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mercoledì 5 novembre 2014

Le tre generazioni di amministratori della Cooperativa

il primo cdA della Cooperativa
Capita talvolta di sentire o leggere riferimenti alla "vecchia guardia" della amministrazione poggina.  
Ma cosa è esattamente questa "vecchia guardia"?  Se uno ha amministrato la Cooperativa negli anni 90 non può certamente confondersi con quella generazione di amministratori che hanno fondato, dal nulla, questo posto meraviglioso. Sono loro "la vecchia guardia".  Va bene la semplificazione, ma non confondiamo le rose con i caraganzi.  
Se per vecchia guardia intendiamo i fondatori della Cooperativa Poggio dei Pini dobbiamo chiarire di chi stiamo parlando. Dato che tutti, senza alcuna esclusione, dobbiamo essere grati a queste persone per avere realizzato, dal niente, il magnifico posto in cui viviamo. 

Poggio dei Pini nasce da una idea di tre persone (Ettore Lai, Alberto Marracini e Pierluigi Monni) che, come nella famosa canzone di Gino Paoli, si incontravano al "bar" per parlare di un progetto che appariva, allora, una follia. 
Invece l'idea prese piede e a loro si aggiunsero altre 9 persone che costituirono il cosiddetto "Comitato Promotore". Si tratta di: Alfredo Sotgia, Giorgio Mundula,  Silvio Alvito, Giampiero Atzori, Vittorio Mungianu, Giovanni Manca, Salvatore Congia, Giovanni Mandas, Salvatore D’Errico. Proseguendo nell'attività organizzativa si arrivò al momento della costituzione ufficiale della società che avvenne, come mi piace ricordare nella testata di questo blog, il 27 luglio del 1966. Vi parteciparono altre 28 persone, portando a 40 il numero di coloro che possono ufficialmente essere considerati i "fondatori" di Poggio dei Pini: Giovanni Battiloro, Antonio Cossu, Raimondo Boy, Giuseppe Maioli, Marcello Anedda, Giovanni Russo, Salvatore Farci, Giuseppe Lunetta, Gianni Ferrara, Amedeo Varrucciu, Elia Marracini, Mario Davini, Giampaolo Cillocu, Francesco Menga, Salvatore Paracchini, Giuseppe Lauro, Tancredi Pilato; Cesare Oliveti, Elio Ciuti, Agostino Scano, Luciano Daidone.
Forse non tutti sanno che l'eta media di queste 40 persone, al tempo era di circa 38 anni.  Oggi, purtroppo, molti di loro non ci sono più, altri sono certamente anziani. Per me sono e resteranno sempre e solo loro "la vecchia guardia".  Aldilà di motivi anagrafici, quella generazione di amministratori ha compiuto una impresa eccezionale, realizzando un centro residenziale modello che non ha nulla di simile in tutto il territorio nazionale. E' la generazione che ha soprattutto costruito. C'era tanto da fare e poche risorse, ma sono stati tirate su tutte le infrastrutture che, ancor oggi, costituiscono Poggio dei Pini. 

