di Franco Magi
Non posso sottacere il mio stupore e la mia meraviglia per l’inverosimile comunicazione inviata in data odierna al Sindaco di Capoterra dalla Cooperativa Poggio dei Pini, avente ad oggetto la paventata realizzazione – nel cuore della città-giardino di Poggio dei Pini ed in coda al lago – di un anonimo mega viadotto in cemento armato precompresso lungo 120 metri ed alto 6 metri, con annessa rotatoria metropolitana in quota, maggiormente consono alla periferia suburbana di Caracas che non alla nostra meravigliosa lottizzazione, di straordinaria bellezza e su cui grava un duplice vincolo di tutela paesaggistica.
Non posso sottacere il mio stupore e la mia meraviglia per l’inverosimile comunicazione inviata in data odierna al Sindaco di Capoterra dalla Cooperativa Poggio dei Pini, avente ad oggetto la paventata realizzazione – nel cuore della città-giardino di Poggio dei Pini ed in coda al lago – di un anonimo mega viadotto in cemento armato precompresso lungo 120 metri ed alto 6 metri, con annessa rotatoria metropolitana in quota, maggiormente consono alla periferia suburbana di Caracas che non alla nostra meravigliosa lottizzazione, di straordinaria bellezza e su cui grava un duplice vincolo di tutela paesaggistica.
Tutti abbiamo recentemente appreso anche dalla stampa
che furbescamente l’Assessore Maninchedda - che si sta probabilmente rendendo
conto che non riuscirà a perseverare nel tentativo di realizzazione del viadotto
in stile “554” in coda al lago di Poggio dei Pini - ha cercato di fare in modo
che fosse il Comune di Capoterra a gestire gli oltre 7 milioni di euro
stanziati, fungendo da stazione appaltante in sostituzione della
Regione.
La volontà dell’Assessore è però assai subdola, perché
“condiziona” la delega comunale al “completo rispetto delle prescrizioni
acquisite nel corso della conferenza di servizi e delle procedure preordinate
alla approvazione degli elaborati progettuali da parte dell’Ufficio
commissariale”.
Tradotto, tenta in modo infantile di scaricare la patata
bollente (e le sue evidenti responsabilità per non aver condiviso dal principio
il percorso partecipativo con il Comune e con i suoi abitanti), auspicando
inverosimilmente che lo stesso porti avanti il progetto “di rara bruttezza”
della Metassociati di Macomer.
Ovviamente il Comune di Capoterra è ben consapevole del
fatto che non potrà tecnicamente e giuridicamente incidere sostanzialmente nel
passaggio dal progetto preliminare (già approvato dalla Regione) al progetto
definitivo, e che la stessa delibera del Consiglio comunale n. 18/2016 ha
accertato che “anche attraverso la
eventuale proposizione di prescrizioni tecniche, appare assai difficile rendere
compatibile l’intervento edilizio con la cornice paesaggistica in cui è
inserito”. Tale aspetto è stato poi recepito anche nella delibera della G.C.
n. 10/2017, che condizionava e subordinava il parere favorevole del Comune ad
una modifica sostanziale della forma, dei materiali e della
tipologia.
Orbene, il rispetto di questi requisiti può essere
recepito soltanto con un azzeramento del progetto preliminare. E’ bastevole a
questo proposito ricordare che la legge stabilisce che “le indicazioni
in esso contenute (progetto preliminare) sono vincolanti per il progettista,
tanto che nella verifica del preliminare e nella validazione del progetto
esecutivo deve essere certificata la conformità delle soluzioni progettuali
adottate rispetto al documento preliminare (artt. 46 e 47 del citato D.P.R. n.
554/1999 e s.m.), ed una costante
ed ossequiosa giurisprudenza conferma
che “va ritenuta illegittima la
delibera comunale di approvazione del progetto definitivo (e, quindi, anche di
quello esecutivo) dell'opera che risulti incisivamente non conforme ai criteri,
vincoli ed indirizzi stabiliti nel progetto
preliminare”.
Sulla base di tali presupposti, ben chiari nel testo
della petizione [considerato però
che le indicazioni contenute nel progetto preliminare “sono vincolanti per il
progettista, tanto che nella verifica del preliminare e nella validazione del
progetto esecutivo deve essere certificata la conformità delle soluzioni
progettuali adottate rispetto al documento preliminare” – anche al fine di
evitare l’insorgere di un potenziale danno erariale – si richiede all’Assessore
regionale dei LL.PP. di sospendere immediatamente qualunque procedura inerente
la progettazione definitiva, e di attivare rapidamente un percorso partecipativo
condiviso con il Comune di Capoterra ed i suoi abitanti, nonché con la
Cooperativa Poggio dei Pini, che conduca in tempi rapidi ad una messa in
sicurezza della viabilità in coda al lago di Poggio dei
Pini”], la nostra Comunità ha vissuto la più epocale
mobilitazione dei suoi 50 anni di storia, raggiungendo le oltre 1.000
sottoscrizioni.
Alla luce di tali
considerazioni, appare davvero non solo incomprensibile ed illogica, ma perfino
delirante e masochista la posizione assunta oggi dalla Cooperativa, che ha
scritto ed inviato al Sindaco una missiva apocrifa e densa di contraddizioni e
di traslitterazioni prive di senso.
Davvero mi chiedo come per
alcuni anche le cose più elementari assumano difficoltà
titaniche.
In primo luogo la lettera
“non firmata” della Cooperativa si lancia in una lunga serie di elucubrazioni
mentali per “tentare” di interpretare la reale volontà dell’Assessore
Maninchedda (che all’universo mondo è chiarissima), naturalmente senza coglierne
minimamente il reale intendimento.
Successivamente la stessa
si sbilancia con considerazioni strampalate ed al limite del ridicolo, laddove
invita il Sindaco ad accettare “l’offerta della Regione” proponendogli
addirittura un aiuto per “trovare le risorse per gestire l’appalto”, senza
capire che le risorse economiche non mancano, ma sono finanche troppe (oltre 7
milioni di euro di cemento armato, inghiaiate multicolore e ciottoli), e qualora
per “risorse” si intenda il personale, duole ricordare che il Comune è una
pubblica amministrazione, mentre la Cooperativa Poggio dei Pini è una società
privata. E’ pertanto impossibile, salvo precostituire il reato di turbata
libertà degli incanti (c.d. turbativa d’asta), che il Comune possa “accettare”
l’offerta della Cooperativa, che peraltro avrebbe anche dei costi inutili per la
stessa.
La missiva della
Cooperativa si conclude con l’esilarante ed amletico dubbio se corrisponda al
vero che “il Comune avrebbe già deciso di
rifiutare l’offerta della Regione”. Ebbene si, il Comune – senza perdere
tempo – anche su mia iniziativa ha scritto alla Regione declinando gentilmente
“l’offerta” (inventandosi il pretesto della carenza di personale), che in realtà
per chiunque era soltanto una presa in giro, perché vincolava l’avvalimento al
rispetto del progetto preliminare “di rara bruttezza”.
Sono davvero incredulo, mi
domando come sia possibile - soprattutto in un momento così delicato - che gli
anonimi amministratori della Cooperativa travisino completamente il reale
significato della lettera di Maninchedda, vadano contro se medesimi (hanno
firmato anche loro la petizione, forse senza convinzione), ma soprattutto contro
l’intera Comunità, che si è espressa in modo
lapalissiano.
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