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giovedì 30 ottobre 2008

Sorella acqua, fratello fuoco ... e il sabbione?

Dirò delle cose scontate e me ne scuso. In premessa non sono un tecnico ma, come Tutti, ho seguito in questi giorni con molta attenzione le analisi e le valutazioni degli esperti sulla situazione idrogeologica della nostra zona, unanimemente definita disastrosa al punto che, in futuro, potrebbero diventare problematici per la nostra Comunità fenomeni meno importanti, e di molto, rispetto a quello che abbiamo vissuto. Si è fatto riferimento alle dissennate concessioni edilizie: sono convinto che possa starci. Si è detto dei numerosissimi incendi, alcuni veramente estesi, come l’ultimo, che stanno pian piano portando il territorio a perdere in termini di tenuta. Ed anche questo è assolutamente condivisibile. Si è fatto cenno al cambiamento climatico: la desertificazione. E in specie nel sud Sardegna già lo vediamo. Avendo in famiglia un esperto ho chiesto informazioni sulla violenza del “nubifragio”. Mi è stato risposto che dovremo abituarci a convivere con fatti del genere. Due eventi gravissimi, devastanti, nel giro di 10 anni, che potrebbero perdere la caratteristica di eccezionalità e diventare ordinari. Figuriamoci.
Per questa ragione ritengo che la nostra attività non si debba limitare a prendere atto di quanto ci accade, naturalmente e non.
Sempre per questa ragione dobbiamo attrezzarci immediatamente prendendo come base di partenza l’analisi di M. Rita Lai. Dobbiamo fare una mappatura di tutto il territorio della nostra lottizzazione ma, soprattutto, delle zone circostanti. Individuare le situazioni critiche esistenti per adottare con molto, molto, molto anticipo le contromisure. Presidiare il territorio per prevenire.
Se fosse possibile accumulare tutta le terra trascinata dall’acqua verrebbe fuori una montagna di sabbione. Si è sciolta una montagna. Vedendo il lago svuotato ci si rende conto nettamente come l’invaso abbia accolto il fango rilasciando, necessariamente, la poca acqua che conteneva. La diga ha tenuto, eccome se ha tenuto. Ed è dalla diga che dobbiamo ripartire. Va salvata perché ha dimostrato di essere una opera certa di difesa già attiva anche per le residenze di S. Girolamo.
Prescindendo da eventuali iniziative in tal senso che andrà a prendere il Comune di Capoterra, ma ho dei dubbi, invito accoratamente tramite le pagine del blog i Signori Amministratori della Cooperativa a prevedere stabilmente nella Componente tecnica un nostro gruppo di geologici, dotandoli di tutti gli strumenti operativi necessari, che ci indichi come correre ai ripari perché, facendo i debiti scongiuri (che non sempre funzionano), ad un’altra mazzata non si reggerebbe.

Saluti.

Maurizio Cadone


p.s.
Una visita di lavoro alla club house potrebbe aiutare a capire gli effetti distruttivi di questa calamità. Si può vedere cosa ha lasciato l’indimenticabile 22 ottobre e quanto si è recuperato finora. Anche gli impianti sportivi devono ripartire. Occorre l’aiuto di volontari, giovani e non giovani. E di quelli che questa struttura non hanno mai avuto la fortuna di frequentare. L’aiuto potrebbe essere il miglior modo per iniziare a fare attività fisica.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Da silvio ceccarelli.

Saluto i superstiti e mi associo alle condoglianze per i poveri morti. Nel mio ultimo contatto avevo detto che ero in partenza per Milano. Non era una fuga ma andavo a festeggiare un evento lieto della mia famiglia residente in quella città.

Ho letto i post sull'evento calamitoso e mi complimento in primo luogo con Rita Lai per il contenuto scentifico della sua trattazione ma anche per la bella esposizione.

Mi sento in obbligo anche di ringraziare chi con tempestività ha dato i primi aiuti. Sono convinto che magari inconsapevolmente hanno contribuito a salvare qualcuno, dai racconti che sento temo che le vittime potevano anche essere di più.

