e che in realtà utilizzano questa associazione come un piccolo feudo politico.

Una non partecipazione ha segnato anche una mancanza di rispetto davvero grossolana.

Al Poggio si sta ricreando uno schieramento di interessati a tante cose, parlo di interessi non chiarissimi, che stanno logorando questo posto ormai da anni e che non sanno essere superiori a certe realtà dimostrando di essere dei piccoli uomini.

Il ponte serve a tutti e sopratutto serbe a evitare il ripetersi di gravi incidenti.

Spero e finisco, che non ci sia un gruppetto di persone che si muove contro il ponte e la sistemazione del fiume e che magari ha amicizie politiche, sarebbe davvero assurdo, ma tutto è possibile quando si hanno davanti certi personaggi.

ciao Giacomo

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