di Angelo Pani
Comunque vada a finire questo pasticcio, la polemica sui soci morosi ammessi al voto ha consentito di portare alla conoscenza di tutti un certo modo di agire dei nostri amministratori (vecchi e nuovi) che è stato importato pari pari dalle competizioni politiche più importanti e ha finito col diventare una normale prassi di comportamento. Mi riferisco al frenetico attivismo che anima le settimane cruciali prima del voto.
Comunque vada a finire questo pasticcio, la polemica sui soci morosi ammessi al voto ha consentito di portare alla conoscenza di tutti un certo modo di agire dei nostri amministratori (vecchi e nuovi) che è stato importato pari pari dalle competizioni politiche più importanti e ha finito col diventare una normale prassi di comportamento. Mi riferisco al frenetico attivismo che anima le settimane cruciali prima del voto.
A ogni elezione per il rinnovo del Consiglio di
amministrazione di Poggio dei Pini partecipano mediamente 600 elettori. Per
semplificare il ragionamento uso cifre tonde ma i dati reali non si discostano
di molto. I soci che si recano alle urne sono mediamente 350, i restanti 250
consegnano la delega a un amico. Ogni gruppo che intende partecipare alle
elezioni deve organizzarsi per tempo e, prima di tutto, prepara (o lo riceve in
eredità da un precedente amministratore) uno schedario nel quale sono inserite tutte
le informazioni possibili su ogni socio: orientamento politico, amicizie, numeri
di telefono e contatti web. Questo “casellario elettorale” viene compilato sulla
base delle conoscenze personali e sfruttando più o meno abusivamente i dati in
possesso della Cooperativa. La schedatura degli elettori potrà far inorridire
ma è una pratica usata anche a Poggio da tutti gli schieramenti; chi oggi
strilla lamentando il continuo invio di mail alle caselle private di posta
elettronica sa bene che non ci sono anime candide e farebbe bene a tacere.
Torniamo ai numeri: 350 votanti, 250 deleghe. Se escludiamo
le elezioni di tre anni fa (quando i due gruppi storicamente contrapposti si
presentarono uniti), le competizioni elettorali
vengono vinte quasi sempre con a pochi voti di scarto. Un buon
organizzatore della campagna elettorale deve conoscere quasi tutti i soci e deve
valutare bene su quali può fare affidamento. Deve sapere chi voterà per lui
presentandosi al seggio e deve avere un buon numero di amici fidati ai quali
consegnare le deleghe che è riuscito a raccogliere. Questa è la cornice
all’interno della quale si muovono candidati e simpatizzanti e, a mio parere,
tutto questo deve essere considerato come fisiologico in una normale
competizione elettorale. Teniamo conto del fatto che in una realtà piccola come
quella di Poggio dei Pini, le amicizie, il buon vicinato e le frequentazioni
personali hanno un peso notevole e si fa presto a sapere chi parteggia per
quello e chi invece preferisce quell’altro. In più, assai difficilmente si riuscirà
a convincere uno dei 350 soci votanti a cambiare preferenze. Diventa
determinante raccogliere il maggior numero possibile di deleghe e raggiungere gli
indecisi. Questa volta è accaduto qualcosa di più. E’ stato attivato un
contatto con un gruppo di poggini momentaneamente fuori dai giochi e che poi è
stato riammesso al voto: un’operazione che solo gli amministratori in carica
hanno la possibilità di fare. E’ accaduto anche in passato? E’ probabile, ma chi
oggi usa questo argomento per giustificare l’attuale vertice dovrebbe spiegare
perché ha taciuto per tanto tempo e non l’ha pubblicamente denunciato quando
sarebbe stato possibile intervenire.
Siamo ritornati al caso dei soci morosi ammessi al voto del
maggio scorso. Abbiamo appreso che è pratica corrente proporre un piano di
rientro agli abitanti di Poggio che sono rimasti indietro coi pagamenti e non
si può non convenire che questo fa parte delle regole di buona amministrazione.
Tutto nella norma, dunque, ma il diavolo sta nei dettagli.
I TEMPI: è lecito proporre un piano di rientro alla vigilia
del voto? Io credo che questa coincidenza sollevi più di una perplessità in
quanto, ammettendo al voto alcuni soci che ne erano esclusi, viene alterata la
composizione del corpo elettorale.
Perché si è scelto proprio quel momento? Se l’accordo fosse stato
stipulato subito dopo il voto non ne avrebbero certo sofferto le casse della
Cooperativa e nessuno avrebbe potuto accusare gli amministratori di aver
giocato sporco.
I NUMERI: quanti sono i soci morosi? A quanto mi consta,
sono assai di più dei 16 ai quali è stato proposto il piano di rientro. Sulla
base di quali criteri sono stati scelti questi sedici e gli altri sono stati
esclusi? E’ questa una domanda cruciale alla quale il presidente Anedda non si
può sottrare. Ma c’è di più: i magnifici sedici possono essere stati
determinanti nella vittoria elettorale della sua coalizione? E ancora: questo
fatto poteva essere prevedibile? La
risposta ai due ultimi quesiti è sì. Ripeto: POSSONO essere stati determinanti
e la cosa era sicuramente prevedibile in quanto le elezioni a Poggio si vincono
per una manciata di voti. Anche questa volta, infatti, è andata così.
Le domande sui tempi in cui sono stati stipulati i piani di
rientro e sui metodi adottati per scegliere le persone alle quali concedere
questo beneficio non possono essere definiti pettegolezzi o tentativi di
delegittimazione come il fronte “filogovernativo” sta cercando di fare. Chi detiene
il potere e ha compiuto queste scelte non può cavarsela atteggiandosi a vittima
di calunnie.