Per Mautizio Cadone che si sta dando tanto da fare per i campi da tennis una domanda. Quei terreni, su cui sono state realizzate le strutture sportive, non erano risultate essere demaniali?
Se non ricordo male dopo gli eventi del novembre 1999, a seguito di una richiesta della Cooperativa di indennizzo per i lavori effettuati per il ripristino delle opere danneggiate, era risultato che una parte dei terreni era demaniale e che le opere erano state realizzate abusivamente.
Non so se la richiesta di sdemanializzazione da parte della Società abbia avuto buon fine, certo, comunque sia andata la parte burocratica della soluzione, dall'esperienza degli ultimi eventi, penso sia stata presa una decisione quantomeno idiota.

Per quanto riguarda la soluzione del ponte in ferro componibile di cui Giorgio parla nel post in cui immortala anche un paio di splendide mostrine del Genio, potrei dire qualcosa in quanto da allievo ufficiale di complemento, appunto del Genio, nel lontano 1964 ho avuto l'opportunità di montarne e smontarne un paio durante la scuola a Roma.
Si tratta di attrezzatura in dotazione a reparti del genio pionieri, il genio pontieri si occupa esclusivamente di ponti di barche. Un plotone del genio pionieri ha (aveva) in dotazione un ponte di 24 metri. I pezzi più pesanti sono le traversine (180 Kg) e i pannelli ( 160 Kg ciascuno) poi via via parti di minor peso. Con delle squadre ben addestrate si poteva montare in poco tempo, ma con molta fatica.
Anche l'ANAS sapevo che aveva in dotazione questo tipo di ponti, ma a differenza dell'esercito, che usa (o usava) tutti pezzi mobili, l'azienda strade per sicurezza salda tutti i pezzi. Mi sono espreso un po al presente e un po al passato perchè ho sentito dire che sia una soluzione un po in disuso per vari motivi che posso solo immaginare. Recentemente ricordo di aver saputo che uno di questi ponti in dotazione a repari della Monfenera veniva dismesso per essere inviato in Africa in quanto donato a non so quale ONLUS.
Se qualcuno fosse interessato ad approfondire, si potrebbe parlarne.

Anonimo ha detto...

ancora da silvio ceccarelli

Qualcuno si è chiesto se per la riparazione delle strade, che secondo Luca sono tutte assolutamente di proprietà della Cooperativa, ci verrà presentato il conto?

Anonimo ha detto...

Dear Silvio, anche a me sembra di ricordare qualcosa. Mi informerò. Il mio impegno, voluto e dovuto, é nulla. Se Ti avvicini vedrai cosa sono state capaci di fare DONNE e BAMBINI. Scrivo, senza polemica, con lettere maiuscole, facendo la differenza, perché non é possibile che tanta gente, uomini con fisici da Rambo e fuori strada, passi dritta limitandosi a fare il sopralluogo .... visivo (nel senso non si sa mai che mi si coinvolga).
Pazienza. Per l'altro Ti farò sapere.

Maurizio

Rita ha detto...

