Il reato per la bitumazione della strada 7 è prescritto |
E' stata pubblicata la sentenza (scarica) relativa a due vicende, risalenti al 2006, che vedevano la Cooperativa imputata per presunte violazioni in ambito di "lavori pubblici". Come è noto, infatti, a Poggio dei Pini la Cooperativa gestisce quasi tutto, quindi asfalta strade, interviene sugli alvei dei fiumi etc.
I due casi oggetto della sentenza sono ben distinti l'uno dall'altro e sono stati ampiamente dibattuti in questo blog. A chi si vuole documentare consiglio di inserire, nel box di ricerca "salvinia molesta", oppure "strada 7" per avere un resoconto molto dettagliato degli eventi.
Il primo procedimento si riferisce ai lavori effettuati nei pressi del lago piccolo di Poggio dei Pini. Per liberarsi dalla presenza di una pianta infestante, la Salvinia molesta, che aveva ricoperto la superficie del piccolo invaso, erano intervenuti mezzi pesanti alterando lo stato dei luoghi.
In seguito all'esposto presentato dal consigliere comunale Franco Magi, non risultando in un primo tempo alcuna autorizzazione relativa ai lavori in corso, il Comune di Capoterra era intervenuto sanzionando la Cooperativa, anche in seguito al coinvolgimento del Corpo Forestale. La presenza di una autorizzazione per lavori di sistemazione dell'invaso, concessa dal Genio Civile alla Cooperativa nel 1999 e priva di scadenza (quindi eterna?) oltre a una valutazione sugli interventi selvicolturali che escludeva la necessità di autorizzazione paesaggistica, hanno portato il giudice ad assolvere la Cooperativa "perchè il fatto non sussiste o non è previsto dalla legge come reato".
La seconda vicenda riguarda invece la realizzazione, con relativa bitumazione, del prolungamento della strada n. 7 che conduce alla residenza dell'allora presidente della Cooperativa Giovanni Calvisi, all'interno della pineta di Pauliara. Anche in questo caso il Comune di Capoterra era intervenuto in seguito a un esposto del consigliere Magi e, dopo avere esaminato la documentazione esistente, aveva sanzionato la Cooperativa, intimando, tra l'altro, la demolizione della strada considerata abusiva o comunque bitumata senza la necessaria autorizzazione.
Mentre il Collegio Sindacale aveva a suo tempo considerato regolare l'intervento della Cooperativa, quest'ultima trovava l'opposizione anche del TAR che, rigettando le richieste di annullamento delle sanzioni e dell'istanza di demolizione, aveva in pratica confermato la presenza di irregolarità. La sentenza di cui discutiamo oggi non modifica questa situazione, ma considera prescritto il reato per decorrenza dei termini (5 anni) in quanto la bitumazione della strada è stata effettuata nel 2005. La sentenza sottolinea in modo direi molto chiaro che "si deve ritenere
che non sussiste in modo evidente una causa di assoluzione per non avere
commesso il fatto".
In definitiva, quindi, in relazione a queste due vicende il giudice ha assolto la Cooperativa per la prima (laghetto) e ha dichiarato prescritto il reato relativo alla seconda (strada 7). Sebbene questi eventi, come ho scritto nell'articolo intitolato "il salvinio molesto", non mi abbiano mai appassionato, vorrei comunque approfondire il significato della "prescrizione" anche perchè nella nostra turbolenta comunità c'è già chi si agita nel tentativo di strumentalizzare anche questa sentenza, mistificandone il contenuto in modo da alimentare, come se ce ne fosse bisogno, il già rovente e ben poco amichevole clima che c'è a Poggio dei Pini.
Se la piena assoluzione contenuta nella sentenza relativa al laghetto non lascia spazio a interpretazioni di sorta, qualche dubbio potrebbe riguardare il significato della sentenza di prescrizione relativa alla bitumazione della strada 7. In particolare mi sembra che, il cittadino non particolarmente esperto in diritto, come me e, immagino, molti altri lettori, abbia qualche difficoltà a comprendere cosa sia esattamente una prescrizione. Il segretario del PD Pierluigi Bersani, probabilmente direbbe che non è una condanna, ma è una "non assoluzione".
Il dubbio che ho, da semplice cittadino ignorante in materia, è se nel prescrivere un reato il giudice indirettamente si esprima anche sulla effettiva commissione dello stesso o se, semplicemente non entri nel merito dei fatti, limitandosi a prendere atto dell'avvenuta scadenza dei termini di legge previsti per la sua punibilità. Credo che al cittadino, e quindi a voi lettori, interessi di più sapere se un certo comportamento sia illecito (anche per regolarsi di conseguenza in futuro) piuttosto che sapere se l'imputato abbia ricevuto o meno una condanna.
