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lunedì 12 dicembre 2016

Il partito dei sordi

Continuiamo i nostri approfondimenti sul Viadotto in cemento, cercando di capire da quale contesto politico provenga questa iniziativa.  Come in molte altre situazoni, ho l'impressione che si cerchi di confondere le acque con scuse più o meno plausibili, come il progetto Hydrodata,  la piena millenaria, il cambiamento climatico, la geologia. Succede invece che, quando arriva il momento di agire si mette in moto la politica delle "opere pubbliche", circolano molti soldi (milioni di euro) ed è nelle stanze dei bottoni che vengono definiti i dettagli. E' li che un ponte, indubbiamente necessario per superare un ruscello, in Norvegia (oppure a Bolzano) viene realizzato in snello ed elegante metallo, mentre in Italia prende le fattezze di una schifezza di cemento armato.  Per capire in quale contesto politico ci muoviamo, proviamo a conoscere lo sponsor di questo progetto e il suo partito. Siamo tutti elettori ed è giusto che ci formiamo una idea su chi, dopo la sarabanda delle promesse e degli slogan da campagna elettorale, si ritrova nella stanza dei bottoni e prende decisioni che impattano sulla nostra vita.


Chi è Paolo Maninchedda, indiscusso leader di una formazione politica che si chiama "il partito dei sardi"? L'assessore non solo non ha consultato (come avrebbe dovuto fare  per legge)  le amministrazioni territoriali, ma persevera nel suo intento di riversare una colata di cemento nella nostra valle, anche dopo che il Comune di Capoterra si è espresso contro quel progetto all'unanimità, la Cooperativa e l'intera comunità interessata stanno vivacemente protestando. 
Per questo motivo, questi che fanno finta di non sentire, io li chiamerei piuttosto:  IL PARTITO DEI SORDI.

Il nome  mi fa pensare a un liquore che viene venduto come "l'amaro dei sardi". Pochissimi lo conoscono e lo bevono. Nella realtà, lo sappiamo tutti, il vero amaro dei sardi è il MIRTO. Questo titolo è stato conquistato sulle nostre tavole dove il mirto è un ospite fisso, da sempre. Non basta quindi attribuirsi un nome per essere qualcosa.

Di Paolo Maninchedda sappiamo che da giovane militava nelle fila della Democrazia Cristiana, e poi nel Partito Popolare. Dopo il crollo di quell'area politica, come molti altri, ha assalito le formazioni con lo stemma dei quattro mori. Prima il Psd'Az per poi fondare il fantomatico partito dei sardi.
Vediamo cosa trovo nel web.

Questo partito, pur definendosi "dei sardi", alle ultime elezioni regionali del 2014 ha preso la bellezza del ..... 2,66 % dei voti, cioe' l' 1,3% dei sardi (perchè la metà non ha votato).  La legge elettorale nostrana fornisce pero' delle sorprese, e cosi', anche se hai preso una scoppola elettorale, racimolando solo 18 mila voti, ti ritrovi seduto sulla poltrona di assessore: "andiamo a comandare!".

Qualcuno potrebbe dire che i numeri non contano. Contano la storia, la gente, le idee. Andiamo allora nel loro sito per cercare di capire cosa dicono quest' 1% di sardi del "partito dei sardi".

In prima pagina leggo che "il Partito dei Sardi ha proposto di riscrivere lo Statuto per trasformarlo in una Carta di Sovranità dei sardi.  Per farlo non ha aspettato di vedere come andava il Referendum Costituzionale italiano, perché il compito di un indipendentismo di governo è anticipare il tempo e dire le cose giuste quando è scomodo dirle"

Insomma, propositi bellicosi degni del migliore Bainzu Piliu che era, lui si, un vero combattente per l'indipendeza dell'isola e  che, per questi ideali, è andato anche in galera.  
Il leader del "partito dei sardi"  è un nuovo Piliu? Il futuro ce lo dirà... ma per ora possiamo valutare il passato.

Uno che lo conosce bene è Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia, che così lo descrive in un intervento in giunta di fine settembre 2016.:
"Paolo Maninchedda faccia di bronzo, attore poliedrico di una politica vecchia e stantia ridotta a triste commedia in cui pretende di recitare due se non tre parti. Sapevamo (e le nostre denunce sono lì a testimoniarlo) che la stagione infinita delle nomine del centrosinistra avrebbe portato a becere zuffe di altri tempi, ma non immaginavamo che Maninchedda avrebbe potuto usare toni così sprezzanti nei confronti del Presidente Francesco Pigliaru. A leggere il suo intervento nel blog “Sardegna e Libertà”, si rischia di rimanere sconvolti. Non sembra nemmeno Assessore della Giunta di cui oggi attacca duramente il presidente. Ma tant’è, sono problemi che risolveranno spostando qualche poltrona qui e là. Per poi ritrovarsi tutti insieme davanti al caminetto."

Non fidiamoci di una sola voce. Potrebbe essere faziosa. Andiamo allora nel blog di Vito Biolchini, osservatore molto arguto e attento, dove troviamo, datato 21 marzo 2015,  un sintetico riepilogo di  una vicenda di opere pubbliche gestite dall'assessore che potrebbe avere qualche analogia con il viadotto di Poggio dei Pini, anch'esso disegnato da una società di Macomer.

"Cito la vicenda dell’inutile inceneritore di Macomer (sostenuto dall’assessorato all’Ambiente e promosso dal Savi, ma che servirebbe secondo il giornale solo ad alimentare le clientele politiche di Maninchedda), lo scandalo dei finanziamenti per la realizzazione di opere pubbliche erogati a sportello (una procedura concertata con l’assessore al Bilancio ma di cui secondo l'Unione Sarda hanno beneficiato maggiormente alcuni comuni, indovinate quali) ..."

Sul fatto, poi, che il fanotomatico Partito dei Sardi si dichiari indipendentista, ma contemporaneamente sia alleato  con una delle giunte regionali più prostrate della storia di quest'isola sentiamo invece cosa dice la voce competente e lluminata di Andrea Pubusa, docente di diritto molto noto ed egli stesso protagonista della vita politica sarda:
"È davvero una strana strategia questa di allearsi e dare man forte a chi va in direzione esattamente opposta a quella della secessione o del sovranismo o dell’indipendentismo che dir si voglia!
Non solo: tutti questi sedicenti sovranisti hanno lucrato su una legge elettorale che ha indotto il 50 per cento dei sardi a disertare le urne e concorrono a formare una giunta che ha meno del 20 per cento del voto popolare. Ho sempre pensato che ogni forma di soggettività popolare o nazionale (o chiamatela come volete) sia frutto di un protagonismo sociale, di un movimento e di una spinta forte dal basso."

Insomma adesso la conosciamo meglio, caro assessore Maninchedda. E' giusto che sia così dato che lei agisce anche per conto nostro e pretende, senza considerarci, di entrare il casa nostra con il suo cemento

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