A proposito di ACQUA E SABBIONE, vorrei aggiornarvi su alcuni dati che ritengo importanti.
Innanzitutto analizziamo i dati di piovosità di cui si può avere un’idea leggendo la Relazione di accompagnamento alla Legge che finanzia gli interventi emergenziali (vedere il testo in pdf nel post di Giorgio I dati ufficiali 372 mm di pioggia). A Poggio dei Pini esiste una nuovissima stazione meteo dell’Assessorato LL.PP. collegata telematicamente con il server in cui confluiscono tutti i dati dell’intera Sardegna (a proposito tale sistema di controllo è gestito da tre persone tre, che devono elaborare tutti i dati provenienti da più di 100 stazioni sparse in tutta l’isola, con ovvi problemi e difficoltà che vi lascio immaginare). La stazione, all’avanguardia per le sue caratteristiche funzionali, si trova nella collina di fronte all’Hydrocontrol dove c’è il serbatoio di Abbanoa che attualmente ci sta fornendo l’acqua potabile. Ebbene si legge in quella Relazione:
- L’analisi della tabella evidenzia come le precipitazioni siano concentrate in un arco di tempo di poche ore caratterizzate da una persistente forte intensità,
- La stazione di S. Lucia di Capoterra ha rilevato, nelle tre ore tra le 6,00 e le 9,00 del mattino, ben 220,4 mm;
- L’ esame delle precipitazioni rilevate dalla stazione di Capoterra – Poggio dei Pini evidenzia come circa il 90% delle precipitazioni registrate dalla stazione sono concentrate nelle 4 ore tra le 6,00 e le 10 del mattino e registra in particolare un’eccezionale intensità di ben 148 mm nell’ora tra le 7 e le 8 del mattino e di 350 mm di pioggia nelle tre ore tra le 6.30 e le 9.30 . Si tratta di valori che, per tali durate, si situano tra i più alti mai registrati dalla rete pluviometrica regionale. Per trovare registrazioni di valori simili, ma inferiori, occorre fare riferimento ai più gravi nubifragi che hanno interessato l’Isola nel 1940 (Talana) e nel 2004 (Villagrande strisaili).
Ho parlato con diversi ingegneri idraulici miei colleghi che hanno provato a fare una stima delle portate liquide del fiume in base ai dati di pioggia. Ebbene parrebbe che in conseguenza dei famosi 372 mm totali di pioggia sarebbero transitati nella sezione della diga (cioè nella zona dove è crollata la strada per Pauli Ara) ben 4.900.000 mc di acqua pari a circa 600 mc/sec. Il lago poteva contenere solo 250.000 mc, pertanto tutti gli altri sono finiti a valle. Questo significa nei riguardi del corpo della diga in terra (fatto con granito arenizzato ed argillificato e non con marne come ho letto sul giornale) che, benché non fosse stata progettata per essere tracimabile (non lo può essere perché la legge lo vieta), cioè scavalcabile dall’onda di piena che ha superato il coronamento, la diga era stata realizzata benissimo e l’onda ha semplicemente eroso la sua superficie esterna ma non ha lesionato il corpo centrale che infatti è ancora in piedi. Ciò significa che la salvezza delle persone a valle potrebbe essere dovuta al fatto che l’opera è riuscita a contenere la marea di detriti e ha smorzato e ritardato il loro trasporto a valle.
Attualmente un gruppo di ingegneri idraulici dell’EnAS (Ente delle Acque della Sardegna), su incarico dall’Assessorato LL.PP. sta verificando la sua tenuta statica in mancanza di parte del paramento di valle, per capire se veramente può rimare così e che tipo di interventi di ricostruzione e consolidamento si dovranno fare. Pertanto mi sento di rassicurare tutti i poggini che per ora nessuno ha deciso di buttare giù la diga e che tale evenienza si dovrà discutere dopo un’attenta analisi e dopo i risultati delle prove di laboratorio sui materiali che costituiscono il rilevato (cioè il corpo della diga in terra). Mi dispiace ma credo che, a presindere dalle polemiche e lamentele dei poggini e degli amminstratori, da tali valutazioni tecniche e dalle valutazioni che farà l’Assessorato LL.PP. si deciderà la sorte della diga: se lasciarla così come è e rafforzarla ricostituendo il rilevato eroso, se bisognerà ridimensionarla abbassandola per renderla più sicura. Credo che comunque non si stia valutando l’ipotesi estrema di abbatterla. Per quanto riguarda infine la traversa in calcestruzzo posta immediatamente a valle, quella non era a quanto pare di proprietà della Poggio dei Pini (non esisterebbero atti ufficiali che lo dimostrino) e su di essa, che invece ha subito una parziale rottura di una parte minima del coronamento in destra, dovrà esprimersi sempre l’Assessorato.

