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lunedì 26 dicembre 2011

Sbloccati i lavori per il Ponte di Pauliara

Notizie ricevute da fonti ufficiose, ma ben informate, ci fanno ben sperare per la ripresa dei lavori del ponte sul Rio S. Gerolamo a valle della diga di Poggio, lavori che, come ben noto, furono interrotti a metà ottobre a causa del cedimento strutturale dell’impalcato.
Nei giorni scorsi si è concluso il tira e molla di perizie e relazioni tra l’Impresa appaltatrice e i funzionari regionali dell’Assessorato Lavori Pubblici e del Genio Civile.

Si sarebbe arrivati ad un accordo circa la ripresa dei lavori, con una soluzione tecnica proposta dall’Impresa, che consentirebbe di salvare la struttura già realizzata, senza la necessità di demolire il primo getto in calcestruzzo.
L’Impresa potrebbe riprendere a lavorare già dal 2 gennaio 2012 e si prevede quindi che, se tutto procederà per il meglio, i lavori potrebbero concludersi con circa due mesi di ritardo rispetto ai tempi previsti inizialmente.
L’opera tanto attesa dai poggini e dai residenti di Capoterra potrebbe essere conclusa per il mese di maggio 2012.


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Carissimi abitanti di Pauliara
mi rivolgo soprattutto a voi poichè siete ovviamente i maggiori interessati e/o sacrificati:
ci è giunta la notizia che il 2 gennaio dovrebbero ricominciare i lavori del ponte di Pauliara.
Il condizionale è d'obbligo perchè sappiamo tutti che in presenza di incidenti la strada normale è il contenzioso, che si sa quando comincia, ma mai quando finisce.
In questo caso le voci che si sono rincorse sono state tante ed è per questo che il Comitato Noi per Poggio si è fatto promotore di una raccolta di firme che ha superato la quota 300, per chiedere all'Assessore Regionale Nonnis di venire a Poggio a riferirci sulla situazione di fermo lavori, per poter capire di chi è la responsabilità non tanto del cedimento, quanto piuttosto dell'iniziativa per la ripresa dei lavori.
Nella stessa petizione veniva chiesto al sindaco di occuparsi più incisivamente dello stato della strada che dalla rotonda per il Tanca Irde porta alla zona sportiva di Poggio dei Pini; per quest'ultima richiesta vi abbiamo già riferito sull'incontro avuto con il sindaco Dessì.
Speriamo che proprio le nostre firme siano servite per smuovere le acque e per riaccendere i riflettori sulla nostra situazione di lottizzazione divisa in due.
A questo punto non possiamo che aspettare il 2 gennaio nella speranza che la notizia avuta sia quella giusta; se poi così non fosse siamo qui, pronti a tornare alla carica.


Ludovica Mulas

3 commenti:

giacomo ha detto...

I delinquenti responsabili delle questioni del rio san gerolamo e della sua mancata manutenzione prima e dopo le alluvioni, dovrebbero capire che quel ponte, seppur alto, è a rischio qualora dovesse riaccadere una alluvione similare con potenziale e eventuale crollo della diga, la diga esistente che ha di fatto rallentanto la potenza delle acque è oggi a forte rischio di crollo anche per via della situazione del lago grande che per metà e colmo di sabbie.

Prima di fare ponti e buttare altro denaro pubblico ( vedi foci dei rii e ponti a monte ) , si dovrebbe con urgenza mettere in sicurezza questo fiume prima di ogni altra cosa, ponte compreso.


Ciao giacomo

Ludovica ha detto...

Ciao Giorgio
ti scrivo perché questo intervento mi sembra l’ultimo di tanti dal sapore demagogico e qualunquista, della serie “piove, governo ladro!”. So che questo non piacerà però le cose vanno dette chiaramente.
La zona di Pauliara è di fatto separata dal resto della lottizzazione ormai da più di tre anni e non se ne vede la fine, o meglio forse dal 2 gennaio si potrà dire che quest’estate vedrà l’interruzione della separazione, ma solo quella automobilistica, che sia chiaro!
La diga ha retto egregiamente all’impatto dell’alluvione ed è stata consolidata dal Genio Civile.
Sono stati fatti dei piccoli lavori per allargare il letto del Rio San Girolamo ed è stato abbassato lo sfioro della diga appunto per tenere basso il livello dell’invaso; certo si tratta di piccolissimi lavori di fronte all’entità degli interventi che sono stati individuati dal piano Hydrodata, che oltretutto non è stato neanche esaustivo in quanto rimanda a tempi successivi lo studio di ciò che occorre realizzare a monte, per intenderci nei canaloni dove l’acqua ha eroso in maniera consistente portando nella nostra zona tonnellate di sabbia e sassi di dimensioni anche notevoli.
Tutto questo credo sia innegabile, come è innegabile il ritardo con cui stanno partendo gli appalti per i lavori che servono a far superare questa emergenza, perché sappiamo bene che il significato di emergenza, in Italia, è molto vicino alla permanenza.
Però occorre ragionare con freddezza e lucidità.
Vogliamo negare che qualcosa vada fatto? E che cosa? E’ chiaro che Rio San Girolamo debba essere messo in sicurezza, sappiamo bene tutti quanti che quanto è avvenuto non sarà stato prevedibile al 100%, però nella storia dei fiumi, in particolare di quelli a regime torrentizio come il nostro, non basta fare dei canali di scolo delle acque meteoriche se a monte non sono state fatte opere di regimentazione, e la nostra lottizzazione è stata progettata, questo lo dobbiamo riconoscere tutti, con molta superficialità. Come componente del Comitato Tecnico ho potuto vedere molte richieste di soci che pretendono, secondo me a ragione, l’intervento della cooperativa per sanare situazioni incredibili, la maggior parte hanno un compluvio che passa nel loro terreno e poiché si tratta di richieste che vanno avanti da decenni, vorrei sapere come abbia fatto la cooperativa a cavarsela fino ad oggi, perché io al loro posto avrei probabilmente fatto intervenire la ASL e i Carabinieri! Quindi il primo tipo di intervento deve essere quello della cooperativa che, finalmente, spenda i soldi dei soci per dare agli stessi quanto è nei loro diritti.
CONTINUA...