Facciamo un’operazione un po’ azzardata: proviamo a ipotizzare
che i magnifici sedici abbiano votato compatti per chi ha proposto loro il
piano di rientro e, per vedere di nascosto l’effetto che fa, azzeriamo i loro
voti e sottraiamo a ciascun candidato della lista guidata da Sandro Anedda 16 preferenze.
Il risultato è sorprendente. Otteniamo infatti un risultato che stravolge l’esito
della competizione elettorale del 6 maggio. Due
consiglieri dell’attuale maggioranza verrebbero retrocessi e, al loro posto, entrerebbero
in Consiglio di amministrazione due candidati della lista di Emilio Sanna che risulterebbe
vincitrice con una salda maggioranza: 9 consiglieri contro 6. Ho fatto questo calcolo per far comprendere
quale possa essere il peso di pochi voti in più nelle competizioni elettorali
di Poggio. Ma aggiungo a chiare lettere che questo è solo un ESEMPIO DI STUDIO
e l’operazione NON è applicabile nel caso in esame in quanto nessuno può dire
con certezza come abbiano votato i magnifici sedici. Se conoscessimo i loro
nomi (cosa che non mi interessa sapere) potremmo ipotizzare dove vanno le loro
simpatie elettorali ma nulla di più. Per quanto possa apparire inverosimile,
potrebbero aver riversato i loro voti sulla coalizione sconfitta o averli
distribuiti tra i candidati dei due schieramenti.
Come vedi, caro Giorgio, il motivo del contendere esiste ed è molto serio e, come me, molti
poggini che non si riconoscono necessariamente in quelli che tu chiami
calunniatori di professione vogliono sapere se il 6 maggio hanno partecipato a
una elezione regolare o a una partita truccata. Ci sarebbero altre cose da
aggiungere ma non voglio tediare troppo e chiudo osservando che sollevare la
polvere può far bene se ci consente di vedere le magagne di oggi e le
incrostazioni di assai più lunga data.
a.p.
2 commenti:
Angelo si, a Poggio si fa anche "politica" nell'amministrare la Cooperativa. Io abito qui dal fine degli anni 80 e credo di avere sempre assistico a campagne elettorali con raccolta di voti ( ti ricordi quando non c'era un limite alle deleghe?) sorrisi strette di mano e supercazzole. Come hai ben sottolineato tu, esistono a Poggio come in ogni altra competizione elettorale certe dinamiche nella raccolta e gestione del consenso. E' un cancro che andrebeb debellato, oppure si tratta di qualcosa che, considerate anche le dimensioni della nostra comunità, è ineluttabile? Quindi se parliamo di azioni volte a rafforzare il consenso prima delle elezioni sono d'accordo con te e sono d'accordo con Tonino sul fatto che alcune di queste (come i piani di rientro) potrebbero anche essere espressamente vietate da un "codice etico". Sarà ovviamente impossibile che in questo codice si possa scrivere "vietato tappare le buche 3 mesi prima delle elezioni" per evitare di raccogliere consenso alterando il voto. Le buche tappatele prima.
Sono invece contrario alla lettura secondo cui chi vivne coinvolto in un piano di rientro debbe subire una pressione psicologia che lo porterà a votare l'amministratore che glielo propone. Per me questa è una forzatura bella e buona.
Allo stesso modo credo che serva chiarezza sui numeri. Tu parli di 16 voti che avrebbero potuto alterare il risultato del voto, ma siamo certi che quei 16 soci abbiano votato? Credo si possa verificare e tu avresti potuto farlo prima di esprimere il tuo teorema.
Per quanto riguarda il riferimento alla mailing list mi trovi in totale disaccordo, ma scrivero' un pezzo su questo argomento quando avro' tempo.
da Angelo Pani
No, Giorgio, non ho mai pensato che i magnifici 16 potrebbero aver votato per la lista Anedda perché succubi di una pressione psicologica. Ho pensato a una eventualità ancora peggiore. Tutto quel discorso che ho fatto sugli schedari elettorali serve a far comprendere che il referente di ogni schieramento politico è in grado di sapere, con una buona approssimazione, quale socio potrà dargli il voto e quale, invece, sceglierà la lista avversaria. Questo è un dato di fatto sul quale, credo, tutti possiamo essere d’accordo. Ora vado avanti. Per quanto lo Statuto di Poggio dei Pini preveda che i soci morosi non possano votare, è invalso l’uso di varare piani di rientro per rateizzare i debiti; in questo modo, anche i soci che non sono in regola col pagamento delle quote sociali vengono ammessi al voto. Questa operazione, per quanto non prevista dallo Statuto, può essere considerata lecita. Ma può essere utilizzata anche per scopi assai poco nobili, ad esempio, per truccare le carte durante le elezioni. Entro nei dettagli: un amministratore di non specchiate virtù che voglia ricandidarsi al governo di Poggio dei Pini può varare un concordato prima del voto e inserire tra i beneficiari solo i soci morosi che sono tra i suoi elettori escludendo gli altri. In questo modo ha la possibilità di acquisire un pacchetto di voti in più che può fargli vincere le elezioni. Un aiutino non proprio regolare. Come ho già detto prima (e lo ripeto: siamo nel campo delle possibilità), questo può accadere oggi e può essere accaduto anche in passato. Al momento possiamo dire che gli ingredienti ci sono tutti (piano di rientro per soci morosi varato poco prima delle elezioni; soci ammessi al concordato e soci no; vittoria per pochi voti di scarto) ma non possiamo andare oltre un ragionevole sospetto. Una cosa è sicura: aver scoperto il gioco (qualunque sia l’utilizzo che ne è stato fatto) renderà più difficile ripeterlo in futuro.
a.p.
Posta un commento