Passiamo ora ad analizzare il problema sedimenti, cioè sabbia, ghiaia, blocchi e massi che abbiamo visto nell’alveo del fiume a monte ed a valle della diga e anche nei nostri più modesti impluvi dove hanno intasato i ponti e riempito gli scantinati delle abitazioni. L’enorme energia cinetica posseduta dall’acqua ha causato nel bacino montano, cioè molto oltre l’Hydrocontrol un’erosione superficiale e incanalata di entità ancora non valutabile. Da ciò che ho potuto vedere e fotografare nella mia ricognizione molto veloce fatta sabato e domenica scorsa, posso affermare che dalle foreste di lecci assolutamente non percorse da incendi da più di venti anni e dove la vegetazione è fitta ed impenetrabile, dove circolano solo cinghiali e cacciatori (oltre che escursionisti appassionati di trekking), cioè nel bacino di alimentazione del rio è stato asportato gran parte del sabbione granitico che si trovava nelle vallecole. Ma non solo, ho visto enormi cataste di massi di tutte le dimensioni, anche giganteschi, che miseri ruscelli normalmente in secca, hanno riversato dentro l’alveo del fiume. Questi hanno formato delle conoidi di deiezione (questo è il loro nome) che hanno anche provveduto a levigare la roccia sottostante che ora appare pulitissima (se qualcuno vuole vedere le foto le metterò presto a disposizione in un sito).

Strisce tagliafuoco e aree incendiate si S. gerolamo
Tutti questi sedimenti sono poi stati trasportati a valle, dentro la diga e poi ancora a valle nella zona sportiva. Qui si è verificato un “sovralluvionamento” di dice così, cioè una deposizione di metri di sedimenti che hanno superato la sponda destra del fiume andando ad invadere i campi della Poggio Sport Village e il sottostante maneggio. Credo che non sia un caso che proprio lì siano stati ritrovati i due corpi delle vittime dell’alluvione: in quella zona evidentemente sia a causa del cambiamento di pendenza che per effetto della vegetazione o di qualche ostacolo (reti di recinzione) la corrente perdeva energia e rallentava e quindi sedimentava. Ora uno dei maggiori problemi del sedimento abbiamo potuto constatare che quello di ostruire le sezioni dei ponti facendo da tappo e impedendo cioè all’acqua di scorrere liberamente. Il problema fondamentale è che quando si dimensiona la luce di un ponte si considerano i dati di portata per quella zona e si pensa che nel ponte dovrà passare solo acqua. Ma i recenti fenomeni alluvionali in Sardegna hanno dimostrato che questo presupposto di calcolo utilizzato dagli ingegneri idraulici in tutte le progettazioni è profondamente sbagliato. Noi geologi da anni continuiamo a far notare che tutte le formule per effettuare tali calcoli e che influenzano le scelte progettuali sono da rivedere totalmente. Senza un’approfondita conoscenza litologica e geomorfologica del bacino sotteso da un manufatto che interseca un corso d’acqua , non si può sapere se i calcoli saranno validi. A ciò si aggiunge il fatto che si dovrebbe conoscere bene anche la copertura del suolo (cioè se ci sono alberi, cespugli o aree coltivate) perché da questo uso discende poi l’erosione potenziale e reale del suolo e quindi anche l’entità del sedimento trasportato.

Maurizio Cadone parla di metodi per correre ai ripari. Credo che non ce ne siano moltissimi, e comunque prima di decidere bisogna fare una ricognizione accurata del nostro territorio cercando di capire anche cosa c’è a monte di ogni piccolo impluvio o ruscello e studiando cosa è successo a valle. Io personalmente sto iniziando a predisporre una mappa dettagliata (in scala 1:4.00) in cui sto evidenziando tutte le situazioni di rischio basate su ciò che ho visto dentro i giardini e le case dei soci, e sulla base di ciò che raccontano le persone che intervisto. Ma per fare ciò ci vuole un sacco di tempo e io lo posso fare solo nei ritagli di tempo. Questa carta dovrà essere la base dei dati per capire anche se alcuni lotti (edificati e no) sono effettivamente recuperabili o se (come auspicherei) andrebbero delocalizzati scegliendo delle zone meno sensibili. Ma questa è una decisione che ovviamente non posso prendere io, semmai andrebbe concordata caso per caso con altri tecnici dell’assessorato LL.PP. anche a seguito della revisione del PAI che si rende assolutamente necessaria ed urgente; soprattutto bisogna valutare quale tipo di opere andrebbero fatte a monte e a quale costo. Siamo sicuri che la Cooperativa li potrà affrontare? Io ho visto cosa si è dovuto fare a Muravera, San Vito e Villaputzu in situazioni analoghe dove ho lavorato, e vi assicuro che le cifre sono ingentissime.
Ribadisco ciò che ho già scritto: bisognerà vigilare attentamente affinchè gli interventi siano rispettosi dell’ambiente e non creino sconvolgimenti ed impatti paesaggistici negativi, che vengano utilizzate tecniche a basso impatto ambientale, che tali interventi siano progettati solo da veri esperti in questo campo e mediante una progettazione multidisciplinare, di cui non mi risulta che in Sardegna ne esistano molti, anche perché non c’è una sufficiente esperienza nel campo, al contrario di Trentino, Veneto, Friuli ed Emilia-Romagna dove le tecniche di ingegneria naturalistica sono largamente applicate da secoli ed esistono molteplici professionalità ed esperienze in questo campo. Bisognerà quindi vigilare attentamente perché le progettazioni non vengano affidate a persone che magari hanno altri interessi e non hanno a cuore il bene della Cooperativa e che non ci vengono calate dall’alto senza una condivisione da parte nostra. Auspicherei anche che la Cooperativa richieda fortemente a chi dovrà decidere e progettare tali interventi di messa in sicurezza del territorio, che i progettisti vengano affiancati da esperti della materia e possibilmente da soci che conoscono profondamente il territorio e con grande esperienza nel campo della difesa del suolo (qui ce ne sono diversi).

