di Angelo Pani
Constatato che riusciamo a litigare anche sulla condivisa
avversione verso il viadotto autostradale che si vuole realizzare a Poggio dei
Pini, proviamo a tirarci un po’ su il morale leggendo un documento che arriva
dagli uffici del Commissario Straordinario per gli interventi del post
alluvione (scarica PDF). E’ una relazione che illustra i pregi (assai discutibili) del
progetto vincitore della gara e ringrazio Franco Magi per avermela fatta
conoscere.
“Poggio dei Pini – si legge nel documento – si
configura oggi come luogo di margine in cui se, da un lato, il problema più
evidente è il pericolo alluvione e la criticità delle infrastrutture esistenti,
ad esso si affianca un chiaro problema legato alla totale assenza di spazi
pubblici e di relazione per gli abitanti”.
Sì, avete letto bene, il competente ufficio regionale
ritiene che il nostro villaggio sia privo di aree di servizio, posti di svago e
luoghi di socializzazione. E così continua, in evidente contraddizione con
quanto aveva sostenuto poco prima:
“La ricerca
progettuale ha consentito di scoprire tutta una serie di luoghi chiave di
quest’area: il centro sportivo, situato a nord del nuovo ponte, e il centro
culturale, a sud, dove oggi ha sede la biblioteca, a cui si affianca il lago Poggio
dei Pini come polo naturalistico. Un primo passo del progetto paesaggistico è
stato dunque quello di inglobare queste aree affinché si potesse costruire uno
spazio pubblico di relazione di Poggio dei Pini”.
Se la validità del progetto-ponte deve essere giudicata
sulla base della relazione di accompagnamento siamo decisamente messi male. A
cominciare dalle coordinate geografiche: il centro sportivo (l’unico che possa
essere definito tale) sta a est del ponte, non a nord come è scritto nel
documento. Forse chi l’ha scritto era un po’ confuso. O, cosa assai peggiore, forse
era malinformato.
Preoccupa di più il fatto che gli estensori del progetto
vincitore del concorso non si siano limitati a disegnare una struttura che
consenta di superare il rio San Gerolamo in assoluta sicurezza ma abbiano dilatato
lo spazio del loro orizzonte progettuale decidendo di intervenire anche nella
riqualificazione ambientale del territorio colpito dall’alluvione. Proposito
nobilissimo che trova però scarsa rispondenza nel mega ponte che ci vorrebbero
propinare. La relazione del Commissario straordinario contiene il succo delle
loro argomentazioni ma non possono bastare quattro parole in croce e qualche
dotta citazione per giustificare un progetto che, se portato in esecuzione,
stravolgerà la morfologia del territorio alterandone le sue peculiarità
ambientali e paesaggistiche.
Dalla relazione citata emerge un quadro che non trova
riscontro nella realtà: siamo di fronte a una post-verità dove il ponte del rio
San Gerolamo, i massi posti a protezione delle rive, la rotatoria, gli
attraversamenti secondari sugli altri ruscelli e le aree esondabili “vengono assunti dal progetto paesaggistico
come ambiti per i servizi dei cittadini”. Un paesaggio da Mulino Bianco
dove gli abitanti di Poggio, invece di protestare, dovrebbero essere grati al
pool di ingegneri che li sta sommergendo di cemento e all’Ufficio del
Commissario straordinario che ha premiato il loro progetto. E, quando (al
modico prezzo di 7 milioni e 160 mila euro al quale ci saranno da aggiungere i
costi delle immancabili varianti in corso d’opera), i poggini socializzeranno
tra le spallette del ponte, potranno osservare felici il nuovo eden dove, sono
sempre parole dell’Ufficio del Commissario straordinario: “I muri di controripa si integrano con i camminamenti pedonali; la
biblioteca, la scuola, la chiesa, configurano nuovi usi e occasioni d’incontro,
mentre la circuitazione del lago apre orizzonti inusuali e può accadere che la
ferita lasciata nel greto tormentato dall’impeto delle acque, ripulito e forse
integrato con leggere inghiaiate multicolore possa riscoprirsi come il giardino
dei ciottoli”.
Ebbene sì, se questo progetto sarà portato in esecuzione, copriranno
le sponde dei ruscelli con una distesa di ghiaia colorata. E la chiameranno
Giardino.
Angelo Pani
Nessun commento:
Posta un commento