L'attività di costruzione si è ridotta nel tempo e Poggio dei Pini ha incominciato ad essere popolata da.... noi. Se ci soffermiamo alle infrastrutture possiamo dire che le ultime grandi realizzazioni risalgono al 1991, quando vennero asfaltate le strade e fu posata l'illuminazione pubblica. Da allora, non venne realizzata nessuna nuova struttura.
A questa data faccio risalire la fine della prima fase della vita amministrativa di Poggio dei Pini (la fondazione e la costruzione) e l'inizio della seconda fase. Piano Piano i fondatori si sono defilati dalla vita amministrativa e sono stati sostituiti da una seconda generazione di amministratori. Negli anni 90 erano solo tre su quaranta i fondatori che sedevano nel CdA poggino. 
In questa fase, come detto, non è stato costruito niente, Anche le manutenzioni dell'esistente sono state approssimative. Mentre le strutture perdevano efficienza o, semplicemente, si consumavano, senza peraltro essere cedute al Comune come prevedeva la Convenzione del 1985, Poggio dei Pini assisteva al proprio boom edilizio, con il valore dei lotti salito alle stelle.  Buono per la Cooperativa che in quegli anni vendeva i lotti di Santa Barbara e l'intero nuovo rione del Centro Commerciale. Milioni di euro che si sono dispersi in molti rivoli di spesa, talvolta oscuri. Ce ne sarebbe da dire su quante cose si sarebbero potute realizzare in quegli anni, prima tra tutte la rete idrica alternativa per l'irrigazione che avrebbe risolto un bel problema e fatto risparmiare tanti soldi ai soci. 
Questa seconda generazione di amministratori ha operato in una situazione di crescente disinteresse nei confronti della Cooperativa. Una scarsa attenzione dovuta a fattori sociali (i nuovi residenti venivano a Poggio con motivazioni differenti rispetto ai primi), ma a mio avviso alimentata da scarso coinvolgimento e informazione per occultare operazioni amministrative discutibili e tenere alla larga eventuali seccatori.  
Operazioni come quella che nel 2006 aveva portato il CdA poggino a proporre un piano di lottizzazione che avrebbe praticamente raso al suolo entrambe le pinete di Poggio. Quella assurdità provocò il risveglio dal torpore menefreghistico di centinaia di residenti (me compreso) che, oltre a contrastare con successo quell'intervento di cementificazione, incominciarono a sollevare il tappeto sotto il quale erano nascoste altre operazioni discutibili passate sotto silenzio. Nel 2008, grazie a una sonora sconfitta di quel gruppo di amministratori, si conclude la seconda fase dell'amministrazione poggina e si apre la strada a una nuova generazione, più giovane, ma soprattutto estranea al gruppo di potere che si rifaceva agli schemi politici tipici del lobbysmo italico. Purtroppo il passaggio non è stato indolore perchè chi avrebbe dovuto passare il testimone ad altri ha, invece,  resistito con livore.
Inutile dire che i danni lasciati da 20 anni di cattiva amminstrazione si sono fatti sentire. La grave crisi economica che ha colpito la nostra terra amplifica i problemi.
Dopo la generazione di chi ha costruito, quella di chi ha distrutto, sarebbe adesso il turno di chi deve ricostruire.
Chi si trova ad amministrare oggi deve affrontare sfide veramente difficili. Non so se ce la faranno, se ce la faremo, perchè in gioco c'è il futuro di questo posto.  Una cosa, però, sarebbe opportuna. Che almeno taccia e la smetta di seminare zizzania chi ha partecipato allo sperpero che oggi ci priva delle risorse necessarie a risolvere i problemi, chi ha trasformato la "città Giardino" realizzata dai fondatori in una squallida succursale di serie C della politica di basso livello basata su giochini, tradimenti, clientelismi. 

2 commenti:

Unknown ha detto...

Mi ricollego a questo articolo per proporre, o riproporre se qualcuno l'avesse già fatto, di modificare il nome delle vie di Poggio dei Pini. Sarebbe bello che alcune di queste, invece dei numeri, fossero intitolate ai 40 soci fondatori.
Direi che per quello che hanno immaginato e fatto, sarebbe il minimo in loro riconoscenza. Naturalmente rispettando le normative governative come di seguito riportate.
http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/22/0027_L.1188-1927.pdf

Antonio Ucchesu

Giorgio Plazzotta ha detto...

Ciao Antonio. quando ho fatto parte del CdA nel 2010 ho presentato personalmente una proposta simile. Intitolare 12 delle strade principali di Poggio ai soci promotori e la piazzetta di fronte alla terrazza alla data di fondazione della cooperativa "27 luglio 1996". Sebbene la proposta venne accettata l'amministrazione non fece nulla e, anzi, accetto senza fiatare che quella piazzetta venisse intitolata alla pur brava Maria Carta. Il motivo di tutto ciò sta nella più becera politica. A Poggio ci si divide su tutto, anche una buona proposta vine ostacolata se proviene dai "nemici", mentre la Giunta capoterrese gode nell'imporsi su Poggio, anche nella toponomastica. Gente veramente piccina.

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