Circa la questione della riapertura degli impianti sportivi a breve termine, mi preme sottolineare che la palestra del basket e l’attigua palestra di body building non hanno praticamente sofferto danni, se ci esclude un minimo ingresso di acqua con fango. Nel caso della palestra di basket i gestori hanno provveduto a lavare e ovviamente a disinfettare tutto e già dalla settimana prossima sarà attivato il minibasket per i bambini che la frequentano. Semmai il problema è costituito dal fatto che gran parte degli utilizzatori abitano dall’altra parte del Poggio o a residenza del Sole o a frutti d’Oro e alcuni genitori mi hanno confessato che non conoscono bene le strade per accedere all’area, a parte da Rio S. Gerolamo. A tale proposito è assolutamente urgente che tutti ci mobilitiamo affinché l’isolamento di Pauli Ara venga attenuato con la ricostruzione immediata del ponticello che collegava la zona sportiva con la rotonda di Tanca Irde, e della stradina che passava davanti al maneggio e al marmista (Il Rosone). Se questi lavori verranno eseguiti celermente (pochi giorni) anche i bambini potranno beneficiarne, soprattutto per quanto riguarda i tempi per arrivare a scuola la mattina che inevitabilmente con il traffico della Sulcitana sono diventati impensabili.
Infine riguardo la passeggiata sui monti che qualcuno voleva fare per domenica, credo che sia meglio aspettare quando le condizioni meteo si ristabiliranno al meglio. Tra l’altro credo che io questo fine settimana sarò impegnata sabato e domenica a fare altri sopralluoghi per le strade di Poggio.
Scusatemi per il testo molto prolisso ma credo che in questo clima un po' confusionario sia necessario dare un po' di informazioni più dettagliate
A presto Rita

giacomo ha detto...

Sono d'accordo con Maurizio, io verrò probabilmente sabato o domenica, ricordiamoci che quell'area è l'area sportiva di tutti i Poggini e che oltre ad avere il diritto di entrarci hanno anche il dovere di aiutare per ripulirla, io personalmente dopo 5 giorni passati ad aiutatare nelle ricerche delle persone scomparse dopo aver trovato la macchina dei dispersi dentro il campo di calcio con l'acqua alle ginocchia per circa 5 ore e senza mangiare in quanto ritenevo la cosa molto più importante di ripulire il campo da tennis, c'è da dire che la stessa pulizia dei campi era lavoro che andava ad aiutare chi compieva le ricerche, quindi niente da dire ma solo per quella motivazione, ciò che non mi è piaciuto è un altra cosettina che ti dirò a voce caro Maurizio e dove tu non c'entri niente, davvero non mi è piaciuta, la riterrò comunque una grande cavolata abbastanza umana ma che io sinceremanete non avrei mai commesso e dove altra gente c'è rimasta molto male, non dovrà capitare mai più, sorvoliamo che è meglio.

