Mancano ormai poche ore al 5 maggio, data stabilita per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Poggio dei Pini. Nella frazione collinare capoterrese si vivono gli ultimi momenti di campagna elettorale. Anche quest'anno, come già tre anni fa, l'interesse è molto alto. Non sempre è stato così. Per oltre un decennio (dal 1995 al 2007), l'intera comunità è stata immersa in un torpore profondo.
Sono stati anni "di pace", direbbe qualcuno, oppure sono stati anni di mancata trasparenza, di grandi sprechi, di occasioni mancate? Anni in cui il "canto delle cicale" ha preso il sopravvento sull'"operosità delle formiche" che aveva caratterizzato il periodo della fondazione di Poggio dei Pini.
Qualcuno, giustamente, fa notare che l'atmosfera che si respira nella comunità non è delle migliori. Non è vero che in passato fossero rose e fiori. Poggio ha vissuto molte stagioni di contrasti. E' però vero che l'aria non è stata mai così fetida come in questi ultimi anni.
Interrogarsi sul perchè ciò sia avvenuto porta inevitabilmente a gettarsi nella mischia delle polemiche. Che fare, allora? La scelta è tra il bendarsi gli occhi e lasciare che altri decidano per noi, oppure cercare di capire e intervenire per migliorare il posto in cui viviamo.
E' fuor di dubbio che le ostilità abbiano come fulcro la gestione della Cooperativa. E' quindi lì che dobbiamo cercare il problema; non in pineta, in biblioteca o in parrocchia.
Ho trascorso gli ultimi tre anni nel Consiglio di Amministrazione, quindi credo di essermi fatto qualche idea su buona parte delle problematiche che costituiscono quel "sistema". Se analizziamo cosa è cambiato tra il periodo della pace silenziosa e quello attuale forse potremmo identificare le possibili cause della "disamistade" poggina.
Rispetto agli anni 90-2000 sono cambiate molte cose: le infrastrutture realizzate 30 o più anni prima, mai cedute al Comune, sono arrivate a un punto di usura tale da rendere urgente il loro rifacimento (13 milioni di euro), i lotti sono finiti, i servizi sono peggiorati, molti soci hanno incominciato ad opporsi al gruppo dirigente che ha amministrato a lungo la Cooperativa nei due decenni passati. Qualcuno dice anche che un negli anni 90 c'è stato un passaggio di consegne tra il gruppo di persone che aveva fondato la Cooperativa e un nuovo gruppo che ha seguito logiche molto differenti, molto più simili a quelle della politica. I risultati si sono visti.
Due diverse interpretazioni su come doveva essere amministrata la Cooperativa e, di conseguenza, due diversi progetti per il futuro dell'intera comunità. Teoricamente due proposte legittime dovrebbero potersi confrontare senza generare una "guerra". In realtà sappiamo che questo raramente avviene, e non solo a Poggio dei Pini. Non dobbiamo quindi sorprenderci più di tanto se dietro alla conquista del potere vi sia anche del veleno. Dovremmo però cercare di limitare questo fenomeno e portarlo ad un livello più tollerabile e far si che i contrasti e gli inevitabili screzi non generino fratture profonde come quelle che si respirano a Poggio.
Nella nostra comunità il solo esprimere una critica nei confronti di qualche "capo bastone" corrisponde al reato di "lesa maestà". Chi propone un rinnovamento dell'amministrazione e lo documenta viene dipinto come "cattivo". Alcune persone, dopo essersi auto-nominate "buone", hanno incominciato a spargere fango sui "nemici", boicottandone l'azione con mezzi leciti e non leciti. Un comportamento un pò strano per dei "buoni", non trovate?
Chi non ha aderito al "clan" è stato immediatamente "segnalato" ed inserito nella "lista nera". Io ci sono da un pezzo, me ne farò una ragione.
Conosco alcune persone che solo a causa di una firma sgradita, di un voto non dato, di una opinione espressa hanno subito la "condanna" del branco perdendo il saluto e ricevendo sguardi torvi. Poco male direte voi, ma è l'immagine di una Poggio dei Pini un pò barbaricina che non ha nulla a che vedere con quella che era stata fondata tanti anni fa.
In questi tre anni ho assistito, all'interno del Consiglio della Cooperativa a una replica del cosiddetto "teatrino della politica" con pessime imitazioni di quelle "commedie" che vengono proposti dalla ribalta del nostro Parlamento nazionale: cambi di casacca, cambi di opinione, ipocrisie, conoscenze millantate, conflitti di interesse. Abbiamo persino avuto un vero e proprio Ribaltone "modello Scilipoti".
In questa campagna elettorale non credo che sia cambiato nulla. Nel leggere il programma della lista capitanata da Tonino Secchi trovo, insieme ad alcune falsità grossolane che possono essere facilmente smentite, anche molte "promesse" che non corrispondono affatto alle azioni che ho visto attuate nella realtà. Esattamente come nel suo programma precedente nel quale aveva addirittura promesso "trasparenza" cercando di scimmiottare la lista avversaria.
E' un peccato che questi comportamenti, tutt'altro che "cristiani", talvolta cerchino di utilizzare il paravento della religione per legittimarsi. Il tentativo di strumentalizzare la Parrocchia di Poggio per accreditare il teorema "buoni contro cattivi" lo trovo veramente squallido. Lo tenga presente il nuovo Parroco che, come il suo predecessore, viene costantemente "tirato per la giacchetta". Quella che dovrebbe essere "la casa di tutti i fedeli" rischia di diventare un luogo poco accogliente per una parte di essi. Sono certo che tutti concordano sul fatto che la politica debba restare fuori dalla casa del Signore.
Talvolta mi sono chiesto se alla base di queste divisioni ci sia anche uno stupido tifo di tipo calcistico per cui spesso ci si divide in due gruppi quasi senza una ragione, oppure se ci siano interessi personali di alcuni legati alla gestione del potere e quindi all'ambizione di continuare a gestirlo. Io ho notato entrambe le cose, conoscendo sia persone che "combattono", come allo stadio senza nessun tornaconto, ma anche qualche caso di palese interesse personale.
Sabato prossimo si vota. Aldilà del brando o dei branchi i soci dovranno scegliere quele delle due strate intraprendere. Vinca il migliore.
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