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lunedì 27 febbraio 2017

Magi: "il progetto preliminare non si può modificare"

di Franco Magi
Non posso sottacere il mio stupore e la mia meraviglia per l’inverosimile comunicazione inviata in data odierna al Sindaco di Capoterra dalla Cooperativa Poggio dei Pini, avente ad oggetto la paventata realizzazione – nel cuore della città-giardino di Poggio dei Pini ed in coda al lago – di un anonimo mega viadotto in cemento armato precompresso lungo 120 metri ed alto 6 metri, con annessa rotatoria metropolitana in quota, maggiormente consono alla periferia suburbana di Caracas che non alla nostra meravigliosa lottizzazione, di straordinaria bellezza e su cui grava un duplice vincolo di tutela paesaggistica.


Tutti abbiamo recentemente appreso anche dalla stampa che furbescamente l’Assessore Maninchedda - che si sta probabilmente rendendo conto che non riuscirà a perseverare nel tentativo di realizzazione del viadotto in stile “554” in coda al lago di Poggio dei Pini - ha cercato di fare in modo che fosse il Comune di Capoterra a gestire gli oltre 7 milioni di euro stanziati, fungendo da stazione appaltante in sostituzione della Regione.

La volontà dell’Assessore è però assai subdola, perché “condiziona” la delega comunale al “completo rispetto delle prescrizioni acquisite nel corso della conferenza di servizi e delle procedure preordinate alla approvazione degli elaborati progettuali da parte dell’Ufficio commissariale”.

Tradotto, tenta in modo infantile di scaricare la patata bollente (e le sue evidenti responsabilità per non aver condiviso dal principio il percorso partecipativo con il Comune e con i suoi abitanti), auspicando inverosimilmente che lo stesso porti avanti il progetto “di rara bruttezza” della Metassociati di Macomer.

Ovviamente il Comune di Capoterra è ben consapevole del fatto che non potrà tecnicamente e giuridicamente incidere sostanzialmente nel passaggio dal progetto preliminare (già approvato dalla Regione) al progetto definitivo, e che la stessa delibera del Consiglio comunale n. 18/2016 ha accertato che “anche attraverso la eventuale proposizione di prescrizioni tecniche, appare assai difficile rendere compatibile l’intervento edilizio con la cornice paesaggistica in cui è inserito”. Tale aspetto è stato poi recepito anche nella delibera della G.C. n. 10/2017, che condizionava e subordinava il parere favorevole del Comune ad una modifica sostanziale della forma, dei materiali e della tipologia.

Orbene, il rispetto di questi requisiti può essere recepito soltanto con un azzeramento del progetto preliminare. E’ bastevole a questo proposito ricordare che la legge stabilisce che le indicazioni in esso contenute (progetto preliminare) sono vincolanti per il progettista, tanto che nella verifica del preliminare e nella validazione del progetto esecutivo deve essere certificata la conformità delle soluzioni progettuali adottate rispetto al documento preliminare (artt. 46 e 47 del citato D.P.R. n. 554/1999 e s.m.), ed una costante ed ossequiosa giurisprudenza conferma che “va ritenuta illegittima la delibera comunale di approvazione del progetto definitivo (e, quindi, anche di quello esecutivo) dell'opera che risulti incisivamente non conforme ai criteri, vincoli ed indirizzi stabiliti nel progetto preliminare”.

Sulla base di tali presupposti, ben chiari nel testo della petizione [considerato però che le indicazioni contenute nel progetto preliminare “sono vincolanti per il progettista, tanto che nella verifica del preliminare e nella validazione del progetto esecutivo deve essere certificata la conformità delle soluzioni progettuali adottate rispetto al documento preliminare” – anche al fine di evitare l’insorgere di un potenziale danno erariale – si richiede all’Assessore regionale dei LL.PP. di sospendere immediatamente qualunque procedura inerente la progettazione definitiva, e di attivare rapidamente un percorso partecipativo condiviso con il Comune di Capoterra ed i suoi abitanti, nonché con la Cooperativa Poggio dei Pini, che conduca in tempi rapidi ad una messa in sicurezza della viabilità in coda al lago di Poggio dei Pini”], la nostra Comunità ha vissuto la più epocale mobilitazione dei suoi 50 anni di storia, raggiungendo le oltre 1.000 sottoscrizioni.

Alla luce di tali considerazioni, appare davvero non solo incomprensibile ed illogica, ma perfino delirante e masochista la posizione assunta oggi dalla Cooperativa, che ha scritto ed inviato al Sindaco una missiva apocrifa e densa di contraddizioni e di traslitterazioni prive di senso.

Davvero mi chiedo come per alcuni anche le cose più elementari assumano difficoltà titaniche.

In primo luogo la lettera “non firmata” della Cooperativa si lancia in una lunga serie di elucubrazioni mentali per “tentare” di interpretare la reale volontà dell’Assessore Maninchedda (che all’universo mondo è chiarissima), naturalmente senza coglierne minimamente il reale intendimento.

Successivamente la stessa si sbilancia con considerazioni strampalate ed al limite del ridicolo, laddove invita il Sindaco ad accettare “l’offerta della Regione” proponendogli addirittura un aiuto per “trovare le risorse per gestire l’appalto”, senza capire che le risorse economiche non mancano, ma sono finanche troppe (oltre 7 milioni di euro di cemento armato, inghiaiate multicolore e ciottoli), e qualora per “risorse” si intenda il personale, duole ricordare che il Comune è una pubblica amministrazione, mentre la Cooperativa Poggio dei Pini è una società privata. E’ pertanto impossibile, salvo precostituire il reato di turbata libertà degli incanti (c.d. turbativa d’asta), che il Comune possa “accettare” l’offerta della Cooperativa, che peraltro avrebbe anche dei costi inutili per la stessa.

La missiva della Cooperativa si conclude con l’esilarante ed amletico dubbio se corrisponda al vero che “il Comune avrebbe già deciso di rifiutare l’offerta della Regione”. Ebbene si, il Comune – senza perdere tempo – anche su mia iniziativa ha scritto alla Regione declinando gentilmente “l’offerta” (inventandosi il pretesto della carenza di personale), che in realtà per chiunque era soltanto una presa in giro, perché vincolava l’avvalimento al rispetto del progetto preliminare “di rara bruttezza”.

Sono davvero incredulo, mi domando come sia possibile - soprattutto in un momento così delicato - che gli anonimi amministratori della Cooperativa travisino completamente il reale significato della lettera di Maninchedda, vadano contro se medesimi (hanno firmato anche loro la petizione, forse senza convinzione), ma soprattutto contro l’intera Comunità, che si è espressa in modo lapalissiano.

 

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