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sabato 4 febbraio 2017

Un giardino di pietre colorate nel ponte delle beffe



di Angelo Pani
Constatato che riusciamo a litigare anche sulla condivisa avversione verso il viadotto autostradale che si vuole realizzare a Poggio dei Pini, proviamo a tirarci un po’ su il morale leggendo un documento che arriva dagli uffici del Commissario Straordinario per gli interventi del post alluvione (scarica PDF). E’ una relazione che illustra i pregi (assai discutibili) del progetto vincitore della gara e ringrazio Franco Magi per avermela fatta conoscere.
 “Poggio dei Pini – si legge nel documento – si configura oggi come luogo di margine in cui se, da un lato, il problema più evidente è il pericolo alluvione e la criticità delle infrastrutture esistenti, ad esso si affianca un chiaro problema legato alla totale assenza di spazi pubblici e di relazione per gli abitanti”.

Sì, avete letto bene, il competente ufficio regionale ritiene che il nostro villaggio sia privo di aree di servizio, posti di svago e luoghi di socializzazione. E così continua, in evidente contraddizione con quanto aveva sostenuto poco prima:
“La ricerca progettuale ha consentito di scoprire tutta una serie di luoghi chiave di quest’area: il centro sportivo, situato a nord del nuovo ponte, e il centro culturale, a sud, dove oggi ha sede la biblioteca, a cui si affianca il lago Poggio dei Pini come polo naturalistico. Un primo passo del progetto paesaggistico è stato dunque quello di inglobare queste aree affinché si potesse costruire uno spazio pubblico di relazione di Poggio dei Pini”.
Se la validità del progetto-ponte deve essere giudicata sulla base della relazione di accompagnamento siamo decisamente messi male. A cominciare dalle coordinate geografiche: il centro sportivo (l’unico che possa essere definito tale) sta a est del ponte, non a nord come è scritto nel documento. Forse chi l’ha scritto era un po’ confuso. O, cosa assai peggiore, forse era malinformato.
Preoccupa di più il fatto che gli estensori del progetto vincitore del concorso non si siano limitati a disegnare una struttura che consenta di superare il rio San Gerolamo in assoluta sicurezza ma abbiano dilatato lo spazio del loro orizzonte progettuale decidendo di intervenire anche nella riqualificazione ambientale del territorio colpito dall’alluvione. Proposito nobilissimo che trova però scarsa rispondenza nel mega ponte che ci vorrebbero propinare. La relazione del Commissario straordinario contiene il succo delle loro argomentazioni ma non possono bastare quattro parole in croce e qualche dotta citazione per giustificare un progetto che, se portato in esecuzione, stravolgerà la morfologia del territorio alterandone le sue peculiarità ambientali e paesaggistiche.
Dalla relazione citata emerge un quadro che non trova riscontro nella realtà: siamo di fronte a una post-verità dove il ponte del rio San Gerolamo, i massi posti a protezione delle rive, la rotatoria, gli attraversamenti secondari sugli altri ruscelli e le aree esondabili “vengono assunti dal progetto paesaggistico come ambiti per i servizi dei cittadini”. Un paesaggio da Mulino Bianco dove gli abitanti di Poggio, invece di protestare, dovrebbero essere grati al pool di ingegneri che li sta sommergendo di cemento e all’Ufficio del Commissario straordinario che ha premiato il loro progetto. E, quando (al modico prezzo di 7 milioni e 160 mila euro al quale ci saranno da aggiungere i costi delle immancabili varianti in corso d’opera), i poggini socializzeranno tra le spallette del ponte, potranno osservare felici il nuovo eden dove, sono sempre parole dell’Ufficio del Commissario straordinario: “I muri di controripa si integrano con i camminamenti pedonali; la biblioteca, la scuola, la chiesa, configurano nuovi usi e occasioni d’incontro, mentre la circuitazione del lago apre orizzonti inusuali e può accadere che la ferita lasciata nel greto tormentato dall’impeto delle acque, ripulito e forse integrato con leggere inghiaiate multicolore possa riscoprirsi come il giardino dei ciottoli”.
Ebbene sì, se questo progetto sarà portato in esecuzione, copriranno le sponde dei ruscelli con una distesa di ghiaia colorata. E la chiameranno Giardino.
Angelo Pani

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