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giovedì 13 marzo 2014

La Parrocchia di Poggio contro gli stereotipi di genere e l'educazione alle differenze

Accendo la TV e vedo Papa Francesco pronunciare queste parole, tanto brevi quanto chiare: "Se una persona è gay, chi sono io per giudicare?". Credo che in molti saranno d'accordo con lui, cristiani e non. Eppure solo ieri mi è capitato tra le mani il foglio edito dalla mia parrocchia che conteneva parole molto distanti dal pensiero del nostro Papa.
Qualcuno che scrive a nome dell'istituzione parrocchiale, pretendendo in modo alquanto presuntuoso di rappresentare "le famiglie, non solo quelle che fanno parte dell'associazionismo cattolico", quindi in pratica anche tutti noi, ha lanciato una invettiva contro un progetto finanziato dal Comune di Cagliari (8.500 euro) dedicato "all'abbattimento agli stereotipi di genere ed educazione alle differenze nelle scuole primarie cittadine". Sebbene il progetto riguardi territori ben distanti da Poggio (alcune scuole elementari di Mulinu Becciu e Pirri), questo argomento deve stare molto a cuore dei responsabili della parrocchia poggina, tanto da andare ad occupare l'intera prima pagina del notiziario parrocchiale. 

Il timore è che dietro questo progetto ci sia "l'ideologia del gender".  La parola della lingua italiana "sesso", o "genere sessuale" è talmente impronunciabile che la si maschera con terminologia anglosassone. L'illuminato estensore dell'articolo ci spiega, quindi, che "le teorie del gender sostengono che l'orientamento sessuale delle persone non sarebbe un dato di natura (si nasce maschio o femmina) quanto piuttosto un'acquisizione culturale e che perciò ciascuno potrebbe scegliere liberamente - e cambiare di continuo - le proprie inclinazioni sessuali." 

Mi preme sottolineare soprattutto che secondo costoro  "si nasce maschio o femmina" e questi ideologi del gender vorrebbero dilettarsi in "continui cambi di sesso". Chissà che film hanno visto, veramente, complimenti!   

Se invece andiamo nel sito del Comune di Cagliari, leggiamo che questo progetto avrebbe, tra gli obiettivi:
  • contrastare gli stereotipi di genere che producono segregazione e limitano la piena espressione e realizzazione della persona" 
  • sensibilizzare per far riconoscere e comprendere i concetti di diversità, pregiudizio e stereotipo nella vita quotidiana e nella cultura diffusa 
  • far riflettere sulle discriminazioni e sulla positività della "differenza" 
  • promuovere e diffondere la cultura di parità tra insegnanti, famiglie e operatori scolastici coinvolti nel progetto, per attuare un percorso condiviso di decostruzione di logiche discriminanti e di promozione dell'integrazione delle differenze, combattendo le cause fondamentali della discriminazione di genere, degli atti violenti, misogeni ed omofobi;
Il messaggio contiene anche un minaccioso anatema: "nei giorni scorsi, l'Associazione "Giuristi per la vita" ha presentato un esposto alla Corte dei Conti del lazio per verificare se nei molti soldi spesi per divulgare questa ideologia non sia ravvisabile il danno all'erario". Le famiglie non ci stanno a piegarsi al pensiero dominante che ambisce a diventare pensiero unico ....".
Con tutto il rispetto per il parroco di Poggio, io preferisco il pensiero dominante e quello  di Papa Francesco. 

5 commenti:

Giorgio Plazzotta ha detto...

invito cortesemente l'estensore del commento che inizia con "manca la volontà di capire" di firmare lo stesso come indicato molto chiaramente, in grassetto, nel modulo dei commenti al blog. Nel blog è riportata chiaramente l'identità dell'autore, pertanto la stessa regola vale per chi invia commenti. Grazie.

Eugenio Lao ha detto...

