Questo Blog è stato creato per scambiare informazioni, idee, proposte e materiali tra residenti del comune di Capoterra. Si invitano i lettori a firmare i propri commenti o articoli con nome e cognome. Potete inviare i vostri articoli al seguente indirizzo: giorgio.plazzotta@gmail.com

lunedì 1 febbraio 2016

Riflessioni di Pianificazione Urbana (Enrico Cesare Dazzi)


MESSA IN SICUREZZA ESSENZIALE DEL SISTEMA DEI CORSI D’ACQUA
PRESSO LA LOCALITA’ DI POGGIO DI PINI (CAPOTERRA)
RIFLESSIONI PROGETTUALI DI PIANIFICAZIONE URBANA

Questa relazione è destinata a tutti i Soci della Cooperativa che non sono mai stati informati né coinvolti circa la realizzazione del viadotto in programma, e ha l’obiettivo di spiegare le ra-gioni per le quali tale progetto risulterebbe inadeguato. Il fronte che ci dovrebbe vedere uniti è quello della difesa da un ecomostro che, mascherato da intervento finalizzato alla mitigazione del rischio idrogeologico, non si rivela invece come soluzione idonea al problema, ma si presta ad un’esagerata spesa di danaro pubblico che sicuramente non favorirà le dinamiche sociali e urbanistiche del nostro territorio. Si è affermato, in più sedi, della costruzione di un viadotto artificiale che avrebbe il compito e l’utilità di mitigare il rischio idrogeologico dovuto prevalentemente alla comparsa di eventi catastrofici come le alluvioni da cui siamo stati colti più volte di sorpresa. Si ipotizza, che la maggior parte di noi, abbia preso in visione le ultime notizie giunte di recente all’interno delle nostre cassette della posta, così da evitare lungaggini superflue. Perché si tratta di un intervento errato? Forniamo immediatamente delle motivazioni e dei punti di vista che ci dovrebbero por-tare a rifiutare un’opera di tali dimensioni.

1. Il sistema strutturale dei corsi d’acqua.

Il territorio della Coop. Poggio dei Pini, come rivela l’evidenza, come possono mostrare di-verse sequenze fotografiche, o persino molteplici video su YouTube, è stato stravolto dalla furia devastante della scorsa alluvione, evento per altro eccezionale occorso, di pari dimensio- ni, secoli fa. La questione più problematica, è stata la conseguente regressione ed autotrasfor-mazione della morfologia generale, compresa quella relativa al sistema dei laghi. Altrettanto grave, come opzione di ostacolo, è il camuffamento che la vegetazione ha portato avanti nel tempo, senza che venissero attuate parallelamente dovute manovre di manutenzione. Il terreno incolto, e camuffato da arbusti e detriti, rende difficoltosa una più ferrata presa di posizione circa l’andamento effettivo di quantità d’acqua che potrebbero attraversare, ed espandersi, lun-go le vie tracciate in precedenza dalla catastrofe, se non in luogo di uno studio dettagliato. Il nuovo viadotto si proporrebbe di ‘’mitigare’’ il rischio ambientale, ma non di risolverlo signifi-cativamente a fronte, per di più, di un margine di pericolosità relativa alle pressioni dell’acqua e la conseguente erosione progressiva del suolo causata da pietra in disfacimento.

La Poggio dei Pini è dotata, per sua natura, di un ‘’andamento acquifero’’ spontaneo, che fa parte di un sistema ambientale già esistente e naturalmente definito. Esso si fa più o meno pericoloso a seconda dei fenomeni artificiali, o naturali esterni, come gli incendi che, nel mo-mento in cui logorano le specie vegetali, riducendole a cenere, favoriscono l’incombenza di masse d’acqua più compatte e a velocità rischiosa, indubbiamente più impattanti e, secondo come, mortali.