In questi giorni ho dovuto recuperare il lavoro che ho interrotto nella settimana precedente e ho dovuto accompagnare mio padre tra Poggio e Cagliari in quanto sta dando una mano per la questione diga e lago grande, penso poi che nessuno dei fuoristradisti si stia grattando la pancia, vista la tragedia capisco anche i momenti di rabbia umani che ognuno di noi ha e avrà compreso me stesso quindi capisco benissimo l'appello del buon Maurizio, sai però che scrivo tutto e che le cose non te le mando a dire.

Ribadisco anche io l'invito a tutti per partecipare a dare una mano per la nostra area sportiva.

Io ho il fuoristrada e mi sono sentito leggermente toccato in quanto passo sempre li davanti, ma ho troppa pancia per sembrare un rambo e quindi ciccia!! :)


Ciao Giacomo

Giorgio Plazzotta ha detto...

Rita ogni tuo intervento aggiunge, per tutti noi non geologi, qualcosa alla conoscenza e alla comprensione di quello che è accaduto.
Sono certo che la decisione sul futuro della diga debba essere presa da esperti e non dalla politica o dall'emotività. Inaccettabile però sarebbe se venisse presa una decisione errata da persone incompetenti. Mi sembra di poter dire che anche il ripascimento del Poetto sia stato progettato da "esperti".
Ho letto che ti stai muovendo per conto tuo con indagini geologiche sul territorio. Mi chiedo invece perchè la Cooperativa non riattiva subito il Comitato Tecnico. Anzi, la domanda è un'altra: come si sta muovendo la Cooperativa e cosa intende fare? Come comunicherà con i residenti, ancora con i fogliettini?
Come esperto in Sistemi Geografici offro la mia disponibilità a collaborare con i gruppi di lavoro che intendono elaborare i dati ambientali di questo territorio.

giacomo ha detto...

Io ho qualche notizia fresca di stamattina, allora c'è stata una riunione in cooperativa, tutti sono per salvaguardare la diga e il lago e per cercare di salvare il salvabile, la cooperativa ha sempre da notizie che mi sono pervenute, deciso di dare più soluzioni, l'ing. Atzori sostiene di ridurre il bacino, l'ing. Cillocu invece dice che la capienza della diga deve essere lasciata così in quanto ininfluente ( il fiume in piena la può scavalcare o circondare ma l'acqua passerrebbe comunque ), si è trovato un punto di unione che è quello di lasciarla con questa capienza pur presentando anche la soluzione della riduzione.

La Cooperativa tuttavia vuole difendere a spada tratta il lago, e per questo che ci deve preparare anche al peggio e star pronti per una mobilitazione di massa qualora chi negli uffici pubblici prenda altre decisioni.

Penso che comunicazioni di una eventuale assemblea prossima ci potrebbero pervenire quanto prima per affrontare questo problema.

Aggiungo che c'è probabilmente bisgono di essere uniti su questo fronte ed essere pronti a difendere questo bene di tutti, in quanto ci potrebbero essere valutazioni fatte da degli incapaci che hanno il solo obiettivo di levarsi ogni responabilità.

Aggiungo anche una mia valutazione non mi sento assolutamente di difendere gli enti pubblici preposti, anzi personalmente diffido fino a prova contraria, in Italia chi occupa certi posti c'è il rischio che gli abbia avuti per raccomandazione e c'è il forte rischio che il merito sia stato tralasciato, la Sardegna non è salva da questa mia valutazione, l'unica cosa diversa è che non saltano mai fuori questi episodi in quanto esiste un'omertà che si taglia a fette su questo fronte, tuttavia non voglio fare di un erba un fascio, ma ribadisco il fulcro del mio pensiero: perchè sono stati usati milioni di euro pubblici per risanare il Rio SAn Girolamo a partire da valle e non da monte, chi era competente della sistemazione del Rio a monte della diga che era interrato per circa il 50% del percorso, chi ha deciso di cementare il Rio a valle, chi doveva controllare la situazione esistente ( incuria perenne ) e monitorarla adeguatamente???



ciao Giacomo

Rita ha detto...

Scusate nel post precedente dovevo parlare anche del ruolo svolto dalle strisce tagliafuoco e dalle aree incendiate, ma mi sono dimenticata. Lo affronterò quanto prima

Rita

Anonimo ha detto...