Caro Giorgio, sono convinto che tu sia dotato di intelligenza e razionalità – anche se nel tuo post fai di tutto per cercare di smentire questa mia convinzione – per cui proverò a darti alcuni spunti di riflessione. Perché, oltre a dimostrare di non conoscere affatto l’argomento in cui ti sei incautamente avventurato, e di questo non posso fartene una colpa, hai però la presunzione e l’arroganza di pretendere di possedere la verità tutta intera.
Conosci l’UNAR? Conosci le direttive di quell’ufficio della Presidenza del Consiglio dei Ministri per “l’educazione alle differenze nelle scuole italiane”? Sai che si pongono nel solco dell’analoga strategia dell’Unione Europea per la diffusione delle teorie del gender? Sai cosa sono queste teorie?
E’ tutto molto semplice: su temi come l’educazione, l’affettività e la sessualità – in fasce di età come quelle della scuola primaria – le famiglie hanno il diritto sacrosanto di pretendere di essere esse stesse a educare i propri figli e di pretendere che lo Stato non si immischi. Lo dice la Costituzione italiana. Lo dice la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Lo impone il principio di corresponsabilità educativa che è immanente nella scuola italiana. Chiaro?
Non capisco nemmeno perché il foglio parrocchiale non possa prendere posizione su cose che riguardano le scuole di Cagliari. Deve chiedere l’autorizzazione a qualcuno? Al blogghista di turno? E la libertà di pensiero, di religione?
E poi, è molto facile mettere in bocca a Papa Francesco cose che non dice. La frase che tu citi esprime un principio che è nel Catechismo della Chiesa Cattolica da molti anni. Lo sapevi?
Cosa c’entra l’accoglienza nei confronti delle persone, qualunque sia il loro orientamento sessuale, con l’educazione dei bambini?
Molto meglio parlare per slogan, purché si faccia doverosa professione di politically correctness, che misurarsi sui contenuti ed entrare nel merito delle questioni. Perché per entrare nel merito bisogna documentarsi, studiare, ahimè.
Mi chiedo, e ti chiedo: esiste ancora il diritto per la Chiesa Italiana di dire come la pensa su questioni così delicate e “sensibili” come quelle che coinvolgono la stessa concezione antropologica della persona, della famiglia, dell’infanzia? Proprio ieri il Cardinal Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (la Chiesa Italiana) ha detto che: “In questa logica distorta e ideologica, si innesta la recente iniziativa – variamente attribuita – di tre volumetti dal titolo “Educare alla diversità a scuola”, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado. In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta –, in realtà mirano a “istillare” (è questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre… parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte.”
Avranno anche il Parroco di Poggio dei Pini e i fedeli della Parrocchia il diritto di dire come la pensano su queste questioni?
Poi tu sei liberissimo di mandare i tuoi figli a farsi “educare alle differenze di genere”, ma lascia libero me di non mandarceli i miei figli a farsi indottrinare dallo Stato. E’ un mio diritto e nessuno me lo può levare.
Ti suggerisco in proposito la lettura della “Manhattan Declaration” firmata il 1° dicembre 2009 dai rappresentanti di tutte le confessioni religiose americane. Si conclude così: “"Noi daremo a Cesare ciò che è di Cesare, in tutto e con generosità. Ma in nessuna circostanza noi daremo a Cesare ciò che è di Dio”.
Ecco, permettimi di parafrasare: In nessuna circostanza noi daremo allo Stato i nostri figli, per farli educare a valori, religiosi, etici e civili, che non sono i nostri e che si scontrano con il nostro sistema valoriale e con il nostro credo religioso.
Chiaro?
Un caro saluto
Eugenio Lao

Giorgio Plazzotta ha detto...

Carissimo Eugenio
come forse ho già avuto modo di dirti, certi atti di disistima nei miei confronti, così pervicacamente ostentati sia in mia presenza che alle spalle, non mi disturbano, ma al contrario per me spesso equivalgono a medaglie.
Sappiamo bene che questi antipatici riferimenti personali non portano nulla di utile alla discussione, ma chi non ha argomenti, come dice Shopenauer, cerca di ottenere ragione provocando e denigrando l’interlocutore. Spero che questi sistemi possano risultare più utili per difendere la nostra comunità dalle angherie amministrative di cui leggiamo in continuazione nella stampa.

