Ritorniamo a parlare delle opere di urbanizzazione di Poggio dei Pini. Non ci sono ancora novità relative alla sentenza del TAR, al ricorso dei residenti e al controricorso del Comune, ma facciamo comunque il punto.
Il prossimo passo è costituito dal pronunciamento del Consiglio di Stato che, però riveste una importanza relativa rispetto alla sentenza definitiva del TAR attesa per il prossimo autunno. La realtà è che, a partire dallo scorso febbraio, per effetto della sospensiva del TAR, la responsabilità di tutte le opere di urbanizzazione ricade sul Comune di Capoterra. Come ben potete immaginare il Comune di Capoterra, facendosi beffe della sentenza del TAR, non ha effettuato un solo intervento a Poggio dei Pini, anche se la rete idrica ha avuto dei guasti. Cosa succede adesso quando si rompe un tubo?
La Cooperativa, pur essendo ancora proprietaria di tutte le infrastrutture, non può intervenire a sue spese, perchè altrimenti commetterebbe un illecito, segnalato anche dal suo Collegio Sindacale. Per evitare che si crei un vuoto nell'erogazione dei servizi, la Cooperativa, responsabilmente, invita formalmente il Comune a intervenire, quindi in caso di mancata risposta (cioè sempre) interviene direttamente riservandosi di addebitare le spese al Comune. Il comportamento di quest'ultimo, tanto per cambiare, appare irresponsabile e costituisce un vero e proprio schiaffo nei confronti di una parte della cittadinanza che paga tasse comunali veramente ingenti.
Con questo giochino andremo probabilmente avanti fino a novembre quando, "a marolla o po forza" il Comune sarà obbligato dal TAR a fare quello he fanno tutti i comuni italiani, compresi quelli, come Palau e Maracalagonis, che facevano i "finti tonti" con le loro frazioni.
In questo scenario, tipicamente italiano, c'è un elemento di forte rischio che, a mio avviso, viene sottovalutato dagli amministratori capoterresi. Se da una parte è aperta la questione su "chi deve pagare" per le manutenzioni, non bisogna dimenticare le responsabilità che derivano dalla titolarità di un servizio pubblico. Pensiamo alla salute quando beviamo l'acqua dell'acquedotto, oppure ai rischi che derivano dalla circolazione stradale. Eppure questo concetto dovrebbe essere ben chiaro dopo l'alluvione del 2008. L'ex Sindaco di Capoterra e l'ex Presidente della Cooperativa di Poggio saranno processati per reati che derivano proprio da queste responsabilità.
Se è vero che dal punto di vista del ricorso non ci sono ancora novità, nelle ultime settimane è successo qualcosa di importante. I soci della Cooperativa sono andati a votare per scegliere il nuovo Consiglio di Amministrazione. Si sono pertanto espressi, indirettamente, anche su questo tema che ha assunto un ruolo fondamentale nello scenario amministrativo della Cooperativa.
Come è noto una delle due liste in lizza, "Noi per Poggio", ha basato gran parte della propria azione sulla cessione delle opere di urbanizzazione ed è essa stessa promotrice del Ricorso al TAR. Prima ancora, la presidenza Cocco aveva cercato un accordo con il Comune per un trasferimento graduale (in tre anni). Solo in seguito a un netto rifiuto è stata avviata l'azione giudiziaria. E' quindi falso presentare il ricorso al TAR come una azione grave ed eccessiva, perchè in realtà si tratta della naturale evoluzione di una trattativa alla quale la giunta capoterrese non ha voluto nemmeno partecipare. In queste situazione cosa si può pretendere se non il pronunciamento di chi ha il compito di far applicare le leggi dello Stato? non mi è chiaro cosa si propone in alternativa alla legge. Forse una gestione "fuorilegge" dei servizi pubblici? Oppure una tassazione impropria?
Nel documento della lista di Secchi, che rappresenta quindi l'attuale maggioranza del CdA poggino, si contrappone alla problematica della cessione delle urbanizzazioni, la necessità di nuove volumetrie, lasciando intendere che si vorrebbe prorogare quel "patto tacito" del quale abbiamo ampiamente parlato nel Blog. Si afferma, poi, che sarebbero solo 70 i soci che, portando avanti il ricorso, sono favorevoli a questa soluzione.
Anche in questo caso si tratta di una mistificazione, il solito "giocare con i numeri" cui si dedicano alcuni azzeccagarbugli locali. Questa volta voglio giocare con i numeri anche io, utilizzando, per il mio ragionamento, i dati delle recenti votazioni e non chiacchiere.
La lista Noi Per Poggio ha ottenuto circa 280 preferenze, qualcuno dice una in meno della lista di Secchi, altri dicono due. Va bene, allora diciamo due. Sappiamo che una quindicina di schede sono state annullate in quanto riportavano una preferenza in più, oltre alle dieci per la lista Noi per Poggio. Queste schede, giustamente, non valgono per le elezioni del CdA, ma mostrano una posizione chiara sul tema di cui stiamo parlando. Sono quindi 295 i soci che alle elezioni hanno espresso una chiara volontà di cedere le opere di urbanizzazione al Comune. Anche supponendo che tutti gli elettori della lista Secchi siano contrari alla cessione (il programma è assai ambiguo in proposito), in ogni caso almeno otto elettori in più hanno mostrato, sostenendo la lista Noi per Poggio, di essere favorevoli alla cessione. Quindi il 7 maggio la maggioranza dei soci della Cooperativa si è espressa favorevolmente rispetto alla cessione.
Sappiamo poi che circa 250 soci non sono andati a votare. Ipotizziamo che anch'essi siano perfettamente divisi a metà e che, quindi, altre 125 famiglie fossero favorevoli.
Arriviamo a 420 famiglie di Poggio che sostengono la cessione. I servizi non riguardano i soci. Chi beve l'acqua, usa le strade, l'illuminazione, solo i soci? Dato che ogni famiglia è composta mediamente da tre persone, si evince che 1260 residenti di Poggio dei Pini desiderano che il Comune sia responsabile per i servizi pubblici della lottizzazione. Milleduecentosessanta, e non certo settanta!
Qualcuno potrebbe pensare che questo conteggio sia poco utile e avrebbe ragione. Difatti non ha molto senso chiedersi se si sia o meno favorevoli all'aplicazione di una legge dello Stato. Non avrebbe senso chiedersi se a Poggio preferiamo guidare sulla sinistra, all'inglese, invece che a destra.
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