Ludovica ha detto...

Però è chiaro che non possiamo fare tutto da soli; il piano Hydrodata prevede innanzitutto la creazione di una foce che permetta all’acqua, in condizioni estreme, di poter essere scaricata a mare in sicurezza, senza invadere le case delle lottizzazioni a valle, quindi vorrei capire dove sta lo spreco di soldi pubblici! Che poi gli interventi debbano partire dalla foce è ovvio: se domani riaccadesse l’evento nel pieno dei lavori l’acqua dovrebbe poter defluire senza intoppi, quindi è chiaro che se si partisse da monte ci sarebbe il pericolo che la montagna d’acqua scaricata si trovi davanti il tappo della foce insufficiente.
E adesso parliamo finalmente di Pauliara; cosa si dovrebbe fare per toglierla dall’isolamento? Mi piacerebbe sentire proposte alternative da chi parla di spreco di denaro pubblico…
E’ stato finanziato il ponte, ok evidentemente ci sono stati dei problemi, non sappiamo se di esecuzione o di calcolo, ma stiamo cercando di sensibilizzare sia il Comune che la Regione perché finalmente facciano qualcosa, non va bene neanche questo? Che il ponte vada eseguito credo sia fuor di dubbio, o vogliamo condannare gli abitanti di Pauliara a fare il giro del mondo ogni volta che devono andare e tornare a casa? Senza contare i danni economici alle attività sportive che dovrebbero dare un piccolo introito alle casse della cooperativa.
E che fare per assicurare, sempre ai nostri amici di Pauliara, un valido collegamento pedonale tra le loro case e, ad esempio, il bar o il supermercato? Durante la presidenza di Giacomo Cocco era stata affidata all’ing. Giuseppe Faggioli la progettazione di un sentiero lungo il lago proprio per questo, doveva essere transennato con elementi in legno e questi erano già in altro finanziamento, quindi non sarebbero costati nulla, sarebbe stato in terra stabilizzata, e c’era il socio che si era reso disponibile per fornire gratuitamente il materiale vista l’amicizia con Giacomo, e il progetto è stato presentato, peccato che si sia fermato nei meandri degli uffici regionali e la cooperativa non stia facendo nulla per sollecitarne l’approvazione, e sapete perché? Perché, come già dichiarato in Comitato Esecutivo, non ci “sarebbero” i soldi per eseguirlo: ma se durante la presidenza Cocco le somme c’erano e quest’opera faceva parte della programmazione approvata per quest’anno, perché adesso non si fa più? Cosa è stato fatto al posto di quell’opera? Ecco, io vorrei avere questo tipo di risposte, anche perché non mi sembra, guardandomi attorno, che per Pualiara sia stato fatto qualcosa che possa alleviare il suo isolamento. Sono stati tagliati alberi a gogò, c’è stata la cosiddetta “pulizia” della zona del guado, assolutamente illegale, e ci sono ancora i cumuli di terra e sassi che chissà fino a quando rimarranno, è stata fatta la pulizia del paramento della diga e il risultato dei tagli eseguiti continua a fare bella mostra di sé sulla parte verso l’invaso, sono stati spostati massi nel guado, sempre senza autorizzazioni, non si sa bene per quale motivo, e qui mi fermo per carità di patria…
Quindi? Adesso mi piacerebbe sapere come i soldi pubblici andrebbero spesi, quali interventi si dovrebbero eseguire per non sprecarli. Perché qui ce lo dobbiamo dire chiaramente: l’unico modo per evitare il tutto è quello di andarcene tutti, così la zona di Poggio ritornerebbe il paradiso che era, l’uomo si assoggetterebbe alla natura e vivremo tutti felici e contenti, senza casa ma sotto i pini, e mangeremo ghiande come i cinghiali e l’acqua potrebbe scorrere a suo piacimento senza danneggiare niente perché niente ci sarebbe…è questa la brillante idea?
Ludovica Mulas

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