Dato che non vorrei aggiungermi, essendo totalmente ignorante in materia, ai già troppi azzeccagarbugli che pontificano nella nostra comunità, vado su Wikipedia a cercare qualche informazione utile a dirimere questo mio dubbio. Vi trovo una frase che, a mio avviso, chiarisce la questione: "La prescrizione non equivale ad un'assoluzione con formula piena, anche se gli effetti per l'imputato possono sembrare identici. Infatti affinché vi sia prescrizione occorre che il giudice, nel dispositivo della sentenza, individui un reato, nel frattempo estinto, attribuibile all'imputato. Diversamente l'imputato deve essere assolto. D'altra parte la prescrizione è sempre espressamente rinunciabile dall'imputato (art. 157 cp) che può decidere di continuare nel procedimento giudiziale che lo riguarda al fine di vedere riconosciuta la propria innocenza."
Sebbene in termini calcistici il risultato di questa partita possa essere considerato di 1 a 1, mi è giunta l'eco di tentativi di strumentalizzazione di questa sentenza, peraltro solo per metà favorevole ai vari protagonisti, da qualunque parte la si guardi.
Si vorrebbe far passare il concetto che un esposto (che poi è una richiesta) infondato possa danneggiare i soggetti coinvolti, perdipiù amministrazioni che gestiscono servizi pubblici e che quindi, naturalmente, si trovano ad essere esposti al giudizio degli utenti. Immaginate infatti se voi, in qualità di cittadini stanchi di vedere le strade sporche, con rifiuti sparsi in giro, interveniste nei confronti della pubblica amministrazione responsabile del servizio e dopo non avere ricevuto alcun riscontro, decideste di fare un esposto.
Se la vostra richiesta è infondata, sarà molto probabilmente archiviata e anche l'eco nei media sarà nullo o minimo. Nel caso in questione (Salvinia molesta) l'esposto ha invece dato origine a un intervento sanzionatorio da parte del Comune di Capoterra. Questo intervento potrebbe avere alimentato nei cittadini l'idea che la Cooperativa avesse compiuto qualcosa di irregolare, danneggiando l'immagine della società.
Un ex amministratore, protagonista di molti mandati nel CdA poggino, mi ha chiesto di esprimermi in merito all'opportunità, per la Cooperativa, di rivalersi legalmente, per un eventuale danno all'immagine, non nei confronti del Comune (che ha ingiustamente multato la Cooperativa), ma nei confronti dell'autore dell'esposto (Magi).
Questa richiesta a mio avviso fa il paio con quella di un altro ex-amministratore che proponeva di denunciare tutti i blog (come se ce ne fossero molti) nei quali si esprimevano opinioni a lui sgradite o si raccontavano fatti veri ma che lui riteneva opportuno mantenere nascosti.
In realtà penso che anche che se vogliamo veramente dare una valutazione sulla situazione che si era creata a Poggio dei Pini nel 2007, non possiamo estrapolare questi due singoli episodi, peraltro ben poco significativi, dal contesto generale che si era venuto a creare a quell'epoca e da altre vicende ben più importanti.
Come dimenticare che in quello stesso periodo era stato avviato il tentativo di cementificare le pinete, denunciato dallo stesso Magi, contro il quale si era mobilitata tutta Poggio dei Pini e che aveva provocato addirittura la presa di posizione di associazioni ambientaliste del calibro del WWF.
In seguito quel progetto e le attività accessorie, per la cui realizzazione e per la cui difesa legale si sono spesi (per quanto riferito dall'ex presidente Francesco Elias Sanna) circa 200 mila euro, era stato poi bloccato dalla Regione e anche dal TAR. Infine gli stessi estensori, vista la mala parata, lo avevano ritirato. Si potrebbe pensare che quel progetto, oltre alle casse, avesse danneggiato anche l'immagine della Cooperativa, ma nessuno ha proposto una azione di rivalsa nei confronti di quegli amministratori. Si è cercato, invece, di fermare lo scempio (riuscendoci) e di proporre una gestione della Cooperativa differente. Io, perlomeno, ho fatto questo.
Erano gli anni della trasparenza zero, del diniego di accesso agli atti della Cooperativa nei confronti dei soci. Erano gli anni delle consulenze "secretate" da 150 mila euro l'una, dei falsi volontari che poi ricevevano decine di migliaia di euro..
Erano gli anni (e purtroppo lo sono ancora) del costante decadimento dei servizi offerti dalla Cooperativa. E' questo il contesto nel quale si inseriscono le banali vicende della salvinia molesta e da cui non sarebbe corretto prescindere.
Sono contrario alle azioni legali, tranne nei casi in cui un tentativo di mediazione venga rifiutato, come per le opere di urbanizzazione con il Comune. Tra l'altro la nostra Cooperativa spende cifre incredibili, che finiscono nelle tasche sempre degli stessi avvocati, per cause che spesso derivano da grossolani errori gestionali. Tanto per fare un esempio c'è un signore che da molti anni "occupa" un appartamento della Cooperativa senza pagare una lira, con una causa che si protrae da chissà quando.
Se si dovesse adottare la logica "vendicativa" proposta dall'ex amministratore che mi ha scritto, allora dovremmo anche verificare se le molte delibere da lui votate abbiano danneggiato la società e i suoi soci. Forse non gli conviene.
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