In realtà l’argomento meriterebbe un confronto ben piu’ costruttivo perchè le preoccupazioni, i timori, i dubbi su quali siano i modi migliori per affrontare questi problemi dovrebbero accompagnare tutti noi, abitanti di questo pianeta, laici o credenti, liberi o appartenenti a una setta. Come affrontare le diversità? Con il tuo elenchino di norme, con le nostre sensibilità oppure con l’amore di Gesu? Bella domanda.
Io ammetto di non conoscere la verità, ma consentimi di dubitare della tua, che peraltro non sei nemmeno stato in grado di comunicare.
L’articolo del mio blog, peraltro brevissimo, non si proponeva di affrontare il problema delle diversità, magari un’altra volta. Come capita nel campo dell’informazione si limitava a riportare una notizia inconfutabile “la parrocchia non gradisce il progetto del comune di Cagliari” con una piccolissima chiosa personale. Evidentemente qualcuno preferisce predicare senza essere messo in discussione, pretendendo perdipiù di parlare a nome di tutti i credenti.
Dato che ti cimenti in suggerimenti letterari, mi permetto anche io di suggerirti un libro che ti darà molte risposte, facendoti trovare la strada per capire le diversità. Si chiama Vangelo, lo trovi in qualsiasi libreria in vari formati. Chiaro?

Unknown ha detto...

E' facile prendere le parole del Papa, decontestualizzarle e usarle a proprio piacimento. La posizione del Papa sulla questione Gender (pessima parola ma non quando la traduzione genere) è gia stata chiarita a sufficienza da Bagnasco.
Il presidente della Cei ribadisce “l’urgenza del compito educativo; la sacrosanta libertà dei genitori nell’educare i figli; il grave dovere della società di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi; il diritto a una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte”. Il riferimento, esplicito, è alla recente iniziativa “Educare alla diversità a scuola” di cui il cardinale denuncia la “logica distorta e ideologica” che mira a “omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni”. “Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’, di ‘indottrinamento’”. Da qui l’esortazione: “I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga”.
Che il foglietto trovato in chiesa avesse riferimenti al progetto di Cagliari non mi sembra sia di grande rilievo. Mi sembra che per uno che ha figli, specie piccoli, questo sia chiarissimo.
Cordialmente

Giorgio Plazzotta ha detto...

Emilio ti ringrazio per il tuo intervento.
Effettivamente Bagnasco recentemente si è espresso nel senso indicato da te e da Eugenio, a testimonianza del fatto che il problema della diversità di genere viene interpretato con sensibilità differenti (tutte legittime a mio avviso), non solo all'interno della Chiesa, ma soprattutto nella società, perche si tratta di una questione che riguarda tutti i cittadini, non solo i credenti o l'"associazionismo cattolico".

D'altronde anche, Woytila, un altro Papa recente amatissimo dai fedeli, si era espresso su questa questione in modo assai rigido e conservatore.

Non credo che Bergoglio abbia questo tipo di "sensibilità". La mia è certamente una sensazione che mi sono permesso liberamente di esternare (se non lo si puo' fare in un blog personale, dove allora?) anche se le parole che ho riportato sono state pronunciate da lui, come riportato da tutta la stampa.

Sinceramente non capisco perchè io non possa trarre liberamente ispirazione dalle parole del Papa e debba essere dipinto come "strumentalizzatore/ manipolatore", mentre invece altri dovrebbero essere considerati "interpreti accreditati", forse solo in quanto facenti parte di qualche congregazione più o meno ufficilmente inserita nella organizzazione ecclesiale. Mi sembra opinabile oltre che molto presuntuoso.

In realtà non ho nemmeno scritto qual'è la mia posizione sull'argomento, mi sono limitato a sottolineare che nel suo notiziario, in prima pagina, la parrocchia aveva affrontato questo argomento in netto contrasto con un progetto del Comune di Cagliari. Infatti era questo il contenuto di quell'articolo.

E' è bastato questo per scatenare la solita "caccia all'untore". Nnon è la prima volta che avviene qui a Poggio. Lesa maestà, come si permettono di nominare il Papa e la parrocchia invano? Non va assolutamente bene.

Mi permetto di constatare che da quando nella parrocchia di Poggio dei Pini si sono "instaurati" certi atteggiamenti, che non hanno nulla a che vedere con il parroco di turno, nella nostra comunità è aumentato anche il livello di discordia. Forse sarebbe il caso di cambiare atteggiamento e ripettare maggioremente le opinioni altrui e le persone che non fanno parte del proprio "gruppo".

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