Mai e poi mai avrei fatto un riferimento a Te, caro Giacomo per assoluta mancanza dei presupposti. L'avresti dovuto capire perché non hai il fisico da Rambo. Scherzo. Oggi sono rientrato per pranzo e per prendere una smerigliatrice. Per questo Ti rispondo subito. So quale sia spontaneo il Tuo impegno, sempre pronto ed immediato, in ogni occasione. Trovo, viceversa, sconcertante che le persone, come nel mio caso, che non hanno avuto danni, non si rendano disponibili neanche 1 ora, seppur a scartamento ridotto. Tra le nostre strutture, ripeto nostre, la club house a me sembra sia stata la più danneggiata. Non siamo riusciti a mettere in piedi una forza lavoro stabile e sufficiente.
Ma a prescindere sai quale sarebbe la soluzione migliore ? La formazione di squadre da 10/15 elementi che si danno il cambio, come hanno fatto i VV.FF. Due/tre giorni di lavoro, poi cambio e riposo. Tutta esperienza. Vedrai che la prossima alluvione/incendio ci troverà tutti molto più preparati. Ma le mie sono sparate di poco peso. Giustificale.
Entriamo nel merito, invece. Quando leggo i post di M.Rita Lai tremo perché dicono cose giuste. Gli eventi recenti ci dicono che sono prove provate. Ho invitato il CdA ha ricomprendere nel settore dei tecnici i geologi. Giorgio Plazzotta é disponibile per il suo. Gli Amministratori, che sicuramente leggono il blog, o per notizia riferita, ci diano un segnale in tal senso. Questo é il momento della sintesi. Il resto non conta.
Dovevo riposare ed incece mi hai fregato. Devo tornare al gruppo sportivo. Ciao.
Maurizio

giacomo ha detto...

Si scusa Maurizio, fore ho peccato di coda di paglia, ma proseguiamo che i problemi sono ben altri e anche quelli della zona sportiva.

ciao Giacomo

giacomo ha detto...

Inolte in Sardegna ci sarebbe subito da uniformare il Corpo forestale regionale a quello dello stato, questo lo dico per ridurre i rischi di rallentamento dei controlli, infatti è a mio modo di vedere sicuramente azzoppato il compito della forestale qui da noi, sia per le conoscenze di politici di vecchia tacca sia per forse qualche debito relativo a qualche assunzione precedente, con l'integrazione chi di noi sardi svolge questo lavoro e chi di fuori potrebbe svolgere più liberamente questi compiti, cogliendo sempre nel merito chi opera, la forestale svolge una attività molto importante anche sui temi dell'evolversi del territorio , insomma un miscuglio delle carte renderebbe sicuramente migliore il sistema inteso come prevenzione anche in termini di alluvioni e quant'altro.

ciao Giacomo

Rita ha detto...

A proposito di aree sportive, martedì scorso siamo andati a pulire la palestra di basket. Con gli allenatori Simone e Salvo, c'eravamo solo mio figlio, mia mamma e io. Adesso stiamo uscendo per continuare a togliere il fango e disinfettare tutto, con me ci sono altre due mamme e 5 bambini. I ragazzi grandi che usano la palestra di notte non si sono neppure fatti sentire con una telefonata a Simone per sapere se avesse bisogno di una mano, eppure anche loro usufruiscono della palestra e sono andati addirittura a giocare le loro partitelle dopo l'alluvione.
Se qualcuno volesse unirsi a noi questa sera (31 ottobre dalle 16,30 alle 20,00) saremo lì con i bambini che NON FESTEGGERANNO HALLOWEEN visto che non mi pare che ci sia proprio un bel nulla da festeggiare!!!
Grazie dell'aiuto se volete venire ci trovate lì, portate scope, stracci e stivali.
Rita Lai

giacomo ha detto...

Ciao abbiamo fatto un allenamento mercoledì perchè ci è stato detto di riprendere le attività a tutti i costi, eravamo in 4, se poi non ci siamo fatti sentire è probabilmente perchè ognuno di noi aveva altri impegni, adesso vao a dare una mano.

Ciao Giacomo

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