Un viadotto, da identificare esclusivamente come mero elemento rialzato di un sistema ge-nerale non correttamente studiato e valutato nella sua interezza, non è in grado di sopperire da solo ad una problematica di queste dimensioni: sarebbe, per esempio, come porre un cerotto laddove invece occorrono più serie valutazioni e dei punti di sutura rispetto ad una ferita con-siderevole. La struttura che verrebbe realizzata non è, tra l’altro, idonea e contestualmente adat-ta ad arricchire la valenza dell’immagine paesaggistica e della qualità urbana della Località, la quale risulterebbe palesemente violata nel centro del proprio nucleo; sovrasterebbe addirittura i tetti di alcune ville. Per di più, non è possibile sostenere che la medesima struttura possa favo-rire in qualche modo la compatibilità ecosistemica, rispettosa anche del microclima. I progetti urbanistici attuati all’estero, sul tema ambientale, sono numerosissimi e più che esplicativi, an-che in luogo di creazione di corridoi ambientali compatibili con gli ecosistemi presenti. Riassumendo quanto esposto sin qui identifichiamo:


1) problemi di ordine ambientale
2) problemi di ordine estetico, contestuale, e del sistema naturale esistente
3) problemi di sicurezza
4) problemi di ordine economico.


Il progetto in questione, non pare tener conto dei processi vigenti su un sistema ambientale già esistente. Risulta essere invece soltanto una manovra di deturpamento ambientale e di rilevante sperpero di danaro pubblico. La decisione circa la sua realizzazione, si è manifestata senza nes-sun preavviso, e senza coinvolgimento alcuno della popolazione residente che subirebbe un’in-vasione da parte dell’intervento, talmente impattante, e talmente antiestetica da costringere gli abitanti a pensare di non essere più in sintonia con il luogo dove hanno scelto di vivere.
Altra osservazione non meno rilevante riguarda l’inevitabile deprezzamento delle nostre abita-zioni. Di contro, una soluzione progettuale idonea e compatibile consisterebbe, in primo luo-go, sulla necessaria identificazione e delimitazione dei corsi d’acqua da inizio e fine, successiva-mente seguita da un innesto rappresentato da un invaso artificiale con base in cemento, raffor-zato da dei terrazzamenti, reso però, compatibile con l’ambiente, salvaguardando la componen-te estetica e funzionale, grazie ad opportuni accorgimenti in merito derivanti da attenti studi appositi.
Una realizzazione come questa avrebbe l’utilità di rinforzare e porre in sicurezza il territorio riducendo al minimo eventuali danni derivanti dal rischio idrogeologico, e mantenendo intatto il tracciato naturale dei corsi d’acqua, a costi nettamente accettabili. Appare quindi evidente che, la manovra intrapresa per costruire un viadotto come l’originario risulterebbe dispendiosa, non compatibile, ed esteticamente inaccettabile, ma soprattutto inefficace rispetto ad un’analisi generale dell’intero sistema dei corsi d’acqua, nonché assolutamente responsabile del futuro de-prezzamento delle abitazioni


Enrico Cesare Dazzi, Studente della Facoltà di Architettura e Urbanistica di Alghero
Pianificazione della città, dell’ambiente, del territorio, e del paesaggio.

1 commento:

Giacomo ha detto...

Finalmente un discorso logico. Metterei al primo posto l'analisi delle dinamiche avvenute durante le alluvioni , fino ad ora scarse, fuorvianti e ricche di conflitti di interessi. Tutti i progetti inutili, come questo ponte, nascono proprio da questi "errori" perpetrati sin dall'inizio da coloro che erano i responabili delle manutenzioni del Rio prima e dopo le due alluvioni e che risalgono palesemnte alla regione sarda. Hanno preferito madestramente incolpare Poggio dei Pini la quale si teova a meta' del Rio .

Se ci fosse un giudice all'altezza, tutte le inchieste dovrebbero essere annullate , non si possono dare in mano a chi e" al soldo sempre della regine sarda che, a mio di vrdere, e' parte in causa per vari motivi, dai lavori svolti male e non svolti per niente, alle allerte mancate.Ecco perche' questo pinte va' bocciato subito, proprio perche' si basa su dati falsati e che non tengono conto della vera causa scatenante l' onda di piena a monte del lago grande creata da cedimenti di manufatti che gli stessi politici, per mangiarci, hanno realizzato. Poggio dei Pini ha dormito e non si e' neanche difesa in quanto divisa per motivi di aria fritta che hanno visto due fazioni, dannose anche in questo senso.

Ciao Giacomo

Post più popolari